Cap. 30 - Partenze

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"Mi dispiace papà."
Roswehn aveva accompagnato i due genitori, con Edith, fino quasi a metà strada sul sentiero verso Dale. "Thranduil vuole che io ritorni subito. Non posso proseguire oltre, mi sono già spinta oltre il dovuto. Ci dobbiamo salutare qui."

Hannes non rispose. Guardava verso l'interno della boscaglia.

"Papà, per favore, guardami." lo implorò lei. "Non lasciamoci cosí."

"Torna da lui, Roswehn. Sappiamo come orientarci nella foresta, ormai. Tra poco è sera, torna al Palazzo e non preoccuparti per noi." rispose Yohlande.

Suo marito non aveva digerito il modo in cui il confronto con Thranduil si era concluso. Aveva fallito, la sua bambina era ancora invischiata in quel mondo di Elfi e boschi da cui voleva strapparla. Ma lei si sentiva in qualche modo sollevata: aveva parlato con il Re e nei suoi occhi aveva colto la sincerità che aveva sperato di vedere. Anche Yohlande avrebbe preferito tornare a casa con sua figlia, ma adesso era almeno libera da quell'angoscia che l'aveva tormentata nelle ultime settimane.

Roswehn era cresciuta, era in procinto di diventare madre. E il padre del suo futuro nipote sembrava del tutto onesto nei suoi sentimenti. Almeno, ai suoi occhi. Convincere anche Hannes sarebbe stata ben più dura.

"Sí, torna dal tuo padrone. Sta schioccando le dita, non senti?" la derise Edith. "Ti va bene che sia bello, altrimenti...gramo affare avresti fatto."

Roswehn si avvicinò alla donna. "Sei stata odiosa in questi giorni. Mi hai fatto fare una figura terribile. Non te lo perdonerò, Edith." le ringhió. "Non biasimo Thranduil perché ha pessime opinioni sugli umani...tu confermi le sue idee con la tua maleducazione, lo sai questo?"

"Solo perché dico la verità, tesoro? Un tempo ammiravi la mia schiettezza!" le rispose Edith.

"Sí, quando ero una ragazzina come Sigrid. Ma ora sono adulta, ho un amore, un compagno. Vivo con un
Elfo nobile, e da lui ho imparato cos'é la classe." le disse, squadrandola. "Sai cosa credo? Avresti dovuto trovarti un uomo...sei invecchiata da sola, e questo ti ha inacidito... non prendertela con gli altri se sei rimasta zitella!"

Edith le mollò uno schiaffo.
Un ceffone forte, secco, il cui suono echeggiò nel bosco.

"Edith!" sbottò Hannes.

Roswehn si portó una mano al viso, incredula. Mai Edith l'aveva picchiata. Anzi, una volta aveva litigato con Yohlande perché l'aveva vista tirarle uno scapellotto.

La fioraia la guardava con il viso rosso di rabbia. "Non t'azzardare a compatirmi, tu..." le disse. "Non ti ci provare neanche, disgraziata."

"Hai insultato Thranduil. Lo hai fatto sapendo che mi avresti ferita, cosí. Come dovrei sentirmi, secondo te? Credevo che mi volessi bene..." rispose Roswehn, mentre avvertiva fortissimo l'impulso di piangere. Edith l'aveva fatta tornare bambina, con quella sberla.

"Tu non sei più niente per me. E sai la mia casa sulla collina, e il roseto?
Non ho avuto figli, perció volevo lasciarla a te. Avresti ereditato tutto, i miei soldi, le mie serre, il mio laboratorio di ceramica... avevi un futuro da ricca signora a Dale. Invece non avrai niente. Perché quel folletto su un punto ha ragione: sei solo un'arrogante e viziata smorfiosa. Mi dispiaceva per te, quando ho saputo che ti eri lasciata incantare dagli Elfi. Ero venuta qui per aiutarti a recuperare il senno. Ma ora provo piú pena per lui, che ha scelto di tenerti al suo fianco. Per lui, e per quel suo figlio che sarà costretto a sopportarti." le disse Edith, con un tono inaspettatamente calmo.

Questo impressionó Roswehn ancora di più. La tranquillità con cui aveva detto quelle cose le faceva capire che le intendesse davvero. Di solito, quando la fioraia si arrabbiava era tutto un susseguirsi di imprecazioni, urla, strepiti. Ma poi si pentiva, e chiedeva scusa. Invece in quel momento era terribilmente seria.

Una rosa nel boscoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora