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Dopo aver terminato di colorare l'ultima lettera si stiracchiò sulla sedia, allungando le braccia e piegando il collo, aveva lavorato a quel cartellone per due ore e si riteneva abbastanza soddisfatta di se stessa. Domani ci sarebbe stato il compleanno di Michela ed Elisa aveva deciso di realizzare quella sorpresa per la sua amica, attaccando alcune loro foto e scrivendo alcune delle sue frasi più iconiche. Il suoi pensieri da finta artista furono interrotti dalla vibrazione del cellurale, che prese in mano leggendo il messaggio che le era arrivato: Da Mario:"Non ti spaccare troppo la schiena su quel cartellone perchè domani non ti porto in braccio.", sorrise mentre arrotolava il suo capolavoro "Non ne sarei così sicura, dubito che riuscirò a passare la serata senza storgermi una caviglia camminando sui quei trampoli.", per tutte le sue coetanee era diventata un'abitudine indossare i tacchi, ma per lei era come camminare con un dito solo, "Mamma mia che tragica che sei." le rispose lui, "Non sono tragica, semplicemente mi conosco.". Michela aveva insistito nel chiederle di inviatare anche lui alla sua festa di compleanno, nonostante non fosse del tutto convinta che fosse una buona idea, visto i suoi impegni sportivi e soprattutto per la loro questione irrisolta, aveva ceduto chiedendogli di accompagnarla e con sua sorpresa aveva accettato subito. Avevano ricominciato a sentirsi ma nessuno dei due aveva ancora avanzato l'argomento "Madrid", se da una parte le stava bene così perchè non era ancora pronta, dall'altra non riusciva più a far finta che non fosse successo niente.

Aveva deciso di prendersi per tempo, decisa a non essere in ritardo almeno questa volta, per riuscire a fare tutto con calma, visto che era già sufficentemente agitata. Mario l'aveva avvisata che sarebbe passato a prenderla verso le otto meno un quarto e con sua sorpresa notò che aveva cinque minuti di anticipo, "Questa me la devo segnare", pensò tra sè e sè mentre si guarda allo specchio stirandosi il vestito. Aveva deciso di raccogliere i capelli in una treccia laterale, si era truccata in modo semplice come sempre, anche perchè il vestito blu che aveva scelto era già abbastanza appariscente per lei: era corto davanti e lungo dietro con alcune sfumature verde acqua sulla gonna. Sapeva di essere carina, aveva una reputazione di se stessa solida ma vedendo il suo riflesso si sentì più bella che mai, il campanello la riportò alla realtà e prendendo la giacca, il cartellone e la borsetta scese da lui. Mario si appoggiò alla macchina pensando se fosse stata una buona idea suonare il campanello, era agitato anche lui e sperava di non rovinare tutto come al suo solito. Il rumore della porta gli fece alzare la testa rimanendo senza fiato vedendola scendere le scale, fu lo stesso per Elisa che abbassò lo sguardo imbarazzata e per evitare di rotolare giù dalle scale, "Heilà." lo salutò sorridente una volta vicina a lui. "Hei." rispose il croato senza riuscire a staccare gli occhi da lei, "Sei riuscita a scendere le scale senza ammazzarti! Te l'ho detto che sei troppo prevenuta nei tuoi confronti." constatò mentre saliva in macchina "La serata è ancora lunga Mandzukic, non tirarmela." lo avvertì salendo anche lei. Dentro l'abitacolo calò subito il silenzio ma ad Elisa non pesava, se avesse aperto bocca molto probabilmente avrebbe sparato una delle sue solite cavolate, così mentre era rivolta verso il finestrino con la coda dell'occhio guardò di fianco a lei: aveva un paio di jeans scuri, una semplice camicia bianca, una giacca dello stesso colore dei pantaloni e sul viso l'ombra della barba che stava iniziando a crescere; era semplice come sempre ma quella sera le sembrava più bello che mai. Sorrise pensando a quanto la vita le stava dando e che forse gli stava restituendo tutto ciò che le aveva tolto.

Arrivarono alla festa pochi minuti dopo, si incamminarono verso il locale e ad Elisa venne immediatamente voglia di uccidere la sua amica: davanti a loro c'era un piccolo vialetto di ghiaia, "Io appena la vedo la uccido." disse fermandosi di colpo davanti a quell'ostacolo, "Sempre che tu riesca ad arrivare nella sala." al suo fianco Mario rise guadagnandosi un'occhiataccia "Grazie per il tuo appoggio! Te l'avevo detto di non tirarmela!" lo incolpò provando a muovere alcuni passi, il croato scosse la testa avvicinandosi a lei porgendole il braccio a cui la ragazza ci si appese ringraziandolo. Riuscirono ad entrare nella sala sani e salvi venendo subito accolti da Michela "Siete arrivati! Mario grazie per essere venuto!" disse mentre abbracciava la sua amica e lo salutava "Grazie a te per l'invito, anche perchè se avessi rifiutato qualcuno qui si sarebbe rotta una gamba ancora prima di arrivare." la ringraziò rifendosi alla figura al suo fianco "Spero non ti abbia staccato il braccio." continuò la mora come se lei non ci fosse, "No ma tranquilli tanto io non sono qui." interrupe l'altra facendoli ridere. Dopo aver sistemato le sue cose e consegnato il cartellone, Elisa fece conoscere al ragazzo alcuni suoi amici d'infanzia i quali chiesero ovviamente che si fossero conosciuti "Lunga storia." gli rispondeva sempre lei senza smettere di sorridere e non lasciando la sua mano. "Okay ora mettiamo qualcosa di più calmo." il Dj cambiò musica mettendo una canzone che la ragazza conosceva molto bene, "Posso chiederti di ballare o rischio di doverti portare in ospedale?" gli domandò Mario sorridendo "Non sono così impedita." le rispose prendendo la sua mano, posizionandosi al centro della pista dove Elisa allacciò le braccia dietro il suo collo mentre lui appoggiò le mani sulla sua vita. Mario si sentì come se fosse di nuovo a Madrid, con lei stretta tra le sue braccia e nessun pensiero nella mente "Sei bellissima." gli disse guardandola negli occhi mentre la ragazza arrossiva, "Anche tu." rispose e le sembrò di sognare: lei in un vestito bellissimo tra le braccia dell'uomo di cui era innamorata, mentre le note di I Get To Love You risuonavano tra di loro, mentre desiderava non svegliarsi più.

Mario la stava riaccompagnando a casa, era stata una serata bellissima e anche se l'indomani agli allenamenti sarebbe stato uno zombie lo avrebbe rifatto altre mille volte. Si fermò ad un semaforo voltandosi verso di lei e sorrise, si era addormentata con la testa appoggiata al finestrino e le mani messe come cuscino, come fanno i bambini. Si fermarono davanti casa sua ed Elisa scese dalla macchina mentre lui vi si appoggiò mettendosi di fronte a lei, "Grazie per avermi accompagnata." lo ringraziò "Sono io che devo ringraziare te per l'invito." gli rispose senza smettere di guardarla negli occhi. Nessuno dei due voleva andarsene, ma allo stesso tempo nessuno aveva il coraggio di parlare, "Senti, quello che è successo a Madrid..." iniziò lui "Non l'ho fatto per pena e non me ne pento." lo fermò lei lasciandolo senza parole, "Quindi l'hai voluto?" domandò titubante ed Elisa sorrise "Mario io faccio qualcosa di importante solo se lo voglio davvero.". Il ragazzo l'abbracciò forte appoggiando poi la fronte contro la sua, "Eli mi sono innamorato di te, non voglio mentirti..." si lasciò andare mentre lo stomaco di lei si chiudeva, "Mario io non..." inziò balbettando "Lo so. Lo so che non sei pronta." la fermò lui prendendole il viso tra le mani senza interrompere il contatto visivo, "Non voglio metterti fretta, io ti aspetto, okay?" Elisa rimase incredula. "Prenditi tutto il tempo che ti serve." la rassicurò accarezzandole la guancia con un dito, "Grazie." disse semplicemente lei visto che era rmasta senza parole, si sorrisero e poi, come a Madrid, Mario la baciò e questa volta Elisa ricambiò subito, sorridendo sulle sue labbra. Si staccarono alcuni minuti dopo e si guardarono negli occhi "Buonanotte Eli." gli sussurò, "Buonanotte Mario." ricambiò staccandosi da lui e voltandosi, entrando poi nel suo appartamento chiudendo la porta mentre ci si appoggiava con la schiena sorridendo.

ANGOLO AUTRICE

Scusate il ritardo ma la scuola in queste ultime due settimane non mi ha dato un'attimo di respiro. Per fortuna ho finito tutte le verifiche per quest'anno quindi aggiornerò più spesso. A presto, Manu.

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