Amaranta P.O.V.
Tre giorni.
Settanta due ore.
Quattromila e trecentoventi minuti mi separavano da quel volo che mi avrebbe portato a undicimila e settecentotrentaquattro chilometri lontana da mia madre, mio padre, la mia sorellina, la zia Linda, Calum, Aaron, Lydia, Rachel, la signora Fey e le sue torte, la signora Hye Jin, il signor Ha Joon e soprattutto lui.
Kim Namjoon.
Tre giorni mancavano alla mia partenza. Le mie valigie erano pronte in un angolo della stanza, ogni giorno aggiungevo qualcosa che pensavo potesse servirmi. Il mio armadio era pieno a metà, non avrei portato tutto, solo il necessario. Il resto lo avrei comprato lì. La mia unnie* Soo Hyun, sorella di Namjoon, mi aveva detto che ci sono un sacco di vestiti a buon mercato in Corea, e che quindi non dovevo preoccuparmi troppo. Anche i miei genitori mi avevano rassicurata ogni volta dicendomi che se avessi avuto bisogno di qualcosa dovevo solo telefonare loro e ci avrebbero pensato subito. Ormai con la tecnologia tutto era possibile, e spedire un pacco così lontano avrebbe richiesto al massimo tre giorni lavorativi.
Se non stavo più nella pelle? Ero un fascio di nervi. La mia negatività era diventata una cosa insostenibile per i miei parenti: e se mi fossi alzata tardi? E se avessi perso il volo? E se avessi perso il passaporto? E se avessero perso la mia valigia? E se non mi avessero fatto entrare senza visto? Perché la pizza è rotonda, se la scatola è quadrata e le fette sono rettangolari? Se gli scarafaggi resistono ad un attacco nucleare, allora cosa ci mettono nel Raid?
Troppi se e troppi ma. Stavo impazzendo. In più, da qualche giorno Namjoon era come diventato un fantasma e il tempo era peggiorato. Pioveva da tre giorni ormai e il clima rappresentava il mio stato d'animo: triste e rovente. Perché sì, nonostante la pioggia torrenziale, il caldo estivo era insopportabile e afoso all'inverosimile.
Non capivo perché Namjoon si comportasse in quel modo: si era rifugiato interamente nel suo lavoro, chiedendo addirittura turni straordinari. Persino al telefono risultava schivo e troppo sbrigativo, cosa che trovavo alquanto strana e irritante. Insomma, sarei partita a breve e lui invece di trascorrere del tempo con me preferiva lavorare come un matto e non calcolarmi minimamente?
Ero andata a trovarlo al lavoro un paio di giorni prima e si era arrabbiato quando avevo insistito nell'aspettare che il suo turno finisse, sbraitandomi che non dovevo farlo e facendomi arrabbiare tanto che ancora ora, dopo due giorni, non gli avevo scritto. E nemmeno lui lo aveva fatto. Il suo comportamento mi feriva terribilmente. Avevo il mal di testa da tutto il giorno, a causa della quantità spropositata di lacrime che avevo versato la sera prima mentre fissando il telefono, aspettavo un suo messaggio che non era mai arrivato. A quel punto non sapevo proprio a cosa pensare.
"Amy, sicura che non vuoi venire al cinema con me?" mi chiese di nuovo Iole, finendo di fare la piastra ai capelli. Sdraiata sul suo letto, continuavo a scrollare il dito sulla home di Instagram, dando like quasi perlopiù ai miei attori preferiti. Fra questi, Robert Downey Jr., amavo quell'uomo.
"No, ho ancora il mal di testa. Mi accontenterò a guardare un film in salotto" le sorrisi stancamente, cosa che la fece sbuffare.
"Sei proprio... argh, non ho parole per dirlo. Davvero ti stai lasciando abbattere perché Namjoon non ti calcola? Che si fotta!"
"Iole!" urlai, fissandola sorpresa per il suo linguaggio.
"Iole un corno, ok? Mi fa arrabbiare vederti tanto triste. È un egoista. Sei stata male per anni perché eri segretamente innamorata di lui e ora devi stare altrettanto male perché ti ignora? Non mi sembra affatto nobile da parte sua" lo sguardo ardente di mia sorella mi mise i brividi. Ripensando alle sue parole, non potevo fare altro che darle ragione. Ce l'aveva e mi doleva al cuore ammetterlo, e non per orgoglio, ma perché aveva centrato il punto in pieno. Si mise sul letto affianco a me e mi strinse in un abbraccio, facendomi poggiare la testa al suo petto e carezzandomi i capelli. Sbuffai una risata al suo gesto, mi faceva pensare che i ruoli si fossero invertiti e fosse diventata lei la sorella maggiore.
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Skins - Take Over Time. knj
FanfictionVi siete mai ritrovati a dover mollare tutto per inseguire un sogno? Amaranta Hernandez, 21 anni, ha soli tre mesi di tempo prima di catapultarsi in una realtà tutta nuova, lontana dalla famiglia, la sua città, e il suo migliore amico. Riuscirà in n...