Cap. 40 - In arrivo

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"Sei davvero sciupata, Roswehn." le disse Yohlande.

Era la sesta volta che si era addentrata nel reame boscoso per visitare la figlia. Sempre da sola.

Aveva giurato a Thranduil di fingere di non sapere nulla, ma non ce l'aveva fatta. Il suo istinto materno l'aveva spinta ad andare a trovarla già a Novembre, all'inizio dell'inverno. Non poteva pensare di lasciare Roswehn da sola ad affrontare l'intera situazione.

"Per favore, non devi venire così spesso, mamma, sto bene. Ci sono due donne di questo popolo e un guaritore a seguirmi. Non è necessario che tu mi sorvegli e poi... non mi va che attraversi quel bosco da sola. Continua ad essere pericoloso, te l'ho già detto." le disse la ragazza. Entrambe sedevano sul letto nella stanza vicino alla cascata.

"Non è vero che stai bene. Guarda come sei pallida ...e questo rumore? Come fai a dormire? Non mi piace il modo in cui ti fanno vivere." ribatté Yohlande. "Dovresti mangiare altre cose, non solo verdure...carne, pesce...quel guaritore non sa fare il suo mestiere, te lo dico io."

"Io mi sento bene. Il piccolo dentro di me è un elfo, è giusto che io mi alimenti in questo modo. Carne, pesce... i nostri cibi potrebbero fargli male. Smettila, ti prego." si lamentò lei.

Non aveva perdonato a Thranduil di aver spifferato con sua madre. E' questa la fiducia che dovrei riporre in te? Avevi giurato, avevi promesso di non parlarne ai miei! gli aveva detto in malo modo durante un litigio sull'argomento.

Avevo promesso di non parlarne a tuo padre, mi sembra. E comunque, trovo crudele che la tua famiglia non sappia. Sono i nonni di nostro figlio. Gli unici che avrà. Aveva risposto Thranduil. Farai anche meglio ad abituarti all'idea che posso andare contro i miei stessi giuramenti, se voglio.

"Tuo padre sta bene. Non me l'hai nemmeno chiesto." mormorò mestamente Yohlande. "Sei diventata così fredda e... nervosa. Mi piacerebbe sapere in che modo la tua vita è migliorata da quando sei qui."

"Senti. Sono contenta di vederti, mamma. Ma passo già abbastanza tempo a litigare con lui...non mi fare arrabbiare anche tu. Voi tutti non sapete come mi sento. Sono piena di dubbi, paure, ansie per il futuro di mio figlio. Certe notti non dormo. Posso avere qualche attimo di pace? Posso?" iniziò a piagnucolare.

"Va bene, non parliamone più. Ma tu non stai bene qui. Di' quello che vuoi...ma sei cambiata in peggio. Provavo dispiacere nel vederti sempre sola a Dale...ma almeno non avevi quell'espressione da cadavere. Non so Roswehn, non so." le rispose sua madre, ottenendo in cambio un sonoro sbuffo.

Frugò nella sacca che si era portata. "Ah, ti ho portato del té, hai detto che gli Elfi non ce l'hanno. E anche del formaggio. Un po' di dolcetti, li ha fatti Sigrid, per te. E questo." tirò fuori un fagotto. "La figlia di Bard mi ha detto che devi tenerlo, e che non devi rimandarglielo."

Roswehn lo aprì: era l'abito blu di velluto. "Che stupida. Lo avevo regalato a lei. Non posso più metterlo io." rispose.

"Non importa. L'hai fatto da te, tienilo come ricordo dei tuoi anni con noi." mormorò Yohlande, sistemando l'abito nel bell'armadio della stanza. "C'è una cosa da dire sugli elfi: il loro artigianato è bellissimo." aggiunse la donna, osservando le ante del mobile. "Mi piacerebbe avere un armadio così a casa."

"Magari te ne farò portare uno da qualche soldato, chiederò a Thranduil il favore." disse Roswehn, odorando i sacchettini di tè.

"Ti permette di fargli queste richieste, nonostante tu non sia la moglie?" volle sapere Yohlande. "Devi esserne orgogliosa."

"Ci risiamo. Perché sempre questo sarcasmo? Avresti preferito che stessi con un...un...fabbro o un contadino di Dale? Magari un ubricone come Tom Pittipack?" s'innervosì subito la ragazza.

Una rosa nel boscoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora