Capitolo 6

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Christian's pov

Guardo attraverso la finestra dell'ufficio di mio padre il Big Ben, che si staglia maestoso verso l'alto. Una pioggia sottile ora inizia a scendere dal cielo plumbeo.

Londra invece di darmi entusiasmo mi evoca un senso di tristezza. Questo cielo, la pioggia...non mi è mai piaciuto.

Forse perché sono qui da anni, mi dico.È questo che continuo a ripetermi. Ma so che non è la verità, almeno in parte, lo so.
Non ami la pioggia perché ti evoca ricordi dolorosi, è il pensiero che si fa strada nella mia mente ogni volta che faccio questi pensieri. Dalla porta della stanza entra Giacomo Gordi, mio padre, famoso per la sua ditta di mobili. Sono qui perché lo aiuto a gestirla e mi occupo quasi di tutto qui. Avevo anche una segretaria. Sì, avevo perché se ne è andata. Era stufa dell'ambiente come ha detto lei quando si è licenziata, anche se io dico che l'ho licenziata io, altrimenti sarebbe una vergogna per la nostra ditta come dice mio padre, anche se questo pensiero mi ha già influenzato parecchio.

"Christian, non fai niente?"-mi rimprovera.

"Dovresti almeno provare a trovarti una nuova segretaria."

"Certo papà."-dico sarcastico.

"Adesso vai a casa"-dice. "Sono stanco di non vederti fare niente".

Mi alzo e me ne vado. Preferisco non dire niente, altrimenti finisce male. Per lui non per me, è ovvio.

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