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Eccomi qui, con un nuovo aggiornamento!

Non ho molto da dire, in quanto la storia è ancora agli inizi e piano piano sta prendendo vita.

Nella storia ho inserito alcune espressioni in due lingue diverse ovvero il coreano e lo spagnolo. Per chi non sapesse cosa vogliono dire, ho aggiunto dei numeri alla fine di ogni espressione, spiegando a fine capitolo la traduzione. Detto questo, spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Besitos! Aidi♥




"An-nyeong !" 1 disse il bambino, scuotendo la manina. La bambina alzò lo sguardo da terra, smettendo di giocare con la sua bambolina. Lo guardò interrogativa, prima di rivolgergli un sorriso sdentato. "Hola!" rispose allora, scuotendo la manina a sua volta. Lui, come lei poco prima, la guardò interrogativo.

Si era appena trasferito nel quartiere, da un posto molto lontano. Corea del Sud.

In inglese sapeva dire le poche cose che gli avevano insegnato a scuola in Corea: «Hello, my name is... » e contare fino a venti. Aveva solo sette anni in fondo; ed era già in un paese straniero, lontano dai suoi cari nonni e dai suoi cugini pestiferi. Gli mancavano tutti, ma era tanto felice di trovarsi in quel posto. Lì era tutto diverso. Le case, le strade, le persone. Non era affatto intimidito dal fatto di essere lui quello particolare in mezzo a quella nuova realtà, coi suoi occhi a mandorla e le fossette, anzi, si sentiva speciale, quasi una star, quando le persone si fermavano a guardarlo. Pensava di essere l'unico essere speciale lì, ma si sbagliava.

Davanti a sé, la bambina che lo guardava ancora con quel sorriso sdentato, era ancora più speciale di quanto pensasse di essere lui stesso.

A partire dai capelli, dalla conformazione spessa e folta, raccolti in una ventina di treccine che si chiudevano ognuna in una perlina colorata, ciascuna di colore diverso, facendo risaltare il nero pece dei suoi capelli. Gli occhi, scuri, sembravano brillare di luce propria. Erano grandi, forse troppo per il suo faccino troppo piccolo dalla forma ovale; il nasino schiacciato a patata in mezzo a due guance paffute, finivano per racchiudersi in una boccuccia a forma di cuore, dal color nocciola. Il bambino era affascinato. Sembrava tanto una di quelle bamboline di porcellana che collezionava sua cugina Yoora. Lei però aveva un solo particolare che la differenziasse da quelle creature inanimate: la sua pelle.

Era scura come la crema alla nocciola che tanto amava mangiare col pane a merenda. Sembrava così liscia e luminosa che in un momento di poca lucidità si ritrovò a posare la mano su quella di lei. Era un bambino molto curioso, e si chiedeva come fosse possibile che avesse una pelle così scura rispetto alla sua. «Forse è sporca?» si chiese, non riuscendo proprio a capire. Si ritrovò a prendere il suo visino fra le mani, strizzandole le guance. La bambina sobbalzò spaventata, prima di scoppiare a ridere e alzarsi sulle punte per, a sua volta, afferrare le guance del bambino, che era visibilmente più alto di lei, e strizzargliele di rimando. Strofinò più volte, guardandosi poi le mani scioccato vedendo che rimaneva pulite.

«Com'è possibile?!» si chiese allora, affascinato, sorridendo da orecchio a orecchio. Aveva visto nei suoi amati fumetti dei personaggi colorati di colore più scuro, ma pensava fosse pura fantasia. Da dove veniva lui non c'erano persone così, era la prima volta che gli capitava di vederne una e dire che ne fosse rimasto meravigliato era poco.

Skins - Take Over Time. knjDove le storie prendono vita. Scoprilo ora