7.
"Trovarsi di fronte a ciò che hai perso
e non poter far niente
è come riperderlo di nuovo."
Giulia sbuffa, alzando per la ventesima volta gli occhi al cielo. -"Non penso ne sarò mai capace." Poggia la chitarra sul letto e si porta una mano nei capelli castani scompigliati.
"Se fai così rendi tutto più difficile." La guardo, sedendomi di fronte a lei sulla scrivania.
"Guarda qui" Alza la mano e mi mostra dei segni rossi abbastanza evidenti sulle dita. -"Questa è una tortura vera e propria." Mette il broncio e io devo mordermi l'interno della guancia per non riderle in faccia.
"Guarda che è una cosa normale."
"Perché anche tu li avevi all'inizio?" Chiede.
"Non si tratta di segni iniziali, è sempre così. Solo che poi ci fai l'abitudine."
Sbuffa. -"Okay, significa che sacrificherò le mie bellissime dita per imparare a suonarla."
Rido. -"Allora? Hai scelto già l'istituto in cui studierai?"
Abbassa la testa sulla pancia e si tortura le dita. C'è qualcosa che non va.
"Allora?" Ripeto.
"Beh non sono così tanto sicura."
"Di cosa? Della scuola? Guarda che ce ne sono poche qui, ma quelle che ci sono funzionan.."
"Non sono sicura di restare qui."
Che?
Il sorriso sulla mia faccia sparisce. -"Stai scherzando?"
Alza gli occhi e li pianta nei miei. Sono lucidi e posso giurare di poter allagare in quel mare grigio azzurro. Scuote la testa. -"Io non ho nessuno qui, Mattia. Non conosco nessuno. E' come se dovrei ricominciare tutto da capo."
"Puoi ricominciare da capo, basta solo volerlo."
"Non posso gettare quasi metà della mia vita nel cesso." Obbietta.
"Quindi stai seriamente pensando di andartene a Milano per la seconda volta?"
Dimmi di no, cazzo.
Annuisce, muovendo lentamente la testa, guardandomi sempre negli occhi. -"Ci sono troppi ricordi qui. Solo ricordi."
Mi gira la testa. Serro la mascella per non gridare. Non voglio dire cazzate, non ne vale davvero la pena. -"Vattene." E' un ordine, vorrei gridare ma la voce mi frega, esce come un sussurro.
"Mattia." Si alza e si avvicina.
"Ti ho detto vattene." La voce si è riempita di tutto il misto delle emozioni che mi stanno riempiendo la testa e attraversando ogni singola parte del corpo.
Raccoglie dei fogli sparsi sul letto ed esce velocemente.
Prendo una scatola e la sbatto contro al muro.
Non ci posso credere. Ci risiamo. Ed io ci sono ricaduto. Sono un fottuto coglione. Ecco cosa.
"Ma buonasera mattiuccio mio." Davide entra nella stanza.
Mi passo una mano nei capelli e sospiro poggiandomi al muro.
"Mattì, tutto bene si?" Si avvicina.
"Si, sto bene. Che c'è?"
"Niente passavo di qua, sono andato dal figlio di Ciro a ritirare la vespa che si sono sgonfiate le ruote ieri."
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Sei una tempesta non prevista.
Подростковая литератураVorrei dirti che l'estathè lo prendo sempre alla pesca, e sulle patatine non metto sempre il ketchup, vorrei dirti che quando piove di solito dimentico l'ombrello, vorrei dirti che mi giro sempre le dita tra le mani quando sono nervosa e che se rido...