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Svoltò a sinistra sperando di essere sulla strada giusta e di non ritrovarsi dall'altra parte di Torino, fortunatamente arrivò a destinazione pochi minuti dopo, scese chiudendo la portiera mentre prendeva un profondo respiro. Quella mattina Cristian non si era recato all'università, la preoccupazione per sua sorella lo avrebbe solamente fatto distrarre quindi aveva deciso di recarsi dall'unica persona che la conosceva bene come lui. Entrò nel negozio e si diresse verso una commessa non avendo trovato chi cercava, "Scusi, c'è per caso Michela?" domandò timidamente mentre la donna si voltava, quest'ultima annuì e andò a chiamarla. Il ragazzo ingoiò un paio di volte a vuoto, fin da piccolo vederla l'aveva messo in soggezione, per non parlare di quando all'età di 14 anni si era preso una cotta per lei, ma col tempo aveva capito che doveva lasciarla perdere, levarsela dalla testa, visto che era decisamente troppo per lui oltre che essere la migliore amica di sua sorella maggiore. Si risvegliò dai suoi pensieri quando la vide avanzare verso di lui, "Cri! Da quanto tempo! Come stai?" gli chiese la ragazza sorridendo notando però il viso tirato del più giovane, "Ti devo parlare in privato, hai un'attimo?" chiese ignorando le domande che gli erano state poste, "Si tratta di lei, vero?" domandò preoccupata mentre Cristrian si passava una mano tra i capelli scuotendo la testa, "Ho paura che sia capitato di nuovo.".

Michela appoggiò il mento sul palmo della mano mentre il ragazzo al suo fianco si alzava dalla panchina iniziando a camminare in avanti ed all'indietro, "La puoi smettere?" domandò troppo bruscamente la ragazza bloccandolo, "Scusa, ma è proprio una cosa che non sopporto." mormorò sospirando mentre Cristrian si risedeva vicino a lei, "Tranquilla, è che sono preoccupato, molto." disse il ragazzo voltandosi verso la ragazza, "Pensavo che chiedendo aiuto a te, facendo questa cosa insieme, sarebbe stato più facile." confessò ridendo amaramente prima di continuare "Invece ho ancora paura di spezzare quell'ultimo sottilissimo filo che la tiene su e se succedesse, non me lo perdonerei mai." mormorò. Michela si fermò a guardarlo per un'attimo, rendendosi conto di quanto fosse cambiato: al posto dell'impacciato, timido ed insicuro bambino che aveva sempre conosciuto ora c'era un ragazzo determinato, sensibile e comprensivo. Era cresciuto non solo esteticamente, diventando un bellissimo ragazzo confrontato con quelli della sua età, ma anche interiormente. Gli appoggiò una mano sulla spalla facendogli alzare lo sguardo verso di lei, "Se non ci proviamo quel filo si prezzerà prima o poi, è solo questione di tempo. Cri abbiamo l'obbligo di provarci." lo incoraggiò continuando a guardarlo, gli occhi del ragazzo diventarono lucidi ma non smise di guardarla, "Non voglio perderla e rimanere solo." mormorò mentre l'altra gli sorrise dolcemente "Non succederà e ricordati che non sarai mai solo." lo rassicurò prima di abbracciarlo.

Quella sera aveva cenato da sola poichè Cristrian si era fermato da un suo amico per finire di copiare alcuni appunti, o almeno era quello che gli aveva detto, per questo rimase stupita quando lo vide entrare accompagnato da Michela. Si lasciò scappare una risata nervosa rendondosi conto di quanto stupida fosse stata, capendo subito il perchè della presenza di entrambi. "Vedo che fare le cose alle mie spalle è diventato un'abituè."disse acida senza guardarli, "È quello che si è costretti a fare quando una persona rifiuta ogni aiuto." disse con tono duro il più piccolo incrociando le braccia al petto, questa volta Elisa si voltò verso di loro "Io non ho bisogno di aiuto. La rottura tra me e Mario la sto affrontando piano piano..." incominciò venendo però interrotta dalla sua amica, "Sai benissimo che non è per quello che siamo qui." disse avvicinandosi a lei "Quindi piantala di raccontartela per riuscire ad andare avanti." aggiunse dura. I due non ci stavano andando leggeri, ma era l'unico modo per farla esplodere così che si potesse finalmente sfogare, o almeno così credevano, "Oh mio dio." esclamò Elisa intuendo a cosa si riferissero ridendo amaramente, "Pensate che stia avendo un'altro attacco di depressione, vero?" li schernì fulminandoli con lo sguardo "E giustamente siccome l'ultima volta mi ero ridotta ad essere un fantasma pensate che lo faccia anche questa volta?" continuò alzando il tono della voce e come era successo con Mario, per quanto cercasse di fermare le sue parole, queste uscivano senza controllo. Michela e Cristian si scambiarono uno sguardo carico di apprensione, le cose non stavano andando affatto come volevano ma il ragazzo non aveva alcuna intenzione di lasciare che la situazione degenerasse, perchè non avrebbe fatto altro che allontanarla da sé, "Elisa ascoltami, l'ultima volta è finita così per svariati motivi. Abbiamo sofferto e so quanto sia stata dura, ma questa volta non sarà così. Ti prometto che non commetteremo gli errori che abbiamo commesso in passato, ma tu devi aiutarci a far si che questo avvenga ed il primo passo è quello di permetterci di aiutarti.", la sorella lo guardò e per un momento le sembrò che il mostro che si stava impossessando piano piano di lei, se ne fosse andato. Michela le sorrise prima di parlare "La fragilità fa parte di qualsiasi essere umano, chiedere aiuto per affrontarla non vuol dire essere deboli, ma condividere quel peso con qualcunt'altro per riuscire a vivere meglio.", quelle parole spezzarono involontariamente la pace che si era creata in lei, risvegliando il peggio di lei, "Quindi io non saprei controllare le mie emozioni e superare le mie fatiche da sola? Non so voi ma questa mi sembra una definizione di persona debole." rispose acida lasciando gli altri senza parole, "Ve lo ripeto per l'ultima volta, non sono più una bambina, sono cresciuta e posso cavarmela tranquillamente da sola." disse con tono freddo, "Questi non sono affari vostri." terminò incamminandosi verso la sua stanza, mentre sulle guance di Cristian avevano iniziato a scorrere delle lacrime silenziose.

"È questa, fermati." lo avvisò la mora scendendo dall'auto mentre la raggiungeva trovandosi l'uno di fronte all'altro, Michela non potè fare a meno di notare il viso pallido su cui risaltavano ancora di più gli occhi rossi e gonfi a causa delle lacrime che aveva versato. Cristian non si ricordava l'ultima volta in cui aveva pianto così, ovviamente l'aveva fatto in silenzio durante il tragitto verso la casa della ragazza ma sapeva che lo aveva visto, anche solo per un secondo ma l'aveva fatto. "Grazie di essere venuta e per averci provato." mormorò il più piccolo guardandola negli occhi, stringendole il cuore "Non devi ringraziarmi, anche perchè ho rovinato tutto." disse mordendosi il labbro ed abbassando lo sguardo, lo sentì sospirare prima che parlasse "Non hai rovinato niente, semplicemente doveva andare così. Non era quello che volevamo ma non possiamo fare più niente.." la voce gli si incrinò mentre gli occhi gli tornavano lucidi "Purtroppo." mormorò prima che altre lacrime incominciassero a cadere, di fronte a quella scena Michela non riuscì a resistere e lo abbracciò stringendolo forte. Nello stesso tempo ma ad alcuni chilometri di distanza Elisa chiudeva il suo borsone mettendoselo in spalla, percorse il salotto dove solo alcuni minuti prima aveva litigato con le persone più importanti della sua vita, scese fino alla sua macchina e la mise in moto, decisa a scappare da quei luoghi che erano diventati insopportabili, con la speranza di combattere una volta per tutte i suoi demoni riprendendosi così la sua vita.


ANGOLO AUTRICE

Penso che questo sia stato uno dei capitoli più faticosi da scrivere. Raccontare ed affrontare un tema complicato come la depressione non è stato facile, spero di non essere caduta in nessun clichè o frase fatta perchè so quanto sia un tasto delicato, soppratutto per chi la sta comabattendo o per chi ne ha sofferto. A presto, Manu.

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