22.Sober

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~I got no excuses
For all of these goodbyes
Call me when it's over
'Cause I'm dying inside
Wake me when the shakes are gone
And the cold sweats disappear
Call me when it's over
And myself has reappeared~

Luglio 2001

El accarezzò dolcemente con il pollice il dorso della sua piccola mano, cercando di tranquillizzarlo:
"Tesoro, respira, andrà tutto bene!"
"E se nessuno vorrà giocare con me, mamma?"

El sorrise girando lo sguardo verso il piccolo Will che camminava vicino a lei mano nella mano lungo l'ampio e colorato corridoio dell'asilo.
"È impossibile che nessuno voglia giocare con te Will! Ci saranno tutti i tuoi compagni di classe e anche la maestra Millie: non hai niente da temere"
"E se non riuscirò a fare tutto quello che la maestra mi dirà di fare?"
"Devi impegnarti al massimo Will, rendi fieri mamma e papà!"

Il piccolo Will abbassò lo sguardo alle parole del padre che camminava mano nella mano di fianco ad El con sguardo fisso di fronte a sé.
El lo vide curvare le piccole labbra carnose leggermente verso il basso e una piccola ombra coprire le sue guanciotte ripiene di dolci lentiggini: strinse più forte la manina del suo bambino, con grande sorriso.
"Cerca solo di divertirti tesoro"

La famiglia Miller raggiunse la fine del corridoio dalle pareti colorate di arancio e giallo con fiori colorati dipinti a forma di manine di bambino.
"Ecco, per di qua!" disse Louie indicando con un cenno del capo un cartellone appeso al muro con una freccia indicante la direzione per il giardino.
Il centro estivo era appena cominciato ed El aveva insistito tanto perché Will vi partecipasse.
"Ci saranno tanti giochi diversi tesoro! Sarà divertente e la maestra Millie mi ha detto che scommette ti piacerà il laboratorio sulla scienza"
"Ci sarà un laboratorio di scienze?!" chiese Will con gli occhioni spalancati e luccicanti.
"Si!" rispose El sorridendo e passando una mano nei suoi ricci neri scompigliandoli dolcemente.

A mamma El commoveva ogni volta come quel piccolo scricciolo potesse essere la sua copia sputata, non solo fisicamente ma anche nelle inclinazioni, nelle passioni, nei sogni.
Era più che incredibile.
Era una magia.

El si ricordava le notti che aveva passato anni ed anni prima a sfiorare la sua pelle tirata, mentre ancora nascondeva il pancione sotto i maglioni troppo larghi, seguendo il contorno delle smagliature rosse che si erano create sopra il suo inguine e ad immaginare il piccolo fiore che nel silenzio stava nascendo dentro di lei.
Se lo era immaginato proprio così: un cucciolo dagli occhioni grandi e scuri, pelle pallida piena di lentiggini e ricci neri come la notte ad addolcire il contorno di quel bel visino.
La copia della foto che El aveva visto in camera di Mike molti anni prima.
Un piccolo Mike in miniatura.

El sorrise: la visione del suo bambino non poteva non scaldarle il cuore ogni colta, pur nell'immenso e sordo dolore che portava con sé: quel bambino era stato un miracolo, la sola gioia e speranza in grado di salvarla in quegli anni, circondata solo da mancanze e bugie.
Mike, inconsapevolmente, le aveva dato ancora una volta un modo per sopravvivere alla sua assenza.
Mike, ancora una volta e senza saperlo, l'aveva salvata.

Never enough||MilevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora