Cap. 17 - In un buco nella terra

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"Qua...le Anello?" chiese Bilbo. La sua mano iniziò a tremare mentre reggeva la padella con l'olio sfrigolante.

"L'Anello che molto probabilmente hai rubato a Smèagol, Gollum, o come si fa chiamare quell'essere. E che a sua volta fu sottratto a suo cugino Dèagol." rispose Roswehn serafica. Non era certa di quelle accuse, ma voleva provare a lanciare il sasso e studiare la reazione. Vedendo l'Hobbit impallidire, capí di essere sulla strada giusta.

"Ho molta stima di te, Bilbo. Fin da quando ti vidi provai una gran simpatia, e ammirazione per la tua onestà. Ora, non mi costringere a cambiar giudizio." continuò Roswehn.

"Non so davvero di che parli." rispose Bilbo, girandosi e fingendo di continuare a preparar uova e salsicce. "Inoltre, sono sconcertato...sí sconcertato!" Le rivolse uno sguardo che voleva esser duro, ma che risultó solo molto imbarazzato. "Ti ho aperto la porta di casa mia, sto preparando una ce...una cena per te. E mi accusi di essere un ladro!" scosse la testa. "Davvero poco cortese. Io sono stato uno scassinatore, e fui assunto regolarmente per questo. Ma non un ladro."

Roswehn si stupí. "Assunto? Da chi?" volle sapere. Poi si ricordò che quando l'aveva incontrato a Dale, le aveva detto di stare svolgendo un lavoro per i Nani.

Ah, ecco. Vedi come tutto torna infine? Pensò.

"Da Thorin." rispose Bilbo. Nominare il suo amico gli fece passare perfino l'imbarazzo. Un'ombra di dispiacere apparve sul suo viso da Hobbit cinquantenne.

Roswehn sospiró. Si era aspettata resistenze da lui. Doveva andare per gradi. "Bilbo. Caro Bilbo. Ora ti voglio raccontare una cosa. Ti dissi prima che la storia della mia vita non sarebbe stata oggetto di discussione, ma è opportuno che ti chiarisca le idee. Non voglio sembrarti ostile." disse Roswehn, appoggiandosi allo schienale della sedia.

"Come hai notato, indosso abiti elfici. Potresti pensare che vengano da Boscoverde, invece no, me li diedero a Rivendell. Il piccolo regno di Elrond, lo conosci?" chiese Roswehn.

L'Hobbit annuí. "Sí, lo incontrai. Con i Nani passammo da Imladris."

"Già. Sono stata anch'io ospite da loro...solo una notte. Qualche mese fa ho visitato il Lothlòrien, altro posto meraviglioso... e adesso la mia casa è Boscoverde. Direi, quindi, di avere sufficiente conoscenza del mondo elfico." disse la ragazza. "E sai cosa ho concluso, dopo aver approfondito la mia cultura su quel Popolo? Che fanno una vita barbosa." aggiunse.

"Gli...gli Elfi?" chiese Bilbo, che stava impiattando con attenzione quello che aveva preparato.

"Sì, loro. Oh, e non mettere sale sulle uova, per piacere. Odio il cibo salato."
Roswehn non aveva molta fame e, a parte la sete maledetta, sentiva più che altro il bisogno di lavarsi. Più tardi gli avrebbe chiesto di usare il bagno, augurandosi che quell'ometto avesse una tinozza abbastanza larga da metterci almeno dentro i piedi. Ma decise di aspettare e vedere dove la discussione sarebbe andata a finire. Era più che certa d'averci visto giusto.

"Gli Elfi passano le giornate della loro eterna vita a fare tre cose: lavorare, leggere e meditare. Hanno una vera e propria ossessione per la conoscenza. Tutti i loro reami sono forniti di immense biblioteche, e li vedi girare per i loro bei viali e stradine fiorite e sotto i loro portici decorati, con libri in mano. Silenziosi, raccolti nello studio. Li amo anche per questo, oltre al fatto che divido il letto con uno di loro... perché sono come me. Affamati di sapere,  come tu lo sei di salsicce e uova, caro Bilbo. Peró, alla lunga, una vita del genere è monotona, piatta, senza emozioni. Cioè, io la vedo così. Tu, no?" chiese Roswehn all'Hobbit, che nel frattempo si era seduto con lei, dopo averla servita.

Una rosa nel boscoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora