04°

42 24 7
                                    

Annyeonghaseyo!!! I'm back!
Sono carichissima raga, non avete idea, sono una bomba! Ancora una volta ringrazio tutti coloro che mi seguono, mi fate sorridere spesso con le vostre stelline e i commenti! Adoro! Non mi perdo troppo in chiacchiere ed ecco a voi il capitolo♥




"Due feste nel giro di quarantotto ore? Non sono più quella di una volta!" mi lamentai, buttandomi sul divano di Calum, uno dei miei amici più cari, dopo aver finito di pulire. Avevano organizzato un'altra festa in mio onore, il giorno dopo la cena a casa mia allestita dai miei parenti: Dio, avevo mangiato tantissimo, di tutto e di più. Mia sorella si chiedeva sempre dove mettessi tutto quel cibo, e io, da brava sudamericana quale sono, le facevo capire che finivano tutti sui fianchi e nel didietro.

Erano le cinque a.m. e la festa era finita da un paio d'ore ormai, in cui avevamo deciso di ripulire casa nel miglior modo possibile, visto che i genitori di Calum sarebbero tornati quella sera da un viaggio di lavoro dall'altra parte del paese. Non mi ero ubriacata particolarmente, non amavo molto gli alcolici; preferivo di gran lunga un cocktail fruttato, ma i miei amici avevano compensato a questa mancanza con birra al limone e malibù e ananas fatto alla bell'e meglio, solo per farmi contenta. Perciò, nonostante avessimo passato due ore a pulire ero ancora un po' brilla e sorridevo per ogni stupidata che dicessero Calum e Namjoon. Ci conoscevamo da dieci anni. Calum ha la mia stessa età, è nato solo qualche mese prima. Se non fosse per i capelli rossi, naturali, non sarebbe il tipo di ragazzo che attirerebbe l'attenzione per strada.

Era alto, all'incirca un metro e ottanta, aveva una pelle molto chiara che faceva risaltare i suoi capelli rossi, che gli ricadevano sulla fronte in una frangetta che spostava spesso muovendo il collo, in una sorta di tic; gli occhi azzurri, luminosi e sempre sorridenti, e un sorriso bianchissimo sempre stampato in faccia. Suo padre faceva il dentista, e sua madre era la sua segretaria. Possedevano lo studio dentista più rinomato di tutta la città, e in quel momento si trovavano ad un corso di aggiornamento a Washington al quale suo padre non avrebbe potuto mancare.

In mancanza dei gatti, si sa, i topi ballano. Quei due erano riusciti ad organizzare una festa nel giro di dieci ore, con la totale riuscita della stessa. In fondo, quale ragazzo di vent'anni sano di mente avrebbe rifiutato un'offerta di alcool gratis e divertimento coi coetanei?

"Stai zitta Amy, hai ballato tutta la sera! Ti ricordo che ho persino dovuto tirarti giù dal tavolo in salotto! Non sei stanca per l'età, sei sfiancata perché hai fatto festa come si deve!" esclamò il rosso con una risata, puntandomi un dito contro. Sbuffai divertita, facendo un gesto snob con la mano, poggiando la testa allo schienale del divano e chiudendo un secondo gli occhi. Ero felice."Tata, non ti avevo mai visto in quel modo, sono ancora sorpreso e non credo lo dimenticherò facilmente!" mi disse Aaron, il fidanzato di Calum. Esatto, era gay. Ne avevamo passate molte Nam, Calum e io.

Alle medie addirittura ci avevano soprannominato il trio dei N.A.R.C, acronimo che sta per «La nera, l'asiatico e il rosso pel di carota». Quando siamo arrivati in questo quartiere anni prima, Trump lo avrebbe definito il 'Quartiere perfetto'. Perché? Non c'erano molti stranieri all'epoca, ma solo persone di razza caucasica. «In America esistono posti del genere?» so che può sembrare assurdo, ma sì. Abitavamo in una piccola città a pochi chilometri da Savannah, in Georgia. Le prime persone di razza latino americana eravamo stati io e la mia famiglia, e un mese dopo erano arrivati Namjoon insieme ai suoi genitori e sua sorella.

Per i primi anni, ne avevamo subite di tutti colori: io per il mio colore di pelle e lui per i suoi occhi a mandorla; poi era arrivato Calum, coi suoi particolari capelli rossi. Eravamo stati col fiato addosso di tutti per anni, fino a quando non ci eravamo stancati del parere altrui e avevamo iniziato a dedicarci un po' di sano amor proprio. Calum poi aveva sofferto più di tutti, quando aveva capito che il suo interesse non era indirizzato alle ragazze; nonostante ciò, Nam e io gli eravamo sempre stati a fianco, facendogli capire che se avesse avuto noi non gli sarebbe mancato niente, e quindi era da un anno che si era fidanzato felicemente con Aaron, un dolcissimo ragazzo che lavorava in una piccola gelateria nel parco principale della città. Gli sguardi sprezzanti della gente erano diventati un vago ricordo ormai.

Skins - Take Over Time. knjDove le storie prendono vita. Scoprilo ora