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Namjoon P.O.V.

"No, mi scusi, che vuol dire che le pratiche non sono pronte?"

"Signorina, vuol dire esattamente quello che ha capito"

"Si, beh, e quindi? Cosa devo fare? Rimanere qui a girarmi i pollici?"

"Prima di tutto, signorina, si cal-"

"Non mi chieda di calmarmi!" Amy si passò una mano fra i capelli esasperata, alzando la voce di un'ottava, guardando con sguardo truce la donna seduta dall'altra parte del vetro. Alcune persone si voltarono a guardarci, sorprese e incuriosite. La donna, che avrà avuto sì e no una trentina d'anni, mi guardò nervosa, chiedendomi silenziosamente aiuto per far calmare la mia ragazza, che in quel momento era diventata letteralmente una iena.

"Io devo partire fra nemmeno due settimane, sono venuta qui con tutti i documenti richiesti, ho pagato entro i termini stabiliti e lei ora mi viene a dire che il mio visto non è ancora pronto? Stiamo scherzando, vero?"

Parlava velocemente e muoveva le mani in maniera frenetica, chiaro segno di nervosismo. Posai le mani sulle sue spalle cercando di farla rilassare, ma ciò che ottenni fu uno sguardo omicida che mi fece tornare le mani a posto prima che potesse saltarmi addosso come un animale.

"Lei ha completamente ragione, e ci dispiace per l'inconveniente, ma abbiamo avuto un problema tecnico e tutti i suoi dati sono andati persi nel database" le spiegò la donna, facendo saltare lo sguardo dalla riccia al computer e viceversa. Si vedeva che era davvero disperata dall'accaduto, ma non aveva modo di riparare il danno.

"Va bene" sospirò rumorosamente Amaranta, prendendo un respiro profondo. "Ok. Mi dispiace per il mio comportamento" spostò una ciocca di capelli ricci dietro all'orecchio, posando poi le mani sui fianchi. "È solo che, davvero, manca poco alla mia partenza e non vorrei imbattermi in problemi seri una volta arrivata lì" asserì la ragazza, facendo annuire la donna pensierosa, forse in cerca di una soluzione. Batté le dita pallide sulla tastiera del computer, rivolgendoci la sua attenzione dopo pochi istanti.

"Allora" iniziò, leggendo sullo schermo del computer. "Mandare una nuova pratica per richiedere il visto impiegherebbe comunque un mese, nonostante il suo sia un caso di urgenza e l'errore sia stato nostro. L'unica cosa che possiamo fare è rimborsarla per la somma di duecentocinquanta dollari, pagati precedentemente per effettuare il visto. Lei dovrà stare in Corea per un tempo determinato di cinque anni, da quel che mi ha spiegato, ciò nonostante ha bisogno di documenti che le permettano di restarci una volta scaduto il soggiorno di novanta giorni legale, senza visto. Novanta giorni sono comunque sufficienti per recarsi all'ambasciata coreana e chiedere il permesso di soggiorno" chiarì la donna, mentre Amy la ascoltava attentamente. Annuì, quando la prima finì di spiegarle tutta la situazione, lasciando poi le sue coordinate bancarie per il rimborso dei soldi. Quando finirono Amy si chinò verso la donna in segno di saluto, scusandosi di nuovo per aver urlato.

Lei le sorrise scuotendo la testa, e salutandoci. Uscimmo dall'ambasciata, dirigendoci verso la mia macchina parcheggiata dal lato opposto della strada.

"Nam" mi richiamò la riccia, prima che salissi in macchina. Mi voltai verso di lei con impressione interrogativa, facendole un cenno con la testa di parlare.

"Scusa se ti ho guardato in quel modo, prima" scostò i capelli da una spalla, abbassando lo sguardo, dispiaciuta. Sbuffai divertito salendo in macchina e facendole segno di fare lo stesso. Capivo la sua rabbia e non ce l'avevo con lei; aveva sognato la Corea per anni e sapevo che voleva che andasse tutto per il meglio, senza imprevisti. Persino io mi sarei alterato in una situazione del genere, e difficilmente mi sarei calmato tanto in fretta.

Skins - Take Over Time. knjDove le storie prendono vita. Scoprilo ora