So let's cross the lines we lost.
Capitolo sette.
Louis si sveglia e sbatte le palpebre annebbiate dal sonno, sbirciando fuori e constatando quanto il cielo sia purpureo, ricoperto da nuvole scure, il vento che sibila e lancia le foglie degli alberi in ogni direzione. Oh Dio, si sente uno schifo ed ha un mal testa tremendo.
Attraverso gli occhi secchi e gonfi nota che gocce di pioggia leggera hanno iniziato a colpire il vetro della finestra. Quindi. Non c'è bel tempo oggi. Il che ha senso dato la tempesta della scorsa notte ––
Un momento. Da quando ha le tende color senape?
Sbatte di nuovo le palpebre.
E si rende conto di tre cose in rapida successione:
1. Non è nel suo letto.
2. C'è sicuramente un corpo accanto al suo.
3. E' ancora completamente vestito. Il che. E' un buon segno, giusto?
Eppure. Il battito del suo cuore accelera furiosamente ed apre di scatto gli occhi una volta per tutte, guardando verso il basso per controllare nuovamente di avere tutti i vestiti al loro posto e lentamente, molto lentamente, decide di girarsi, trasalendo per il dolore alla testa. Si volta per poter controllare meglio il corpo russante accanto al suo, la fonte di quel calore, e ––
Oh, meno male cazzo.
Non pensa di essere mai stato più sollevato in vita sua.
E' solo Liam.
Grazie a Dio.
Un lato del volto del ragazzo è premuto nei soffici cuscini bianchi, i suoi capelli sono sparpagliati un po' ovunque, e sta emettendo dei respiri lenti e profondi, provenienti dalla bocca leggermente socchiusa. Sembra così... giovane, e vulnerabile in un certo qual modo. Louis sorride dolcemente.
Ormai rilassato, si stende di nuovo sul letto, sospirando mentre il suo cuore rallenta il battito. Non sa di preciso il motivo per cui si trovi lì, dato che non sarebbe stato difficile riportarlo a casa sua, ma okay. Dormire con Liam non è la cosa peggiore che potesse capitargli. Dio, cosa diamine è successo la scorsa notte? Come ci è finito qui?
Chiude gli occhi contro la debole luce del mattino che gli colpisce il viso, cercando di pensare o - o di ricordare qualcosa. Si ricorda sicuramente di Liam; il povero ragazzo era conciato male, davvero davvero male (Louis deve ricordarsi di parlargliene quando si sveglia.) Ricorda Zayn e Niall, i due sono stati appiccicati per tutta la notte; dovunque fosse Niall, c'era Zayn e viceversa. Louis ricorda che ad un certo punto si era ritrovato seduto sul bancone accanto al frigorifero con una bottiglia di birra in mano mentre i due gli lanciavano delle noccioline che lui cercava di prendere con la bocca. Ricorda di essersi sentito strano e stordito per il resto della serata, ricorda di essere andato nella stanza di Harry.
E ––
Oh.
Oh Dio. Cazzo.
Harry lo ha baciato. Davvero Harry lo ha baciato? Si. Lo ha fatto. E - e Louis ha ricambiato. Oh no. Per non parlare del fatto che il ragazzo stesse piangendo. Piangeva. Dio, perché mai piangeva?
Un senso di terrore si fa strada nelle sue ossa, freddo e pungente.
E' solo - si è consolidato tutto ciò che sapeva sarebbe accaduto. Quando le cose si mettono in questo modo - quando diventano così giuste e confortevoli, sa già che non dureranno; non succede mai, va sempre tutto a puttane poi. Più e più volte Louis ha sentito persone fare promesse su promesse, mai mantenute, e quindi ormai è diventato una specie di istinto naturale quello di correre via, di staccare la spina e scomparire. E tutto questo lo pietrifica perché - beh. Perché non vuole scappare via da Harry. Anzi, è sicuro che non ci riuscirebbe nemmeno volendo.
Cazzo cazzo cazzo.
Harry lo ha baciato.
Se deve essere sincero, trova un po' ridicolo il fatto che si stia facendo prendere dal panico per un bacio dopo tutto ciò che hanno fatto. Ma sa che è diverso. Il bacio arriva con certe... aspettative, ed è diverso. Si, Harry era ubriaco. E cazzo, era così vulnerabile - Louis non ha nemmeno cercato di decifrare le sue parole, non aveva nemmeno capito cosa volesse dire - ma lo ha baciato, ed è stato del tutto intenzionale, ed ha significato qualcosa, e - oh Gesù.
Si guarda intorno e gli occhi si posano sul suo cellulare poggiato sul comodino accanto al corpo di Liam e quindi, senza fare troppo rumore, si sporge e lo afferra, cercando di non muoversi troppo per non svegliare il ragazzo accanto a lui. Ci sono una moltitudine di messaggi da parte di Zayn sullo schermo.
Zayn: amico, io e Niall abbiamo bisogno di una terza persona per la nostra squadra, ci stai???^
Zayn: dove sei?????????
Zayn: non so se stai controllando il tuo telefono ma riesco a vederti da qui e sembri triste, ti porto nella stanza di Liam così ti stendi un po' x
Zayn: per qualsiasi cosa sai che puoi parlare con me xxxxxxx
Okay. Questi spiegano il perché si trovi lì.
Si preme una mano sulla fronte prima di sgusciare fuori dal letto con lentezza e cautela e si ritrova in piedi, sentendo quasi un senso di vertigini. Cazzo, la testa gli fa male. Non berrà mai più. O, uhm. Facciamo che non berrà per almeno una settimana. Senz'altro.
Una cosa che sa per certo è che ha bisogno di un po' d'acqua.
Esce dalla camera di Liam e nota la porta della stanza di Harry un po' socchiusa, poi nota quella di Niall completamente spalancata; ci sono alcune persone addormentate sul letto ma nessuno di quelli sembra essere il biondo (o Zayn, se è per questo), ci sono solo corpi ammassati l'uno sull'altro e bicchieri gettati a terra, i rimasugli della notte precedente sono sparpagliati ovunque nella casa.
Scende lentamente le scale, sentendo alcuni rumori provenire dalla cucina. Sente il suono del bollitore del tè e le posate che tintinnano insieme ma soprattutto, sente l'odore del cibo, che gli fa brontolare lo stomaco dalla fame. Grazie Dio per Niall Horan.
Solo che, quando entra in cucina, scopre che non è Niall che sta preparando la colazione. E' Harry.
Harry, che indossa ancora gli stessi vestiti della sera precedente - i vestiti in cui lo ha baciato - i suoi capelli morbidi sono raccolti in una crocchia disordinata, ed è in piedi di fronte ai fornelli, e sta girando quelle che sembrano uova in una grande padella. Quando nota Louis, si gira e lo guarda e -
Beh. Lo stomaco di Louis si attorciglia.
C'è qualcosa di diverso in lui - o meglio, è come se mancasse qualcosa nel suo sguardo impassibile, strano. Lo vede spalancare gli occhi poi, forse in sorpresa, così tanto che fa male. E' tutto intenzionale, ovviamente, Louis sa che Harry lo guarda così perché sta pensando a ciò che è successo; probabilmente è pentito, infastidito - cazzo. Potrebbe essere qualsiasi cosa. Forse Louis lo ha davvero ferito quando è andato via senza dire nulla. Forse. L'espressione vuota e fredda del suo viso è tuttavia allarmante e allo stesso tempo dolorosamente familiare.
Harry si pietrifica per un momento, e la tensione che si accumula tra di loro potrebbe mangiar vivo Louis. Il giovane poi riporta lo sguardo sulla padella. "Liam è già in piedi?"
"Buongiorno anche a te," mormora tranquillamente Louis, appoggiandosi allo stipite della porta, un po' a disagio. Harry non dice nulla mentre versa dell'acqua bollente in una tazza. Decide di continuare e "No, sta ancora dormendo," dice.
Il riccio si ferma e continua a non guardarlo, e Louis lo vede poi poggiare le mani, strette a pugni, sul bancone, le nocche quasi bianche da quanto li sta stringendo.
Tutto questo è così strano, imbarazzante quasi.
Louis deglutisce, soffocando la tensione. "Harry-"
Il giovane si allontana velocemente dal bancone e afferra le sue chiavi dal vassoio accanto al frigorifero. "Quando si sveglia digli che la colazione è pronta."
"Okay..." Aggrotta le sopracciglia, gli occhi che seguono il corpo di Harry quando questo gli passa accanto e si dirige verso la porta, e Louis si sente quasi sull'orlo di un precipizio, indeciso se rimanere al sicuro e quindi restare in casa mentre lo vede andar via, oppure buttarsi nel vuoto e quindi seguirlo, ovunque sia diretto. Decide per una via di mezzo. "Stai andando da qualche parte?" chiede.
"Il frigo è vuoto, se non lo avessi notato." Dice il giovane mentre si allontana, e nella sua voce c'è un pizzico di acidità che Louis non può fare a meno di notare.
La porta si chiude prima che lui abbia anche solo la possibilità di pronunciare una sillaba, ed Harry è sparito.
Si, è stato del tutto imbarazzante.
Il silenzio della casa ancora addormentata è improvvisamente fastidioso, e inghiottisce Louis che rimane congelato sulla soglia della cucina. Si costringe a prendere un gran bel sospiro e scuote la testa, perché sa che le ferite ora sono ancora fresche e fanno ancora male, quindi aspetterà con ansia che questo giorno finisca e porti via con se tutto ciò che è successo, così che le cose possano poi tornare alla normalità.
E sa benissimo che deve parlare immediatamente con Zayn. Tipo. Adesso.
Anche se, non sa bene cosa dirgli; non vorrebbe dirgli nulla in verità. Però. Forse parlare con Zayn lo aiuterà in qualche modo, anche se raramente parla col suo amico di tutto ciò che gli passa per la testa. Oh Dio, non lo sa, non sa nulla. La sua mente è confusa, ha bisogno di una doccia e sente una sensazione strana e pesante nel suo petto. Ugh.
Gironzola per la casa alla ricerca di Zayn, e sta per arrendersi e tornare a casa sua quando finalmente dalla finestra nota due figure stese sull'erba proprio di fronte al portico.
Niall e Zayn sono distesi sulla schiena, il biondo sta indicando il cielo, e indossa ancora uno di quegli stupidi cappellini per le feste. Louis esce fuori sul portico e li osserva, i suoi pensieri turbolenti ed i muscoli tesi si assestano per un momento.
"Beh, allora come si chiama quel pianeta?" Louis sente Niall chiedere.
Zayn gira la testa, guardando il profilo del ragazzo biondo accanto a lui. "Quello è il sole, Niall."
"... Lo sapevo ovviamente, ecco perché non riesco a guardarlo, vero?"
"Sei un fottuto idiota." Dice il moro affettuosamente, e poi si gira, notando la sua presenza. "Louis!"
Louis sorride, incamminandosi verso di loro. "Ciao... avete dormito almeno un po'?"
Zayn si acciglia. "E' già mattina?"
"Come hai fatto notare poco fa a Niall, il sole è già alto in cielo," afferma ovvio, guardando verso l'alto, dove il sole è seminascosto dalle nuvole. "Beh, è mezzo coperto ma si, è mattina."
Zayn barcollante (e, se deve dirlo, piuttosto esilarante) si solleva da terra, con dei ciuffi d'erba incastrati tra i capelli. "Merda. Dovrei - dovrei probabilmente dormire. Aiutami per favore."
Louis allunga una mano ed il moro l'afferra, alzandosi in piedi, e poi fa lo stesso con Niall. Entrambi sembrano ancora un po' brilli. Quindi. Il loro discorso dovrà decisamente essere rimandato per adesso.
***
La crosta farcita di formaggio sarà la mia morte, Louis pensa solennemente mentre si abbuffa di pizza surgelata.
E' il giorno dopo ed è da poco passato mezzogiorno. Ha dormito quasi un giorno intero per smaltire la sbornia e di certo non si sta piangendo addosso, non lo sta facendo. Sta, comunque, gettato sul divano a guardare Scrubs, mangiando pizza e bevendo quella che crede sia la sua terza tazza di tè e indubbiamente non sta pensando al fatto che non sente Harry da ieri - ed è troppo terrorizzato per andare alla casa accanto e affrontarlo.
Si sta sistemando meglio la coperta sulle gambe e sul busto quando sente la porta d'ingresso aprirsi.
"Posso farti compagnia?" Chiede Liam dalla soglia, con una scintilla di speranza negli occhi da cucciolo; indossa un maglione a girocollo più grande di lui di qualche taglia e Louis vuole abbracciarlo.
"Si, Li. Certo che puoi." Dice dolcemente. "Non devi nemmeno chiederlo."
Il ragazzo sorride e si chiude la porta alle spalle. C'è una leggera sfumatura di rosa sulle sue guance e Louis crede sia perché forse ricorda la strana conversazione che hanno avuto sul pavimento del bagno durante la festa di Niall. Si siede sul divano accanto a lui, sollevando le ginocchia e avvolgendole con le braccia. Si, la ricorda sicuramente.
"Ti ho spaventato quella sera, al compleanno di Niall? Scusa, ho avuto una specie di esaurimento nervoso e sono crollato." Dice il giovane, scuotendo la testa.
"A tutti capita di crollare, Li." E lui lo sa bene, è un esperto ormai. Crolla quasi ogni giorno per poi cercare di ricomporsi al meglio. "Non devi scusarti per questo."
Liam non sorride pienamente, ma si sistema meglio sul divano, prendendo la coperta di Louis e tirandosela addosso quasi come uno scudo protettivo. "Non so se lo sai, ma frequento molte feste. Per non parlare del fatto che io e Niall organizziamo molte feste."
Louis ridacchia piano e sente Liam rilassarsi un po' accanto a lui.
"E sai, a volte la mia testa si focalizza su cosa potrebbero mai pensare i miei genitori se lo sapessero. A volte bevo, bevo finchè non lo dimentico, ma non lo so. Si aspettano così tanto da me, ed io non voglio ancora essere quel figlio che aspirano ad avere, sai? Ma è... è spaventoso riflettere su cosa penserebbero di me se lo dicessi."
Louis si sente quasi colpito da quella dichiarazione, perché non immaginava che Liam avesse tutto ciò racchiuso dentro di lui. Le somiglianze che trova con quello che lui ha passato lo fanno sentire così esposto. Vede il respiro di Liam accelerare e diventare pesante e Dio, sa come ci si sente.
Louis quindi si sporge, avvicinandosi al suo amico in modo che quest'ultimo possa guardarlo dritto negli occhi. "Hey. Sei felice giusto? Quando sei con noi, e con altri tuoi amici. Sei felice?"
L'espressione di Liam non cambia molto, ma ora sembra incuriosito. "Si. Felicissimo."
Louis lo guarda. "Allora sii questo. Il ragazzo felice. Non preoccuparti di quello che diranno i tuoi genitori, stai andando benissimo, Li. Stai andando più che bene. E se mai avessi bisogno di una spalla su cui piangere, io sono qui per te, sempre."
Liam stavolta sorride davvero, e lui presume che questa conversazione sia ormai giunta al termine. "Ooh. Stai guardando Scrubs? Adoro questa serie." Dice, allungando una mano e rubando un po' della sua pizza.
Louis lo fulmina ma pensa che il ragazzo nemmeno se ne accorga.
Quando il sole ormai è tramontato, Zayn li trascina alla casa accanto perché apparentemente non hanno cibo in casa e lui sta morendo di fame.
"Perché sei così strano?" Chiede Zayn una volta arrivati davanti alla porta principale dopo che Liam è entrato.
"Non sono strano, sono solo stanco." Risponde. E non è esattamente una bugia.
Zayn lo guarda come se non gli credesse, ma comunque gli sorride piano ed entra in casa.
Louis deglutisce e lo segue, entrando in quel luogo che ormai ha imparato a considerare casa ma in cui non è sicuro di voler essere in questo momento.
Zayn va dritto in cucina, seguendo la routine a cui si è abituato e cioè andare ad aiutare Niall. L'aria è dolce, si sente odore di biscotti ovunque, quindi anche Louis entra in cucina dove, a quanto pare, tutti si sono riuniti.
Harry è seduto al tavolo della colazione ed ha un libro davanti a sè, sta buttando giù degli appunti e lui spera stupidamente che il riccio abbia dimenticato tutto. Zayn sta parlando con Niall e Liam da un po' ormai ed è sicuro che Harry abbia notato la sua presenza, eppure sta facendo finta che non esista. Che cazzo.
Non si lascia intimidire comunque e, più testardo di lui, si siede sullo sgabello proprio accanto al giovane, ed è sicuro di riuscire a sentire i suoi muscoli tendersi mentre lo fa. Seriamente, che cazzo? Louis non capisce cosa sia successo, non capisce perché Harry si stia comportando in modo così distaccato e freddo.
Decide di posare lo sguardo sugli altri suoi amici che stanno scorrazzando felicemente per la cucina. Niall sta facendo rosolare qualcosa in padella, Liam e Zayn invece stanno progettando un nuovo logo per la palestra e lui si sente strano, come se un macigno si fosse posato sul suo petto, ed Harry non lo ha nemmeno ancora guardato. Louis è troppo spaventato di scoprirne il motivo.
"L'ho salvato sul mio pc, te lo mostro." Sente dire da Liam improvvisamente, rivolto a Zayn. "Ni?"
Niall spegne il fuoco quindi e poi tutti e tre iniziano a dirigersi verso il salotto. A Louis gli si blocca il respiro, il panico che inizia ad impossessarsi delle sue membra. Cazzo. Aspettate. Aspettate. Portatemi con voi. Tanto ad Harry di sicuro avrebbe fatto piacere rimanere da solo, visto il suo comportamento. Ma sfortunatamente, i ragazzi non possono leggere la sua mente.
Harry finalmente alza lo sguardo, e nei suoi occhi probabilmente c'è lo stesso tipo di supplica. Se solo si fosse degnato di guardarlo, forse Louis lo avrebbe capito.
Niall è l'ultimo ad uscire dalla stanza, senza notare lo sguardo implorante di Louis o quello di Harry.
E poi rimangono da soli. Bloccati in una sorta di statico silenzio.
Harry rimane immobile, e continua a scribacchiare i suoi appunti. Louis non ce la fa più.
"Cosa stai scrivendo?" Chiede cautamente.
"Appunti. Per la lezione." Risponde il riccio, pacato e conciso.
Louis sospira piano, con fare abbattuto; il peso che ha nel petto cresce ancora di più. "E perché li stai scrivendo ora?"
"Manca meno di un mese alla pausa di metà semestre. Preferirei non rimandare tutto all'ultimo minuto."
Il suo tono è così freddo e privo di emozioni che Louis sente letteralmente il suo cuore precipitare e rompersi in mille pezzi, nonostante la sua testa gli dica che non ne vale la pena, che è inutile.
"Mi stai prendendo in giro?" Sbotta, sperando che il suo tono di voce riesca a far capire all'altro ragazzo quanto sia ferito. Harry lo guarda. Finalmente, cazzo.
"Di cosa stai parlando?"
"Niente, davvero. Assolutamente di niente." Dice, esasperato. "Chiaramente, questo è normale per te."
Il riccio aggrotta le sopracciglia e si raddrizza sulla sedia. "Cosa dovrebbe significare?"
"Vuoi che te lo spieghi? O questo è ciò che fai di solito con le persone? Fotterli come giocattoli fino a quando ti fa comodo per poi chiuderla senza nemmeno una spiegazione?" Sente il petto stringersi in una morsa. Fa male. Dovrebbe fermarsi. Smettere di parlare. Ma non ci riesce. "Avresti potuto dirmelo prima, di certo non avrei perso il mio tempo in questo modo."
Harry emette un suono indignato, alzandosi dalla sedia. "Beh, almeno adesso finalmente so come ti senti. Fai un favore a tutti Louis, e vattene a fanculo. E fammi un fischio quando tutto questo inizierà a significare qualcosa per te." Non sembra arrabbiato, non troppo almeno, ma c'è qualcos'altro che gli lacera la gola. Forse incertezza. Forse tristezza.
Louis non ha la possibilità di rispondergli prima che il giovane gli dia le spalle ed esca di corsa dalla cucina, precipitandosi su per le scale e lasciandolo lì in cucina con nient'altro che mille pensieri per la testa.
Sa che gli altri ragazzi sono in salotto e sa che probabilmente hanno sentito tutto. Ma non gli interessa. Improvvisamente si sente debole e stanco e vorrebbe soltanto piangere, lasciare che lacrime amare gli righino il viso ma non vuole farsi vedere dai suoi amici. Si alza e si dirige verso la porta principale, aprendola e lasciando che sbatta dietro di sè, per poi iniziare a correre verso casa sua.
***
"Quindi," Zayn il giorno dopo entra nella sua stanza e si siede alla fine del suo letto. "Che succede?"
Louis alza gli occhi dal quaderno che ha tra le mani e incontra lo sguardo del suo amico. E' sorpreso dal fatto che Zayn sia stato in grado di aspettare quasi un giorno intero prima di venire a chiedergli spiegazioni, di sicuro ha parlato prima con Niall e Liam per confrontarsi con loro su come avrebbero dovuto affrontare questa nuova situazione tra i due. Quindi, ovviamente, risponde solo con un "Cosa?"
Il moro inclina la testa. "Cosa è successo alla festa? Io ricordo ciò che ho visto. Eri fottutamente infelice, poi non ti ho più visto e ieri tu ed Harry vi siete comportati in modo strano fino a litigare. Dovevate per forza sbattere le porte nello stesso esatto momento? Ahia."
"Siamo teatrali."
"Louis."
Sbuffa. "Semplicemente non ci siamo chiariti del tutto come credevamo di aver fatto. Fammi causa per questo."
Zayn si avvicina, così che possa sedersi accanto a lui. "Tu ed Harry ultimamente eravate sempre appiccicati, non capisco."
Louis si lascia andare ad una risata amara. "Non siamo stati sempre appiccicati, non esagerare."
"E' vero però, e non solo per via di quel progetto a cui avete lavorato insieme. Andavate finalmente d'accordo e lui è stato quello che è rimasto e si è preso cura di te quando eri malato––"
"Oh, grazie per quello, a proposito. La tua presenza è stata fondamentale."
"–– cosa è successo alla festa di Niall?" Chiede il suo amico senza giri di parole, non tenendo conto di ciò che ha appena detto.
Louis deglutisce e si rigira la penna tra le mani nervosamente, abbassando lo sguardo per evitare di guardare Zayn quando parla, la sua voce è poco più di un sussurro.
"Non lo so."
***
E' un pomeriggio nuvoloso e Louis è appena uscito dall'università dopo una lezione a dir poco imbarazzante –– in cui Liam si è seduto in mezzo a lui ed Harry ed ha cercato di iniziare una conversazione che potesse coinvolgerli entrambi ma ha fallito miseramente –– ed ora i tre si stanno dirigendo verso il furgone quando Liam si ferma per controllare l'ora sul suo telefono.
"Io... ho una cosa da fare. Ci vediamo direttamente a casa ragazzi, okay?" Dice mentre indietreggia, una punta di malizia nello sguardo. Louis vuole ucciderlo.
"Una cosa, certo. Convincente." Borbotta Harry. Louis cerca di mettere insieme un discorso di senso compiuto, ma si sente la lingua incollata al palato quindi si limita a sospirare mestamente e a sedersi sul sedile del passeggero. Il riccio lo imita, salendo al posto del guidatore e mettendo in moto la macchina.
Nessuno dei due spicca una parola durante il viaggio verso casa e Louis sente un pizzico di dolore attraversargli il cuore, ma non è da solo. Riesce a sentire anche la rabbia, la frustrazione ed un sacco di altre emozioni. Diciamo che è per lo più rabbia.
Harry parcheggia nel vialetto d'accesso e Louis lo sente emettere un profondo sospiro prima di allungare la mano verso la maniglia della portiera. Non sa esattamente come succeda, non ricorda nemmeno di essersi mosso, ma improvvisamente la sua mano si trova sulla spalla del ragazzo. E' ora o mai più, presuppone.
"Cosa?" Chiede il riccio, rigido.
Louis lascia cadere la mano. "Non riesco proprio a capire il motivo per il quale tu sia incazzato con me, non ho fatto nulla."
Harry sbuffa, scuotendo la testa. "Già, esattamente."
"E questo cosa dovrebbe significare?"
Il riccio sospira, stringendosi per un momento tra pollice ed indice il ponte del naso. "Niente, non importa."
Scende dal furgone e si dirige all'interno della casa.
E beh, questo non gli basta.
Louis lo segue. "Hey! Non ho finito. Non hai il diritto di fare così, tu non puoi semplicemente andartene-"
"Io non posso?" Harry si ferma e si gira verso di lui così velocemente che Louis quasi si scontra con il suo petto. "Divertente, a me è sembrato che tu non ti sia fatto molti problemi ad andartene la scorsa notte."
Ecco il problema.
"Mi hai colto di sorpresa! Mi hai spaventato, sai come sono quando si tratta di queste cose ma tu non puoi- non torneremo a come eravamo un tempo. Cazzo Harry, non lo faremo. Non voglio più litigare, non voglio che tu ti allontani da me ancora una volta."
"Che diavolo vuoi che ti dica?" Sbotta Harry. "Pensavo questo non significasse niente, pensavo che noi non fossimo niente. Perché è così importante ora per te? Davvero, Lou." Lo guarda con espressione seria, il respiro pesante. "Cosa vuoi che dica?"
Louis si preme una mano sulla fronte, guardando il pavimento. "Cazzo, non lo so. Qualcosa? Qualsiasi cosa." Il cuore gli sta scoppiando nel petto da tanto batte veloce. Decide di alzare lo sguardo ed incontrare gli occhi del giovane, quegli occhi del verde più puro che abbia mai visto. "Per l'amor del cielo, Haz. Sei stato il mio migliore amico in queste ultime settimane, eravamo tornati quelli di un tempo, non voglio mandare di nuovo tutto all'aria. Non voglio perderti."
Harry rilascia un sospiro stanco. "Si." Dice, annuendo lentamente. "Va bene. Mi dispiace di averti baciato, ero ubriaco ed è stato davvero, davvero stupido, non succederà più te lo prometto. Ma questo," fa un gesto per indicare loro due, "non funziona più per me."
Louis si congela, il respiro gli si incastra in gola e fa un passo indietro per poter guardare meglio il ragazzo. "Aspetta, cosa?"
Gli occhi di Harry sono duri e freddi quando incrocia il suo sguardo. "Questo. Noi. Qualunque cosa sia, non posso più farlo."
Louis sente la nausea impossessarsi di lui, lo stomaco gli si contorce in modo doloroso; riesce a sentire un senso di insicurezza ed angoscia iniziare a salire dentro di lui. "Perché? Perché me ne sono andato dopo che mi hai baciato? Harry, mi devi un po' più di questo."
Il giovane si lascia scappare una risata amara. "Oh, quindi solo perché scopiamo pensi che io ti devo improvvisamente qualcosa?"
"No, lo penso perché sei mio amico e credo di meritarmi più di questa tua freddezza. Non ti sto chiedendo molto. Cazzo, non puoi semplicemente fingere che non sia successo nulla. Che non sia mai successo nulla."
"Non è quello che facciamo di solito? Onestamente Louis. Non so cosa vuoi da me. Sei così... mi confondi, cristo." Harry scuote la testa, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore.
Il cuore di Louis ora batte più forte e riesce a sentire il rumore di un'automobile fuori, la portiera che si chiude. Non riesce a trovare le parole adatte da dire, per dare un senso a tutto questo. Cazzo.
Il riccio rilascia un respiro pesante e si passa una mano tra i capelli ribelli come fa sempre quando è nervoso, facendo un passo indietro e guardandolo con un'espressione che gli sembra solo stanca. "Non puoi avere tutto, Louis." Dice finalmente prima di voltarsi e salire le scale.
Louis sente i suoi occhi pungere, ma non lo segue.
***
I giorni successivi passano in modo dolorosamente lento, e Louis si sente vuoto. Durante le lezioni Harry si siede lontano da lui e lo ignora completamente. Quando va alla casa accanto e si siede con i ragazzi, Harry cerca di mettere più distanza possibile. Tipo, ora è dall'altro lato della stanza, con le gambe distese sul poggiapiedi; sta guardando qualcosa sul suo cellulare e ogni tanto presta attenzione a ciò che stanno dicendo i suoi amici. Quando prendono posto per cenare, il riccio si siede al lato opposto del tavolo rispetto a dove si trova lui, e chiacchiera normalmente con gli altri - ma non appena Louis si intromette per dire qualcosa, i suoi occhi si incupiscono, diventano distanti e freddi e smette del tutto di parlare. Louis avrebbe di gran lunga preferito che Harry gli urlasse contro o qualcosa del genere. Tutto pur di non essere un fantasma per lui. Ma non fa niente, lui non è niente. E si sente male al pensiero che la loro relazione possa ridursi a questo, al non parlarsi mai più, come se fossero due estranei.
La conversazione a tavola cambia e nessuno sembra accorgersi di nulla. Louis può percepirlo però, fin dentro le sue ossa. Queste sono le conseguenze che si ottengono quando lasci entrare qualcuno nella tua vita, quando gli fai abbattere dei muri che avevi fedelmente costruito, quando li fai diventare importanti prima ancora che loro si rendano conto di esserlo. Riesce a sentire gli spazi vuoti nel suo cuore, quegli spazi che dovrebbero essere riempiti dalla presenza di Harry, e fanno male, perché Harry non vuole più esserci. E si sente completamente svuotato, come se ci fosse una voragine che sta scavando nel suo petto, come se mille lame avessero trafitto il suo corpo, come se non riuscisse più a respirare normalmente.
E beh, se Louis pensava che le cose non potessero andare peggio di così, si sbagliava di grosso.
***
Louis poggia quattro piatti sul tavolo da pranzo, assicurandosi che siano ben puliti e mettendo un coltello ed una forchetta su entrambi i lati. Le tovagliette non corrispondono nemmeno, ma non fa nulla. Apre poi la finestra per fare entrare un po' d'aria fresca. Cazzo, fa così caldo qui. Ha sempre fatto così caldo qui? Forse è perché qualunque cosa abbia cucinato Niall ha provocato un addensarsi di vapore assurdo, e la cappa della loro cucina è rotta, quindi la casa ora sembra un fottuto forno. Nessun altro sembra infastidito dalla cosa però. Zayn indossa ancora la sua giacca di pelle, in realtà. Bene, questo si che è fantastico.
Louis si morde l'interno della guancia, sedendosi al suo posto.
Forse.
Forse è un po' irritato. Perché c'è un posto vuoto a tavola, e sta cercando in tutti i modi di ignorarlo, fallendo miseramente.
***
Dopo la cena, Louis è in cucina, e sta asciugando i piatti in silenzio. Liam ha appena finito di lavarli e ora sta scaricando il lavandino pieno di acqua schiumosa e sporca. Rimette poi a posto tutto mentre Liam prende uno straccio ed inizia a pulire il tavolo.
"Quindi... niente Harry stasera?" Trova finalmente il coraggio di chiedere, sentendosi come se avesse trattenuto il fiato per tutta la sera ed ora avesse ripreso a respirare.
"Uhm," Liam si schiarisce la voce. "Doveva lavorare, alcuni dei bambini a cui lui e Niall insegnano avevano uno spettacolo da fare. Sarebbe dovuto andare anche Niall ma doveva presentare un compito importante che scadeva stasera. Credevo che Harry te ne avesse parlato."
"Oh," mormora piano, quasi ridendo di quanto sia patetico a tentare di convincersi che nulla di tutto questo gli importi. Non ne è sorpreso, non davvero. Ma nonostante ciò, sente comunque una strana fitta traffiggergli il petto.
Improvvisamente, il cellulare di Liam prende a squillare sul bancone ed il ragazzo si pulisce le mani su uno straccio prima di rispondere.
"Ehi amico," lo sente dire, e Louis riesce a percepire una voce maschile dall'altro capo del telefono. Si appoggia al bancone e guarda il suo amico camminare avanti e indietro per la cucina mentre parla "...Ma davvero? Mi sembra una meravigliosa idea! Sono sicuro che ci saremo tutti. Ci vediamo lì." E con questo stacca la chiamata.
"Chi era?" Chiede Louis curioso, sperando che Liam non colga l'irruenza nel suo tono di voce.
Fortunatamente, non lo fa. "Nick. Lui e gli altri vanno a bere qualcosa in un pub stasera."
"Whoa." Dice Niall, apparendo dal nulla. "Serata al pub? Ho appena consegnato un saggio che ha collettivamente ucciso me e i miei bambini non ancora nati. Ho bisogno di bere."
Liam scoppia a ridere. "Perfetto. Ho detto a Nick che siamo d'accordo. Ci manderanno l'indirizzo e li raggiungeremo."
Niall guarda Zayn che ora è al suo fianco. "Devi venire."
Il moro fa un gesto vago con la mano, mormorando un "Ehhh."
"Tu verrai, dolcezza." Niall conclude per lui.
Zayn si acciglia. "Perché devi decidere tu per me, Ni?."
"E' la mia specialità," dice il biondo con un'alzata di spalle. "E tu Tommo?"
Louis ci pensa un attimo. Harry di sicuro sarà presente. E non ce la fa a vederlo stasera, non quando il loro rapporto è ancora incrinato. "Credo che passo per questa volta, devo ancora riprendermi dalla sbronza del tuo compleanno."
Nonostante le proteste iniziali, Louis riesce a convincerli che starà bene a casa da solo. I ragazzi se ne vanno non molto tempo dopo e lui trascorre la serata a guardare commedie romatiche in cui si identifica parecchio perché si, ormai è diventato così patetico.
D'improvviso sente un bussare frenetico alla porta, che lo distrae proprio quando è al punto cruciale di La verità è che non gli piaci abbastanza. I colpi arrivano di nuovo dopo una breve pausa, più insistenti di prima, ed è davvero strano dato che è mezzanotte. Uh.
Spegne quindi la tv e si avvia verso la porta, un mucchio di scenari irrealistici gli passano per la testa - di sicuro è per colpa di tutti gli episodi di Criminal Minds che ha visto - e con un grido d'aiuto già pronto ad uscire dalla sua gola, apre la porta.
Viene investito da una corrente d'aria fredda, ma quando si focalizza sulla persona che si trova all'ingresso di casa sua, il respiro gli si blocca nei polmoni.
"Oh wow, quindi sai che esisto."
Harry fa una faccia strana, le sopracciglia aggrottate. "Cosa?"
Louis sospira esasperato. "Beh, negli ultimi giorni ti sei comportato come se io non esistessi. Davvero adorabile devo dirtelo. Presumo tu sia qui per –– Harry che succede?"
Nella luce fioca della veranda, nota che il giovane lo sta guardando, con la faccia più pallida del solito, gli occhi arrossati e lucidi come se avesse appena smesso di piangere. Sembra fragile e distrutto, ed ha le labbra piegate verso il basso. Louis sente un nodo attanagliargli lo stomaco, un qualcosa di pesante ed intenso si impossessa delle sue membra.
Harry si spinge indietro i capelli arruffati. "Mi dispiace, so che è tardi e che non parliamo da un po' di giorni, ho solo-"
Louis scuote rapidamente la testa. "No, non - non preoccuparti, davvero. Cosa c'è? Cosa è successo?"
Il giovane sembra agitato e si schiarisce la voce. "I ragazzi hanno preso il furgone e a me servirebbe un passaggio, non te l'avrei chiesto se non fosse stato urgente."
Louis non lascia che quella frase lo ferisca, anche perché crede che Harry non avesse davvero intenzione di farlo, quindi annuisce, prendendo le scarpe dall'ingresso e infilandosele. Il suo cuore sta battendo all'impazzata. "Si, certo."
Quando entrano in macchina e Louis esce dal vialetto, si rende conto che non ha la minima idea di dove siano diretti. Si ferma ad un incrocio, le strade sono deserte e silenziose e si gira verso Harry. "Dove ti devo portare?"
Il riccio si lascia scappare un singhiozzo. "E' un viaggio un po' lungo, puoi portarmi alla stazione ferroviaria-"
"Harry."
"A casa." Dice infine. "Devo andare a casa, in ospedale."
Louis si blocca. "Per casa intendi..."
"Doncaster, si."
Louis respira soltanto per qualche istante, il sangue che gli si ghiaccia nelle vene. Ora ha un milione di domande che gli ronzano nel cervello, ma decide di restare in silenzio e non chiedere nulla invece. La sua mano si sposta sulla leva del cambio, inserendo la prima e iniziando a guidare verso la direzione indicata dal giovane.
***
Ci vogliono esattamente tre ore per arrivare a Doncaster, ma a lui sembrano passare anni; non c'è nemmeno traffico a quell'ora della notte, il loro viaggio è illuminato soltanto dalla luce dei lampioni e da un cielo senza stelle. Louis guida in silenzio, seguendo il percorso che conosce ormai come il palmo della sua mano.
Cazzo, che situazione difficile.
Mantiene gli occhi puntati sulla strada, la presa ben salda sul volante; sente il rumore delle gomme che sfrecciano sull'asfalto, sente ogni piccolo fosso che non riesce ad evitare. Sente tutto e si, forse è troppo.
Anche perché, dopo una mezz'ora e dopo tante proteste, Harry si è addormentato. Louis è grato per questo, perché significa che non ci sarebbero state conversazioni imbarazzanti, e anche perché il ragazzo aveva bisogno di riposare dato che era un disastro - un bellissimo disastro. Riesce a sentire il suo respiro. Il giovane ha la testa poggiata contro il finestrino, la sua giacca adagiata sul corpo per proteggersi dal freddo, il suo viso, prima sconvolto, ora è calmo e rilassato. Sembra un angelo.
Per fortuna sta riuscendo a riposare. Louis ne è felice dal momento che, in qualche modo, questa situazione gli sembra molto più delicata. Fragile. E infatti sta guidando con molta calma e tranquillità perché vuole essere attento e protettivo nei confronti di questo ragazzo - questo stupido, ridicolo, disorientante ragazzo per cui Louis sarebbe stato capace di camminare nel fuoco. Beh, non che ora stesse facendo qualcosa di così diverso, dato che per lui stava guidando verso la fonte delle sue ansie, delle sue paure, del suo passato.
Lui non vorrebbe essere qui.
Non vuole pensare a cosa significhi il fatto che abbia lasciato tutto su due piedi e se ne sia andato senza fare domande. Perché in fondo al suo cuore sa già cosa significhi - cosa loro due significhino l'uno per l'altro. Anche se Harry lo odia per motivi che lui ancora non è riuscito bene a comprendere, anche se ogni volta che lo guarda negli occhi gli sembra di tornare indietro nel tempo e questo non fa che aggiungere solo altro dolore nel suo petto. Anche se tutto ciò che vuole fare adesso è allungare una delle sue mani e accarezzare con la punta delle dita le labbra di Harry, per poi scendere lungo la morbida pelle del collo e sfiorare ogni suo tatuaggio, dirgli che andrà tutto bene anche se non sa bene cosa sia successo; vorrebbe prendere un po' del suo dolore e farlo suo, così da alleggerirlo. Forse però. Forse è tutto troppo, alla fine. Forse sono destinati ad essere così. Sembra che in un modo o nell'altro finiscano sempre col litigare.
Anche se. Sono passati anni e sono ancora qui, ancora insieme, in un certo senso. E questo di sicuro significa qualcosa.
***
Louis non permette ai suoi occhi di soffermarsi troppo sui nomi delle strade o sugli edifici fin troppo familiari, tranne che su uno. Si ferma nel parcheggio dell'ospedale, delle luci bianche e fredde li accolgono, e si gira verso Harry, il quale sta ancora dormendo serenamente, l'espressione calma. E' un tale spettacolo che Louis quasi non vuole svegliarlo. Un'ondata di affetto si riversa su di lui così improvvisamente, così dolorosamente, che subito gli posa una mano sulla spalla per scuoterlo delicatamente.
"Ehi," dice piano, sporgendosi un po' per far scivolare la sua mano lungo la pelle calda del collo del giovane, senza lasciarsi soffocare dal contatto, senza lasciarsi sprofondare. "Haz, siamo arrivati."
Harry sobbalza, sbattendo i suoi occhi arrossati che si focalizzano prima su Louis e poi sull'ospedale di fronte a loro. Non piange più ormai, ma dio, ha un'aspetto orribile, come se stesse affondando e non riuscisse a nuotare, non riuscisse a rimanere a galla.
Il ragazzo sospira pesantemente e sembra ancora leggermente disorientato. Scende dall'auto e poi si abbassa per sporgersi dal finestrino aperto, i suoi occhi sono così verdi. "Grazie. Non... non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza." La sua voce è bassa e le parole fanno fatica ad uscire dalla sua bocca. Louis quasi si sente male.
"Starai bene?" Chiede, con voce dolce e morbida.
Harry annuisce, ma i suoi occhi lo tradiscono. "Si. Non ti disturbare ad aspettarmi, prenderò un treno per il ritorno. Grazie ancora."
Louis lo guarda ancora per qualche istante, la sua mente ed il suo corpo sembrano svuotati. Osserva Harry prendere un altro profondo respiro per poi girarsi e dirigersi verso l'entrata. C'è una certa urgenza nei suoi passi e Louis lo guarda finché non scompare completamente dietro la porta scorrevole. Il suo cuore si spezza.
Potrebbe andare a casa adesso, come gli ha detto Harry. Tanto lui starà bene. Andrà tutto bene.
Si, sicuramente.
Louis sospira, trova un posto migliore dove parcheggiare e spegne la macchina. Dio, che cazzo sta facendo? Non sa nemmeno cosa sia successo, ma non pensa di avere molto autocontrollo quando si tratta di Harry - sa che non lo ha.
Entra in ospedale e si dirige alla reception, dove l'infermiera alla scrivania gli dice di aspettare un minuto dato che è al telefono, ed è una buona cosa perché in questo modo ha un momento per pensare.
Che tutto questo abbia a che fare con il misterioso patrigno? O è Gemma? O Anne? Non sa nemmeno quanto seria sia la situazione, ma deve essere per forza qualcosa di grave se il riccio è venuto da lui a chiedere aiuto. Cristo. La sua mente cerca di mettere insieme qualche pezzo, cerca di ricordare un qualche stralcio di conversazione in cui magari Harry gli aveva accennato qualcosa, ma non riesce a trovare nulla che gli faccia capire cosa ci faccia lì.
E poi, con la cosa dell'occhio, lo vede. Nel corridoio alla sua sinistra; è seduto fuori da una stanza su una fila di sedie grigie, ed il petto, lo stomaco e la punta delle sue dita si riempiono di una strana sensazione mentre si affretta a raggiungerlo. E' travolgente.
Harry ha gli avambracci poggiati sulle sue cosce, si sta torturando le dita ed ha lo sguardo basso, sembra così piccolo. E' pallido come sempre, forse anche più di quando lo ha lasciato pochi minuti fa, ed il suo portamento è rigido. Louis si sente titubante e nervoso mentre si lascia scivolare sulla sedia accanto a lui.
Harry non sembra molto sorpreso di vederlo lì. Non lo guarda, ma probabilmente è meglio così. Louis non pensa di riuscire a reggere un suo sguardo in questo momento.
Poi, a bassa voce, il giovane mormora un "non dovevi venire." Ma non sembra molto convinto delle sue stesse parole.
"Si, dovevo." Gli risponde, incapace di mettere una certa forza nella sua voce, perché questa situazione sembra così fragile. Abbassa lo sguardo sulle mani irrequiete del giovane, pervase dall'ansia, e lentamente fa scivolare una delle sue mani su quelle del giovane per far così intrecciare le loro dita. Quasi si aspetta che Harry si ritragga da quel tocco inaspettato, ma invece il ragazzo stringe la mano di Louis, e quest'ultimo si avvicina. "Cosa è successo?"
Harry si asciuga una lacrima solitaria sfuggita ai suoi occhi con la mano libera prima di "Mamma," gracchiare fuori, con tono lento e debole. "E' malata. O - lo era, poi è migliorata, ma sembra non essere durato molto sai? Hanno dovuto portarla d'urgenza qui la scorsa notte."
Louis non ha nemmeno bisogno di sentire sfuggire dalle labbra di Harry quella parola, ma lui lo fa comunque, e anche se ormai ha capito, sente una lama traffigergli il petto quando lo sente dire "Ha il cancro."
Louis si lascia andare ad un profondo respiro, chiudendo gli occhi per alcuni secondi. "Oh, Harry..."
Il riccio ancora non lo guarda, e lui allora gli stringe ancora di più la mano. "Già. E' un bel casino. Le è stato diagnosticato un po' di tempo fa, e la sua vita da allora è stata un via vai da casa all'ospedale per fare mille controlli e cure ma-" inspira, mille emozioni trasudano dalla sua voce, "ma avevano detto che stava meglio, che aveva tempo. Ora è fortunata se le rimarranno sei mesi di vita."
Louis si sente soffocare tutto d'un tratto, sente la gola chiudersi ed il petto farsi pesante.
E poi ––
Harry scoppia a piangere. Louis stavolta se lo aspettava, per quanto male faccia ogni volta vederlo in queste condizioni. I singhiozzi che fuoriescono dalla gola del giovane abbattono ogni suo muro, ogni barriera, e gli ci vuole tutto l'autocontrollo che possiede per combattere contro le lacrime che iniziano a bagnare anche i suoi occhi mentre istintivamente attira Harry verso di sè. Le sue braccia lo avvolgono nonostante le posizioni un po' scomode, ma il riccio si appoggia comunque contro di lui, il corpo scosso e tremante mentre Louis lo abbraccia, stringendolo più che può contro di lui, col cuore pesante e martellante nel petto.
Passa una mano tra i capelli ribelli di Harry , accarezzandoli con dolcezza, desiderando di poter trovare parole adatte alla situazione, ma sa che tutto ciò che riuscirebbe a dire suonerebbe come una bugia, e lui non vuole mentirgli. Nulla di tutto ciò è giusto, questo è tutto quello che riesce a pensare da dire e sa che non è abbastanza. Harry ora ha solo bisogno di piangere, e Louis ha solo bisogno di essere esattamente dov'è adesso. Dov'è Harry.
Lo tiene stretto a sè per minuti che gli sembrano ore, lo lascia piangere, gli fa appoggiare la testa contro il suo petto. Non lo lascerà solo, non ci pensa nemmeno. E dio, il suo cuore sembra impazzito, e anche lui vuole piangere. Si ritrova a pensare ad un giorno, di quasi tre anni fa, in cui si era ritrovato davanti casa di Harry stringendo tra le mani una delle giacche del riccio, quella in pelle scamosciata con una morbida fodera di lana all'interno. Harry l'aveva lasciata a casa sua e lui di certo, in quel periodo, non voleva tenere qualcosa di suo. Bussò quindi alla porta di casa dato che sapeva che il giovane era fuori, e venne ad aprirlo Anne, con un grembiule da cucina avvolto attorno ai fianchi; l'odore di brownies riempiva l'aria e riempì anche le sue narici, e lei lo salutò come faceva sempre, con un sorriso caloroso e materno, invitandolo ad entrare per prendere un tè o rimanere per cena.
Louis non accettò ovviamente, e dal suo sguardo riuscì ad intuire che lei sapeva tutto, ma comunque la donna gli disse che era sempre il benvenuto lì. Non è mai tornato a trovarla però, e cazzo, se ne sta davvero pentendo in quel momento, di quello e di tutte le stupide decisioni che aveva preso in quel periodo.
Ritorna alla realtà e sente Harry respirare lentamente contro il suo collo, il suo corpo sta ancora tremando sommessamente, ma pensa che ormai abbia smesso di piangere quindi allenta la presa, assicurandosi però di intrecciare di nuovo le loro mani, come se avesse paura di lasciarlo andare.
"C'è anche Gemma, è dentro che parla con il dottore." Mormora finalmente Harry, cercando di rendere più ferma la sua voce.
E merda. Gemma. E' passato così tanto tempo dall'ultima volta che l'ha vista; aveva quasi dimenticato come fosse fatta e infatti quasi non la riconosceva nella foto che vide nella stanza di Harry non poco tempo fa.
Il suo sguardo si posa sul profilo del giovane; i suoi occhi color smeraldo sono vitrei, le guance hanno assunto un leggero colore roseo e le labbra sono rosse e gonfie. Il suo cuore perde un battito a quella vista perché nonostante la situazione, nonostante avesse appena finito di piangere, Harry per lui rimane ancora la persona più bella su cui abbia mai posato gli occhi.
"Hai bisogno di qualcosa? Posso andare a prenderti qualcosa da mangiare o-" gli dice, dolce.
"No," risponde il riccio con voce pacata, tirando su col naso. "Voglio solo te, qui con me."
Louis annuisce ma a quelle parole sente il cuore salirgli in gola.
Non sa quanto tempo passi ma rimane fermo dov'è, tenendo stretta la mano di Harry e accarezzando piano col pollice la sua pelle morbida, cercando di dare un senso a tutto quello. Cercando di capire cosa significhi tutto questo per loro. Cosa diventeranno. Cosa succederà. La porta della stanza di fronte a loro si apre, ed entrambi alzano immediatamente lo sguardo quando vedono uscire il dottore, seguito da una ragazza.
Le è familiare. Louis però ricorda dei capelli più scuri; ricorda i pomeriggi passati nel soggiorno di casa Styles, lei che si dipingeva le unghie mentre lui ed Harry giocavano, ricorda i frappè che la ragazza preparava loro in modo che se ne andassero quando sarebbero arrivati i suoi amici. Sembra stare un po' meglio rispetto ad Harry, i suoi occhi sono solo leggermente arrossati, e li sta guardando con espressione confusa. Pian piano deve poi iniziare a riconoscerlo perché quando si sofferma su di lui spalanca gli occhi. Il suo sguardo cade in basso, soffermandosi sulle loro mani intrecciate, per poi tornare sui loro volti.
"Louis Tomlinson?"
Le sorride dolcemente. "Hey, Gemma."
La ragazza rimane in silenzio per qualche secondo, e un senso di preoccupazione pervade il suo stomaco, ma poi il suo viso si addolcisce e gli regala un piccolo sorriso. "Grazie per essere qui," dice Gemma e lui annuisce. La vede poi soffermarsi su Harry, la vede deglutire, e il petto di Louis si stringe perché di sicuro quello non è un buon segno. Il suo viso non lascia trapelare nulla quando si avvicina a suo fratello, accovacciandosi di fronte a lui e poggiando una mano sul suo ginocchio. "Hey tesoro. Stai bene?"
Harry la guarda. "Dillo e basta, Gem."
Lei annuisce, i suoi occhi sono tristi. "Il tumore si è diffuso, ma il dottore ha detto che l'abbiamo portata qui giusto in tempo, sarà in grado di sottoporsi all'intervento e ai trattamenti."
Harry si lascia andare ad una risata amara. "Un altro intervento, scommetto che ne sarà felice."
Gemma lo guarda con comprensione. "Abbiamo ancora un sacco di tempo, va bene? Solo, non sparire di nuovo, per favore."
Un dolore acuto si insinua nel petto di Louis a quelle parole, e si gira per guardare Harry, il quale però sta ancora guardando sua sorella. "Che mi dici di Chris? Ha intenzione di rimanerle a fianco durante tutto questo o è già scappato a gambe levate?"
Gemma sospira, ma la dolcezza nella sua voce non sparisce quando parla. "Era in Asia per una conferenza di lavoro, ha preso il primo volo che ha trovato ed ora è in viaggio. Lui la ama Harry, so che le cose sono difficili tra voi due ma lui la ama davvero, e sono sicura che voglia bene anche a te."
Il riccio distoglie lo sguardo, e quando è chiaro a tutti che non ha intenzione di dire più nulla, Gemma si alza di nuovo in piedi. "Sta riposando ora, ma puoi entrare e andare a vederla se vuoi. Io vado giù al bar perché sto morendo di fame, starai bene?"
Harry annuisce lentamente, esausto.
Gemma allora riporta il suo sguardo su Louis. "E' bello vederti, Louis."
Louis le sorride in risposta e poi la vede allontanarsi, quindi riporta la sua attenzione su di Harry, il quale sembra stare ancora peggio di prima.
Sta respirando in modo pesante, ha gli occhi gonfi e lo sente rabbrividire per non sa quale motivo, e lui lo osserva con attenzione, pensando all'ultima volta in cui lo ha visto piangere in quel modo. Questo è diverso da quando ha pianto subito dopo averlo baciato, gli ricorda quasi... quel giorno di tanto tempo fa - le parole 'sono tuo amico - non ho mai voluto farti del male' - si ripetono nella sua mente. Darebbe qualsiasi cosa pur di farle smettere. Non vuole pensarci. Non ora.
"Ciò che non ti uccide ti rende più forte, vero?" Dice Harry, rilasciando un lungo respiro mentre posa lo sguardo sulla porta della stanza dov'è sua madre. Gli sembra terrificante dover entrare davvero lì, non vuole farlo, tuttavia si alza quando lo fa anche Harry ed insieme entrano nella stanza.
Il suo petto si stringe in una morsa quando la vede, e accanto a lui può avvertire che Harry abbia letteralmente smesso di respirare. E' sdraiata su quel letto d'ospedale, e sembra la stessa, Louis pensa, più pallida forse - ricorda che la donna aveva sempre la pelle di un colore così acceso e roseo - i suoi zigomi sono molto più prominenti, ma sembra così tranquilla, serena, anche se è attaccata ad un mucchio di macchine. Il suo petto si alza e si abbassa lentamente.
Harry si avvicina pacato, con esitazione, e quel momento gli sembra così fragile.
Ci sono due sedie accanto al letto e lo vede prendere posto su una di esse, i suoi occhi non si allontanano nemmeno per un secondo da sua madre, e quindi Louis si fa coraggio e va a sedersi sull'altra. Harry subito fa combaciare nuovamente le loro mani, mentre l'altra va a stringersi a quella di Anne.
"Sono quasi morto quando avevo diciotto anni," dice Harry improvvisamente, e Louis lo guarda. C'è un senso di leggerezza nella sua voce ora, una cosa che prima non c'era. "Eravamo in macchina, fermi ad un incrocio, e stavamo ridendo di qualcosa alla radio, e l'auto davanti alla nostra è stata investita da un guidatore ubriaco, ed è stato tutto così veloce, e rumoroso, e c'era un sacco di sangue sparso sulla strada e tutti in quella macchina sono morti mentre noi ce la siamo cavata solo con qualche graffio dato che l'auto ci ha solo tamponato."
Louis lo guarda con un'espressione accigliata sul viso, il respiro gli si è congelato.
"In realtà lo ricordo bene quel giorno," continua il riccio, "Perché io e te avevamo avuto una discussione nella classe di teatro per qualcosa di stupido e inutile e finimmo in punizione. Ricordi? Aiutammo i bidelli a ripulire l'aula dopo l'orario di fine delle lezioni. Giuro che volevo prenderti a pugni." Nonostante tutto, un piccolo sorriso si fa spazio sulle sue labbra.
"Quindi quello che stai dicendo è," inizia Louis, la voce gentile, "che ti ho salvato la vita?"
Harry ridacchia e Louis sente un piccolo senso di sollievo prendere possesso delle sue membra. Gli è mancata così tanto la sua risata. "Ti piacerebbe," dice, con le fossette in bella mostra che però spariscono dopo pochi secondi, e sente la presa sulla sua mano stringersi ancora di più. "Non lo so... era solo tutto, era così surreale. Sono cose che speri non ti accadano mai, sono esperienze che ti portano faccia a faccia con la morte. E ricordo di aver pensato 'almeno è stato veloce, almeno non hanno sofferto.' Deve essere stato di sicuro migliore di questo, della lenta attesa... sempre in attesa."
"Mi dispiace così tanto, Harry." Dice sottovoce, mille emozioni che si fanno spazio nel suo corpo.
"Dio, non iniziare a scusarti. Sei l'unica persona che voglio accanto a me in questo momento."
Il cuore di Louis fa una capriola. "Perché sei stato in giro per il mondo per un anno intero?" Chiede dal nulla. "Voglio dire, ho pensato tu fossi in quella fase in cui vai alla ricerca di te stesso, ma credo ci sia molto di più sotto."
Il viso del giovane si contorce di una strana espressione che non riesce bene a decifrare perché sparisce non appena inizia a parlare. "Abbiamo scoperto del cancro quasi due anni fa," dice, la sua voce è bassa. "Mamma doveva stare per giornate intere in ospedale, Gemma era quasi sempre all'università quindi c'eravamo solo io ed il mio patrigno, Chris. Non siamo mai andati molto d'accordo o forse... o forse semplicemente non ho voluto provarci più di tanto. Ero così arrabbiato e lui continuava a dirmi che dovevo andare all'università o che dovevo trovarmi un lavoro e dubito sia stato felice nello scoprire che fossi gay. E semplicemente mi sono sentito abbandonato da lei, da mia madre. So che è fottutamente egoista e terribile, ma l'ho incolpata per avermi lasciato da solo con lui," si gira per guardarlo. "Riesci a crederci? Si è ammalata ed io l'ho incolpata."
Louis a quel punto col pollice accarezza piano la sua mano, disegnando dei cerchi sulla pelle, cercando di fargli capire che lui è qui. Riesce a vedere sul viso di Harry quanto si senta in colpa, quanto sia triste, e dio, non credeva possibile che il suo cuore potesse sentirsi così pensante, come se un macigno lo stesse schiacciando, impedendogli di battere a dovere.
Harry riporta lo sguardo su Anne. "Così me ne sono... semplicemente andato. Ho viaggiato in giro per il mondo, ho incontrato Niall e... ho pensato che se mi fossi allontanato da tutto allora sarebbe stato meglio per me e per la mia famiglia. E poi lei si è ripresa ed io... ho pensato che quindi le cose stessero andando bene senza di me. Ero a Los Angeles con Niall quando Gemma mi chiamò dicendo che era tornata a casa, ma io... non sono andato. Non potevo tornare indietro. Le ho persino scritto delle lettere, ma non le ho mai inviate. E quando sono tornato a casa, sono rimasto da Niall e sono a malapena andato a trovarli perché mi... mi vergognavo di come avevo gestito le cose. Ero ancora arrabbiato con lei e arrabbiato con lui, Dio. Penso che non mi perdonerò mai per questo."
Louis districa la sua mano dalla presa di Harry per poi lasciarla scivolare dietro la sua nuca, accarezzandogli lentamente i capelli ribelli alla base e la pelle liscia, beandosi di quel contatto. I suoi capelli sono così morbidi, la pelle calda e setosa. "Harry io..." fa una pausa, sta per abbattere completamente tutti i suoi muri. E' solo che, Dio, a lui importa così tanto di questo ragazzo, non lo credeva più possibile, e invece poi è arrivato lui - di nuovo - con i suoi stupidi capelli ricci e gli occhi assurdamente verdi e le gambe lunghe e il sorriso più splendente del sole e gli ha fatto tornare la speranza, ed è riuscito a entrare sotto la sua pelle. "Non voglio che tu ti senta in questo modo. Tu sei sempre lì ad incolparti e ad odiare te stesso da non renderti conto di quanto tu sia fottutamente meraviglioso, Haz. Sei tutto. E la tua famiglia non ti incolpa di nulla, io non ti incolpo di nulla. Vedrai che le resterà molto più tempo di quanto credi e riuscirete a parlare e potrai dirgli tutto ciò che senti. E sappi che io sono qui Harry. Noi ce la faremo. Supereremo tutto."
Louis impiega giusto un secondo per capire cosa ha appena detto.
Noi ce la faremo.
Noi.
Anche Harry deve notarlo, perché si gira a guardarlo e c'è un barlume di qualcosa dentro ai suoi occhi, mescolato con la tristezza. Lascia andare un lungo respiro, e con esso sembra sparire anche la tensione che si sono portati dietro per tutta la settimana.
"Hey," la voce di Gemma risuona dietro di loro mentre entra nella stanza, tra le mani un paio di sandwich. "Ve ne ho preso uno ciascuno, se vi va-"
"Um, grazie ma," Harry si alza in piedi e Louis lo imita. "Ce ne stiamo andando."
Louis incontra il suo sguardo. "Harry, possiamo restare-"
"No, tornerò un'altra volta. Non ci riesco adesso." Dice frettolosamente. "Per favore Lou, voglio andarmene."
Lancia ad Harry un'altra occhiata, per essere sicuro sia davvero ciò che vuole, e poi annuisce. "Va bene."
Gemma sorride loro come se capisse, ed Harry la stringe in un abbraccio, mormorandole un arrivederci e promettendole che tornerà non appena si sentirà pronto. La ragazza abbraccia anche Louis.
"Giurami che ti prenderai cura di lui." Gli sussurra in un orecchio, cercando di non farsi sentire dal fratello.
Louis si irrigidisce per un secondo, ma poi pensa a quanto il sorriso di Harry gli scaldi il cuore, a quanto ormai questo ragazzo sia diventato parte fondamentale della sua vita, quindi annuisce.
"Lo farò."
***
Tornano a casa quando ormai è quasi mattina, il cielo è di un azzurro tenue e i raggi del sole colorano le nuvole di un delicato rosa, donando loro uno spettacolo meraviglioso. La situazione non è molto diversa rispetto al viaggio d'andata, a parte il fatto che ora Harry è sveglio. Non parla molto però, solo qualche parola biascicata qui e là; dice a Louis che non ha fame quando quest'ultimo si offre di fermarsi ad una stazione di servizio per mettere qualcosa sotto i denti e poi fa un commento su una canzone alla radio. Non è molto, ma è qualcosa, e Louis ha ormai imparato che a volte deve farsi bastare quello che gli viene offerto, anche se non è ciò che si aspetta, anche se riesce a sentire il peso di tutto ciò che prova Harry in questo momento e cazzo, è schiacciante.
Sente anche un senso di colpa iniziare a farsi largo nella sua mente, perché sa che le sue sorelline si sarebbero arrabbiate a morte se avessero saputo che era tornato in città senza fermarsi a salutarle. Ma sa anche che non sarebbe stato in grado di gestire tutte quelle emozioni in una sola notte. Un solo dramma familiare è abbastanza per lui.
Quando finalmente tornano nel loro quartiere, Louis parcheggia l'auto nel vialetto della casa dei ragazzi nel caso in cui Harry volesse subito correre dentro per riposare. Il riccio però gli fa un cenno come per dirgli di entrare con lui e quindi i due scendono dalla macchina e si dirigono spediti in cucina, dove Louis prepara del tè caldo per entrambi, notando l'assenza degli altri ragazzi; forse stanno dormendo o forse sono ancora in giro, ubriachi. Niente di tutto ciò però è importante in questo momento, perché sta pensando ad Harry, e ad Anne. Sta pensando anche alla sua famiglia, a come si sia allontanato da loro e a come pian piano li sta perdendo.
Si siede al tavolo del salone accanto ad Harry, sistemando la tazza bollente proprio di fronte a sè. Non parlano, il che probabilmente è meglio; il riccio si limita a fissare la tazza di tè fumante, prendendo ogni tanto dei piccoli sorsi, respirando lentamente, e lui lo guarda.
Sembra che ci sia un universo tra di loro. Ogni volta che si avvicinano succede qualcosa che allunga la distanza, rendendo ogni cosa più difficile, rendendo a Louis più difficile arrivare ad Harry. C'è troppo di mezzo, e quella distanza sembra diventare sempre più grande, sempre più permanente, e fa fottutamente male. E sa che ciò che è successo stanotte è troppo, e sa che si avvicineranno ancora di più perché hanno condiviso qualcosa di davvero importante, ma lui non può innamorarsi di Harry. Non può.
Ciò che lo tormenta ancora di più è che non sa cosa farà quando dovrà lasciarlo andare. Harry è bellissimo e meraviglioso; alla fine di sicuro troverà qualcun altro, qualcuno che potrà dargli tutto ciò che lui non può, qualcuno che non ha odiato per tre anni, che non gli ha fatto del male come gliene ha fatto lui. Merita qualcuno che possa gridare al modo quando tenga a lui, cosa che Louis non riusciva ad ammettere nemmeno a se stesso, nemmeno quando erano ancora giovani e stupidi. Merita qualcuno con cui non ha condiviso con lui tutti quei bei momenti a scuola, quando erano felici, quando niente sembrava importare tranne loro, prima che sua madre si ammalasse, prima che Louis rovinasse tutto.
Non doveva andare così, doveva essere facile stavolta, e invece si sta affezionando troppo e non riesce a fermarsi. Perché Harry è di tutto un po' di più. Harry è il raggio di sole che ti riscalda anche nelle giornate più nuvolose, è la tazza di tè caldo che bevi ogni mattina e che ti riscalda le membra, è il sorriso luminoso che ti fa battere il cuore, è la brezza leggera che ti rinfresca quando fa troppo caldo, è vedere il tuo film preferito con una ciotola del tuo cibo preferito in grembo, è tutte le stelle e le galassie e le costellazioni messe insieme, anzi molto di più perché lui risplende più di ogni cosa. Cazzo. Deve farsi passare questa infatuazione, deve ricomporsi prima che sia troppo tardi, non importa quanto facilmente Harry sia diventato una figura fondamentale nella sua vita. Però ha fatto una promessa a Gemma, e vuole mantenerla. Ma devono prima cercare di risolvere tutto, tutto ciò che hanno in sospeso. Questo però di certo non è il momento.
Ha quasi finito il suo tè quando la porta d'ingresso si spalanca, e forti chiacchiere e risate invadono la stanza, la piccola bolla in cui si erano isolati scoppia improvvisamente. Louis però tiene i suoi occhi incollati ad Harry, non riuscirebbe a distogliere lo sguardo adesso nemmeno se ci provasse.
"Hey," gli dice piano prima che i ragazzi invadano la cucina. "Stai bene?"
Il giovane annuisce. "Si, sto bene."
Louis non gli crede del tutto, ma si gira comunque verso i suoi amici quando questi irrompono nella stanza. Sono incollati gli uni agli altri, il braccio di Niall è agganciato alle spalle di Zayn, quest'ultimo invece è appeso al braccio di Liam e sta indossando la sua felpa, e sono tutti troppo ubriachi per notare gli occhi gonfi di Harry o le occhiaie scure di Louis, quindi li salutano per poi gettarsi sul divano. E' uno spettacolo piuttosto divertente.
"Merda. Qualcuno ha pagato il taxi?" Chiede Liam, biascicando le parole contro il cuscino.
"Io. Penso di aver pagato fin troppo però." Risponde Niall, vagando per la stanza. "Tommo!" Urla, avvicinandosi a lui e schioccandogli un bacio sulla guancia. E puzza davvero davvero tanto di alcool.
Il biondo barcolla poi verso Harry e si posiziona dietro di lui, avvolgendogli le braccia intorno alle spalle. "Cosa state facendo ragazzi?"
Louis a quel punto controlla l'ora. Sono quasi le nove. Non si era reso conto fosse passato così tanto tempo.
Harry comunque non risponde alla domanda dell'amico, arriccia soltanto il naso. "Gesù. Ma cosa avete bevuto?"
Niall ghigna. "Un po' di tutto probabilmente. Vado a dormire ora," dice, per poi sparire oltre le scale.
Liam e Zayn si sono addormentati abbracciati sul divano, e Louis si gira a guardare Harry, notando gli occhi stanchi del ragazzo, la spossatezza evidente nei suoi lineamenti.
"Vai a letto, Haz." Dice, allungano una mano per appoggiarla su quella del ragazzo, accarezzandola dolcemente. "Dovresti davvero dormire anche tu."
Il giovane lo guarda con sguardo contemplativo, aggrottando le sopracciglia. "Dovresti anche tu."
"Non sono stanco."
"Per favore." Dice il riccio, con voce rotta. "Per favore, non voglio rimanere da solo."
Cazzo.
"Okay."
Si dirigono quindi nella stanza del riccio e scivolano sotto le coperte del suo letto, ancora vestiti, e Louis sente il cuore esplodergli nel petto. Questo è temporaneo, si assicura di ricordare a se stesso, tutto è temporaneo. E le ultime ore sono stata una prova sufficiente. Ma solo per oggi - solo per oggi starà con Harry, gli darà conforto, e lascerà che il domani sia incerto. Può farlo. Gli altri comunque di sicuro non si sveglieranno mai prima di lui, quindi lascia che il giovane si avvicini al suo corpo e si sistemi tra le sue braccia, respirando contro le sue clavicole mentre le sue mani si posano sulla sua schiena.
Un altro fremito nel suo petto.
Non si è mai sentito così prima d'ora, e sa che forse è a causa di tutto quello che è successo, sa che Harry ha bisogno di qualcuno, eppure. Wow.
Ascolta il respiro lento e cadenzato del giovane tra le sue braccia, osserva il suo petto che si alza e si abbassa, guarda il suo viso rilassato, i riccioli che gli ricadono davanti agli occhi. Sembra così giovane. Louis sente una sensazione travolgente nel petto, e si sente inutile perché non c'è niente che possa fare per migliorare la situazione, per rendere di nuovo Harry felice. Quella sensazione si deposita poi nella fossa dello stomaco e nella parte posteriore della sua mente e se chiude gli occhi, non farà altro che accrescerla.
Dopo una notevole quantità di tempo passato a restare sveglio e a guardare Harry, Louis si alza con cautela dal letto, facendo uno sforzo immane per cercare di non svegliare il piccolo angelo addormentato, ed una volta riuscito si gira verso di lui e gli tira la coperta fin sopra le spalle. In punta di piedi si dirige al piano di sotto, sorpassando i ragazzi addormentati sul divano e camminando verso la cucina.
Vuole preparare qualcosa di buono per Harry, vuole renderlo almeno un po' felice. C'è un solo problema. Non sa cucinare. Ci prova anche, perché vorrebbe sorprendere il riccio, ma finisce col distrarsi, e aveva lasciato il fuoco troppo alto e dopo un po' in cucina non è rimasto altro che del fumo ed una padella nera e giura a se stesso di non mettere mai più le mani ai fornelli. Afferra quindi le chiavi e si dirige verso la porta.
Quando ritorna mezz'ora dopo con dei sacchetti del McDonalds, trova la casa ancora addormentata e tutto è tranquillo. Posa le buste sul bancone della cucina e si precipita al piano di sopra. Fa una doccia veloce, sciacquando via la spossatezza delle ultime ore, premendo la fronte contro le fresche piastrelle del bagno e stringendo gli occhi mentre l'acqua calda scivola sul suo corpo. Torna poi nella stanza di Harry, trova i suoi jeans e poi afferra una delle magliette pulite del riccio, lasciando cadere l'asciugamano sul pavimento per vestirsi.
Sente poi un fischio. "Bella questa visuale da appena sveglio."
Si gira di scatto per vedere Harry steso ancora a letto ma appoggiato sui gomiti, e sta sogghignando mentre lo guarda. Louis non riesce nemmeno a formulare una risposta quando vede gli occhi del giovane soffermarsi sul suo corpo più del dovuto, scivolando pian piano verso il basso; in verità, non riesce a pensare a nulla, è soltanto felice di vederlo sorridere di nuovo. Gli era mancato così tanto quel sorriso.
"Hey. Sguardo in su." Dice, indicando il suo viso.
Harry fa una smorfia e Louis alza gli occhi al cielo, voltandosi per nascondere il suo sorriso mentre continua a vestirsi. Il riccio gli sembra già più felice rispetto a prima, il che è una cosa buona, è già qualcosa, e lui si farà bastare questo per ora.
"Hai fame?" Gli chiede quando ormai è completamente vestito. Il giovane annuisce impazientemente e scende dal letto ed insieme si dirigono al piano di sotto.
Entrano in cucina e Louis si avvicina al bancone dove aveva precedentemente lasciato le buste del McDonalds, iniziando a scavarci dentro.
"Wow, vero cibo da re?" Chiede Harry.
"Solo il meglio per te," dice Louis, allungando al giovane la busta col suo cibo. "Allora, so che non sei vegano ma comunque cerchi di mangiare sano, quindi ti ho preso una ciambella e uno di quei sacchetti di fette di mela perché sei un bambino."
Harry gli sorride, praticamente raggiante, mordendosi il labbro inferiore mentre afferra la sua busta, e c'è un barlume di qualcosa nei suoi occhi. Il suo cuore salta un battito. "Beh, gentile da parte tua." Non c'è del sarcasmo del suo tono, solo tanta dolcezza.
Si fermano un attimo, in piedi l'uno vicino all'altro, e si guardando scambiandosi dei sorrisi tranquilli, felici e riconoscenti. Louis lascia che il suo sguardo scivoli sul viso di Harry, accarezzandogli con gli occhi tutti i lineamenti per poi soffermarsi sulle sue labbra.
Il momento è, tuttavia, interrotto quando Niall irrompe in cucina.
"Oh mio Dio, sono buste del McDonals quelle?" Quasi urla, prima di trasalire al suono della sua stessa voce, per poi venire colpito da uno dei cuscini del divano che Liam gli lancia contro.
"Chiudi il becco, Ni." Grugnisce il ragazzo, alzando leggermente la testa per lanciare uno sguardo truce al loro amico irlandese prima di guardare poi Louis. "E' davvero McDonalds quello?"
Louis ridacchia, indicando loro le buste prima di agguantare le frittelle di patate. "Servitevi pure."
Si prepara un'altra tazza di tè, osservando Niall afferrare con fare famelico le buste per poi prendere posto sul divano tra gli altri due, Zayn che geme infelicemente con la testa ancora sepolta tra i cuscini mentre Liam si alza ed accende la tv. Harry invece trascina fuori Louis una volta che il suo tè è pronto, e si siedono sulle sedie a sdraio nel cortile, lasciandosi accarezzare dalla brezza mattutina.
"Non dovevi disturbarti a compare la colazione, Lou. E' stato davvero carino da parte tua."
Louis ridacchia. "Beh, all'inizio non dovevo. Lo scoprirai quando vedrai la padella bruciata che ho nascosto da qualche parte in cucina. Non dirlo a Niall."
Harry ride, leggero e roco e Louis si sente stordito. "Aspetta, Louis Tomlinson che cucina? Follia!"
Lui sbuffa e gli tira un colpetto sulla spalla. "Sei il peggiore."
"No, davvero. E' stato stranamente dolce da parte tua."
"Ho solo pensato che tutti ne avessero bisogno."
I lineamenti del giovane si ammorbidiscono, le labbra rosse che si estendono in un dolce sorriso. "Si. Hai ragione, io ne avevo davvero bisogno. Quindi grazie."
"Quando vuoi." Louis sorseggia il suo tè, che è ancora troppo caldo e gli fa bruciare il retro della gola. Quando Harry finisce di mangiare, entrambi decidono che sta iniziando a fare troppo freddo e quindi tornano dentro, trovando un piatto di pancakes mezzo mangiato sul tavolo accanto a Zayn che si è già riaddormentato, con un grande piumone poggiato sul corpo, le gambe distese sulle ginocchia di Niall, e Liam accanto a loro, a metà tra il guardare le repliche di Downton Abbey e l'addormentarsi. E poi inizia a piovere.
E' uno di quei giorni, Louis decide. Uno di quei giorni in cui ha bisogno di trascinare giù un materasso da una qualsiasi camera da letto, arrotolarsi nelle coperte a guardare film e smettere di pensare al mondo che lo circonda per un momento; il tempo è una merda e tutti si sentono da schifo quindi quello è il giorno perfetto. Decidono allora di prendere il materasso di Liam, dato che la sua è la stanza più vicina, e lo trascinano nel bel mezzo del salotto, poggiandolo tra il divano e la tv; Harry invece porta una moltitudine di trapunte e coperte dal suo letto e li poggia sul materasso, sorridendo poi a Louis.
Il riccio si stende, appoggiandosi su due morbidi cuscini portati da Niall, e Louis si sdraia accanto a lui, lasciando però uno spazio abbastanza copioso tra di loro. Deve rimanere così, pensa Louis, dovrebbe essere così sempre. E farà di tutto per farselo bastare.
***
Harry dorme quando Zayn da un colpetto alla spalla di Louis. Anche Niall e Liam stanno dormendo, e sembrano stare scomodi data la posizione in cui sono, ma decidono di non svegliarli. Il cielo è scuro, è passato ormai un po' di tempo dal tramonto, solo la luce della tv illumina la stanza buia, e Louis si è rifiutato di chiudere gli occhi e dormire, perché è sicuro che si sarebbe accoccolato contro il riccio durante il sonno e di certo non voleva farlo mentre erano di fronte agli altri, non era pronto a spiegare nulla.
"Possiamo andare a casa?" Chiede Zayn, ancora mezzo assonnato.
Louis annuisce, sentendosi un po' sollevato perché finalmente uscirà da quella casa. E' difficile essere così vicino ad Harry e non poterlo toccare, sfiorare. Allontanarsi da lui è probabilmente una buona cosa.
Senza fare troppo rumore, si alza dal materasso ed insieme escono dalla porta principale per dirigersi a casa loro.
Zayn sbadiglia quando entrano, nonostante abbia passato l'intera giornata a non fare nient'altro se non sonnecchiare, e si stiracchia allungando le braccia sopra la testa. "Tutto bene amico? Tu ed Harry sembrate stare bene adesso."
"Si. Abbiamo risolto, credo. Penso che d'ora in poi staremo bene."
Zayn gli sorride stancamente, e anche Louis sente improvvisamente un'ondata di stanchezza impossessarsi delle sue membra. Vede il suo amico dirigersi di sopra, probabilmente nella sua stanza, e lui sta per seguirlo quando sente un leggero bussare alla porta. Quasi si lascia scappare un grugnito esasperato, prima di decidere che sarebbe stato meglio tenerselo per sè.
Apre la porta e, con sua grande sorpresa, si ritrova Harry Styles sulla soglia di casa, illuminato dal chiaro di luna.
Si ferma un attimo, poi si sposta per farlo entrare. Lo ha appena visto, è vero, ma Louis pensa che non si stancherà mai di lui, e questo è sicuramente un problema. Harry sembra già più riposato, meno teso, ma lui sa che tutta questa situazione lo farà soffrire, in un modo o nell'altro. E poi un'altra cosa lo colpisce; come se fosse successo qualcosa nei pochi minuti in cui sono stati lontani.
"Harry, tutto okay?" Chiede, quasi senza fiato. Merda.
Il giovane sorride timidamente, passandosi le dita tra i capelli. "Si. E' tutto okay. Volevo solo... volevo ringraziarti ancora, non ho avuto la possibilità di farlo prima."
Louis lo guarda con un affetto che non credeva di possedere. "Lo hai fatto già abbastanza, non è un problema, Haz."
Il riccio scuote la testa, guardando verso il basso. "Lo è però. Ti ho trascinato fuori da casa tua nel bel mezzo della notte e ti ho chiesto di guidare per tre ore per tornare nel luogo che abbiamo entrambi cercato di evitare per tutto questo tempo, e tutto ciò dopo... dopo che ti ho ignorato per giorni e merda," soffoca una risata, incontrando di nuovo i suoi occhi, "Probabilmente sono ancora più patetico di quanto tu pensassi inizialmente."
"No, non sei affatto patetico." Dice subito. "Non so perché continui a pensare questo di te stesso, ma devi smetterla. E... non l'ho fatto solo perché, cazzo, mi sentivo male per te o qualcosa del genere. Avevi bisogno di me. E questa è la ragione che mi ha spinto a fare ciò che ho fatto."
C'è qualcosa di illeggibile negli occhi di Harry, ma il suo sguardo è profondo e lui sa cosa significa.
E' reciproco, davvero, quando si avvicinano, le mani di Harry che vanno a posarsi sui suoi fianchi mentre le sue si allacciano al retro della nuca del riccio. Le loro fronti si toccano per prime, poi i loro nasi e poi, finalmente, le loro labbra. Premono teneramente l'una sull'altra e, per un momento, Louis dimentica tutto il resto, come se tutto il dolore venisse risucchiato nel vuoto, come se avesse aspettato solo questo momento. Risentire la morbidezza delle labbra del riccio sulle sue è una sensazione che lo fa tremare da capo a piedi. Si baciano dolcemente e lentamente, e le mani di Harry si stringono ancora di più sui suoi fianchi; Louis sente l'elettricità nell'aria, fuochi d'artificio gli esplodono nella testa quando la lingua del giovane si fa spazio tra le sue labbra per incontrare finalmente la sua e cazzo - è perfetto. Harry sa esattamente come baciarlo e questa è solo la seconda volta. Le sue mani si stringono ai riccioli alla base della sua nuca, tirandoli leggermente, e sente il giovane gemergli dentro la bocca e oh dio, per fortuna lo sta tenendo perché è sicuro che sarebbe capitombolato da un momento all'altro.
Troppo presto, il riccio si allontana, le sue mani scivolano via dai suoi fianchi, ma lui riesce ancora a sentire il calore di esse indugiare lì. Si guardano negli occhi, verde nel blu, cielo e terra, e Louis può sentire ogni centrimetro della sua pelle formicolare di una strana sensazione; non sa se l'ha mai provata prima d'ora, non è una sensazione comune ma non è del tutto... spiacevole.
"Ci vediamo domani?" Dice il riccio, facendo un passo indietro, e gli sembra molto più tranquillo - molto più a suo agio di quanto non fosse la prima volta che si sono baciati.
Louis annuisce, appoggiandosi allo stipite della porta, uno stupido sorriso sul volto. "Non comportarti di nuovo in modo strano con me."
Harry alza gli occhi al cielo e sorride imbarazzato, affondando le mani nelle tasche della giacca. "Non so proprio di cosa tu stia parlando."
Louis sorride e lo guarda allontanarsi ed entrare in casa. Dopo aver fatto una delle sue tipiche tazze di tè, si dirige finalmente nella sua stanza per dormire per la prima volta dopo quasi due giorni.
Ha due messaggi da parte di Harry quando controlla il telefono.
Harry: in tutta serietà però, mi dispiace che le cose siano andate così tra di noi. Non sono... lo sai... stato con nessuno 'intimamente' in questo ultimo periodo della mia vita, e siamo io e te e noi e le cose sono strane ma allo stesso tempo così piacevoli, e non sapevo come gestire il fatto che tu te ne fossi andato subito dopo avermi baciato. Mi fai provare cose che vorrei non provare per te perché fattelo dire, sei proprio un fottuto idiota. E te lo dico col cuore in mano.
Harry: inoltre, ti odio e questo non è mai successo.
Louis sorride come un imbecille davanti al telefono.
Louis: ti odio anche io. Tanto. (E sarebbe fantastico se tu domani non mi trattassi come se non esistessi, grazie.)
La risposta è quasi immediata, e questo lo fa sorridere ancora di più.
Harry: non lo farò, ti tratterò alla stessa vecchia maniera.
Louis: ci ho ripensato, ignorarmi potrebbe non essere così male dopotutto.
Harry: è un peccato. Ora vai a fare il tuo riposino di bellezza, dio solo sa quanto ne hai bisogno.
Louis mette giù il telefono e si gira di lato, sorridendo contro il cuscino.
Pensa –– anzi spera, che questo possa far sistemare magicamente le cose tra di loro, e chi lo sa, forse riusciranno a superare il tutto indenni, e lui riuscirà a salvaguardare il suo cuore.
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So let's cross the lines we lost (Italian Translation)
FanfictionLouis vive una vita non così tranquilla in un quartiere non altrettanto tranquillo. L'inizio dell'università doveva essere una cosa facile per lui, un nuovo inizio, ciò fino a quando non scopre che il suo nuovo vicino di casa è Harry Styles, e loro...