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La giornata a scuola passa tranquilla, mi sono tolta anche l'interrogazione di Letteratura Italiana.
Stranamente oggi Giorgio non c'è quindi passo semplicemente le ricreazioni e la pausa pranzo la sottolineare la biologia.
Almeno mi tengo occupata.
Non dovete pensare che io ho solo Giorgio come amico, anzi, quasi tutte le mie compagne di classe mi hanno chiesto di pranzare con loro e così ho fatto, il problema è che non ho lo stesso legame con loro.
Sono persone molto superficiali e sopratutto materialiste, insomma, non fanno per me.
Si salva solo Elena, anche se non studia a Grafica e Design, frequentiamo gli stessi corsi pomeridiani.
È una tipa più che timida, poca modestia e sopratutto troppo silenziosa.
Si e no ai corsi l'ho sentita parlare e a stento con me scambia due parole.
"Sei molto brava con la tastiera, Elena" commento io appoggiata allo stipite della porta dell'aula di musica.
L'ultima ora del pomeriggio non è ancora suonata così mi sono avviata verso l'aula per prendermi uno dei posti migliori, seconda fila banco centrale.
Quasi salta dallo spavento appena finisce di suonare, è seduta e mi da le spalle.
Ha i capelli ricchissimi e la pelle bianchissima
Balbetta un grazie e poi va a sedersi nel banco davanti al mio, ancora l'aula è vuota.
"Era La valse d'Amélie giusto?" Sorrido io verso di lei, che continua a darmi le spalle seduta nel suo banco.

Cristo, mi verrebbe voglia di sbloccarla.
È un'ottima ragazza a pieni voti, è il suo carattere che la blocca.

"Beh si, ho solo sbagliato qualche nota perché ritengo lo spartito molto elaborato"
Finalmente ho sentito dalla sua bocca uscire una frase che durasse più di un secondo.
"Io dico che sei stata bravissima, anzi, dovrei farmi aiutare da te, io sbaglio in continuazione la parte dove inizia ad accelerare" ridacchio e mi alzo sedendomi vicino a lei, mancano 5 minuti al suono della campana e quindi all'inizio della lezione.
"Tu suoni da 5 anni e non ho mai trovato nessuna pecca in te, certa gente non sa neanche come tenere le mani sui tasti dopo anni e anni di studio" alza gli occhi al cielo e io annuisco
"Beh si, ma io faccio pratica solo qua, e mi basta così, tu invece appena sfiori il piano esce una melodia pazzesca!"
Commento ed è la pura verità
"S'è per questo suono da quando avevo 7 anni" mormora lei un po' impacciata
"Che ci fai qui allora? Il conservatorio fa per te" porto una mano sulla sua spalla ma lei sembra quasi spaventarsi e si scansa da me.
Rimango allibita davanti al suo comportamento e mi scuso subito dopo
"Beh per i miei la musica non può portarmi da nessuna parte, quindi ho scelta questo indirizzo, adesso basta, non mi va di parlare di me" spiega quasi innervosita e appena finisce la frase suona la campana e l'aula inizia subito a riempirsi.
Scelgo per questa volta di restare seduta nel banco con lei ma decido di strappare un pezzo di carta appena la prof inizia a spiegare qualcosa sul Jazz e scrivere su: " Resti la mia pianista preferita fino ad ora cara Charlie"
Il suo zaino è pieno di scritte "Charlie" a caratteri cubitali e quasi tutto il liceo la conosce come Charlie ma so che non si fa mai chiamare così perché il suo nome vero e proprio è Elena.
Ridacchio e glielo passo senza farmi vedere e lei prende il pezzettino con la fronte corrugata ma dopo aver letto scrive anche lei
"Nessuno può chiamarmi Charlie senza il mio consenso e in ogni caso, Grazie Mar"
Sorrido e poso il fogliettino in tasca cercando di rimanere attenta durante la lezione, anche se non è facile con lei accanto a me che continua a scrivere sul pentagramma, risultando così letteralmente assente con la testa alla lezione
Do una sbirciata i tanto in tanto, noto sopra il pentagramma una scritta sottolineata ovvero Bluebarries
So cosa significa ma le note non mi ricordano nessuno tipo di melodia già ascoltata.
Forse scrive lei alcuni spartiti, che figata!
Dovrei parlare di più con questa ragazza.

***
"Sei in anticipo" ride Anna alzandosi dagli scalini vicino all'ingresso di casa di Giorgio
"Beh, non sono una ritardataria, e poi non avevo nulla da fare se non ripassare biologia" sorrido io porgendole il casco
Oggi ha un jeans nero, il giubbotto di pelle, una maglia semplice grigia con le maniche nere e le solite Vans con lo zaino in spalle
Pur vestendosi così semplice è sempre incantevole
"Oggi dove mi porti, sulla Luna?" Domanda dopo essersi posta dietro di me
"Se potessi ti ci avrei già portata ieri, non credi?" Spiego io prima di partire
"Ti porto nella zona storica, lì vicino ci abita anche mia mamma, ne approfitto per prendere la mia polaroid"
La guardo dal piccolo specchietto sinistro e vedo lei in un sorriso rilassato
"Quindi ti piace anche a te la fotografia ?" Mi chiede mentre siamo per strada
"È un vizio di famiglia, mio papà più che altro è appassionato, per il mio diciottesimo mi ha regalato la prima polaroid con le cartucce, devo dire che mi hanno sempre affascinato ma non ho mai avuto l'occasione di utilizzarla con qualcuno dato che un paio di mesi dopo i miei si sono separati, mio papà è abbastanza lontano da dove abito io e lavora costantemente" finita questa spiegazione lei si stringe più a me appena svolto l'angolo della via dove abita mia mamma.
"Questo lo ammetto,non lo sapevo ma ora ci sono io, io ne ho tre di polaroid, e sono come i miei figli" ride lei per poi sfilarsi il casco appena spengo il motore
"Quindi tu non abiti qua?" Domanda subito dopo lei
Io scendo dal motorino e le faccio segno di seguirmi
"No, avrei voluto ma non me la sentivo, voglio bene ai miei genitori ma per adesso abito con mia nonna, la controllo io e poi sono più vicina al liceo" commento inserendo la chiave nella serratura di casa, stranamente era inchiavata.
"Perfetto, mia mamma non c'è neanche" mormoro e faccio passare Anna per salire le scale.
Fortunatamente non era un condominio, ma bensì un appartamento a due piani con pochissime scale per via dei miei problemi respiratori.
Devo dire che non le cure mi sono quasi ripresa, da piccola per me era un inferno, quando non riuscivo bene a respirare mi sentivo intrappolata.
"Accogliente, mi piace questo arredamento" commenta Anna, analizzando ogni singola camera
"Beh si, prima abitavamo tutti insieme qua, compresa mia sorella" esce un po' di malinconia dalla mia bocca
Entro in camera mia, anzi, ex camera mia e sospiro.
È tutto come avevo lasciato.
L'armadio grigio accanto alla mensola piena di libri letti e straletti, il letto con il piumone bianco panna e il mio orsacchiotto preferito, la mensola dei CD e DVD intatta, quasi come nuova, e infine la scrivania con i vecchi diari di scuola e vari porta penne su di essi.
"Se non sbaglio deve essere qua dentro" parlo fra me e me mettendomi in punta di piedi per prendere lo scatolone sopra le mensola dei libri
Sento Anna avvicinarsi e mi aiuta a scendere lo scatolone per poggiarlo sul letto
"5 cm di altezza in più aiutano" mi fa l'occhiolino Anna ridacchiando
"Dai non sono così bassa, anzi devo ringraziare il basket per essere 1.70 m" alzo gli occhi al cielo per poi aprire ciò che tenevo in mano
"Resti sempre più bassa di me" mi tira un gomitata leggera nel fianco Anna e scuoto la testa lasciando perdere
"Eddai, stavo scherzando" nota il mio silenzio mentre esco la polaroid con le cartucce
"Lo so, infatti non sto dicendo nulla, e per la cronaca non sono bassa!" Sorrido sfacciatamente verso di lei che mi guarda divertita mordicchiandosi il labbro inferiore.
"Vuoi qualcosa? Acqua o altro?" Domando mentre posiziono la polaroid attentamente nello zaino e lei riposa lo scatolone nella mensola
"No non preoccuparti, sto bene così, andiamo?" Mi chiede portando una mano sulla mia schiena per incitarmi ad andare.
Quel tocco mi porta altri brividi nonostante il tessuto della giacca e della maglia che ho addosso.
Balbetto un si quasi avvampata e scendiamo velocemente sotto lasciando il motorino parcheggiato.
"Che questo shooting abbia inizio" commenta divertita prendendo la macchina fotografica
"Oh beh, ci sarà da divertirsi anche questa volta" ridacchio io camminando accanto a lei.

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