12.
"Certe volte ti senti stanco, ti senti debole,
quando ti senti debole, vorresti solo rinunciare.
Ma devi cercare dentro di te,
trovare quella forza interiore e tirarla fuori
e scoprire quel motivo per cui valga la pena non mollare
e per non essere un codardo
non importa quanto fortemente tu voglia
solo cadere a faccia in giù...
e crollare."
Narratore's pov.
Entra inzuppato d'acqua chiudendo il portoncino alle sue spalle che produce un tonfo, data la spinta forte. Si passa una mano nei capelli completamente bagnati e sbuffa, togliendosi la felpa anch'essa bagnata.
"Ti stavo aspettando." Suo padre sbuca dalla cucina ed irrompe nel soggiorno.
"Per?"
"Per parlare di te e delle tue cazzate." Suo padre si siede sul divano aspettando che il figlio lo raggiunga.
"E adesso quali sarebbero queste mie cazzate?" Mattia rimane in piedi difronte all'uomo. Quest'ultimo si accende una sigaretta con cautela ed accavalla le gambe.
"Tipo saltare scuola o passare le intere giornate con quella banda di alcolizzati dei tuoi amici invece di studiare. Pensi che debba continuare o hai già capito?"
Mattia scuote la testa sbuffando una risata. -"Con chi le dovrei passare le mie giornate con te? Pensi di essere meglio di loro?"
Suo padre smette di girare i canali col telecomando e lo fissa. -"Cosa vorresti insinuare?"
"Che sono meglio di te, parlo degli alcolizzati, come li definisci tu. E poi hai le palle di farmi anche le prediche? Almeno io ho diciott'anni, tu ne hai quarantacinque, ma continui a farle. Avrò preso da te."
"Mattia!" Sua madre che fino adesso era rimasta sulla soglia della porta della cucina, ora si avvicina ai due, chiamandolo con un tono di rimprovero.
"Dovresti vergognarti." Risponde suo padre.
"Di essere tuo figlio?"
Uno schiaffo gli colpisce fortemente il viso, facendolo ruotare. La donna si mette tra i due e li supplica di smetterla, con le lacrime agli occhi.
"Bada a come parli, ti ho già avvertito tempo fa." Dice suo padre guardando quel ragazzo difronte a se tenendosi la guancia con una mano. E' una scena che si è ripetuta diverse volte, e ora non gli fa ne caldo ne freddo. Era una cosa che andava avanti già da tempo ed ora è esplosa.
"Tu bada ad altre cose, invece." Questa volta non ha timore, questa volta è pronto a tenergli testa. Questa volta è grande, non potrà fargli altro male.
"Continui a rispondere?!" L'uomo urla. -"Vuoi avere anche ragione, adesso? Non hai mai concluso un cazzo nella tua vita. L'unico impegno che hai è la scuola e neanche quello hai la forza di fare. E smettila di mettermi in mezzo, dato che stiamo parlando di te, della tua vita, e dei tuoi fottuti voti a scuola che parlano chiaro. Sei stato bocciato ancora una volta, ti rendi conto?!" Urla più forte, mentre la moglie gli tiene i polsi, cercando di calmarlo.
"E tu? Tu ti rendi conto che pretendi solo che io venga promosso e mi diplomi cosi che puoi vantarti con quegli snob dei tuoi colleghi? Poverino, adesso che gli racconterai? Come dovrai affrontarli? Rideranno di te, vero? Perché hai un figlio ignorante e alcolizzato. Ops, ma aspetta stiamo parlando dello stesso figlio di cui non te ne frega un cazzo e non te n'è mai fregato un cazzo per diciott'anni? Quello che ti scordavi di venire a prendere a scuola, perché eri troppo impegnato a scherzare con i tuoi amici? Quello che ti è venuto a prendere piangendo la prima volta che te ne sei andato di casa? Ah si, e anche quello che, il giorno in cui hai deciso di andartene per goderti la tua vita senza nessun peso, ha aspettato fino a mezzanotte che il suo bel papino cenasse con lui. Quello che ha aspettato qualcuno che non arrivava mai. Stiamo parlando di quel ragazzino, giusto? Dì anche questo ai tuoi colleghi, dì che padre di merda sei stato, invece di smerdare me. Se sono venuto così è solo colpa tua. Sono i tuoi sbagli che mi hanno costruito. E non ti azzardare a pretendere cose da me, tipo la responsabilità. Tu ne hai quarantacinque e non te ne sei mai presa una. Invece di dare lezioni a me, faresti bene a guardarti dentro e a capire quante cazzate hai fatto tu, e fatti schifo da solo." Mattia urla più forte ad ogni parola che esce dalla sua bocca, indicandolo diverse volte. Va verso la porta con passo svelto, infila la felpa che aveva tolto qualche minuto fa e apre il portoncino sbattendolo fortemente. Corre sotto la pioggia mentre percorre il giardino davanti casa sua.
"Mattia, Mattia ritorna qui ti prego!" Sua madre urla dalla finestra, col viso pieno di lacrime ed una faccia sfinita.
Come fa ad amarlo dopotutto quello che le ha fatto passare?, si chiede mentre la guarda dietro le sbarre dell'alto cancello. La guarda come se le stesse scattando una fotografia, di quel viso che ha visto troppe battaglie, e lo archivia nella cartella dei ricordi, infondo al cuore. Corre lungo il marciapiede scivoloso, senza alzare lo sguardo, travolto dai suoi pensieri. Non sembra prestare molta attenzione a dove mette i piedi visto che si scontra con qualcuno.
"Cosa caz-" Alza lo sguardo.
"Dovresti guardare dove metti i tuoi dannati piedi, mentre cammini." Dice Giulia infastidita mentre raccoglie un foglio inzuppato dal marciapiede. -"In ogni caso, dove stai andando? Tu devi darmi lezione." Lo guarda alzando le sopracciglia, mentre si avvicina a lui in modo che il suo ombrello lo ripari dal temporale che l'ha già bagnato abbastanza.
"Non è il caso. Oggi sciopero." Risponde freddo, strofinando le mani cercando di riscaldarle.
"Sciopero perché devi correre sotto la pioggia? Ti ricordi che lo facevamo sempre da piccoli?" Dice sorridente, aspettando una sua risposta ma lui sposta lo sguardo sulla strada. Gli prende il mento con la mano fredda e gira il viso pallido di Mattia su lei. -"E' successo qualcosa?"
Scuote la testa.
"Hai.. Hai fatto un altro incontro oggi?" Gli chiede indicando la guancia arrossata.
Scuote la testa.
"Andiamo a casa?"
Mattia scuote la testa, per l'ennesima volta. -"Andiamo al mare. C'è quel terrazzo in cui volevi andare la scorsa sera, possiamo andare lì."
Giulia annuisce e si avviano subito. Il tragitto lo passano correndo, per la maggior parte, o facendo da bersaglio alle macchine che, passando, li bagnavano completamente.
"Oh dio, non ho mai fatto una cosa del genere!" Dice Giulia sfinita mentre si siede su un tavolo. Tira indietro la testa, mentre lascia gocciolare l'acqua dai capelli. Il terrazzo è, fortunatamente, coperto ed è fatto interamente di legno. Mattia l'affianca e strizza la felpa bagnata.
"Visto? Ti sto portando a fare merdate che non hai mai fatto."
La pioggia è quasi cessata, e il mare è completamente agitato.
"Ora mi dici cos'è successo?"
Mattia scuote la testa.
Giulia alza gli occhi al cielo. -"Senti, sono venuta fin qui solo per ascoltarti beccandomi tutta l'acqua possibile, quindi ora me lo dici."
"Ho litigato con mio padre e, non penso di voler ritornare a casa."
Giulia si gira verso Mattia, incrociando le gambe sul tavolo.
"E'.. grave, quindi?"
"Penso solo che doveva succedere da tempo, ed è arrivato il momento."
"Ti va di parlarne?" Gli chiede.
"Non c'è molto da dire. Non so se ti ricordi che già da piccolo avevamo dei problemi con lui. Un casino. Ecco, è sempre la stessa merda. E' un vaso rotto e nessuno può aggiustarlo. Continua a fare merdate con me e mia madre, mentre con Ale si comporta come il papà perfetto. E sono felice che almeno con lei è capace di essere un padre, dato che non lo è mai stato, ne è mai stato capace di fare il marito, ma okay."
"Si.. ricordo. Pensavo la situazione si fosse aggiustata, sembrano andare d'accordo, almeno quando sono con mia madre."
"E' un attore nato." Mattia giocherella con la cerniera della felpa.
"Sei tanto forte, sai? Hai sopportato per tutti questi anni, è normale che sei stanco." Giulia gli accarezza la schiena, e Mattia lascia libera una lacrima che minacciava di uscire già da quando ha messo piede fuori dalla sua casa.
Giulia scende dal tavolo e lo abbraccia forte, accarezzandogli i capelli umidi.
{Scusate per gli eventuali errori.}
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Sei una tempesta non prevista.
Ficção AdolescenteVorrei dirti che l'estathè lo prendo sempre alla pesca, e sulle patatine non metto sempre il ketchup, vorrei dirti che quando piove di solito dimentico l'ombrello, vorrei dirti che mi giro sempre le dita tra le mani quando sono nervosa e che se rido...