XIII. RIVOLUZIONI

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Such a beautiful view

XIII. RIVOLUZIONI.


Le sue dita tra i capelli sono diventate la quotidianità, quando studia, come in quel momento. Taemin è sdraiato a pancia sotto sopra al letto, lui è per terra con la schiena poggiata al materasso, un libro aperto sulle gambe e il retro dell'evidenziatore tra i denti. Taemin sbircia dall'alto senza capirci un cavolo di tutti quei paragrafi sottolineati da strisce gialle luminose come il sole, ricchi di date storiche e nomi sconosciuti dalla pronuncia impossibile. Ogni tanto lo bacia sulla nuca, ogni tanto lo morde dietro al collo per attirare l'attenzione. Una mano è dispersa tra i suoi capelli, lo accarezza sulla cute graffiandolo con le unghie rotonde facendo scorrere quei fili dorati tra le dita, pettinandoli verso l'alto. Ci mette impegno e dedizione, poi esplode a ridere rotolando per tutto il letto e sbattendo i talloni contro al muro, quando Minho si volta a guardarlo con l'aspetto di un personaggio che sembra uscito da un anime giapponese, intimandolo di stare buono, di lasciarlo in pace.
Minho ci si mette d'impegno ad ignorarlo, a fare finta che non ci sia...ma Taemin è una presenza troppo ingombrante. Rumorosa.
Ci fa i conti tutti i giorni. E, tutti i giorni in qualche modo perde.
Quella è diventata la sua nuova routine, che non ha niente a che fare con quella vecchia dove le emozioni erano solo quelle per sentito dire, e il silenzio e la solitudine erano tutto ciò che riempiva le quattro pareti di casa sua.
Adesso è tutto nuovo e, detto in due parole: sorprendentemente bello.
La quasi convivenza che hanno iniziato senza neanche accorgersene non lo spaventa affatto, lo rende felice e pieno, con qualcosa tra le mani da proteggere e da curare. Pensare che non ci avrebbe mai scommesso mezzo won, su loro due insieme. Non pensava affatto che si sarebbero incastrati così bene nonostante tutte le loro differenze.
Il peso di quei sentimenti a lui estranei, ancora indefinibili, che prova per Taemin, gli gravano sullo stomaco provocandogli una sensazione di pienezza mai provata prima, si sente pronto ad implodere da un momento all'altro. Ma una pienezza leggera, come quella di un palloncino riempito d'elio che galleggia nel cielo.
Condividere ogni cosa con un'altra persona lo fa sentire anche strano, in effetti...gli sembra ancora di vivere la vita di un altro. Di guardare tutto da fuori come un terzo spettatore.
Eppure quella è la sua vita, così diversa da prima, ma solo sua.
La maggior parte delle volte, quando Taemin inizia a dargli il tormento, finiscono per fare l'amore -ovunque-, in cucina, nella vasca da bagno, contro la parete del corridoio, sopra al parquet ruvido della sua camera. Finisce con Taemin che vince, sempre. Poi la giornata prosegue e litigano per il posto più comodo sul divano -quello dell'isola-. Dopo cena, quando sono stanchi e con la pancia piena, guardano un film scelto da Minho, che con la scusa ne approfitta per preparasi ad un esame. A volte sono film storici, niente azione, mai. Raramente si concede il lusso di guardarsi un bel thriller da brividi, quelli che piacciono tanto a Taemin che tutto eccitato prova ad indovinare chi sia l'assassino con ipotesi assurde, senza prenderci mai. La scelta ricade quasi sempre solo su drammi pieni di monologhi, e film dell'est europa che non finiscono mai, dalle inquadrature lunghissime, in bianco e nero spesso e volentieri, e dialoghi muti. Taemin finisce per addormentarsi sempre prima della metà, con la faccia sepolta tra la sua spalla e il collo, e le mani sotto alla sua maglietta. È un vizio; gliele infila sempre ovunque, piccole e fredde in cerca di calore anche quando non ne ha bisogno. Lo porta al letto in braccio ricoprendogli le guance di baci perché non riesce a resistere, d'altronde anche lui ha i suoi vizi,
Dormono fino alle prime luci dell'alba....o agli ultimi raggi di sole, sfruttando la libertà che gli offre l'estate. Non conoscono vie di mezzo, di regole non ce ne sono più.
A volte Taemin lo sveglia prestissimo per andare a fare un tuffo quando il cielo è mezzo rosa e la luna una sfumatura pallida, altre volte invece lo prende a parolacce e a cuscinate se è lui a svegliarlo prima di mezzo giorno, non rivolgendogli la parola fino a dopo pranzo.
Si tengono spesso il muso per delle cose stupide, si gridano in faccia più volte di quanto avessero previsto, e poi entro la fine della giornata fanno pace, ridono come due idioti prendendosi in giro da soli per i motivi futili delle loro discussioni. A volte invece capita che un tentativo di riconciliazione faccia scatenare nuovi fuochi, e riprendono a litigare, a rinfacciarsi le cose più ferocemente di prima.
Quell'appartamento non conosce più la tranquillità che vi stagnava prima, risate esplosive riempiono le pareti a tutte le ore del giorno e della notte. Ha perso il conto di quante volte ha già litigato con i vicini, in un mese scarso.
Il profumo pregno per tutta la casa, suo malgrado, è sempre quello del caffè caldo, amaro, pungente, ma con una nota dolce, fruttata che piano, contro ogni pronostico, sta iniziando quasi ad apprezzare. Il frigo è pieno di tè, rigorosamente alla pesca. Bottiglie trasparenti dal tappo arancione invadono il vano laterale per le bibite senza lasciare spazio a nient'altro, Taemin lascia tracce dappertutto. Come i calzini.
Sempre bianchi, di spugna e alti fino quasi al ginocchio. Li lascia ovunque, in ogni angolo della casa e poi si lamenta perché non riesce mai a ritrovarne due appaiati. Ora, per esempio, ne indossa due di colore e forma diversa, e li mette in mostra senza il minimo accenno di vergogna. Escono come al solito da sotto l'enorme risvolto dei jeans. Uno è bianco, l'altro dà sul rosa reduce di qualche lavaggio finito male.
«Finiscila di massacrarmi i capelli...guarda che casino, sembro un pazzo.»
Minho posa il libro a terra rassegnato, alza gli occhi sullo specchio e prova a rimettersi a posto l'ammasso informe che sono ora i suoi capelli color grano, senza davvero riuscirci. La decolorazione li ha resi crespi e ingestibili.
L'idea di fare l'amore con Taemin gli fa pizzicare i polpastrelli, ma se va a finire come l'ultima volta, -che non riescono più a smettere-, il suo esame di metà ottobre andrà a farsi fottere. È da giugno che non è in grado, -che non ha voglia-, di studiare come si deve. La sua testa è sempre altrove.
Taemin incrocia le gambe sul letto, si tiene le caviglie con le mani. La schiena improvvisamente ritta come fosse sull'attenti.
Sbuffa e la frangetta gli vola verso l'alto.
«Mi stai ignorando, voglio un po' di attenzione.» Dice senza peli sulla lingua con la bocca leggermente imbronciata.
«Taemin...sto studiando.»
E sì, lo sta anche ignorando con tutte le sue forze. Come sta ignorando il suo corpo e quello che gli grida da tre quarti d'ora.
Tornare a recuperare almeno alcune delle sue abitudini di prima, quelle di cui non può fare a meno, gli sta riuscendo più difficile del previsto.
«Già, ultimamente te ne stai sempre con il naso dentro quei mattoni incomprensibili.»
Minho scuote la testa, ha un sorriso sulle labbra che gli illumina anche gli occhi. Come a dire: tu non sai.
«Ho ripreso a studiare da una settimana, e prima non riprendevo Taemin. Non ne avevo bisogno perché non smettevo affatto. Prima, era tanto se facevo una pausa di dieci minuti al giorno per una doccia o per mandare giù un boccone, ritieniti fortunato. Ti concedo più tempo di quanto dovrei.» Dice, ma in realtà si sente in colpa, mettere Taemin in un angolo lo fa stare male.
«Lo sono, tantissimo.» Scende giù dal letto, gli si inginocchia di fronte.
È consapevole della sua fortuna, perlomeno quella che è arrivata da quando l'ha incontrato, non ha intenzione di negarlo, solo che fare i capricci è nella sua natura e il desiderio che prova per Minho, fuori da ogni logica.
Prima lo bacia sulle labbra con uno schiocco, poi alza le braccia, fa sparire nuovamente le mani tra i suoi capelli ma stavolta per rimetterli in ordine.
«Sei bellissimo anche da Super Sayan», gli fa sapere il suo punto di vista. Poi chiude gli occhi aspettando il bacio che non tarda a sfioragli le labbra. Sorride dolcemente.
Si prendono il loro tempo, Taemin gli allaccia le braccia dietro al collo, si stringe addosso a lui. Non saranno dieci minuti ma la serie di baci che si scambiano dura a lungo.
«Che dici se nel frattempo faccio un salto a casa? Prendo un po' di roba», dice guardandosi le gambe; sono tre giorni che indossa gli stessi jeans. E poi non vuole disturbarlo, Minho gli piace anche per questo suo lato dedito agli impegni, l'importanza che mette nello studio, la determinazione con cui si prefissa degli obiettivi e li raggiunge. Gli piace per la testa che ha.
Non vuole essere causa di distrazione in alcun modo, e si conosce; se resta con lui non ce la fa a non toccarlo, a non rompergli le scatole. Ogni volta che quegli occhi grandi sono puntati su di lui è una conquista, farebbe di tutto per averli sempre su di sé.
«Se ti sta bene che io...resti qui ancora un po'.» Si affretta ad aggiungere.
«Hai bisogno di fare rifornimento di calzettoni, e pantaloni extralarge?» domanda Minho, cingendogli i fianchi lì dove la cinta è stretta fino all'ultimo buco -aggiunto manualmente con un paio di forbici appuntite perché i suoi fianchi sono troppo minuti- e la vita dei jeans fuoriesce tutta arricciata come un vecchio sacco legato stretto da una corda.
Ignora volutamente la domanda celata. Non c'è bisogno nemmeno di chiederlo; certo che gli va bene averlo sempre tra i piedi. Non riesce ad immaginare quella casa di nuovo senza di lui, ora che la sua presenza la riempie sotto ogni punto di vista. Non vuole che Taemin gli chieda il permesso.
«Ovvio.»
«Libero un cassetto allora.»
«Grazie.» Lo bacia di nuovo. Un sorriso gli illumina tutto il viso.
«E hai...bisogno anche di un passaggio?»
Il sorriso di Taemin muore, il suo sguardo s'indurisce, sfugge al suo.
«No.»
Il viso di Minho si piega in una smorfia che proprio non riesce a trattenere. Si impadronisce della sua battuta.
«Ovvio
Non si aspettava una risposta affermativa, ma niente può impedire alla speranza di prendere il sopravvento sulla logica.
«Andiamo...che senso ha se vieni con me? Voglio lasciarti il tempo e la tranquillità che ti servono. Sto facendo il bravo», mostra il suo tipico sorrisetto sfacciato. «Ma, ehi, se hai cambiato idea resto a casa, facciamo altro.» Gli posa le mani sul viso, stringe le guance e lo costringe a guardarlo.
Come no. Tutte scuse come al solito, per depistarlo. Il fatto che Taemin gli nasconda qualcosa sin dal principio, o perlomeno lo tenga a distanza da qualcosa, ormai non è nemmeno più un dubbio ma una certezza bella e buona.
Quale demone sta cercando di tenergli celato a tutti i costi?
Fa l'unica cosa che gli resta da fare, come ha imparato; sospira e desiste.
«Ce la fai a portare tutto a piedi?»
«Un paio di buste non sono un grande sforzo, non è che mi sto trasferendo. Poi c'è Jinki che...»
«Jinki?» lo interrompe fulmineo. Lo sguardo che gli rivolge stavolta è pieno di fuoco e sospetto. «Perché far scomodare lui quando ci sono io
Taemin sgrana gli occhi, si morde il labbro inferiore. Per una volta sembra preso alla sprovvista, totalmente impreparato come se avesse parlato senza pensare. E non può permetterselo. Non può permettersi di farsi sfuggire le redini dalle mani. Non ancora.
«No, senti...ma che hai capito...» biascica fuori solo cose confuse. Rimangono parole sospese nel vuoto. «Dicevo per non disturbarti, devi studiare.»
Minho scuote la testa. Un altro sospiro gli sfugge dalle labbra. Torna nella posizione di prima, riprende il libro tra le mani.
«Non importa. Solo...non cacciarti nei guai, okay? E non chiamare Jinki, lascialo in pace. Se hai bisogno chiama me...ti raggiungo al pontile, se preferisci così.» Dice senza nemmeno guardarlo.
«Non ce ne sarà bisogno.»
Taemin si china più che può, gli stampa un bacio sul naso prima di dargli le spalle e lasciare la stanza. Si ferma sull'uscio facendo capolinea dalla porta solo con la testa.
«Ho una cosa da dirti anche io: quando torno voglio che quel coso sia fuori dai piedi, intesi? Ti voglio esclusivamente per me.» Fa un cenno col mento verso il libro aperto oltre la metà che tiene di nuovo sulle sue cosce.
Minho alza lo sguardo giusto in tempo per vedere uno di quei buffi ciuffi viola volare via, ma non riesce a sorridere nemmeno se si sforza. Né riesce a studiare un accidenti di niente nelle ore a seguire; i caratteri neri che scivolano via sotto ai suoi occhi non vogliono saperne di imprimersi nella sua mente. Legge le frasi più di una volta, ed ognuna è come fosse la prima. Chiude il libro con un colpo sordo dopo un'ora e poco più di sforzi vani.
Si strofina il viso con forza, reclina il capo all'indietro fino a toccare la morbidezza del materasso. Sbuffa.
Apre gli occhi e il soffitto gli appare sfocato. Si copre il volto con l'avambraccio per oscurare tutto.
Riesce a spegnere il mondo per un attimo, ma la sua testa è piena d'immagini e pensieri. Quella non si ferma mai.
Avere una relazione con qualcuno è anche questo, si dice. Perdere la concentrazione, disinteressarsi del resto del mondo. Preoccuparsi di quel piccoletto quando non è a portata di mano fino a perdere anche l'appetito. Trovare cose da fare anche quando non ce ne sono: come sentire Taemin respirare nel sonno, guardare il suo profilo per ore quando fumano in terrazza e il sole gli bacia il naso. E gli va bene tutto, ma quel senso di inquietudine nella pancia, quel sentirsi sempre in bilico soprattutto quando sono insieme, quando si parlano e non si dicono niente. Quando si propone e viene rifiutato, quando fa un passo in avanti solo per vedere Taemin farne due indietro. Non la sopporta quella sensazione, non gli va giù. Non la comprende.
Convivere nell'incertezza, porsi interrogativi continui. Formulare ipotesi astratte. Quanto è sano in una relazione?
In mancanza di indizi certi la sua mente lavora da sola, e i dubbi si moltiplicano.
Pensava che con il tempo le cose si sbloccassero almeno un po', che Taemin si sarebbe deciso a mostrarsi di più. Gli basterebbe anche un piccolo spiraglio da cui poter guardare attraverso ma non gli viene concesso.
Vivono praticamente insieme e lui è il solito di sempre, che non risponde, che sembra non avere un passato da raccontare. A distanza di mesi niente è cambiato di una sola virgola su quel fronte, continua ad essere vago, schivo sulle faccende personali. Terrorizzato a morte quando gli si offre un passaggio a casa.
Ma perché?
Così non può fare a meno di sentirsi tagliato fuori.
Taemin gli sta nascondendo le sue radici, gli sta nascondendo tutta la sua vita prima di quel famoso 21 giugno, eppure, cosa assurda, si fida ciecamente di lui. Ogni volta che lo guarda negli occhi e vede quella luce brillare al loro interno si rende conto di quanto è scaltro e onesto, puro per certi versi, e si sente perfino uno stronzo per mettere sempre tutto in discussione.
Si sente quello in difetto. Il pesante della situazione. Il paranoico.
Ma anche lui ha un passato alle spalle, un passato che pesa e che ha lasciato cicatrici. Non può fare a meno di essere diffidente. Sempre dubbioso.
Alza la testa attirato dal display del telefono che s'illumina all'improvviso senza emettere alcun suono; è un messaggio di Jinki. Lo ringrazia mentalmente, alemeno i suoi pensieri hanno smesso di assilarlo per un attimo.
Lo legge al volo, poi decide di fare una doccia tiepida per stemperare la pesantezza che sente nella testa.
Sospira, di nuovo.
Forse è stato troppo accondiscendente con Taemin. Forse, dopo due mesi e mezzo, è arrivato il momento di farsi dare un paio di risposte. Dirgli che non gliene frega un cazzo se ha un passato oscuro alle spalle, o qualsiasi altro mostro chiuso nel baule, l'unica cosa che conta per lui è quello che condividono ora che sono insieme.
Quel presente che vuole far divenire futuro.
Il passato può benissimo restare passato, per quanto gli riguarda, ma vuole sapere chi è davvero Lee Taemin.


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