Cap 7

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Il funerale fu straziante e parteciparono tutti i dipendenti della ditta compresi il sig. Aldo e Giulio Rossi .

Mi sentivo sola fra centinaia di persone , sola in un mondo che era stato così buono e così crudele con me.

Sola nella chiesa di quel Dio che mi aveva privato della cosa più bella che mi aveva dato.

Tornammo a casa e ci addormentammo tutti e tre abbracciati nel mio letto con gli occhi gonfi e asciutti , avevo terminato fino all' ultima lacrima.

I miei figli mi osservavano con lo sguardo perso non capendo cosa sarebbe cambiato nella nostra vita.

Presi tutte le mie ferie e sarei così rimasta a casa un mese per assemblare i pezzi di un puzzle a cui ne mancava uno.

Credevo di non farcela , da sola con tre bambini, un mutuo da pagare ed un solo stipendio.

Sarei tornata in quella ditta senza la protezione di Franco , era come entrare nella gabbia del leone senza cibo da una settimana.

Cercai di guardarmi intorno alla ricerca di un' altra occupazione , possibilmente più redditizia dell' attuale, ma soprattutto senza sentire il fiato al collo di Aldo.

La crisi economica aveva costretto molte ditte a chiudere ed altre a licenziare il personale considerato superfluo , avevo bussato la porta in cerca di occupazione ovunque dedicando giornate intere alla ricerca, alcuni mi proponevano orari sovrumani remunerati ancor meno di ciò che mi pagavano adesso.

I mie genitori mi furono molto vicini specie con i bambini e spesso aiutavano come potevano anche economicamente, Maria era diventata molto più responsabile e protettiva nei miei confronti e non chiedeva nulla di materiale da me ,ma solo un sorriso ,un abbraccio ,un bacio.

Il mese passò in fretta e dovetti tornare al lavoro.

Tornare lì e non vederlo era un'altro passo che sarei stata costretta a fare , l' accoglienza fu premurosa ma composta da tutto il personale e le mie due amiche Anna e Maria mi abbracciarono forte dandomi coraggio ,da lontano il sig. Aldo mi salutò alzando una mano, mentre il sig. Giulio mi dissero che era in Bulgaria per lavoro.

Ero entrata nella routine casa-lavoro-casa e metabolizzavo il mio dolore dopo la perdita di Franco lentamente.

Erano trascorsi sei mesi ,a stento riuscivo a pagare tutto , non potevo permettermi neanche una pizza fuori con i miei figli , ma andava bene lo stesso.

Cercavo di fare anche gli straordinari per qualche centinaio di euro in più .

Una sera eravamo rimasti a lavoro fino alle 22 insieme ad Anna e Maria, fuori i loro mariti le aspettavano ,visto l' orario per andare a casa , io mi incamminai verso la mia Golf bianca .

<< maledizione dove cavolo sono le chiavi?>>

Forse mi erano cadute prendendo la borsa, tornai indietro a cercarle ma niente erano come sparite.

Poi sentii un tintinnio << cerchi queste?>>. Era il sig. Aldo , teneva le mie chiavi in mano e le muoveva come un campanello facendo rumore.

<<Si grazie se me le dà vado via subito>>

Mi avvicinai per prenderle e se le infilò in tasca.

<< Non avere fretta vieni un' attimo in ufficio e te le dò , voglio chiederti solo come va' con il lavoro e se posso fare qualcosa per te>>

<<tutto bene >> risposi.

<<vieni , non ti mangio mica due minuti>>

Capii che le sue intenzioni non erano delle migliori ma non avevo altra scelta ,che poteva farmi contro la mia volontà.

Forse due chiacchiere un " no ,grazie " avrei preso le chiavi e sarei tornata dai miei bimbi.

<<accomodati!>>

Mi sedetti e mi versò un liquore che profumava di caffè ,ne bevvi un sorso.

<<sig. Aldo devo proprio andare adesso , se potesse darmi le chiavi!>>

<<Sofia ascolta , sei una bella donna e ancora molto giovane per rimanere con tre figli per strada>>

<<per strada?>>

Mi tremavano le gambe e sentii il cuore battere all' impazzata.

Si alzò diriggendosi verso la porta e la chiuse a chiave sfilandola dalla serratura .

Credetti di svenire, non aveva buone intenzioni quella merda ed io c' ero cascata dentro fino al collo.

Adocchiai due oggetti pesanti sulla scrivania e ne presi uno .

<<non si avvicini!>> lo minacciai facendogli capire che gli e lo avrei tirato contro.

Cominciò a ridere ,si dirigeva verso di me con sguardo minaccioso.

Maledizione ,pesava almeno cento chili quel porco e avrei dovuto beccarlo in testa per fermarlo.

<< pensaci bene Sofia ,ti scopo una o due volte a settimana ,ti dò un bell' aumento di stipendio e ciò che ti serve per i tuoi figli>>

<< preferirei morire di fame e dormire sotto un ponte>>

<<dovrai farlo se ti licenziassi su due piedi>>

Gli tirai contro tutto quello che trovai a portata di mano e scansò quasi tutto tranne un oggetto appuntito che lo ferì ad un braccio facendolo sanguinare ma anche imbestialire.

Mi si scaravento contro era come sbattere su una roccia mi diede uno schiaffo che mi fece barcollare e perdere le forze , caddi per terra.

<< brutta stronza, figlia di puttana>> lo sentii imprecare ,mentre avvertii un mancamento come prima di svenire e il suo peso su di me non mi lasciava respirare.

L' amore dalle macerieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora