[Epilogo.]
21 Giugno, di nuovo.
La spiaggia è affollata. Il mare è calmo, fa da sfondo nella fotografia più bella che possono catturare gli occhi. Il falò è già acceso e scoppiettante. Molta gente vi si è radunata intorno con lattine di coca cola o birra alla mano, è troppo presto per alcolici più pesanti. Ballano, fanno foto. Si divertono.
Come tutti gli anni si godono l'arrivo ufficiale dell'estate.
Più distanti e in disparte, in un punto della spiaggia quasi deserto ma dove è ancora possibile scorgere il bagliore del falò in lontananza, ci sono due ragazzi sdraiati sulla sabbia con i vestiti zuppi, e la pelle cotta dal sole. Si baciano, nascosti dietro la protezione di uno scoglio che forma una mezza luna tra la spiaggia e il mare, uniti in un intreccio di lingue salate e jeans scuriti dall'acqua, appesantiti e appiccicati alla pelle delle loro gambe. Aspettano che il sole tramonti prima di raggiungere gli altri, e unirsi ai balli intorno al fuoco. Al divertimento notturno. Per ora le loro bocche non sono ancora in grado di separarsi. Vogliono godersi a pieno quel solstizio insieme, e guardare il sole infuocare il mare durante quel minuto in più di luce nella sua giornata più faticosa. Il famoso minuto che fa la differenza, quello di cui tutti si dimenticano all'improvviso.
Vogliono ammirare il sole immergersi in quelle acque cristalline e piene di luccichii dorati, e poi lasciarsi avvolgere dal manto scuro della notte.
Nella loro storia quello è un giorno importante, il più importante di tutti e desiderano viverlo insieme per la prima volta.
Taemin si scosta un po' passandosi una mano su bocca e mento per asciugarsi dalla saliva. Arriccia il naso.
«Hai le labbra salate.»
«Anche tu.» Minho lo bacia ancora, con prepotenza schiacciandolo sulla sabbia per librarsi sopra di lui. Quelle labbra gli piacciono anche così dal sapore salmastro, ne è dipendente e non sa porsi un freno. «Sanno di calamaro fritto.»
Per Taemin vale lo stesso, lo stuzzica, lo prende in giro e si lamenta ma accoglie la sua lingua senza fiatare e la ama. Tiene i polpastrelli affondati nella sua pelle già cotta dal sole e non lo fa allontanare. Ride un po' per quella battuta senza mai davvero scostarsi dalla sua bocca.
«Dovremo smetterla, perché io ho già una voglia matta di fare l'amore. Non so quanto ancora riesco a trattenermi.»
«Dovrai aspettare fino all'alba.» Lo stuzzica Minho carezzandogli lievemente un fianco mentre ritorna ad assaggiare la sua lingua. I suoi polpastrelli salgono arrampicandosi sulla sua pelle umida e rovente su, fino al petto. Inizia a sfiorarlo con il palmo aperto della mano su e giù.
«Se continui così non credo che aspetterò un bel niente.» Gli risponde Taemin. Gli occhi socchiusi, le guance gonfie in un sorriso di piacere, le labbra rosse e lucide.
Minho inizia a morderlo sulla mandibola che lui deliberatamente gli concede voltando il viso di lato, affondando tranquillamente l'altra guancia nella sabbia. Lascia una pioggia di baci lungo il collo, poi risale verso l'alto leccando la sua pelle che sa di mare e di tutto ciò che gli piace.
«Ti amo» sussurra, baciandolo sotto l'orecchio. Poi sulla tempia. «Ti amo da morire.»
Ormai quelle parole gli sono famigliari sulla lingua. Dirle lo fa sentire bene.
Taemin chiude gli occhi, sulla sua pelle si affacciano brividi che non è in grado di celare, o respingere. Brividi che lo fanno sembrare un tutt'uno con la sabbia ruvida.
Il suo stomaco si stringe, e annoda, e ribalta. È come affacciarsi sull'orlo del precipizio e guardare in basso. Come fare una capriola a mezz'aria. Come buttarsi da una scogliera. Come ricevere una scarica elettrica dritta al cuore.
Ogni volta che gli dice quelle due parole è una vertigine nuova. Un salto nel vuoto dove non si atterra mai.
È felicità che riempie il petto come l'aria che rende un palloncino gonfio.
«Minho...ti prego...» lo implora. Vuole davvero che la smetta con tutte quelle coccole in pubblico e con quei sussurri. E con quelle mani. Si conosce, e tra un po', del pubblico, non gliene importerà nemmeno un po', e saranno guai.
C'è troppa gente nei paraggi per passarla liscia.
Lo stringe forte tra le braccia, mentre il suo bacino si inarca lievemente per aderirsi meglio alla forma del suo corpo scolpito. Gli sfiora la nuca con le dita aggrovigliandole nei suoi capelli ancora fradici dell'ultimo bagno.
«Ti amo anche io, lo sai no?» Lo bacia sopra al primo pezzo di lui che trova; nella curva tra spalla e collo. «Ma ora smettila.»
«Hmm...se mi stringi così è difficile che io smetta, ma se è quello che vuoi...»
«Minho...» si lamenta. Ed è un lamento vero, quasi lagnoso. Scalciando le gambe sulla sabbia. «Non è quello che voglio, non lo è per niente. Ma sai com'è, o ti decidi e fai l'amore con me ora, o mi lasci in pace. »
«Hai ragione», ridacchia il più grande mordendogli la punta arrossata del naso. Sospira, piegando le ginocchia sulla sabbia portando le mani sulla cintura. «E visto che di lasciarti in pace non mi va, piuttosto becchiamoci una denuncia.» Mormora mentre si slaccia i jeans davanti agli occhi grandi e scintillanti di Taemin.
«A me piacciono un casino le denunce.» Gli risponde mentre il sorriso gli tira le guance, e le sue mani raggiungono rapidissime i suoi fianchi per aiutarlo a liberarsi di tutto il poco che indossa.
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Alla fine la denuncia non la beccano. La mezzaluna di scogli è sufficiente a tenerli protetti e ben riparati dagli occhi distratti e poco interessati di tutta la gente che transita a pochi metri da loro per dirigersi verso il fuoco. In quel giorno il falò è il protagonista indiscusso tutto il resto è invisibile. È solo il solito di sempre.
Fanno l'amore piano, senza fretta, senza paura. Soffocandosi i gemiti a vicenda con baci delicati, amandosi come ormai sanno fare bene in ogni situazione. Riducendosi in un groviglio di corpi, e sudore, e sabbia. Affanni, e cuori sulla stessa frequenza che corrono troppo.
Quando Taemin viene si impegna per darsi un contegno. Non urla, perché resta senza fiato. Si limita a stringersi addosso a Minho bucandogli la carne della schiena con le unghie, annaspando in cerca di ossigeno, provando a recuperare il fiato rimastogli bloccato in gola. Aspetta ad occhi chiusi la seconda piccola ondata di piacere e i brividi che arrivano quando il seme caldo di Minho si riversa in lui riempiendolo completamente, rendendolo finalmente sazio e stanco. Poi apre gli occhi.
Vuole dirgli che lo ama, che è tutta la sua vita e che è felice come non è mai stato, ma si rende subito conto di una cosa ed il copione cambia.
«Cazzo...il sole è tramontato...» bisbiglia, la voce gli esce roca e sensuale. Completamente appagata.
Minho, che si è lasciato cadere sfinito su di lui, tira la testa su di scatto. Con le palpebre ancora pesanti offuscate dal desiderio appena esploso, si guarda intorno. Non c'è più il minimo accenno di rosa, o arancione nel cielo indaco.
Ad ovest, non c'è più nessun sole a sfiorare il ciglio dell'acqua.
