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Quella mattina Mario era intento a svolgere il suo consueto allenamento con i suoi compagni in vista dei prossimi incontri. Il secondo periodo della stagione era il più difficile e decisivo: in campionato ogni sconfitta pesava il doppio, soppratutto con un Napoli che non sembrava mai stanco, un Inter rinato, una Roma più agguerrita che mai e senza dimenticare l'inizio della fase ad eliminazione di Champions. Bisognava dare tutto mantenedo sempre alta la concentrazione per riuscire a centrare tutti gli obbiettivi perchè quando sei alla Juve vincere non è imporante, è l'unica cosa che conta e lui lo aveva imparato benissimo. Inoltre sapeva che il posto da titolare non era scontato vista la concorrenza giovane e talentuosa, ma non era comunque intenzionato a demordere, avrebbe fatto il massimo per dimostrare che si meritava anche lui un posto in prima fila. Era fatto così: testardo, determinato, sempre disposto a lottare e a crederci fino all'ultimo e facendo ciò era arrivato a giocare in una delle squadre migliori del mondo, guadagnandosi il rispetto dei compagni e l'amore dei tifosi. Era capitato però che alcuni avversari e delle tifoserie opposte non vedessero di buon' occhio la sua cattiveria agonistica definendolo violento, attacca brighe e scorretto. Era a conoscenza del fatto che il suo gioco molto fisico potesse infastidire qualcuno ma era cresciuto vedendo il calcio di suo padre, quando la maggior parte dei giocatori non cadeva per terra ad ogni spintone o solo per guadagnare un calcio di rigore. Per quasi tutta la durata dell'allenamento riuscì a concentrarsi sui vari esercizi e sulle tattiche che il mister Allegri voleva fargli eseguire in partita, ma più si avvicinava la fine, più il pensiero di chi doveva vedere dopo invadeva la sua testa. Fu uno tra i primi ad entrare in spogliatoio e sarebbe stato anche il primo a uscire se Blaise non avesse deciso di fare le cose con calma, facendolo innervosire "Blaise ti potresti dare una mossa!" il francese cercò di rassicurarlo "Due minuti e ho finito, te lo giuro".

La mattinata stava trascorrendo tranquilla per Elisa, i soliti anziani che venivano a bere il caffè mentre parlavano di politica e di calcio, ragazzi ritardatari che prendevano una brioches al volo prima di andare a prendere la corriera e uomini e donne che prima di dirigersi verso Torino nel loro ufficio o negozio si fermavano a leggere il giornale bevendo un cappuccino. Si divertiva spesso a immaginare le giornate dei tanti clienti con vite così diverse tra loro e dalla sua "Tesoro potresti andare a prendermi due bottiglie di latte, è quasi finito" le chiese suo padre mentre andava a raccogliere le tazzine da un tavolo, la ragazza raggiunse il magazzino dove prese le bottiglie bottiglie per poi avviarsi verso il bancone. Quando ritornò all'interno del bar si bloccò sul posto cercando di mantenere la calma e di non svenire per cosa stava vedendo, perchè nonostante non fosse la prima volta che due giocatori si presentavano lì, non riusciva a non pensare che fosse un sogno, soppratutto quando uno dei due era Mario Mandzukic. Suo padre lasciò quasi "laciando" il vassoio prima di avvicinarsi per accogliere i due giocatori, stringendogli le mani e indicandogli un tavolo dove accomodarsi mentre gli raccontava la storia del bar e della sua fede bianconera. In tutto ciò Elisa era riuscita ad appoggiare le bottiglie e ad avvicinarsi al trio senza farsi notare "Merci beaucoup monsier, ma eravamo venuti qui per restituirle una cosa di sua proprietà" c'era quasi riuscita quando Mario posò lo sguardo su di lei facendola bloccare all'istante, "Questo taccuino pensiamo sia di sua figlia" disse mentre gli porgeva l'oggetto che stava cercando disperatamente da ieri "Mi deve essere caduto per strada ieri dopo che...." "Ci siamo incrociati" terminarono insieme senza smettere di guardarsi. Suo padre prese la parola "Oh è una gran sbadata, perde e dimentica sempre qualcosa ogni giorno" "Papà!" lo rimproverò lei spalancando gli occhi non potendo credere che lo stesse dicendo di fronte al suo idolo per cui aveva una cotta, i due giocatori scoppiarono a ridere facendola imbarazzare ancor di più, "Possiamo almeno offrirvi un caffè" continuò il padre ma i due rifiutarono accettando però di firmare il quadretto con tutte le firme dei giocatori che erano stati lì e di scattare un paio di foto con loro. Prima che i due uscissero la ragazza si rivolse al giocatore croato "Grazie mille" il ragazzo le sorrise "Grazie a te per non essere scappata come l'ultima volta" Elisa si morse il labbro ricondandosi la figuraccia che aveva fatto "Sono stata una maleducata ad andarmene via come se avessi visto un mostro, non che tu lo sia per carità, anzì sei proprio il contrario!"come ogni volta che era agitata parlò senza pensare volendosi sotterare, Mario però le sorrise "Bhe se non l'avessi fatto ora non saremo uno di fronte all'altro a parlare" lei annuì prima di rimanere in silenzio a guardarsi negli occhi.

Durante la pausa pranzo pubblicò la foto scattata la mattina, non riusciva ancora a credere che aveva parlato con lui come se fossero due vecchi amici, scambiandosi sorrisi, continuando a guardarsi negli occhi e anche se sapeva che stava correndo troppo voleva credere che lui fosse venuto lì di persona per poi parlare con lei non solo per gentilezza, stava volando ma non voleva ancora atterrare. Quando la sera si mise sul divando si ritrovò centinaia di notifiche di Instagram, sorpesa notò che erano like alla sua foto con Mario di quella mattina e controllando meglio notò che una nuova persona aveva iniziato a seguirla, "Non può essere" mormorò leggendo la notifica: Mariomandzukic_offical ha inizato a seguirti. Le sue dita si spostarono da sole sulla casella del Direct scrivendo ed iniviando il messagio velocemente prima che si potesse pentire:"Avevi così tanta paura che scappassi di nuovo da iniziare a seguirmi?", appoggiò la testa sul schienale del divano, senza riuscire a capire cosa stava succedendo nella sua vita.

ANGOLO AUTRICE

Sono tornata dalle vacanze con 3 chili in più a forza di mangiare pasticciotti! Che ne dite del capitolo? Commentate e fatemi sapere se vi piace.

Manu.

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