"Mio Dio, sono troppo nervosa!" esclamai, scuotendo le mani in agitazione.
"Smettila di farti paranoie, sai benissimo che ce l'hai fatta" mi disse il ragazzo accanto a me, prendendo la mia mano fra le sue. Inevitabilmente sorrisi. Era l'unica persona al mondo capace di farmi calmare al solo contatto della sua pelle; l'unica che capisse come mi sentissi realmente in quel momento, in grado di trovare le parole giuste per confortarmi, e farmi rilassare come nessuno sarebbe mai riuscito.
"Non lo so, abbiamo partecipato in tanti, e sono sicura che tutti abbiano fatto del loro meglio, i posti sono pochi, lo sai, io no-"
"Choco, devi davvero iniziare ad avere più fiducia in te stessa. Ormai hai 21 anni" m'interruppe con una leggera risata, facendo comparire le fossette. Risi leggermente. Era da diciassette anni che sentivo quel modo di dire da parte sua, cosa che mi fece rabbuiare. E se ce l'avessi fatta davvero? Se fossi rientrata nella lista delle persone che avevano superato il test e fossi riuscita a partire? Che ne sarebbe stato di noi? Che ne sarebbe stato della nostra amicizia, della cosa più bella che avevo avuto fin'ora? Come avrei fatto senza il mio migliore amico al mio fianco?
Mi incantai a guardarlo. Si era tinto i capelli, di nuovo. Stavolta erano viola. Era impossibile non voltarsi per strada a guardarlo, era troppo appariscente; ma a me piacevano. Era incredibile come ogni colore che scegliesse gli stesse bene: ero ancora sorpresa del fatto che non fosse ancora diventato pelato, dopo tutte le tinte che aveva fatto.
Aveva delle folte sopracciglia scure, che corrucciava in modo troppo buffo ogni volta che assumeva una smorfia strana, ed era sempre in grado di farmi ridere. I suoi occhi erano la cosa che mi piaceva di più in assoluto, prima ancora delle fossette: erano grandi, dal taglio a mandorla, scuri come la pece a primo impatto, dolci come il cioccolato al riflesso del sole. Quando rideva si socchiudevano in un modo troppo dolce per essere considerato legale, ogni volta mi veniva voglia di strapazzarlo come una nonna farebbe col proprio nipotino. Aveva due labbra da fare concorrenza a Kim Kardashian, anche dopo tutte le operazioni chirurgiche. Erano grandi, di un colore roseo intenso, da far invidia a quasi tutte le donne.
E infine, le fossette. Così marcate da comparire al minimo accenno di sorriso, uno degli elementi che lo evidenziavano di più in assoluto, che lo differenziava da tutti e che sarei stata in grado di riconoscere persino se avesse indossato una maschera.
Era alto, a dispetto dello standard di statura media del suo paese di origine, non aveva nulla da invidiare a nessuno dei ragazzi lì; aveva un fisico asciutto, che gli consentiva di vestirsi in qualsiasi modo volesse, cosa che a volte lo rendeva a dir poco discutibile: aveva un punto di vista tutto suo in campo di moda, ma che a mio parere, come ogni cosa che lo riguardava, riusciva a identificarlo e a renderlo unico, in tutto e per tutto.
Lo avevo visto crescere in quei diciassette anni, da bambino ad adolescente, ed ora, di fianco a me, un uomo, a tutti gli effetti. Con lui avevo condiviso tanto: l'infanzia, le gioie e i dolori che ogni persona attraversa durante la propria adolescenza, gli amori non corrisposti, i cantanti preferiti, l'acne adolescenziale, la pubertà. Ogni cosa possibile ed immaginabile era passata da noi. Nella mia mente si era creato un vortice di ricordi, da quando ci eravamo conosciuti per la prima volta, fino al sorriso che mi aveva rivolto pochi minuti prima. Davvero, come avrei fatto senza di lui?
"Ti voglio bene, Joojoo" gli dissi, non riuscendo a dare un freno alla lingua. Ma con lui non ci riuscivo proprio, dopo tutte le cose che ci eravamo detti, trattenermi dal dire qualsiasi cosa mi passasse per la testa era impossibile per me.
Mi guardò, sorridendo con gli occhi, prima di alzarsi dalla seggiola nella sala di attesa e stringermi in un caldo abbraccio, sovrastandomi con la sua altezza e il calore delle sue braccia.
"Ti voglio bene anche io, Choco" mormorò al mio orecchio, stringendomi leggermente più forte fra le sue braccia, e strofinando il naso fra i miei capelli. Non potetti evitare di rabbrividire al contatto con la sua pelle, inebriandomi del suo profumo.
Fra tutte le cose che ho detto, ho omesso la più importante di tutte: essere innamorata del mio migliore amico.
Forse dal primo momento in cui l'ho visto.
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Skins - Take Over Time. knj
FanfictionVi siete mai ritrovati a dover mollare tutto per inseguire un sogno? Amaranta Hernandez, 21 anni, ha soli tre mesi di tempo prima di catapultarsi in una realtà tutta nuova, lontana dalla famiglia, la sua città, e il suo migliore amico. Riuscirà in n...