E così anche lui è finito a far parte della gente comune, quella che ha sempre giudicato superficiale, quella che si lascia distrarre dalle piccole cose. E quelle piccole cose, alla fine, si sono rivelate non essere poi tanto piccole. Nel suo caso.
Un tramonto del 21 giugno in meno, un bacio di Taemin in più. Il suo corpo, il suo piacere. Il suo amore. Non crede di averci perso qualcosa.
Al contrario.
Questo ricordo è più importante.
Mentre resta con il collo piegato a contemplare l'ultima striscia luminosa di cielo a orizzonte che va piano piano spegnendosi, ripensa al se stesso di qualche anno fa e non può fare a meno di provare un senso di pena e tenerezza verso quel Choi Minho lì. Quello che non sapeva vivere, che non sapeva godersi niente. Il mondo reale, le persone, i sentimenti. Le occasioni. Non sapeva cos'era un brivido, un'emozione, e non sapeva niente perché non conosceva Lee Taemin. Quella piccola testa folle gli ha insegnato tutto. Gli ha dato tutto.
La vita è assurda, le coincidenze e le occasioni sono assurde. Non si può mai sapere quando, dove e quale sarà il punto di svolta. Si percorre la propria strada a volte arrancando, facendo fatica, a volte correndo troppo in fretta, ignari che da un momento all'altro possa cambiare tutto. Stravolgersi. Nel bene e nel male.
A lui è bastata un'ombra.
Un'ombra vista per caso gli ha cambiato la vita per sempre. Ed ha cambiato lui, la sua essenza. Il suo modo di vivere e guardare il mondo.
Prima era una persona sola, annoiata, sempre indisponente nei confronti delle nuove conoscenze, spaventato dagli stravolgimenti. Avvezzo alla sua solitudine, alla sua nicchia grigia tutta studio e abitudini. Ed ora fa l'amore in un luogo pubblico con la persona che ama di più al mondo. Ora quello che per gli altri è corretto o sbagliato non gli interessa più. Non è più schiavo di nessuno schema di normalità.
È libero.
Sono liberi.
Il mondo è tutto loro.
«Ti dispiace?» la voce dolce di Taemin lo richiama a sé. La sua mano piccola gli accarezza su e giù il bicipite.
«No, affatto.»
Lo bacia sulle labbra, un bacio pieno, sonoro. Poi Taemin gli passa le braccia dietro al collo per spingerlo giù, inclina il viso, e stavolta è lui a baciarlo. E il modo accattivante e profondo in cui quegli occhi neri e allungati lo guardano durante tutto il bacio gli fa brulicare di nuovo lo stomaco. Ha voglia di prenderlo ancora una volta, farlo suo su quella spiaggia in festa, sotto lo sguardo bianco delle stelle e della luna. Offrire il loro spettacolo d'amore anche alla notte.
«Lo vedremo tramontare il prossimo anno, okay?» lo rassicura Taemin a bacio finito. In realtà è lui quello a voler essere rassicurato, è lui quello perennemente in cerca di promesse.
Un tempo sarebbe stato il primo a non poter rispondere ad una domanda del genere. Uno come lui che vive alla giornata non è in grado di fare piani. Sono limitanti, mettono un recinto intorno alla parola libertà e lo fanno sentire insicuro. Invece ora, se ha una certezza nella vita, è che con Minho ci starebbe per sempre. Con lui è in grado di fare promesse, organizzare piani a distanza di cento, mille anni.
E Minho pare essere d'accordo con lui.
«No», gli risponde, guadagnandosi uno sguardo di puro allarmismo, panico e terrore. «Non il prossimo anno. Saremo ancora troppo giovani ed eccitati e pieni di forze. Il prossimo anno faremo ancora l'amore, magari su una spiaggia più tranquilla e appartata, o lontano in mezzo al mare, o chiusi dentro il cesso di un chiosco, e ci perderemo il tramonto del 21 giugno ancora e ancora. Quando saremo vecchi e stanchi e grigi, ne riparleremo. Forse a ottant'anni riusciremo a non farci distrarre l'uno dall'altro.»
Taemin finalmente si scioglie in un sorriso, metà impertinente perché è la sua natura, metà imbarazzato perché nessuno dei due è davvero bravo nel dire frasi del genere, ancora adesso a distanza di sei mesi di quasi convivenza. Sdolcinatezze, roba per chi è convinto che l'amore sia una nuvola soffice e non un burrone da scalare una volta toccato il fondo. Un continuo lavoro di squadra.
«Dici che da vecchio riuscirai a tenere quelle manacce lontano da me? Io dico di no.»
Minho apre i palmi sopra ai suoi fianchi, li aggira, si crea un varco tra la sua pelle e la sabbia e scivola dietro la schiena, poi giù fino ad acciuffare i suoi glutei tondi e morbidi.
«In effetti anche io.»
Taemin non fiata, ormai abituato a quei tocchi totalmente disinibiti. Non c'è una singola parte del suo corpo che non appartenga anche a Minho. Invece lo afferra per le guance, le schiaccia con i palmi delle mani donando al suo viso un aspetto buffo ed esageratamente paffuto. Se lo avvicina fino a far sfiorare le punte dei loro nasi.
«E a me questi occhi qui distrarranno anche tra un milione di anni.»
«Vorrà dire niente più tramonti del solstizio d'estate. Pazienza.»
In realtà lo sa che stanno esagerando entrambi, che i cambiamenti che si fanno nel corso della vita sono imprevedibili e giganti. Tra cinquantanni o giù di lì probabilmente non saranno più di quest'idea. E i suoi occhi saranno brutti, e spenti, offuscati dalla cataratta e circondati da ragnatele di rughe.
Per questo sente il bisogno impellente di vivere ora, di esagerare, fare quello che vuole quando vuole come gli ha insegnato Taemin. Perché la gioventù è un periodo prezioso, è un bagaglio che va riempito fino a farlo straripare di roba prima che sia troppo tardi, prima che il mondo cambi faccia e si inizi a guardare tutto con occhi diversi, con le spalle appesantite dagli anni, e dalla vita.
«Andiamo?» domanda il più piccolo voltando il viso verso il falò che s'intravede tra uno scoglio e l'altro.
Minho lo bacia un'ultima volta, si tira fuori da lui con accortezza e lo aiuta a rialzarsi.
Si appoggiano sugli scogli mentre si danno una ripulita e si rivestono, o perlomeno ci provano. Continuano a ridere e a prendersi in giro perdendo tempo, sembrano due concorrenti appena usciti da un reality di sopravvivenza estremo. O due ubriachi che hanno passato la notte precedente a sbronzarsi fino a collassare sulla spiaggia, e che hanno intenzione di ripetere l'esperienza.
Minho gli si avvicina, prova a dare una sistemata ai suoi capelli ormai quasi asciutti e dalla forma impossibile. Prima li appiattisce con i palmi cercando di domare i ciuffi ribelli, poi ci passa le dita per provare a districarli e a liberarli da tutta quella sabbia, ma la salsedine e il sole li hanno resi troppo crespi.
«Stavo pensando di farli rosa, che ne dici?»
Smette per un attimo di pettinarlo e lo guarda dritto negli occhi per vedere quanto di quella battuta è una provocazione, e quanto invece è verità.
«Che forse la vita da single era meglio. Sono sempre in tempo, direi.» Gli risponde, quando il suo esame termina con un esito favorevole al cento per cento per la sincerità.
«Azzurri?»
«Non ci pensare nemmeno!»
Taemin lo guarda arrabbiato da sotto le ciglia. Gli afferra il viso tra le mani e schiaccia i loro nasi insieme ancora una volta, poi mormora;
«No-io-so.» Dividendo la parola in sillabe. Poi lo spinge via. Torna a sistemare i risvoltini dei suoi jeans.
«E-si-bi-zio-ni-sta.» Gli risponde Minho scimmiottando il suo tono petulante.
«È estate, non posso tenere i capelli neri.»
«Cos'è, una nuova regola?»
«Più che altro una tradizione.»
«Allora falli di nuovo come quando ci siamo incontrati.» Propone con un po' di titubanza. È una richiesta che gli costa un po'.
«Eh?Pensavo che li odiassi con tutto te stesso quei capelli.»
«Li odiavo infatti. E li...amavo anche. Ecco, l'ho detto.»
«Non ci credo...»
«Ti ho dato un consiglio, ora non assillarmi...lasciami in pace.»
Minho arretra di due passi, si morde il labbro inferiore, alza le mani come a voler decretare il suo essere innocente.
«Non ci credo...» insiste Taemin, con il sorriso sempre più grande.
«Sono un nostalgico del cazzo, va bene?» ammette.
Quei capelli li odiava. Proprio come odiava le stravaganze. I posti affollati, le feste, quel falò e, soprattutto, l'estate. Ma di quella persona ora è rimasto solo il nome e l'aspetto.
«Quanti problemi hai Choi Minho? E quanti ne ho io per aver perso la testa per te?»
«Pff...» Minho fa un cenno con il braccio a mezz'aria. «Se avessi davvero perso la testa ora non staresti a pensare di cambiare colore ai capelli, voglio dire...non potresti, no?»
Esplode in una risata fragorosa.
Taemin lo guarda allibito, come si fa di fronte ad argomento scioccante, o ad una battuta scadente come in questo caso.
E ancora non ha bevuto nemmeno un goccio, pensa.
Scuote la testa. «Non voglio credere alle mie orecchie. Non l'hai detto sul serio.»
«Quali orecchie, scusa?» Minho ride più forte, continua a prenderlo in giro cavalcando l'onda.
Notando la sua espressione inizia a correre, prova a sfuggirgli. Taemin lo insegue, lo colpisce ripetutamente con la sua t-shirt come fosse una frusta.
«Hai un senso dell'umorismo davvero di merda! Giuro che io non ti conosco...»
«Allora cosa vuoi? Lasciami in pace!»
Minho scavalca uno scoglio con un salto deciso. Scappa. Taemin gli è subito dietro, si rincorrono cercando di farsi del male a vicenda, ma Minho è troppo veloce e, consapevole di esserlo, ogni tanto si volta facendogli cenno di avvicinarsi con l'indice per provocarlo. Lo sfotte sulla sua agilità, e sul suo modo di correre.
Intanto le loro risate riempiono quel piccolo tratto di spiaggia, gli danno vita.
La storia con Taemin fila a gonfie vele, pensa mentre si volta ancora una volta a guardarlo e la canottiera gli arriva dritta in faccia. La rispedisce al mittente con un gesto secco.
Anzi no, riavvolge quel pensiero sciocco. Ora sono felici, ridono insieme, si fanno i dispetti come dei bambini ma non è esattamente così semplice. Non è sempre così.
Le vele sono spiegate ma il mare non è sempre calmo, a volte è in tempesta, e a volte le tempeste durano giorni.
Altre volte il vento è totalmente assente, e si rimane fermi. Lontani. Non si capiscono.
Entrambi, con il tempo, il conoscersi, lo stare insieme, hanno imparato a modularsi, levigandosi l'uno sulla base dell'altro. Hanno smussato angoli, e aggiunto qualche curva morbida qua e la per incastrarsi meglio e, in caso di scontro, scontrarsi con più dolcezza. Ma per quanto possono essere cambiati e cresciuti, e ammorbiditi, i loro caratteri opposti continuano ad essere fonte di diverbi.
Hanno imparato anche a farsi male sul serio. Sanno dove colpire, dove affondare i denti.
Quindi a volte partono gare a chi urla di più, o a chi mette il muso più lungo. A chi sparisce per più tempo, a chi non vuole essere toccato. A chi dice la cattiveria più grossa rinfacciando il passato.
Non c'è bisogno di nascondersi, sono anche questo, oltre a quei due che ora si divertono rincorrendosi a vicenda.
Sono fatti di ombra e luce come tutte le cose più reali.
Ma fa parte del pacchetto. Fa parte dell'amare, del condividere la propria vita con qualcun altro.
Fa parte del procedere.
Quello che conta è andare avanti. È sapersi perdonare dopo ogni lite. Fare l'amore e dirsi "ti amo" senza riuscire a raggiungere la camera da letto dopo una giornata intera di indifferenza. Sapersi chiedere scusa.
È prendersi per mano e avere voglia di stare insieme, superare gli ostacoli che il destino pone sulla loro strada.
Taemin prende la rincorsa, gli si tuffa sulle spalle facendosi trasportare per un pezzo. Poi procedono mano nella mano, correndo verso il fuoco. Taemin inciampa tra i vari smussamenti della sabbia, Minho ride e lo strattona, lo prende ancora in giro, gli dice che ad agilità è messo male, e che se continua così arriveranno a fuoco ormai spento. Poco più avanti però capita anche a lui d'inciampare e Taemin raddoppia la dose, non si sarebbe mai lasciato sfuggire un'occasione così d'oro. È costretto a tenersi la pancia per il tanto ridere, ma la faccia incredula e distrutta di Minho è troppo divertente per non riderci su.
Kibum e Jonghyun li aspettano con una birra in mano seduti vicino al falò. Capelli di nuovo stravaganti, canottiere e jeans strappati come vuole la tradizione estiva. C'è anche Jinki con una deliziosa biondina seduta tra le gambe.
Si uniscono a loro, ricoperti di sabbia, con i jeans ancora umidi, le magliette attaccate alla pelle, le guance bruciate dal sole e i capelli completamente in disordine. Sembrano due naufraghi sopravvissuti ad un nubifragio. Gli occhi accesi, le mani intrecciate. Sorrisi da bambini.
Kibum non perde tempo per squadrarli e dedicargli uno sguardo inequivocabilmente schifato. Un giudizio severo il suo, ma veritiero.
«Sembrate due pezzenti.»
Taemin lo ignora, non lo ascolta nemmeno. Gli racconta subito della quasi caduta di Minho e della sensazionale figura di merda dopo aver fatto tanto lo spavaldo, imitando alla perfezione il suo tono e la sua espressione. Minho mette il muso, inizia a parlargli sopra ad alta voce per coprire la sua storiella. Afferra la lattina gelida che gli porge la mano amica di Jonghyun.
Anche lui ha una bella tintarella, al contrario di Kibum che vicino a lui spicca bianco come il latte.
«Hai l'aspetto di un formaggino.» Gli dice, dissetandosi con un lungo sorso di birra e poi asciugandosi le labbra con un polso.
Kibum lo fulmina con lo sguardo.
«Ne riparleremo tra un paio d'anni Choi, quando io avrò ancora la pelle liscia come un bambino e tu rugosa come la corteccia di un albero.»
«Mmh. Ed è un problema? Perché Jonghyun sarà più o meno messo come me, mi sembra.»
«Eh no amico», Jonghyun gli regala un sorriso sghembo. Solleva la sua lattina di birra a mezz'aria per indicarlo. È tutto tronfio. «La mia tintarella è stata graduale, è sana. Kibum mi ha rivestito di creme su creme.»
«Quindi noi saremo gli unici bastoncini di liquirizia del gruppo», interviene Taem, abbracciando Minho da dietro, facendo sparire le mani sotto alla sua t shirt, sull'addome, e posandogli il mento sulla spalla. Si tiene sulle punte e sulla sabbia molle vacilla un po', ma ciò non lo frena dal darsi un altro piccolo slancio per arrivare a baciargli la guancia. «I bastoncini di liquirizia a me piacciono un sacco, chi se ne frega.»
Minho sorride, è d'accordo con lui.
«Sempre meglio che sembrare una mozzarella.»
Continuano a discutere, a lanciarsi frecciatine a vicenda per tutta la serata. Alle solite.
È una nottata di allegria, di bevute e di festa.
È di nuovo estate, ufficialmente, e l'estate porta vita. Stavolta Minho non solo non può negarlo, lo sa con certezza perché l'ha sperimentato sulla sua pelle. Ora è più vivo che mai.
L'estate è anche sua. Fa per lui.
Sente la testa ronzargli un pochino avendo superato il limite di birra giornaliero, ma si sente anche bene. Leggero ma pieno di felicità, consapevole della sua fortuna più che mai. Prova gratitudine per tutto ciò che ha tra le mani, o davanti agli occhi. Sotto ai piedi.
Nel cuore. Nella vita.
Amici strambi, ma perfetti per lui. Un fidanzato completamente folle che ama di un amore che non sapeva potesse esistere davvero.
E poi il mare, la sabbia, il fuoco e la notte. E tutti i loro odori fusi insieme. Il sapore della birra. La pelle che brucia.
È perfetto. Quel momento della sua vita è perfetto, e lo ricorderà così in eterno.
Lo ricorderà dall'inizio, da quando la perfezione ancora non aveva sfiorato il suo cammino. Da quando vedeva in bianco e nero il mondo. La sua stanza era il nucleo, la fotocamera e i libri le sue uniche priorità.
Fino a quando ha visto quel fuoco del 21 giugno e quel ragazzo con la sua luce che sovrastava quella incandescente del falò.
La cosa più bella del mondo.
Come un segno del destino, proprio mentre lui ripensa al passato, dalla radio parte una canzone che diffonde nell'aria accordi famigliari. Una canzone che si porta dentro ricordi precisi.
Minho e Taemin si guardano subito complici. È una canzone particolare per loro due.
Cessa ogni dialogo tra loro.
Taemin lo costringe ad alzarsi, lo trascina verso il fuoco. Vuole ballare. Per lui, con lui. Per sempre.
E lo fa, tiene Minho per le mani, e gli sorride mentre fa qualche passo indietro per prendersi il suo spazio. Balla nel modo in cui ha sempre ballato. Con sensualità e grazia senza esagerare i movimenti. Non ha voglia, né bisogno di mettersi in mostra, catalizzare l'attenzione di tutti su di sé. Vuole essere guardato solo dal suo uomo.
Balla come il 21 giugno di tre anni fa.
Minho gli stringe le mani, lo attira verso di sé. Gli stringe i fianchi con forza, tiene i loro corpi vicini come sa che gli piace.
«Oggi sarebbero stati due anni» sussurra Taemin, nascondendo il viso nell'incavo tra la spalla e il collo di Minho. Profuma di mare e del fumo del fuoco.
«Oggi sono due anni.» rettifica lui. Se lo sono sempre detto che per loro è stato un colpo di fulmine, che se proprio devono avere un anniversario da festeggiare allora deve essere quello, e non quello del primo bacio, della prima volta, del primo ti amo. Nemmeno quello della notte delle stelle.
Solo il 21 giugno.
Ma Taemin continua ad odiare quell'anno particolare che hanno trascorso separati. Quello stesso giorno di oggi, ma di dodici mesi fa, in cui ha aspettato vanamente Minho fino all'alba per ricominciare da capo. Per non perdere tempo.
È un buco all'interno della loro storia che non può essere ricucito e che ancora oggi gli fa male.
Minho invece quell'anno non lo considera mai come un momento di stop. Non più. Non erano fisicamente insieme ma...
«Due anni che ci amiamo.» Aggiunge, baciando la spalla scottata dal più piccolo.
Sa come calmarlo.
Taemin sospira. Gli si stringe addosso accarezzandogli i bicipiti con la punta delle dita.
«Questo è vero.»
Non può dargli torto se la mette su quel piano.
«Allora dai, ricreiamo la scena della prima volta. Festeggiamo così.»
Minho lo spinge via, tenendolo solo per le mani. Ride, godendosi la sua espressione prima spaesata, poi divertita e infine maliziosa.
Si fa due passi indietro, per guardarlo meglio, per ammirarlo. Lascia le sue mani libere di muoversi.
Taemin lo prende in parola, come sempre non si tira indietro e accetta la sfida. Inizia a ballare di nuovo, per conto suo ma per lui. E Minho si ritrova a guardare uno spettacolo che gli fa vibrare ogni muscolo, accapponare la pelle. Ardere il cuore.
Gli fa male lo stomaco, pare di essere tornato indietro nel tempo.
È esattamente come la prima volta.
Quel corpo esile e il modo in cui lo muove. I jeans larghi e stropicciati. La canottiera dentro ai jeans. I capelli arruffati, resi crespi dalla salsedine e il sole. Il sorriso, sensuale ma innocente. I riflessi del fuoco.
È bellissimo.
Non riesce a pensare a nient'altro, solo che è bellissimo e che seguirlo, quella notte ormai lontana, sia stata la scelta migliore della sua vita. La coincidenza che ha fatto la sua fortuna.
Non rinnega niente, persino le ferite che si portano dentro entrambi hanno contributo a rendere tutta la loro storia incredibile. Persino quel buco di tempo, quella frenata. Perciò va bene così.
Va bene il piacere, e il piacersi da matti. Va bene il male. Che si sono fatti e si faranno. Va bene tutto il casino che sono.
Va bene fermarsi ogni tanto per poi riprendere a correre come fulmini. Inarrestabili come il vento. Uniti, sempre con le mani intrecciate.
Lo guarda dritto negli occhi che Taemin tiene fissi su di lui e che non abbassa mai, e si perde di nuovo come la prima volta. Dentro le sue iridi nere e liquide ballano le fiamme dal fuoco anche se il falò è alle sue spalle. Bruciano, e risplendono nella notte esplodendo scintille.
Sono braci, sono stelle, sono lucciole.
Il nero può essere un colore luminoso? Si domanda perdendosi in quei bagliori. Ormai ha perso il conto di quante volte l'ha fatto, di quante volte se lo è chiesto e chissà quante volte ancora lo farà.
Sorride, avvicinandosi a lui e poi afferrandolo stretto per i fianchi per portarselo vicino ancora una volta.
Ascolta il suono della sua risata improvvisa contro la sua bocca, quando gli passa una mano dietro al collo e lo bacia davanti a tutta la spiaggia. Ridono insieme, complici, mentre i loro bacini si sfiorano lievi a tempo di musica e i loro nasi si concedono una carezza tenera. Ballano in quel modo tutto loro, oscillando sul posto.
Minho non lo sa proprio se il nero possa essere o meno un colore luminoso, però sa che il nero degli occhi di Taemin è senza alcun dubbio la cosa più luminosa del mondo, è una luce che non deve spegnersi mai.
Such a beautiful viewFINE
N/A
Ehilà, siamo giunti al capolinea! Spero che per voi lettori sia stato un viaggio piacevole!
Mi scuso per i mille errori o sviste in cui sicuramente sarete incappati (mi riprometto sempre di rivisionarla ma non ho mai il tempo), e anche per la pubblicazione proceduta un po' a rilento. In realtà questa storia è terminata da anni, già pubblicata per intero su un altro sito. Ho deciso di postarla anche qui sotto richiesta di un'amica ma i mille impegni, la voglia di rileggerla per fare qualche correzione (cosa che ovviamente non sono riuscita ancora a fare), e la mia cattivissima memoria hanno rallentato il tutto.
Grazie infinite per la pazienza, e per essere passati di qui!
Sparrowblue
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Such a beautiful view [2Min ita]
FanfictionÈ estate quando si incontrano per la prima volta. Taemin è tutto libertà e vita, Minho tutto noia e incertezza. È inverno quando si vedono di nuovo dopo i fatti di quel giorno. Taemin è tutto timidezza e sensi di colpa, Minho invece, ferite...