NON HAI MAI...

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Niklaus é appena uscito dalla stanza sbattendo la porta

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Niklaus é appena uscito dalla stanza sbattendo la porta.
Io invece sono ancora in piedi con lo sguardo perso nel vuoto a pensare al motivo del suo comportamento.
Appena mi riprendo dal mio stato di trance mi chino sul pavimento e cerco sotto al letto la scatola di cui mi aveva accennato.
Trovo la scatola e la apro, dentro ci sono dei vestiti a dir poco imbarazzanti: un corpetto rosso super scollato, una minigonna di pelle nera e delle décolleté nere.
Penso che per oggi passerò, non voglio sembrare una prostituta.
Mi rimetto il vestito che avevo in discoteca anche se ancora umido e successivamente le scarpe che ho trovato nella scatola.
Sono ancora debole, non riesco a camminare molto bene con i tacchi.
Fortunatamente riesco ad arrivare alla porta e ad aprirla ma subito dopo prendo un storta.
Stavo inciampando quando Aleksandr mi ha presa poco prima che potessi cadere.

"Stavo venendo ad aiutarti, ma vedo che te la cavi benissimo anche da sola" dice lui sorridendo.

Alzo lo sguardo verso di lui e scoppiamo entrambi a ridere.
Lui diventa più serio:
"Dai andiamo"
Mi prende a braccetto, scendiamo le tre rampe di scale e arriviamo davanti ad un portone bianco intarsiato d'oro.
"Sei pronta?"
Annuisco.
Lui spalanca il portone con il braccio non occupato ed inizia ad avanzare per la grande sala.
Intorno a noi sento la gente bisbigliare.
Nella sala c'erano una trentina di tavoli circolari da cinque persone.
Solo venti però erano occupati.
Arriviamo ad un tavolo in mezzo alla sala, noto subito che Niklaus è  seduto ad esso.
Aleksandr sposta la sedia a fianco a quella del fratello e mi dice di sedermi.
Lui invece si siede al mio fianco.

"Hai capito il tuo fratellino Klaus"  dice un uomo seduto di fronte a me sulla cinquantina d'anni.
In questo momento Niklaus sta guardando me e Aleksandr come se ci volesse uccidere.
Ma che problemi ha?
Beve alla goccia il bicchiere di champagne che stringe in una mano, mentre con l'altra scende sulla mia coscia e ne inizia ad accarezzare l'interno.
"Sai Aleksandr anche se siamo fratelli dovresti prestare attenzione a ciò che ti è concesso e a cosa no.
Non azzardarti mai più a toccare, sfiorare o pensare a qualcosa che mi appartenga."
sta stringendo la presa sulla mia gamba e fa davvero male.
Appena un lamento di dolore abbandona le mie labbra lui molla la presa di scatto, si alza e mi trascina lontano dal tavolo con iruenza.
"Basta!
Lasciami ti prego."
Urlo con gli occhi lucidi di lacrime, prima che potessimo uscire dalla stanza mentre cerco di staccare le sue mani dai miei polsi.
Lui mi lascia per un secondo e mi tira un sonoro schiaffo in faccia che mi fa cadere per terra, in mezzo alla sala, davanti a tutti.
Tengo gli occhi fissi sul pavimento, non avrei mai immaginato che un uomo potesse arrivare a tanto.
"Alzati!" urla.
Punto i miei occhi nei suoi e li fisso con tutto il disprezzo che provo nei suoi confronti.
"Ho detto alzati" ribadisce.
Non ne ho le forze.
Chiudo gli occhi e aspetto che mi colpisca un'altra volta.
"Nik, non si picchiano le principesse." Singhiozza una piccola bambina che mi si è appena parata davanti con le braccia aperte per proteggermi.
Entrambi la guardiamo sbalorditi.
Niklaus non dice niente, sembra come shockato.
Lei si gira verso di me con una lacrima che le riga la guancia e fra un singhiozzo e l'altro dice:
"Non puoi."
È completamente sconvolta, come se non si aspettasse che una cosa del genere potesse accadere; così decido di parlare per rassicurarla.
"Va tutto bene, non piangere io sto bene, stavamo solo beh ecco...giocando".
Le asciugo le lacrime dalle guanciotte rosse.
Niklaus si riprende, scosta la bambina da me, mi afferra per un braccio e mi porta fuori dalla sala.
Usciti, torniamo nella sua stanza.
Mi toglie le scarpe e mi butta sul letto matrimoniale.
Lui si mette a cavalcioni sopra di me.
"Non avresti dovuto."
Inizia a slacciare un bottone della sua camicia -"non avresti dovuto non vestirti come ti avevo ordinato"-slaccia un altro bottone -"non avresti dovuto non obbedire ai miei ordini"- un altro bottone -"ma soprattutto non avresti dovuto umiliarmi davanti a tutti con mio fratello".
Si spoglia della sua camicia ormai completamente aperta e porta una mano sul bottone dei suoi pantaloni.
Si sporge in avanti fino ad arrivare al mio collo.
"Tuttavia non preoccuparti, puoi ancora farti perdonare."
Slaccia il bottone dei suoi pantaloni.
Con una mano mi blocca entrambi i polsi sopra la testa ed inizia a succhiare e baciare la mia pelle dal collo fino alla scollatura.
La mano non impegnata cerca di insinuarsi all'interno del mio reggiseno.
Mi dimeno cerco di spostarlo da me, ma non ci riesco.
È riuscito a mettere la mano all'interno del mio reggiseno e ha iniziato a torturare il mio capezzolo.
"Ti prego basta"
scoppio a piangere.
Lui arresta quel movimento, sposta lo sguardo sul mio.
Rimaniamo incatenati l'uno dallo sguardo dell'altro per un minuto o due poi si fionda sulle mie labbra.
Le sta mordendo e leccando; non appena mi esce un gemito lui infila la lingua all'interno del bacio.
Non so perché ma inizio a ricambiarlo.
Sto diventando matta, ne sono sicura ma il suo modo di fare mi manda in estasi.
La sua mano lascia i miei polsi e arriva alla mia gamba, che stringe fino a farmi male.
È ancora vestito, ma spinge il suo bacino più vicino al mio e cerca di trarmi il più vicino possibile al suo corpo.
Inizia a strusciarsi e a muoversi contro la mia intimità.
È una sensazione così nuova e bella allo stesso tempo.
In questo momento mi sento così importante per lui, come non mi sono mai sentita per nessuno.
Decido di rendermi partecipe e infilo una mano fra i suoi ricci che inizio a tirare mentre porto l'altra poco sopra al suo sedere come per incitarlo a continuare e a spingere di più.
La mano che poco fa stringeva la mia coscia è entrata al suo interno e la sta risalendo.
L'altra mano di Niklaus mi ha abbassato il vestito dal seno e lo ha liberato; ora lo sta stringendo con foga.
È arrivato alle mie mutandine ed ha iniziato a strusciarci tre dita sopra.
Inarco leggermente la schiena e lui inizia a succhiare uno dei miei seni.
La sua mano scosta il tessuto che la separa dalla mia intimità e ci passa un dito sopra.
"Quanto sei bagnata piccola"
Detto questo inizia a fare piccoli cerchi sul mio clitoride e a muoverlo lentamente con un dito e successivamente con due premendo su di esso con più forza.
Le sue dita cominciano a farsi spazio più in basso e con una delle due massaggia la mia apertura.
Non voglio che succeda, non così almeno; devo fare qualcosa.
"Smettila!" urlo in preda al panico.
Lui ride malizioso ma non mi ascolta e il suo dito inizia a entrare in me con cautela.
"Per favore" lo prego.
"Shhh, va tutto bene"
Infila tutto il dito dentro di me in un solo colpo.
Un lamento esce dalla mia bocca e lui per farmi stare zitta infila il pollice al suo interno.
Comincia a pompare il dito dentro di me e sento tutto andare a fuoco.
"Oh piccola sei troppo stretta"
Alle sua parole una lacrima mi solca la guancia.
All'improvviso interrompe qualsiasi contatto avesse con me.
Si scosta dal mio corpo e si alza dal letto.
Io di corsa porto le gambe al petto e mi accovaccio contro la testiera del letto.
"Tu sei...non hai mai" dice scuotendo la testa e io annuisco.
Si avvicina alla porta e prima di uscire e lasciarmi da sola dice:
"Per ora ti lascerò in pace ma tu mi appartieni, ricorda.
Ogni centimetro del tuo corpo e della tua anima è mio di diritto".

P.S.
Sono tornataaa.
Scusate l'assenza!!

TUTTO IN UN ISTANTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora