Quelle parole mi rimbalzano ancora nel cuore, sebbene siano passati due mesi. Io e Mattia siamo ritornati assieme, e abbiamo trascorso ogni secondo di ogni giornata assieme, tranne quando aveva il turno al bar. In questi giorni caldi é venuto a prendermi col motorino e mi ha portato al mare dove stavolta, però, la spiaggia era stracolma di gente. Malgrado tutti i miei tentativi di abbronzarmi almeno quel po' da far vedere di aver passato qualche giornata al mare, la mia pelle é rimasta ancora bianca come il latte. Mattia, invece, si é abbronzato subito, anche se é stato al sole in più breve tempo di me. Abita ancora in quell'appartamentino, da solo. Non ha ancora chiarito con i suoi, anche se spesso sua madre mi dà il permesso di portare con me Alessandra, in modo da fargli passare qualche ora assieme. Ora che l'estate é finita, la mia scrivania é stracolma di quaderni e libri ancora impallati e profumati di nuovo. Alla fine sì, ho scelto di stare qui, mi sono iscritta al liceo e spero di stare in classe con Sofia. Mattia é stato da subito contento di questa notizia, anche se poi ha iniziato a chiedermi se ne fossi sicura al cento per cento, e gli avrò detto almeno venti volte che lo ero. Tutto sembra andare per il meglio, ma non posso stare davvero sicura nel mio meglio.
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Mia madre é ossessionata dall'idea di avere il controllo di tutto ciò che le succede attorno, compreso me e Francesco. Ci é sempre riuscita, a tenere il controllo di tutto, in verità, tranne raramente con mio padre. Francesco si passa una mano tra i folti capelli ricci, e riprende a leggere il libro di Pinocchio. Nel frattempo, mia madre scende le scale, portando dietro sé una scia di profumo e un rumore tamburellante del suo tacco dodici sul parquet.
- Mamma!
Francesco alza lo sguardo incuriosito dal rumore dei trampoli al piede di mia madre, e si lascia cadere il libro sulle gambe.
- Ho qualcosa che.. non va, tesoro?
Si domanda subito, guardandosi il vestito e aggiustandosi la collana di perle.
- Sei bellissimamente bellissima!
Salta dalla sedia e le cinge le gambe, abbracciandola.
- Oh grazie!
A mia madre le brillano gli occhi, accarezza la testa di Francesco, e guarda me che la guardo sorpresa e le batto le mani, soddisfatta.
- Fammi un in bocca a lupo.
- Mamma, non hai bisogno di un in bocca al lupo. Se la tua titolare ti ha invitata a cena da lei, vorrà sicuramente dirti qualcosa di positivo.
Annuisce, quasi per convincersi. Prende la pochette bianca e schiocca un bacio sulla mia guancia e su quella di Francesco.
- A dopo, per qualsiasi cosa, chiama.
Mi dice e non mette piede fuori casa affinché non annuisco. Ci sorride un'ultima volta e sbatte la porta alle sue spalle.
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Quando Francesco sta per chiudere occhio, un rumore di chiavi nella serratura, lo fa scattare in piedi.
- Andiamo, andiamo a vedere la mamma cosa ha da dirci!
Corre come un pazzo sulle scale, e entusiasta lo seguo anch'io.
Quando scendiamo giù, però, quel volto che avevamo immaginato allegro e gioioso é rigato dalle lacrime.
- Cos'é successo, mamma?
Le vado incontro.
- Mi ha licenziata, Giulia, capisci? Licenziata! Come faremo ad andare avanti? Come?!
Urla disperata, mentre si strofina disperatamente il viso tra le mani.
- Come ti ha licenziata? Ma non le hai mai dato motivo di farti mandare via.
- Io ho sempre fatto tutto quello che c'era da fare, anche quello che non toccava a me. E lei mi caccia via così! Io non so davvero come andare avanti adesso!
Man mano che parla, aumenta sempre di più il tono della voce. E il tentativo di farla calmare, svanisce man mano. Piange ancora più di prima, e fa avanti e indietro per il salotto.
- Troveremo un modo, stai tranquilla. Sempre ci sarà qualche negozio che cerca una commessa, o qualsiasi altro lavoro libero.
Le dico, cercando di mantenere la calma.
- Sai benissimo, che ogni settimana controllo la città sottosopra e i giornali per il lavoro. Prima o poi me ne volevo andare da qui, ma per adesso no. Quando avrei trovato un posto adatto con uno stipendio tanto adatto, lo avrei mollato. Ma ora mi ha lasciata letteralmente in mezzo ad una strada!
- Domani vado in giro. Ti aiuto a cercare qualcosa e, magari, lo cerco anche per me.
- Non ci pensare minimamente. Non iniziare a sparare cavolate anche tu, Giulia. Non ti ci mettere proprio adesso. Tu pensa ad andare a scuola.
- Mi spieghi come facciamo, allora?
- Non lo so, non lo so.
Si porta le mani tra i capelli e si appoggia alla spalliera del divano.
- Andrà tutto bene.
- Ora come ora, ne dubito fortemente.
Sbuffo stanca. - Mi hai sempre fatto tremila morali sulla vita da quando papà é morto. Mi hai costantemente ripetuto che la vita é la mia, che devo essere io a vedere la positività nella negatività. Che anche se mi sembra che tutto stia andando nel verso sbagliato, devo sempre vedere una minima cosa andare nel verso giusto. E sentiamo, se vediamo tutto andar male, chi angelo sceso dal cielo, ci riporta le cose buone come vogliamo? Nessuno. Nessuno, mamma. Sai perché? Perché sono io a trascinarmi nella parte buona della vita, solo se lo voglio. Non c'é una cavolo di anima che ti faccia apparire le cose come vuoi tu, mentre tu te ne stai con le mani in mano aspettando che ti accada il miracolo. Hai perso il lavoro? Significa che ne troveremo un altro, e se non ce, o ce ne andiamo o aspettiamo. Ma ti proibisco di metterti qui a piangere urlando che non troverai niente di buono. Mi hai sempre detto di non piangermi addosso, quando tu sei la prima. E mi hai proibito di essere debole. Ora sono forte, e me lo ha insegnato la donna che sta piangendo disperata davanti a me.
Le parole mi escono non nel modo calmo che avevo sperato. Gli occhi mi pizzicano e mi si secca la gola, ripensando a quei momenti bui che sono ancora qui con me. Sì, perché non se ne sono mai andati. Inutile cercare di auto convincersi. Nessuno riuscirà mai a rendere la presenza di mio padre, neanche il più buon uomo su questa terra. Non avrebbe i suoi stessi gesti, il suo modo di gesticolare con le mani, di muovere la testa, di tamburellare nervosamente la gamba, di parlare e di ridere. É come quando cerchi disperatamente in qualsiasi persona, un qualcosa che gli assomigli, e ti illudi anche di averlo trovato, ma non sarà mai, davvero, lo stesso.
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Sei una tempesta non prevista.
Roman pour AdolescentsVorrei dirti che l'estathè lo prendo sempre alla pesca, e sulle patatine non metto sempre il ketchup, vorrei dirti che quando piove di solito dimentico l'ombrello, vorrei dirti che mi giro sempre le dita tra le mani quando sono nervosa e che se rido...