Un dovere

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Erano passate all'incirca due settimane dal primo dell'anno.
I corsi universitari erano cominciati nuovamente, lo stress cominciava a farsi vivo.
Per interrompere la routine Colin mi aveva proposto di partecipare ad un evento degustativo in un antica abbazia sconsacrata.
Era uno di quegli eventi per gente importante, mi senti anche un po' fuori luogo solo nell'accettare ma lui mi aveva rassicurato che non sarebbe stato niente di così impegnativo.
Lui non era uno di troppe pretese amava lo stile biker e nessuno lo avrebbe schiodato da lì anche se aldilà di ciò che aveva in dosso faceva sempre la sua bella figura.
Arrivammo di fronte questa grande abbazia, in lontananza vidi due ingressi, il primo stracolmo di gente.
Sbuffai ignara delle conoscenze di Colin

"Credi che faremo tutta questa fila?"

"Abbiamo scelta?"

"C'è sempre un piano B."

Colin sorrise, mi prese per mano e si diresse nella seconda direzione.
All'ingresso un uomo altissimo bloccava l'entrata.

"Direttore.."

"Grazie Guido."

Rimasi scioccata.. ma poi perché direttore?!!!

"Sapevo che eri un informatico, ma direttore mi suona al quanto strano."

Colin abbozzo un sorriso.

"Sai ho avuto una promozione dai piani alti.
Da semplice informatico a direttore informatico.
Questa serata è organizzata dalla mia azienda, non tel'ho detto  perché sapevo che avresti rifiutato.
Dai vieni."

Mi cinse la vita con il braccio e proseguimmo verso il sentiero di degustazione.
Ok, ero completamente a disagio.
Colin continuava a salutare gente e a fermarsi ogni tre per due mentre io continuavo a bere il mio calice.
Arrivò orario di cena e il servizio prevedeva una grigliata nella zona relax.
La sala era molto grande, i tavoli erano sparsi qui e lì, ci accomodammo ad uno vuoto.

"Ti stai annoiando?"

"Mmm annoiando no, però mentre tu continui a parlare io continuo a bere e ho ringraziato il cielo che ci fosse la cena."

"Ahaha ma per chi mi hai preso! Non ho mica intenzione di farti ubriacare?!"

Furono le sue ultime parole famose.
Persi la concezione del tempo, non ricordavo una bronza così forse dai miei diottanni.
Fatto sta che complice la bevuta decidi di andare da lui.
La casa non era molto grande, un bilocale caldo sui toni del petrolio bianco e nero.
Un arredamento minimale ma devo ammettere che aveva molto gusto.
Colin versò due amari nei bicchierini.

"So che non è il massimo dell'aspirazione per una ragazza di ventiquattro anni trovarsi ad una cena aziendale per di più con pluritrentenni.. ma mi ha fatto molto piacere e spero che abbia fatto piacere anche a te"

Gli sorrisi ma non risposi, ero ne mio mondo ma nonostante ciò avevo voglia di capire cosa era quel ragazzo per me in quel momento, colsi l'attimo.
In meno di mezzo secondo mi ritrovai sulle sue gambe naso, contro naso, delicatamente toccava la mia schiena.
Colin aveva quasi trent'anni, non era un ragazzino, era un uomo e lo dimostrava in tutto.
Non aveva modi violenti, era deciso, era forte e possente e tutto ciò si era ripercosso sul mio corpo inerme.
La notte si perdeva e io con lei.
Senti Colin accarezzarmi la schiena nuda

"Puoi rimanere se ti va."
"Ok..."
Continuai a guardare fuori dalla finestra, mi resi conto che ciò che avevo cercato non mi aveva provocato il risultato immaginato o forse sperato.
Niente, non avevo sentito niente.
La sbronza era passata ma il mal d'amore no.

La mattina trovai un biglietto vicino alla scrivania della stanza.
Era tutto dannatamente ordinato, anche il modo di appoggiare uno stupido biglietto era perfetto.

Dolce flirt : THE WHOLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora