14.
"Voglio le tue braccia incastrate
nelle mie incertezze
e i tuoi occhi
dentro le mie tempeste."
Giulia entra nella sua camera e si toglie le converse nere.
"Non eri uscita?"
Mattia è seduto sul letto, con le cuffie, affianco alla finestra.
"E tu che ci fai qua?"
"Quello che ci fai tu." Mattia scrolla le spalle.
Giulia scuote la testa e si intrufola tra le braccia dell'amico, sul letto. Mattia sorride e la intrappola tra le sue braccia. Giulia gli ruba una cuffia e se la infila nell'orecchio. Sunrise è tutto ciò che riempie i pensieri e il silenzio di quella stanza.
"Giù?" Mattia guarda il soffitto.
"Eh?"
"L'altro giorno ho visto un miniappartamento nella stessa strada di Luca.." Lo dice piano.
"E?" Giulia si libera delle sue braccia e si siede davanti a lui, raccogliendo i capelli in una coda.
"E alla fine di questa settimana mi trasferirò."
Giulia sbuffa. -"Ma è già venerdì! E poi perché devi andare per forza lì? Possiamo costruire tipo una camera solo per te in qualche parte della casa, c'è dello spazio, se qui ti senti a disagio o.."
Mattia la interrompe. -"Avete già fatto troppo per me, basta così. Sono abbastanza grande da cavarmela da solo, infondo, è una vita che lo faccio, quindi. E poi, questa cosa del vivere insieme mi ha aiutato molto."
"Che intendi?"
"Mi ha aiutato molto a capire quanto scassi le palle la mattina, o quando prendi a parlare e spari cazzate come un fottuto robot o quando nel letto ti rigiri trecento volte e scalci via le lenzuola. Insomma, ho capito il personaggio."
Giulia lo guarda imbronciata. "E che personaggio sarei, sentiamo." Incrocia le braccia.
"Un personaggio che non potrà mai dividere una casa con qualcuno: se ne andrebbero tutti." Lo dice sorridendo,
"Sei uno stronzo." Gli lancia il cuscino addosso. "Io non rompo le palle, ne parlo in continuazione."
"Hai ragione tu, certo." Mattia si scansa dalle cuscinate che gli arrivano e scende dal letto.
"Dove stai andando adesso?"
"Al bar, devo dare il cambio al tuo ragazzo." Dice sarcastico.
Giulia ruota gli occhi. "Non è il mio ragazzo, cazzo. Smettila!"
"Si certo, il tuo ragazzo." Mattia esce dalla camera beccandosi tutti gli insulti possibili.
E' ormai la metà di giugno e il bar è completamente rimodernato, hanno persino disegnato il nome del bar sul muretto, come insegna. E' tutto bianco e nero, anche i pavimenti. Dopo il litigio tra Giulia e Francesca, quest'ultima ha voluto incontrare Mattia e scusarsi per tutto, anche se di Giulia, non ha osato parlare. Ora sono amici e gestiscono, finalmente, questo benedetto bar che sembra attirare molta gente. Luca ha montato un impianto con delle casse abnormi sparse negli angoli del locale, e ci passa vicino gli interi giorni, comprese soprattutto le notti. Davide e Mattia servono ai tavoli, mentre Francesca e Lisa sono al bancone.
Sono esattamente le quattro meno venti del mattino, quando Mattia entra, in punta di piedi, nella camera di Giulia, che infondo è anche un po' sua, ormai.
Accende la piccola lampada e si sfila gli abiti, indossando successivamente solo un pantaloncino.
"Ma che ore sono?"
Il letto cigola appena Mattia ne raggiunge la superficie. "Dormi." Spegne la luce e si copre con le lenzuola.
Giulia si siede e si strofina gli occhi. "Devo accompagnare Francesco a scuola, uff."
"Giulia sono le quattro, dove la trovi una scuola aperta alle quattro?"
"Le quattro?! Cioè le quattro del mattino o le quattro del pomeriggio?" Parla tanto veloce che non si capisce molto.
"Dio mio, ma che te fumi? Ti pare che se erano le quattro del pomeriggio era così scuro?"
Giulia tira un sospiro di sollievo e torna a stendersi, chiudendo gli occhi subito dopo.
Mattia la raggiunge, solo dopo averle rimboccato le lenzuola, finite alla fine del letto a causa del suo non- stare- mai- ferma.
"Non voglio che vieni ad abitare qui, cazzo." Dice in tono lamentoso Giulia guardando la casa nuova del suo amico.
"Non ti piace?"
"Non è questo."
"E cosa, allora?" Mattia apre l'armadio e ci butta delle felpe rotolate dentro.
"Non voglio che tu stia qui, insomma, non qui nel senso di questa casa. Non voglio che tu sia così lontano da me." Giulia riprende le felpe, appena buttate da Mattia nell'armadio, e le sistema.
"Non siamo poi così lontani."
"Il fatto è che non voglio più essere ad un posto in cui non ci sei tu. Mi ero abituata all'idea di averti sempre tra i piedi. Di prepararti la colazione e, puntualmente, mentre versavo il caffè nella tazza, te ne buttavo anche un po' sulla maglietta appena lavata. Mi ero abituata a sfondare di calci la porta del bagno, gridandoti di muoverti o quando giocavi con i miei capelli, nel letto. E, può sembrare banale, ma avrei preferito tu restassi con me. Lo penso perché so che è passato così tanto tempo in cui queste cose potevo solo sognarmele la notte e invece adesso le ho avute e non voglio ritornare al punto di partenza. Io voglio ritornare al punto di noi. Voglio litigare con te, e lanciarti i cuscini contro. Voglio che mi citofoni e mi aspetti sulla panchina o quando sei ubriaco che vuoi che ti porti al mare, in piena notte. Voglio che mi mandi delle risposte alla cazzo, mentre io ti scrivo un poema. Voglio i tuoi abbracci al mattino e i tuoi baci sul naso. Okay, basta. Voglio solo che tu sappia che mi mancherai e che, anche se sei qui, cercherò tutti i giorni di venire."
Mattia le toglie le felpe dalle mani e le butta sul letto. -" Tu sei il posto in cui voglio stare."
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Sei una tempesta non prevista.
Novela JuvenilVorrei dirti che l'estathè lo prendo sempre alla pesca, e sulle patatine non metto sempre il ketchup, vorrei dirti che quando piove di solito dimentico l'ombrello, vorrei dirti che mi giro sempre le dita tra le mani quando sono nervosa e che se rido...