Such a beautiful view
VII. CAMBIAMENTO.
Gli fa male la testa. Fitte acute gli trapassano il cervello da parte a parte simili a schegge di ghiaccio che prima lo feriscono, poi si sciolgono penetrando dentro, Il dolore però resta e pulsa. Stringe gli occhi, che non riesce ad aprire, si gira sull'altro fianco con una smorfia mentre supera la vertigine provocata dallo spostamento.
Quella è la prima cosa che gli occupa la mente appena si risveglia; il dolore.
Non ricorda nemmeno come c'è arrivato a letto quella notte. Poi l'oscurità confortevole celata dietro alle sue palpebre prende vita, inizia a colorarsi di lampi e momenti. Pezzo per pezzo, tutto ritorna, tutto si incastra. Più l'intontimento del sonno si dissipa più il dolore si fa inteso, concreto, e più i ricordi tornano vividi.
Il fuoco.
Le braccia sui fianchi.
Le mani nei capelli.
Un respiro sul viso.
Le sue labbra.
La sua lingua.
La pioggia.
Non sono solo sogni, ma ricordi veri. Fatti compiuti.
Apre gli occhi di scatto, il dolore alle tempie passa improvvisamente in secondo piano. Ora più che altro gli fa male lo stomaco._
Si alza dal letto che sono le cinque passate del pomeriggio. Ha saltato la colazione e pure il pranzo, la nausea che gli riaffiora nella pancia al minimo movimento non gli ha permesso di mandare giù nulla, ma non è solo quella a chiudergli lo stomaco, soprattutto sono i pensieri.
Soprattutto è Taemin.
Non importa quanto fosse brillo la notte scorsa, il bacio che si sono dati se lo ricorda bene. Al solo pensiero lo stomaco gli si stringe ancora, fa una capriola all'indietro. Si ribalta e resta così, come un piccolo insetto che scalcia le minuscole zampette all'aria per riuscire a rimettersi in piedi ma non ci riesce.
È stato un bacio bello. Bellissimo. Fuori da ogni sua aspettativa. Un bacio che si è accorto di desiderare da sempre solo quando le sue labbra sono entrate in collisione con quelle di Taemin e non riusciva più a staccarsene. Baciarlo, ieri notte, era divenuto la sua principale ragione di vita. Ubriaco o non.
Lo ammette, ne prende coscienza.
Non avrebbe mai pensato che baciare qualcuno potesse farlo sentire così bene, quella sensazione travolgente l'ha spaventato a morte. Il fatto è che non ha baciato semplicemente qualcuno, e lì che si sbaglia, sta proprio lì la differenza. Taemin è diverso da chiunque altro sotto ogni punto di vista, deve farci i conti con quella consapevolezza perché è il fulcro di tutto.
Lo è la sua libertà. I suoi pantaloni larghi. I suoi ciuffi colorati.
Adesso non ha idea di cosa fare, come affrontarlo senza ferirlo è la cosa che gli preme di più. Perché, lo ferirà, non è vero?
Quando si tratta di prendere decisioni non è bravo. Quando si affacciano i problemi -problemi di cuore-, che mettono in pericolo la sua stabilità, il suo microcosmo compatto e ripetitivo, lui cerca di schivarli, se possibile, prima di affrontarli di petto.
Pensare a Taemin come un problema gli fa storcere la bocca. No, il problema qui è solo lui, e la sua paura di mettersi in gioco quando c'è in ballo il cuore.
Forse è ora di toglierlo da sotto la campana di vetro, che dici idiota? Nella sua testa quel pensiero viene riprodotto con la voce di Taemin. Forse è per quello che suona ancora più vero, ancora più giusto.
Si butta sotto la doccia senza nemmeno guardarsi allo specchio, non ha voglia di vedere lo stato penoso in cui riversa, la faccia di un uomo che non è in grado di prendersi ciò che vuole e nemmeno di respingerlo. Si fa troppo schifo oggi. Si fa troppo schifo da quando lo conosce.
Apre l'acqua fredda sperando che il gelo gli arrivi al cervello e congeli i suoi pensieri del cazzo per un po'. Vuole solo che se ne stiano zitti, non pensare è quello che gli serve. Sperando anche di lavare via la sensazione del corpo caldo di Taemin stretto addosso a lui, delle sue labbra morbide che gli riempiono il viso e il collo di dolcezza con baci morbidi. Delle sue labbra umide che lo baciano con passione e un ardore simile a quella di un folle.
Sospira. Batte un pugno sulle mattonelle della parete.
È la prima volta nella sua vita che non ha la minima idea di cosa deve fare e l'impotenza lo destabilizza perché non fa parte di lui che è sempre preparato. Ragione e istinto stanno combattendo una guerra sanguinosa dentro di lui. E quello che vince più spesso sembra essere sempre il cattivo per questo gli sembra di fare ogni volta la scelta sbagliata.
Esce dalla doccia con la testa ancora annebbiata dalla confusione e soprattutto dalla rabbia, ma con il corpo più fresco e pulito ed è già qualcosa. Si sente un pizzico meglio e se lo fa bastare.
Pensare e ripensare non serve a niente, cercare di mettere a tacere i pensieri poi è anche peggio, è proprio quello il momento in cui non si zittiscono più, quella è l'unica misera, inutile, conclusione a cui è arrivato. Meglio lasciar andare le cose come vengono per una volta.
Si sta arrotolando un asciugamano intorno alla vita quando sente il segnale acuto del citofono e una voce famigliare chiamarlo da sotto l'androne del palazzo. Sì, perché citofonare semplicemente a Jonghyun non basta.
Si passa le mani tra i capelli fradici scivolando fino al viso a coprirsi gli occhi. Cavoli...non ha voglia di vedere nessuno, nemmeno il suo migliore amico. Certi stati d'animo preferisce affrontarli da solo lui che è sempre stato un lupo solitario.
Va ad aprire controvoglia. Lascia la porta socchiusa e fa per tornarsene in camera per mettersi qualcosa addosso ma Jonghyun arriva prima. Lo svantaggio di abitare ad un piano basso.
«Allora sei ancora dei nostri, pensavo non ce l'avessi fatta a superare la notte. Che bella notizia.»
Minho non lo guarda, gli da le spalle ma coglie la battuta.
«Guarda che ci metto due secondi a rispedirti da dove sei venuto. Non sfottere.»
Jonghyun sghignazza, chiude la porta e mormora qualcosa del tipo; «No, no per carità. Guarda che ero in pensiero sul serio.»
«Invece di sparare cazzate...mi hai portato qualcosa per il mal di testa? Potresti anche renderti utile ogni tanto.»
«Hyung come...come stai?»
Minho si ferma di botto. Si stava frizionando i capelli per asciugarli con un asciugamano pulito ma non riesce più a muovere la mano. Si volta piano. Più con orrore che con sorpresa.
Quella voce non se l'aspettava.
«Taemin...? Che ci fai tu qui?»
«Ha insistito tanto, era preoccupato anche lui. Pensa in che condizioni da schifo stavi e vergognati.»
«Non fare lo stronzo Hyung.» Taemin spintona Jonghyun poi si copre la bocca con un pugno per nascondere il sorriso. «Neh. La pioggia, sai...eri tutto fradicio e ancora mezzo sbronzo quando sei corso a casa ieri, temevo ti fosse venuto un febbrone da cavallo.»
«No, io...io sto bene. Benone.» Mente. Mantiene il cipiglio sulla fronte, parlare con Taemin dopo averlo baciato in quel modo gli risulta difficile. Surreale.
«Vedo.» Taemin lo fissa senza nemmeno sbattere le palpebre. È la prima volta che lo vede senza praticamente niente addosso escluso l'asciugamano. Se lo sta mangiando con gli occhi senza preoccuparsene minimamente ma Taemin, si sa, è sfacciato. Lui coglie i momenti. Lascia vagare lo sguardo su quella pelle di ambra tirata e liscia sopra ai muscoli scolpiti, lucida di pulito. Qualche gocciolina d'acqua ancora l'attraversa lasciando scie umide e scure. Prova un'invidia tremenda nei loro riguardi.
«E tu?» Gli domanda Minho. «Come stai?»
«Mai stato meglio.» Taemin sussulta un poco come preso di sorpresa. Distoglie lo sguardo dal suo torso nudo e lo guarda negli occhi. Sorride e le guance sembrano sul punto di scoppiare. «Grazie.»
Minho lo fissa basito per un attimo. Assurdo, lo ringrazia e sembra la persona più felice del mondo solo perché si è preoccupato per lui. È una domanda che farebbero tutti che non denota necessariamente interesse ma pura educazione. Taemin però l'ha interpretata bene perché anche lui, in fin dei conti, ieri sera ha bevuto come una spugna e poi se ne è tornato a casa fradicio come un pulcino quindi sì, era preoccupato. E poi chissà dove diavolo è, casa sua.
Lo odia quando fa così. Quando è dolce e bambino e lui non può resistergli.
«È carino qui», dice guardandosi intorno con occhi brillanti e curiosi. «Mi fai vedere la tua stanza?»
«Tae guarda che è una noia mortale», Jonghyun gli dà una gomitata, rotea gli occhi verso l'alto. «Risparmiatela questa gita. È Minho, lo conosci.»
«Anche questo è vero.» Sghignazzano insieme.
«Non ti faccio vedere un bel niente. Andatevene via tutti e due, siete insopportabili insieme.»
«Dai hyung, provami che non sei poi così noioso invece di fare il permaloso.» Taemin lo prende in giro. Ridacchia coprendosi la bocca con un palmo e gli si avvicina, allunga l'altro braccio per sfiorarlo ma lui arretra istintivamente, sottraendosi al suo tocco in modo brusco. Non sa nemmeno perché lo fa, di cosa ha paura. Se ne pente un attimo troppo tardi, non appena vede il cambiamento negli occhi di Taemin. Prima lo stupore, poi delusione e infine rabbia.
Si sente male, vorrebbe tornare indietro di mezzo secondo e lasciarsi sfiorare. Taemin non lo guarda così dal loro primo incontro.
Il ragazzino torna sui suoi passi, si volta dandogli le spalle. In un attimo è calato il gelo. Dà una pacca a Jonghyun sulla spalla.
«Visto, è ancora vivo, possiamo andare. Kibum ha bisogno di una mano al bar.» Sussurra.
«Eh? Siamo appena arrivati...»
«L'hai sentito o no, hyung? Non ci vuole. Di sicuro non vuole me.» Lancia un'ultima occhiata affilata verso Minho.
«Hai rotto per un'ora intera per farti portare qui e già te ne vuoi andare? Lascia perdere le stronzate che dice questo musone, lo sai come è fatto. Tu resta, da Kibum vado io.»
Jonghyun si volta a guardare l'amico, sgrana gli occhi per lanciargli un interrogativo silenzioso e piega la testa verso il più piccolo. Con le labbra gli mima qualcosa di molto simile a; "Fai qualcosa dannazione!".
Taemin non lo ascolta, apre la porta di casa, mette un piede fuori.
«Ma come, non la vuoi più vedere la mia stanza?» dice impacciato Minho. Cerca di seguire il consiglio di Jonghyun e di rimediare al danno. «Guarda che non è affatto noiosa.»
«Adesso voglio solo andarmene, grazie.»
«Vieni dentro dai», Minho perde la pazienza, blocca la porta con una mano e con l'altra lo afferra per il polso riportandolo all'interno senza troppo sforzo. «Non fare il moccioso.» dice con un sorriso sghembo sulle labbra. Taemin lo trafigge con lo sguardo ma senza porre resistenza.
Minho aspetta che Jonghyun li saluti entrambi leggermente timoroso e si dilegui in fretta, prima di aggiungere altro. Un paio di scuse magari.
Gli si avvicina all'orecchio inchiodandolo alla porta ormai chiusa e sussurra: «Mi dispiace. Non volevo.»
Taemin gli dà un pugno sul petto. Si sente costretto, con quelle due braccia che lo bloccano ai lati della testa. Meravigliosamente in gabbia.
«Non chiamarmi moccioso.»
Minho non lo sa il perché eppure quella frase gli arriva più come un "non respingermi."
«Non puoi fare così, cazzo. Non puoi dirmi quello che devo fare. Io volevo andarmene.»
«Volevi...o vuoi?»
Un altro piccolo pugno.
«Sta zitto.»
«Vattene se vuoi, e non perché te lo sto dicendo io ma perché vuoi farlo tu», lascia ricadere le braccia lungo i fianchi. «Non voglio costringerti qui.» Fa per riaprire la porta ma Taemin lo ferma deciso. Si appoggia con la fronte contro il suo petto nudo. Profuma di fresco, di bagnoschiuma alla menta. Non lo sa quanto può resistere in quella situazione, già sente di perdere lucidità.
«Ti odio Minho, lo giuro.»
«Va bene», ridacchia. Se lo merita. «Fammi vestire ora, e dopo puoi anche riempirmi d'insulti.»
Le ciglia di Taemin gli sfiorano la pelle del petto ad ogni battito e un formicolio gli attraversa la spina dorsale espandendosi man mano in tutto il resto del corpo.
«Non credo sia una buona idea. Fa caldo resta così.»
«Non credo che la tua sia una buona idea.»
«Perché no? Siamo soli, io e te. Potremmo anche fare l'amore nella tua stanza non-così-noiosa.»
Minho si fa di pietra.
«Ma che cazzo dici...»
Taemin gli posa le mani sulle spalle, inclina il viso fino ad arrivagli alle labbra e lo coglie impreparato. Gli ruba un bacio che sa di tenerezza.
«Propongo qualcosa. Se la prima era una buona idea, questa è ottima. Dai hyung, facciamo l'amore...» Gli accarezza il collo con entrambe le mani.
Minho prende quelle braccia sottili per i polsi, per un attimo l'impulso è quello di schiacciarlo contro la parete più vicina e seguire il suo consiglio, ma lo soffoca, se le toglie invece di dosso con distacco. Non sa dove trova la forza ma in quel momento la ragione si impone sopra ogni istinto.
«Taemin forse è meglio che te ne vai davvero.»
Lo sguardo che il ragazzino gli rivolge è di nuovo gelido. Forse ora ha anche gli occhi un po' lucidi di rabbia ma Minho decide di ignorarli.
«Prima mi dici di restare. Adesso mi respingi di nuovo. Minho, che cosa vuoi da me?»
Tutto, vorrebbe rispondergli, ma ritrova il buonsenso prima di fare ulterioriori danni. Il problema è che non lo sa nemmeno lui. O fa solo finta di non saperlo, a volte è più comodo ignorare quello che si prova.
«Che tu non dica assurdità. È chiederti troppo?»
«Ma dove sta l'assurdo?» lo spintona leggermente senza sapersi trattenere riuscendo a spostarlo soltanto di pochi centimetri. «Nel proporre una cosa che vogliamo entrambi? È quello? Ieri in quel bacio mi hai detto tutto. Io il tuo desiderio l'ho sentito. Non scappare Minho, resta qui. Resta con me.»
«Ieri ero ubriaco.»
«Debole, come scusa. Potresti fare di meglio.»
«Eri lì con me. Mi hai avvolto la tua dannata maglia sulla fronte.» E forse sì, la sua scusa è davvero debole se ricorda ancora quel momento. Se ricorda ancora il profumo intriso in quella maglia.
Taemin trattiene l'impulso di prenderlo a pugni. Quello è successo prima, quando si sono baciati davanti a lui c'era un uomo leggermente brillo ma capace di intendere e di volere, forse più di lui, che aveva testa e cuore completamente in tilt.
«E oggi, sei in te no? Oggi cosa vuoi?»
«Taemin.»
Ed eccolo di nuovo ad usare il suo nome come se fosse un punto conclusivo.
«Taemin, cosa?», quasi grida. «In queste situazioni sai dire solo quello; Taemin, Taemin e ancora Taemin con quel tuo tono del cazzo freddo e austero, che chiude lì la questione. Fallo pure. Chiudimi la bocca quanto vuoi, mandami via a calci ma fammi un favore però, non confondermi. Prendi una cazzo di decisione. Ora sono qui ma...se vuoi, posso anche sparire per sempre.»
Minho non batte ciglio, perlomeno all'apparenza. L'unico segno evidente della sua rabbia è il tic nervoso della mascella che si gonfia nel punto vicino alle orecchie. Taemin riesce a trovarlo bellissimo per fino in un momento come quello, è virile da perderci la testa. E lui l'ha fatto, arrivato a questo punto ne è dolorosamente consapevole.
Minho lo sa benissimo che Taemin ha ragione. Lui stesso si odia per non riuscire a prendere una posizione, per non riuscire a lasciarsi andare. Vorrebbe davvero buttarsi a capofitto, farsi travolgere senza freni dal ciclone che è Taemin, viverlo fino all'ultimo secondo della giornata. Tenerselo vicino, sentire il suo odore dolce e fruttato ogni volta che lo bacia. Accarezzargli i capelli e vedere il suo volto illuminarsi con quel sorriso speciale che riserva solo a lui. Ma la sua razionalità, che è sempre stata forte e operativa, non glielo permette. È come un allarme antincendio che scatta alla minima percezione di fumo.
Il suo allarme è attivo da quella notte che si sono parlati al pontile e non ha mai smesso di ululargli nel cervello. È come un temporale estivo che esplode all'improvviso durante il giorno, come la voglia di starsene in piedi in mezzo al nulla a farsi colpire da quella pioggia battente. Nessuno ci resta mai fino alla fine sotto alla pioggia. Nemmeno se è tiepida e innocua. Alla fine si va sempre alla ricerca di un riparo.
Un'altra cosa che lo trattiene è l'incapacità; quando nella vita si è abituati ad usare sempre la testa passare il comando al cuore è difficile. Lui quelle situazione è abituato ad allontanarle, non ad accoglierle.
«Mi dispiace.» È l'unica cosa che riesce a dire, e la reazione calma di Taemin finisce di spiazzarlo del tutto.
«No, va bene», gli dice con occhi tristi, fissi nei suoi. Non c'è più la solita pagliuzza d'argento a brillargli dentro le iridi nere rendendole tremendamente vive, ma solo l'ombra evidente della rassegnazione. «Evidentemente mi sono immaginato tutto.»
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Such a beautiful view [2Min ita]
FanfictionÈ estate quando si incontrano per la prima volta. Taemin è tutto libertà e vita, Minho tutto noia e incertezza. È inverno quando si vedono di nuovo dopo i fatti di quel giorno. Taemin è tutto timidezza e sensi di colpa, Minho invece, ferite...