Such a beautiful view
II. IL BAR
Le lucine che si accendono e spengono rincorrendosi ad intermittenza gli hanno fatto scoppiare uno dei peggiori mal di testa della sua vita, eppure non riesce a distogliere lo sguardo. Le fissa imbambolato memorizzando la successione dei colori; prima il viola poi il blu, il rosso seguito a ruota dal verde e infine il giallo...e così via.
Sono forse la cosa più apprezzabile di quella serata o, calcolando quello che è successo prima, dell'intera giornata.
Ancora non ci crede che la scommessa alla fine l'ha persa. E se perdere per lui è di per sé inaccettabile, questa volta, visto quello che c'era in ballo, lo è ancora di più.
Quello che è accaduto nella mattinata gli sembra un sogno lontano, un incubo. Qualcosa di inverosimile che non può essere accaduto proprio a lui.
Jonghyun verso mezzogiorno l'ha tirato giù dal letto con la sua tipica delicatezza di sempre, più o meno la stessa di una mandria di elefanti in carica, trascinandolo verso il primo ristorante francese, specializzato in lumache, che gli è capitato sotto agli occhi. Non ci è voluto molto prima che ne trovassero uno lungo la costa.
Lui ci ha provato a dirgli che non c'era bisogno di arrivare a tanto, che sarebbe andato in spiaggia più spesso senza il bisogno che mangiasse quella roba e si rovinasse lo stomaco. Avrebbero trovato un compromesso, una via di mezzo per soddisfare entrambi e non far del male a nessuno. Ma Jonghyun non ha voluto ascoltarlo. Si è ingozzato senza esitazioni e senza nemmeno prendere fiato come se non potesse smettere, affetto da un incantesimo che lo obbligava a finire tutta la portata.
L'orgoglio porta a fare strane cose. Ed era solo quello a guidarlo, non di certo la voglia di costringerlo a fare baldoria.
Ha ancora l'immagine fissa negli occhi di quel piatto stracolmo di rivoltanti lumache cotte con salsa di pomodoro ed erbetta, accompagnate da una fetta di pane da intingere, e quel rumore viscidoin ripetizione nelle orecchie... La gente in sala li ha guardati disgustati e atterriti per tutto il tempo da dietro i menù e non, e come biasimarli, la scena che gli si presentava davanti aveva dell'assurdo. Lui con le mani nei capelli che implorava di farla finita, Jonghyun che risucchiava quelle cose senza nemmeno mettersi a sedere al tavolo, cammiando per tutto il locale per distrarsi.
Avrebbe dovuto immaginarlo un esito del genere, d'altronde la scommessa è partita da Jonghyun e lui quando si mette in testa una cosa non cambia idea, non si tira indietro.
Ed è andato tutto storto. Contro ogni sua aspettativa; Jonghyun ha vinto, lui ha perso.
Sì, decide, quelle lucine sono decisamente la cosa più apprezzabile dell'intera giornata.
La birra fredda in bottiglia che ha ordinato quasi un quarto d'ora prima è dimenticata sul bancone, la tiene fermamente con una mano mentre sull'altra c'è poggiato sopra con la guancia nella sua tipica posa imbronciata. Quella bevanda amara e frizzante non lo alletta più di tanto, in effetti, anche se non è stato lui a mangiare quelle cose, sente di avere lo stomaco sottosopra. Forse a causa del nervoso. È sempre di cattivo umore quando perde.
Sospira, tornando a fissare le luci arrotolate intorno al tettino del chiosco concentrandosi di nuovo sui colori per scacciare i pensieri.
A scacciarli via è invece una voce.
«Ehi, hai intenzione di berla quella o è solo per fare scena?»
Il ragazzo dietro al banco richiama la sua attenzione, Minho alza subito la testa, si volta giusto il necessario per guardarlo in faccia. Per guardarlo male. Ma quando i lineamenti famigliari di quello sconosciuto entrano nel suo campo visivo alza entambe le sopracciglia istintivamente, arretrando di un centimetro sullo sgabello. Prova subito a ricomporsi, trattenendosi a fatica dal mostrarsi terribilmente stupito.
No, non di nuovo lui. Non oggi.
Gli basta vedere quei capelli viola per ritornare in un attimo nello stato d'animo in cui si trovava subito dopo pranzo. In pratica gli sembra di stare all'inferno.
Le coincidenze che regala la vita non smettono mai di stupirlo, specie quando non sono poi così gradite.
«L'ho pagata, sono libero di decidere se e quando berla, o no?» gli risponde male vuole liquidarlo alla svelta. Dopo l'altra sera quel ragazzino si è guadagnato il suo astio.
«Dalla a me.»
«Come scusa?»
«Hai sentito bene, dalla a me. I tipi come te li conosco ormai, tu non hai nessuna intenzione di bere, è uno spreco.»
Ma che strano, pensa. "I tipi come te li conosco", eppure si ricorda che un tipo con la sua stessa faccia, e la sua stessa voce, in procinto di prenderlo a pugni, gli ha gridato un "chi cazzo ti conosce" a dieci millimetri dal naso solo la sera prima.
«Forse. Ma non credo che tu possa bere sul posto di lavoro, o sbaglio?»
«Forse.»
Minho ride sommessamente, quel tipo però è forte lo deve ammettere. Ha la battuta sempre pronta. Dà un colpo leggero con il palmo della mano alla bottiglia avvicinandola verso il lato del barista. Vuole prendersi la rivincita.
«Prego allora, a rischio tuo....Lee Taemin.»
«Oh, vedo che ti ricordi Choi Minho. Be', grazie.» Gli rivolge uno dei suoi sorrisi impertinenti.
Minho lo ricambia, o perlomeno ci prova. Quella che esce fuori è solo una smorfia di plastica, tirata e finta. «Non c'è di che.»
«Comunque sta' tranquillo che non mi licenzia nessuno. Perché io, qui...» il ragazzo afferra la bottiglia di birra sporgendosi sul bancone «..non ci lavoro mica.» Sussurra poi, a pochi centimetri da lui.
Minho resta un attimo interdetto sentendosi fregato, di nuovo. E lui che sperava di fargli passare un brutto quarto d'ora, dannazione. Già pregustava il momento in cui il boss gli avrebbe dato una bella strigliata una volta beccato a bere alcolici sul posto di lavoro durante il servizio. Dopotutto quel chiosco è un buco, non ci sarebbe nemmeno voluto molto.
«Vedi il ragazzo con i capelli verdi laggiù?» il ragazzino indica con il pollice un punto dietro alle sue stesse spalle, infondo al chiosco dove è situata la cassa.
«Quello con le treccine e le perline?» gli domanda istintivamente Minho, allungando il collo per vedere meglio. Non lo sa nemmeno lui perché si è messo a dargli corda, perché continua a rivolgergli la parola.
«Mh, Kibum. È lui che gestisce la baracca e, guarda un po', è anche un mio amico. Insomma....qui faccio come mi pare.»
«Ah, bene. Quindi avresti potuto comunque prendere da bere senza pagare, perché venire a scroccare da me?»
Per infastidirlo. Ovvio.
«Non sopporto gli sprechi e questa sarebbe andata sicuramente sprecata», alza la birra facendola oscillare a mezz'aria, poi ne prende un sorso abbondante bevendo direttamente dal collo della bottiglia senza schifarsi minimamente. Fa una smorfia, arriccia il naso e un pezzetto di lingua si affaccia dalle labbra. «È già un piscio.»
Quel ragazzino parla come un camionista, quasi gli viene da ridere. Ma non può avere davvero voglia di ridere, non dopo una giornata del genere.
«Allora non la bere.»
«Ti ho detto che odio gli sprechi. E poi non sia mai che ti passi per la testa l'idea che la mia fosse solo una scusa per avvicinarmi. Mai e poi mai. Volevo solo la birra, sia chiaro.»
«Non lo metto in dubbio, stai facendo tutto tu. Però, sai Taemin...mi sono improvvisamente ricordato di una cosa davvero importante.»
Minho si alza dallo sgabello, si impadronisce di nuovo della sua birra sfilandogliela dalle mani con delicatezza stando ben attento a non sfiorargli la pelle nemmeno per sbaglio. Il pensiero di toccarlo non gli piace.
«Questa non posso proprio dartela», stavolta è il suo turno di far oscillare la bottiglia a mezz'aria. «Sai perché? No? Te lo dico subito. Per quanto mi riguarda tu puoi benissimo essere un minorenne, e che brutta persona sarei io se dessi da bere ad un ragazzino minorenne? Terribile, non trovi? Eh no, non posso dartela mi spiace.» Se la porta alle labbra, beve.
Beve fino quasi a dimezzarne il contenuto ignorando lo sgradevole retrogusto amaro. A lui la birra nemmeno piace, perché diavolo l'ha ordinata allora? E poi quel Taemin, camionista o no, ha detto il vero; un piscio.
Arriccia il viso in una smorfia, scuotendo le spalle investito da un brivido di disgusto e fastidio.
Quella non è proprio la sua giornata deve arrendersi di fronte all'evidenza. In meno di ventiquattrore è riuscito a racimolare un discreto gruzzoletto di scelte sbagliate che lo hanno portato a risultati pessimi, dallo scommettere con Jonghyun, all'ordinare proprio in quel bar. È riuscito persino a far diventare la sua invitantissima birra ghiacciata qualcosa che ora somiglia più ad una rivoltante pisciata di cane.
«Tu..sei un vero testa di cazzo.»
Ecco, questa gli mancava. Filetto.
Taemin lo guarda storto, ha riguadagnato una posizione eretta abbracciandosi il corpo con le braccia. Sul suo volto le labbra carnose si sono arricciate verso fuori, un piccolo broncio che sembra tanto un bocciolo di rosa fatto con petali di carne.
Minho guarda subito da un'altra parte mentre riprende posto sul suo sgabello dall'imbottitura rotta e malconcia. Quella smorfia è troppo buffa. Rischia di scoppiargli a ridere in faccia e peggiorerebbe solo la situazione.
Posa gli occhi su quel Kibum, lo esamina da lontano. Solo un tizio con le perline tra i capelli può gestire un posto tanto malandato, e permettere ad un tipo fastidioso come il suo amico di intrattenersi coi clienti.
«Errore tuo. Sei tu che ti sei mostrato decisamente suscettibile alla parola bambino. Sei tu che mi hai permesso di sfruttarlo. Non si mostrano mai i propri punti deboli, non te l'ha insegnato nessuno?»
«Non mi pare però che ieri sera quando ti sei messo a seguirmi tu ti sia fatto di questi scrupoli, ed io ero solo di un giorno più piccolo sai, non credo faccia la differenza.» Il piccoletto dà un colpo di tosse coprendosi con un pugno le labbra, poi mugugna in un soffio: «Stalker» appena percettibile.
Minho scatta di nuovo in piedi, batte una mano sul bancone di legno. Nessuno gli avrà insegnato a tenere celati i propri punti deboli, ma di sicuro l'hanno istruito bene sulle battute pronte e affilate.
«Non lo sono. Non dirlo.»
Ma Taemin non lo ascolta, distende le labbra in un sorriso impertinente e sfacciato.Vittorioso.
«Stalker», ripete, questa volta ad alta voce, chiaro e limpido. Lo sa che è una parola terribile, un epiteto davvero infame, ma stuzzicare quel ragazzo lo diverte da morire. Gli piace guardare i suoi occhi già grandi di per sé farsi enormi dalla sorpresa. E poi sono un gran bel paio d'occhi. «La prossima volta lo dico urlando, così metto in guardia tutta la spiaggia.»
«Falla finita.»
«Mi stai mostrando un tuo lato debole Choi Minho? Sbaglio, o hai appena detto che non si fa?»
Taemin si china di nuovo sul bancone poggiando i gomiti sulla superfice tirata a lucido. Punta gli occhi scaltri e furbi dentro quelli scocciati di Minho e gli regala un sorriso sbieco.
«No, ma mi sto innervosendo. Tu non mi hai dato il tempo di spiegarmi ieri, e non me lo stai dando nemmeno ora.»
«Hai ammesso di avermi seguito, cos'altro conta?!»
«Il movente, ecco cos'altro conta!», esplode. «Una persona può seguirne un'altra per mille ragioni. Ma dico...ti sembro forse un pazzo omicida, un maniaco sessuale?»
Taemin lo guarda fisso, non risponde alla sua domanda e ne fa un'altra lui.
«E quale sarebbe il tuo movente?»
«Ah, adesso lo vuoi sapere? Be', non so se ho ancora voglia di dirtelo.»
«E il bambino poi sarei io? Davvero?» scuote la testa. Ride di lui.
«Senti, Taemin. Ho avuto una giornata già abbastanza orribile per conto mio non ti ci mettere pure tu. Sembra che tu voglia entrare a far parte dei miei problemi ad ogni costo.»
«Ah non ci tengo affatto, anzi..tieniti pure le tue motivazioni, in fin dei conti a me non interessano.»
«Perfetto, grande. Ora, se non ti dispiace, potresti portami qualcos'altro da bere così tolgo il disturbo? Una bottiglia d'acqua va benissimo.» Vuole togliersi l'amaro dalla lingua, e lenire il bruciore alla gola.
Il ragazzino lo guarda sbalordito come se gli avesse chiesto di prendere la luna, impacchettarla e spedirla via posta ad un amico lontano.
«Che? Tu stai fuori sul serio. Ti ho detto che non lavoro qui, se vuoi da bere chiedi a qualcun altro, trova una fontanella, sbrigatela da te, insomma.»
Minho lo guarda storto, quasi gli scappa un ringhio. Decide di lasciar stare, che davvero non ce la fa a discutere, non con un tipo del genere che pare fatto apposta per sconvolgere ed alterare tutti i suoi nervi.
Vorrebbe solo che quella giornata fosse già finita.
«Va bene. Allora ne faccio a meno, ci si vede Taemin.»
Si alza calmo senza aspettarsi una risposta, va a buttare la birra quasi vuota nel cestino a fianco al chiosco. Nemmeno a lui piacciono gli sprechi ma quella cosa è diventata imbevibile, non vale la pena farsi venire il mal di stomaco per pochi spicci.
Lancia un'ultima occhiata al bar, Taemin lo sta fissando da lontano. Le sue labbra sembrano un punto netto, e i suoi occhi sono accesi, più luminosi delle lucine che l'hanno intrattenuto per mezza serata. Forse vuole dirgli qualcosa ma è incerto. Forse non voleva che la loro conversazione finisse così presto, o forse, semplicemente, voleva avere l'ultima parola impunito come sembra essere. Un'ultima cattiveria, l'ennesimo punto da portarsi a casa in quella loro lotta virtuale, messa in atto senza rendersene conto.
Lui aspetta, non sa nemmeno perché. Perde tempo, tira fuori il portafogli controlla se tutto è in ordine; patente, carta d'identità, la tessera universitaria, i contanti che potrebbero essere scivolati fuori quando era seduto sopra quello sgabello tanto scomodo. C'è tutto.
Lo richiude infilandolo nella tasca posteriore dei jeans senza fretta. Taemin non ha detto nulla, e lui decide che non vale la pena nemmeno guardare se è ancora lì a fissarlo, non ha senso. Non gli importa.
Nota Jonghyun in lontananza insieme a Changmin e un altro gruppo di amici seduti attorno ad un piccolo fuoco. Gli basta vedere la sua stupida faccia allegra per sentire montare dentro una rabbia bruciante, e l'intramontabile voglia di prenderlo a pugni sul naso.
Chiude gli occhi, stringe le mani e caccia fuori un sospiro infinitamente lungo. Fa un passo avanti, poi un altro, decide di unirsi a loro. Dopotutto quello è solo il primo giorno.
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Such a beautiful view [2Min ita]
FanfictionÈ estate quando si incontrano per la prima volta. Taemin è tutto libertà e vita, Minho tutto noia e incertezza. È inverno quando si vedono di nuovo dopo i fatti di quel giorno. Taemin è tutto timidezza e sensi di colpa, Minho invece, ferite...