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"Mi raccomando avvisateci quando arrivate." gli ripetè sua madre per la centesima volta da quando erano arrivati in aereoporto "E per qualsiasi cosa..." "...Chiamateci sempre." concluse Elisa sospirando. "State tranquilli, siamo grandi e vaccinati, sappiamo cavarcela!" tentò di tranquillizzati Cristian, mentre suo padre rise "Di tua sorella ne siamo sicuri, sei tu più che altro la nostra preoccupazione." sul viso del ragazzo si formò un' espressione offesa mentre la ragazza gli appoggiava un braccio sulla spalle "Tranquilli lo tengo d'occhio io." disse sorridendo. La voce robotica interruppe la loro conversazione annunciando il numero del loro gate, così i due salutarono i propri genitori e dopo aver superato i controlli iniziarono l'imbarco, prima del decollo Elisa scrisse a Mario per avvisarlo della loro partenza dopodichè attivò la modalità aereo e si sistemò posando lo sguardo fuori dal finestrino "Eli..." la richiamò suo fratello "Tu lo sai lo spagnolo, vero?" la ragazza scoppiò a ridere mentre non faceva a meno di pensare che sarebbe stato un viaggio indimenticabile.

Arrivarono a Madrid quando il sole era già calato, una volta arrivati in albergo Cristian si lasciò cadere sul letto mentre la sorella sistemava le poche cose che avevano portato con loro "Chi si lava per primo?" domandò lei senza interrompere il suo lavoro. "Meglio che vada io, tu sei troppo lenta e rischierei di addormentarmi." rispose lui mentre prendeva l'occorrente. Elisa avrebbe voluto ribattere ma era troppo stanca così rimandò la guerra a domani, quando avrebbe avuto la mente fresca. Sfruttando quel momento di solitudine chiamò Mario, il quale rispose dopo pochi secondi "Hei Eli." la ragazza si sistemò meglio sul letto "Hei, tutto okay?" aveva notato qualcosa che non andava dal suo tono troppo cupo e sbrigativo. "Sì va tutto benone, sono solo un po' stanco..." calò il silenzio "Mario..." lo canzonò lei. "Okay non va tutto benone. Prima delle partite importanti è normale per me essere nervoso, ma solo perchè non vedo l'ora di scendere in campo e spaccare tutto. Questa volta è diverso perchè sono nervoso dalla paura ed è strano per me..." Elisa sorrise, aveva paura e glielo stava confidando a lei "Ehi è normale, sei una persona umana che prova delle emozioni, devi solo superarla." lo consolò dolcemente. Il ragazzo dall'altro capo del telefono sospirò "Ho paura di non essere all'altezza dell'evento, c'è così tanto in palio e vederlo scivolare via per colpa mia sarebbe insopportabile." nel frattempo si era alzata dal letto avvicinandosi alla finestra "Lo sei e lo sarai, ricordati che non sei solo." dall'altro capo Mario sorrise "Quella è una delle poche certezze che avevo.", "Ti voglio bene Mario." disse Elisa continuando a guardare Madrid "Anch'io, non hai idea di quanto te ne..." "CIAO ELISA!" il ragazzo fu interrotto dal suo compagno di stanza mentre dall'altra parte fu costretta ad allontare il telefono dall'orecchio "Ciao Blaise." lo salutò cordialmente "Quindi sei venuta a Madrid. Ma quando sei arrivata? Mario non ci aveva detto niente! Sai è..." "Quello sarebbe il mio telefono." disse il croato cercando di strapparlo dalle mani del francese "Arrêté! Puoi lasciarmi salutarla almeno?", Elisa sorrise mentre sentì che suo fratello aveva terminato ed era arrivato il suo turno. "Rimarrei a sentirvi litigare come due bambini molto volentieri ma devo andare." li avvisò avvicinandosi all'armadio "Oh di già!" mormorarono i due contemporaneamente mentre Mario fulminava con lo sguardo il suo compagno. "Bonne nuit!" la salutò quest'ultimo "Buona notte nanetta." la salutò il croato "Buona notte guerriero.".

La mattina seguente i due fratelli la passarono interamente a visitare la città di Madrid, incontrando più volte gruppi di tifosi juventini che giravano cantando e attirando l'attenzione dei turisti curiosi e dei cittadini. Finalmente arrivò sera e dopo aver cenato i ragazzi si diressero verso lo stadio. Durante il tragitto nessuno dei due proferì parola, troppo agitati e concentrati sulla partita che stava per iniziare. I due arrivarono al Bernabeu dove Cristian parlò per la prima volta in quella serata. "Mio dio, lo stiamo per fare davvero." si voltò a guardare sua sorella e i due si sorrisero. Dentro lo stadio si respirava un'aria tesissima che veniva interrotta solo dai cori delle due tifoserie, i ragazzi presero posto ed Elisa si tolse la giacca mostrando orgogliosa la sua maglia numero 17 mentre i giocatori terminavano il loro riscaldamento, pochi minuti dopo riduonò l'inno della Champions che accompagnava l'entrata dei giocatori e quando sullo schermo apparve il volto di Mario, la ragazza sentì il battito del suo cuore accelerarsi. L'incontro incominciò e dopo appena due minuti i bianconeri passarono in vantaggio con un colpo di testa di Mario facendo saltare Elisa di gioia mentre veniva imitata da suo fratello, la squadra ospite non mollò continuando ad attaccare fino a quando il 17 croato non insaccó la palla alle spalle di Navas sempre di testa. La ragazza esultò sentendosi il cuore sul punto di scoppiare. Il primo tempo terminò e nonostante alaggiasse positività tra i due, per scaramanzia nessuno disse niente, limitandosi a scambiarsi sguardi complici, fino a quando al 60' della ripresa Matuidì segnò la terza rete ammutolendo tutto il Bernabeu mentre i tifosi bianconeri cantavano a squarciagola. Ci speravano tutti, ora non sembrava così impossibile, ma putroppo era solo un sogno che si spezzò al 90' quando Benatia atterrò in area Lucas Vasquez, l'arbitro assegnò il rigole per i blancos facendo scatenare la furia dei bianconeri, in particolar modo quella di Buffon che venne espulso. Sugli spalti la situazione si ribaltò, i madrileni che cantavano senza sosta mentre gli ospiti si tenevano il viso tra le mani.

Non si prese nemmeno la briga di cambiarsi o di sistemarsi il trucco, domandandosi in che stati fosse quando ormai era già fuori dall'hotel, sospirò domandandosi cosa avrebbe fatto quando se lo sarebbe ritrovato davanti, perchè capiva benissimo come si sentiva, dio mio se lo capiva. Lo riconobbe non appena varcò l'uscita e fregandosene del fatto che qualcuo avrebbe pottuto vederli, si fiondò tra le sue braccia stringendolo più forte che poteva mentre lui appoggiava il mento sulla sua testa. Rimasero così per minuti, abbracciati senza il bisogno di dirsi niente "Non dirlo, anzi non provare neanche a pensarlo." disse Elisa rompendo il silenzio tra i due "Allora perchè è successo, perchè ora non siamo tutti a festaggiare?" mormorò Mario triste, ci aveva creduto, per un'attimo aveva pensato di riuscire nell'impossibile, forse non avrebbe dovuto farlo, magari avrebbe fatto meno male. "A volte deve andare semplicemente così, anche quando ci mettiamo l'anima per farcela." gli rispose lei staccandosi e prendedogli il viso tra le mani, vederlo così le faceva male al cuore. "Mi dispiace." mormorò mentre i suoi occhi diventavano lucidi "Ti ho fatto venire fino a qui per vedere una sconfitta e a consolarmi per l'ennesima volta." mandò giù il magone che gli si era formato in gola "Non sono un guerriero, sono solo una lagna." la ragazza gli si avvicinò "Allora te lo ripeto per l'ultima volta, nessuno di noi è invincibile, tutti abbiamo bisogno di qualcuno a cui chiedere aiuto nei momenti di difficoltà, tu hai trovato me ed io ho trovato te. Sono venuta a Firenze, al Training Center e anche qui a Madrid non per pietà o per opportunismo, ma perchè volevo farlo, perché volevo starti accanto indipendentemente da cosa sarebbe successo." sentiva il suo naso sfiorare quello del ragazzo davanti a lei. "L'uno di fianco all'altro, sempre.", Mario sorrise ed Elisa capì di non potersi più trattenere, così appoggiò le sue labbra su quelle del ragazzo mentre quella strana sensazione si faceva sempre più forte nella bocca del suo stomaco. Il ragazzo rimase sorpreso ma subito dopo ricambiò mentre appoggiava le mani sui suoi fianchi. Non badarano al fatto che qualcuno potesse vederli, perchè in quella strada di Madrid per loro non esisteva nessun'altro.

ANGOLO AUTRICE

Non dico niente, spero solo vi sia piaciuto. Baci, Manu.

We Could Be WarriorsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora