Cap. 35 - Spiegazioni

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"Dunque, Legolas. Adesso devi aprire bene le orecchie e ascoltarmi. E quando dico ascoltarmi, intendo che non ti devi perdere una sillaba di quanto uscirà dalle mie labbra. Ti è chiaro cosa intendo con ascoltarmi?" esordí Roswehn, mentre camminavano insieme sul sentiero verso il palazzo fatto di rocce e tronchi d'albero del re.

"Sì certo. Ma non provare a mentirmi. Non spreco la mia fiducia con chi non se la merita. E tu hai già fatto molto per perderla." rispose il Principe.

"Lo giuro, niente favolette. Solo la verità. In parte l'hai già sentita, la mia storia. Ti ho raccontato gli avvenimenti della mia vita, almeno quelli dell'ultimo anno...ma ho tralasciato alcune cose. Ora ti diró tutto. Non sarà facile, ma saró costretta a farti un quadro quanto più possibile completo sulla questione, aggiungendo dettagli che ti sembreranno inverosimili." continuó la ragazza, mentre si teneva un fazzoletto premuto sul collo per arrestare il sangue.

"Ascolto." la esortó Legolas.

"Dunque: sai già come incontrai il re, cioè tuo padre. Sai che venni mandata dai miei nell'accampamento degli Elfi a Dale, quando il tuo popolo portó il suo aiuto alla nostra gente dopo che Pontelagolungo venne incendiata dal Drago. Credevamo fosse giusto che uno di noi Monrose fosse presente all'incontro fra Bard, Gandalf e Thranduil, considerando che il Governatore, cioè mio zio Viktor, era morto la notte prima. Mio padre stava male e decisi di andare io..." inizió Roswehn.

"... e mio padre ti vide e si innamoró di te al primo sguardo. La cosa fu reciproca. Questo lo so già Roswehn. Ti prego, arriva al punto." intervenne Legolas.

"... sì, comunque... dopo che la battaglia dei cinque eserciti fu terminata, dopo che le legioni di Azog furono distrutte, Dale, il mio regno, venne ricostruito, sotto la guida di Bard, eletto nuovo Re. Durante i lunghi mesi della ricostruzione, io continuavo a pensare a tuo padre. Non lo vidi più dopo la battaglia, perché tornó subito qui a Boscoverde...tu te n'eri andato e..." proseguì la donna.

"Mi stai dicendo cose che conosco perfettamente." disse di nuovo Legolas, che come Thranduil aveva ricevuto da Eru una dose scarsa di pazienza.

"... avevi promesso di ascoltarmi! Arriveró al punto, sta' calmo!" sbottó lei. "... dicevo: il ricordo di tuo padre non voleva lasciare la mia mente. Dopo un anno cominciai ad assillare i miei con la richiesta di partire. La scusa era che voi Elfi avevate chiuso i confini del regno, avevate interrotto gli affari con Dale e qualcuno doveva venire qui e parlarvi. Mi proposi io e Bard accettó."

Legolas ascoltava senza quasi registrare quello che lei diceva. Roswehn non aveva il dono della sintesi. D'altra parte, doveva pur sapere cosa c'era dietro quel putiferio che la donna stava portando nel loro regno. E per saperlo, doveva rassegnarsi e sentirla blaterare anche tutto il giorno, se necessario.

"... rimasi poco, peró. Ero perdutamente innamorata di Thranduil, e mi sarei fermata qui per sempre...se dentro di me non ci fosse stata una forza, un istinto irrefrenabile che mi spingeva a levare le tende e ad andarmene. Andare a Ovest. Vedi, qualcosa nel mio subconscio mi spingeva verso l'Occidente più estremo. Verso Arnor. Questa, è la parte che non ti ho raccontato."

Legolas a quel punto ridestó la sua attenzione.

"Mi misi in viaggio ancora e... per ventura finii invece nel Lórien. Lì ebbi la risposta." Roswehn prese una boccata d'aria. Il cuore le batteva forte, anche perchè stavano camminando nella boscaglia e Legolas aveva un passo più spedito del suo. "Galadriel intuì che in me c'era...ecco...come un'entità malvagia, uno spirito antico, che si era incarnato nel mio corpo e voleva spingermi verso quel reame decaduto da secoli, dove..."

Una rosa nel boscoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora