Cap. 39 - Il tempo di Roswehn

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L'estate passò.

Alla fine di Ottobre, Roswehn si stava preparando ad entrare nel quinto mese di gestazione.
Senza più incubi, né spettri che la perseguitavano, tutto procedeva in relativa calma.

Ormai la pancia si vedeva, e anche parecchio. Gli Elfi osservavano stupiti il suo ventre lievitare sempre di più. Le donne Elfo non s'ingrossavano mai a quel modo: le loro gravidanze, per quanto lunghe, rimanevano sempre accennate, e il piccolo che partorivano era a sua volta minuto e fragile.

Nim la sommergeva di domande.
"Ma cosa senti dentro di te? Cioè...si muove?" le chiese l'Elfa, mentre passeggiavano nel bosco, in una zona sicura. Dopo aver saputo del suo incontro con il ragno, a Thranduil era letteralmente andato il sangue al cervello: aveva spedito Legolas e un'intera guarnigione a stanare ogni insetto gigante presente nel suo bosco, ed eliminarlo. Aveva dato loro ordine di spingersi fino a Dol Guldúr, una fortezza che si ergeva al di fuori dei loro confini, e da cui arrivavano quelle creature, per fare terra bruciata tutt'intorno, dando fuoco a ogni nido, a ogni grotta, ad ogni anfratto in cui i ragni potevano nascondersi.

Roswehn era al sicuro nel reame, grazie alla magia di Radagast; lo stregone aveva in effetti circondato Eryn Galen con una sorta di invisibile barriera magica, che funzionava egregiamente nonostante lo scetticismo indistruttibile del Re. D'altra parte, convincere Thranduil che gli stregoni non erano solo vagabondi jettatori era più complicato che andare a Mordor a piedi.

"Ogni tanto, sì. Sento come dei piccoli colpi, tutto qui. Credo sia presto perché faccia le capriole dentro di me. E' ancora poco formato, Nim." spiegó Roswehn.

"È da tre mesi che dormi da sola, in quella stanza. Non ti manca il nostro sovrano?" chiese Nim.

"Sì, tantissimo." ammise lei. "...ma è meglio così. Ho bisogno di tranquillità in questo periodo, e purtroppo con Thranduil non riesco ad averne. Ci amiamo, ma riusciamo a litigare su ogni genere di stupidaggine, e io non voglio agitarmi."

"Posso chiederti una cosa?" azzardó Nim, fermandosi e sedendosi su una roccia.

"Certo." rispose Roswehn.

"...come...com'è il nostro Re in privato? Cioé, noi sudditi lo vediamo così severo e autoritario...Ma...con te, nell'intimità, come si comporta?" azzardó l'Elfa. "È sempre così freddo?"

Roswehn rise. Uno scoiattolo si spaventó al suono della sua risata e scappó sulla cima di un albero.
"Se fosse sempre come lo vedete avrei già lasciato il vostro territorio da un pezzo e me ne sarei tornata a Dale."
le rispose. "No. È molto amorevole, e... appassionato. Ovviamente, se qualche cosa non lo mette di cattivo umore, il che capita spesso."

"Quindi è un buon amante?" continuó Nim. Roswehn non capiva perché le facesse improvvisamente quelle domande indiscrete. La sua amica non aveva mai manifestato interesse per pettegolezzi di quel tipo.

Poi intuì.

Nim era invaghita di Legolas. Forse, immaginava che lui e il padre fossero simili anche nel modo in cui vivevano l'amore e con quell'espediente cercava di carpire informazioni gustose sul principe.

"È uno straordinario amante. Riesce davvero a portarmi alle stelle quando stiamo insieme. Magari è una qualità di famiglia." le fece l'occhiolino. "C'è solo una cosa che mi dà da pensare."

Una rosa nel boscoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora