Cap. 27 - Madri

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"Ho avuto Roswehn a trentotto anni." raccontó Yohlande. "Per un Elfo, questo numero non significa nulla, ma per una donna umana è un'età in cui ci sono poche possibilità di rimanere incinta. In molti casi, le ultime."

Thranduil ascoltava assorto, le mani unite dietro la schiena. Davanti a loro, sulla terrazza, si estendeva il verde panorama del suo bosco, attraversato ormai dalle ombre che la sera stava portando con sè.

La madre di Roswehn sembrava una donna mite, timida e disorientata da quel mondo che non conosceva, e nel quale si era addentrata per portargli via la ragazza. Per portargli via la sua rosa. Ma non avrebbe ceduto: non lui, Thranduil Oropherion, nonostante tutta la comprensione che poteva avere per i nobili sentimenti materni di Yohlande.

Roswehn era diventata troppo importante nella sua vita, non solo perché avrebbe sfornato un principino su cui il re stava già riversando fior di aspettative, ma perché tutto di lei era ormai penetrato cosí profondamente in lui da non poterne più fare a meno. Con sgomento, delle volte realizzava che nemmeno verso sua moglie aveva provato mai sensazioni simili.

"Roswehn avrebbe avuto due fratelli, sapete? Non doveva essere figlia unica." continuò Yohlande. "Li persi entrambi. Il primo, Hannes jr. , nacque già morto. Dopo due anni, io e mio marito ci riprovammo: rimasi incinta di un altro maschietto, che riuscí a venire al mondo...ma era cagionevole. Lo chiamai Ezra, come mio padre. Morí a due anni, di una malattia che nessuno riuscí a spiegare. E poi..." singhiozzò la donna. "...dopo questo secondo lutto io rinunciai. Mi ero messa il cuore in pace, capite. Ero certa che non avrei vissuto la gioia della maternità. Ma, dopo altri quattro anni, arrivò Roswehn. Mi vergogno a dirvelo...quando nacque, io non riuscivo a provare affetto per lei. Ero sicura che anche quella piccolina non ce l'avrebbe fatta, che mi avrebbe lasciata, prima o poi. Cosí i suoi primi anni trascorsero senza l'affetto di sua madre. Hannes l'adorava e l'accudiva, io l'allattavo solamente ma...era come se il mio cuore avesse elevato un muro fra me e la mia bambina. Non volevo soffrire di nuovo, non so se potete capire."

La donna lo guardò negli occhi, quegli occhi azzurri che sembravano un po' meno glaciali del solito in quel momento. Erano pieni di comprensione.

"Capisco molto bene, Yohlande." disse Thranduil. "Mio figlio Legolas è passato attraverso lo stesso dispiacere. Anche lui è cresciuto privo dell'affetto materno. A differenza di Roswehn, però, non potrà mai conoscerlo. Mia moglie è in un'altra vita, come sapete."

Yohlande annuí. "Sí, so che avete sofferto. E so che mia figlia è riuscita in parte a guarire le vostre ferite. Posso immaginare perché vogliate tenerla qui. Vedendovi insieme a lei, oggi, ho avuto la sensazione che un legame infinitamente profondo vi unisca."

La donna a quel punto giunse le mani, come in segno di preghiera. "Roswehn è la mia unica figlia, è stato un meraviglioso regalo di Eru a me e a mio marito. Come è importante per noi, lo è per voi, ora lo so. Perciò vi imploro: amatela, amatela davvero. Lasciarla qui è per noi un immenso sacrificio, ma lo affrontiamo a cuor sereno se sappiamo che entrambi siete felici. Se sappiamo che vi appartenete, e che è stato il destino, o la mano di Eru in persona, a mettervi insieme."

Thranduil quasi si commosse a quelle parole. Prima di trovarsi la minuta e anziana Yohlande Monrose davanti, non aveva riflettuto su quello che era successo dall'altra parte del suo bosco, nel piccolo reame di Dale, quando aveva proposto a Roswehn di vivere con lui.

La giovane aveva una vita nel regno dei mortali. Lui l'aveva strappata alla sua gente, alla sua razza, ai suoi affetti. Sicuro, Roswehn aveva scelto in piena libertà di stare a Eryn Galen, ma il re improvvisamente sentí qualcosa nel suo cuore, qualcosa di fastidioso e pungente, qualcosa di simile a uno scrupolo, a un piccolo rimorso; una vocetta ronzante e irritante come una zanzara, che arrivava dritta dalla sua coscienza e gli diceva: forse non avresti dovuto. Forse Roswehn non era abbastanza matura da prendere decisioni simili, forse aveva sopravvalutato la sua capacità di discernimento. Era intelligente, era istruita, ma era anche senza esperienza in fatto di vita. Forse avrebbe dovuto permetterle di girare un po' per la Terra di Mezzo, lasciare che passasse attraverso esperienze più varie, che crescesse ancora un po' prima di legarla a sé e al suo reame in quel modo esclusivo, prima di ingravidarla, prima di...

Una rosa nel boscoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora