1.Unsteady

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~HoldHold onHold on to me'Cause I'm a little unsteadyA little unsteady~

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~Hold
Hold on
Hold on to me
'Cause I'm a little unsteady
A little unsteady~

El chiuse la porta della sua camera dietro di sé delicatamente, come non volesse fare rumore, anche se era sola in casa e nessuno l'avrebbe potuta sentire.

Nel caldo pomeriggio di inizio settembre, appena le 5 di pomeriggio, il sole era ancora alto nel cielo e le foglie ingiallite cadevano sul terrazzo fuori dalla sua finestra.

E come loro, anche El volteggiava per aria in caduta libera.

Avrebbe potuto urlare, far volare libri per aria, prendere a pugni il muro, ma sentiva di non avere la forza nemmeno più di piangere.

Will era uscito, Joyce era a lavoro, Hop era in centrale: era letteralmente sola e, forse per la prima volta era felice di esserlo.
Non aveva mai amato stare da sola: quando si è soli si è costretti ad ascoltare i pensieri che urlano nella testa e che si cerca sempre di coprire con il rumore del mondo intorno. Ma in quel pomeriggio di settembre nessun rumore avrebbe mai potuto coprire il frastuono che portava dentro.

L'anta interna dell'armadio era rimasta aperta nella fretta: era scappata dalla sua camera di corsa, chiudendo la porta alle sue spalle per non mostrare alla famiglia il marasma lasciato dietro di sé.

Mike l'aveva chiamata appena 20 minuti prima:
"Dobbiamo parlare El".

Ed ora El allo specchio dell'anta aperta poteva ammirare i resti di sè stessa.

Aveva scelto una maglietta rossa, quella che a Mike piaceva tanto, stretta in vita e con lo scollo a V.
Che stupida che era.

Eppure lo aveva sempre saputo, se lo ripeteva ogni giorno. Nella sua testa una vocina martellante non la lasciava mai, come un tarlo nel legno:
"Non sei abbastanza per lui, ma cosa credi? Sei diversa, sei strana, non sei normale".

"Never enough"

Mike l'aveva sempre fatta sentire speciale, ma alla fine le sue paure si erano concretizzate come nel peggiore degli incubi.

"El, io non credo possa funzionare più...Non siamo più felici.."
"Io sono felice se sono con te.."
"Io non lo so, non più..mi dispiace El, finiamola qua".

La fine.
La fine dei baci, delle corse in bici, delle serate al lago, delle canzoni alla chitarra, dei film insieme, delle notti d'amore in camera sua di nascosto da Hopper.

Già, le notti.

El si girò verso il suo letto, sfatto e disordinato come sempre, tra i libri aperti e i vestiti buttati alla rinfusa.
Il suo letto che aveva la forma del corpo di Mike, il profilo del suo viso ancora vivido sul cuscino.
Il letto dove stretti si erano scaldati nelle notti più fredde, dove si erano spogliati delle paure, curati le ferite, spazzato via le lacrime, amati come due bambini che diventano grandi, insieme.
Il letto dove fino a due giorni prima avevano fatto l'amore.
E cazzo se era stato bello, come ogni fottuta volta.

Never enough||MilevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora