10.
"Ti vorrei insegnare l'equilibrio
sopra un mare che è sempre tempesta,
per vivere il tuo tempo
e starci bene dentro."
Narratore's pov.
La suola di gomma delle Vans percorre l'asfalto di un marciapiede che lui conosce troppo bene. Barcollando si mantiene con la mano sul ferro freddo del cancelletto verniciato di nero. Alza lo sguardo fino a soffermarsi su una finestra piccola. La luce è spenta, proprio come sospettava prima di arrivare. Fa scivolare la mano nella tasca del suo pantalone nero scuro e tira fuori il telefono. Ci mette una manciata di minuti per trovare il nome che sta cercando a causa della sua vista sfocata. Strizza gli occhi un paio di volte e tamburella le dita sulla tastiera dell'Iphone.
'Scendi un attimo.' Pigia molteplici volte il dito su quell'invio che gli sta procurando problemi. Sembra farlo apposta. Come se volesse farlo ragionare, ma ha deciso. E' sicuro. Sa di cosa ha bisogno ora.
Un'ombra sfuggente si intravede da quel leggero buio che traspare in quella finestra.
Dopo qualche minuto il portoncino si apre. Eccola lì. I capelli si muovono pervia del vento e quei due occhioni insonnoliti luccicano pure in quel buio. Malgrado la sua vista sfocata ha la certezza che sia lei. Si muove incerta, guardandosi intorno. Guarda attentamente attraverso le sbarre del cancello, anche se sa già chi è. Apre il cancelletto cercando di far meno rumore possibile, ed in parte ci riesce.
"Ehy." Sorride appena.
Lui si stacca dal cancelletto e si appoggia al muro. -"Ciao."
Giulia si posiziona di fronte a lui. -"Va tutto bene?"
Mattia ride e fa per staccarsi dal muro, ma inciampa nei suoi stessi piedi.
"Mat,quanto hai bevuto?"
"Io non ho bevuto, ehy." Mette il broncio e cinge le spalle della bionda.
"Perché sei venuto qui a quest'ora?"
Scrolla le spalle. -"Volevo compagnia."
Giulia manda giù un sorriso. E' felice del fatto che sia venuto da lei a cercare compagnia, dopotutto. -"Penso sia meglio se ci sediamo lì." Dice indicando la solita panchina dall'altra parte della strada.
"No, io non ci voglio andare."
Giulia sbuffa.-"E cosa vorresti fare che non ti reggi manco in piedi?"
"Voglio andare al mare." Alza la voce divertito, agitandosi come un bambino.
"Tu hai seri problemi, ragazzo."
"Dai, Giù, portami al mare." Obbietta in tono lamentoso.
"Non ricordo nemmeno più la strada."
"Io si, quindi andiamo."
Giulia non proferisce parola. Si guarda e si ricorda della maglia squallida e i pantaloncini rossi, che lei usa come pigiama, che indossa. Scuote velocemente la testa. -"Sono in pigiama."
Mattia sbuffa rumorosamente. -"Ma chi cazzo ti deve guardare a quest'ora?"
In effetti ha ragione, pensa Giulia. Ma comunque se la becca sua madre sono guai e quando apre bocca viene subito zittita dalla mano di Mattia.
"Pensi troppo alle cose che fai. Se fai così non farai mai niente."
Ha ragione. Anche lei si è rimproverata diverse volte questo suo modo di fare. Pensa troppo alle cose che fa, ma non abbastanza a quello che dice. E' sbagliato. Infondo, ha solo sedici anni.
STAI LEGGENDO
Sei una tempesta non prevista.
Novela JuvenilVorrei dirti che l'estathè lo prendo sempre alla pesca, e sulle patatine non metto sempre il ketchup, vorrei dirti che quando piove di solito dimentico l'ombrello, vorrei dirti che mi giro sempre le dita tra le mani quando sono nervosa e che se rido...