LA TANA DEL LUPO

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Mi sento ancora così stanca

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Mi sento ancora così stanca.
Mi fa male tutto, dalla testa ai piedi.
Sento freddo, a dire la verità si gela, perché fa così freddo?

Apro gli occhi svogliatamente e sfrego le mani su questi ultimi per svegliarmi.

Mi guardo intorno, sono sdraiata su un pavimento di pietra, la stanza é piena di quadri e mobili coperti da grandi teli.
Non c'é neanche una luce.

Dove sono finita?
Cosa é successo ieri notte?
Mi ricordo solo di essere svenuta.
Dov'è V?
Eravamo insieme.
Cosa l'é successo?
Devo assolutamente trovarla, potrebbe essere in pericolo.

Mi accorgo solo ora di essere a piedi nudi, e di indossare ancora il vestitino nero di ieri.
Appena mi alzo la testa inizia a girarmi e a pulsare fortemente.
Voglio uscire da qui e tornarmene a casa.

Noto una porta alla fine della stanza, provo ad abbassare lentamente la maniglia e ad aprirla ma non ci riesco, è chiusa a chiave.
Provo altre due o tre volte con più forza ma ancora una volta fallisco nel mio intento.
Finché non mi stanco di tutta questa situazione e penso che in un modo o nell'altro devo assolutamente uscire da questo posto.

Mi allontano di qualche passo dalla porta e con tutta la forza che ho in corpo le tiro un calcio.
La porta si apre e finisco a terra su quel gelido pavimento.

Mi stupisco di me stessa non avrei mai pensato di riuscirci realmente.

Mi ricredo di ciò che ho appena detto non appena alzo lo sguardo da terra e noto che un energumeno di due metri sta tenendo la maniglia della porta nella sua mano.

"Andavi da qualche parte bambolina?"

Alzo gli occhi al cielo a quella domanda.

"Ancora. Sapete dire solo quello?!"

Lui non si scompone.

"Il capo non sarà felice di sapere che hai provato a scappare"

É come se non mi avesse neanche sentita.

"Fanculo il tuo capo!
Dove sono finita?"

Ignora di nuovo la mia domanda, mi prende per un braccio sgraziatamente, mi alza e inizia a camminare molto velocemente.
Non riesco davvero a stargli dietro, continuo a inciampare e a rischiare di cadere.

"Piano, ti prego rallenta!"

Sempre non proferendo parola mi prende per le gambe, mi solleva da terra e mi mette sulla sua spalla.

Ma stiamo scherzando?
Che cos'ha in quella testa vuota?
Continuo a dimenarmi, a sbattere le gambe e a tirargli pugni sulla schiena.
Niente; è completamente impassibile.

Ad un certo punto lo sento bussare ad una porta e successivamente ricominciare a camminare.
Si riblocca e sento qualcuno ridere malignamente.
Così rinizio a riempire di pugni la sua schiena.

"Fammi scendere. Ora!"

C'è un attimo di assoluto silenzio ma un secondo dopo mi arriva una fragorosa pacca sul sedere, sussulto ma non apro bocca.
Al mio posto lo fa qualcun altro.

"Ti consiglio di stare ferma, oppure ti darò io un motivo per non riuscire più a muovere le gambe"

A quelle parole un brivido mi corre su per la spina dorsale, credo per la paura.

Quella voce è troppo familiare.

Il gigante inizia a farmi scendere dalla sua spalla.
Mentre mi mette giù, la gonna del vestito rimane impigliata nella sua giacca e si alza fino alla vita.
Appena sono a terra mi tiro di corsa giù il vestito, ma non faccio in tempo che qualcuno mi ferma dai polsi.
Sento un fiato sul collo e delle labbra solleticarmi da quest'ultimo fino all'orecchio.

"Ah, ah, ah, mi piace questo vestito, davvero, ma ti preferisco nettamente senza"

Mi giro di scatto e non appena mi accorgo chi ho davanti sbarro gli occhi.
È l'uomo di ieri sera.
Lui lascia per un secondo la presa sui miei polsi, così in fretta e furia mi tiro giù il vestito.

Come se avesse bisogno di contatto fra i nostri corpi si mette al mio fianco e posiziona un mano sulla mia vita, stritolandola.
Fa davvero male, vorrei togliermi da questa situazione e provare a scappare ma non finirebbe di certo bene.
Nonostante io sia abbastanza alta lui è un colosso, con una forza pazzesca.

Nella stanza non siamo soli, la guardia che mi teneva in braccio poco fa è a dieci passi da noi, ci sono anche una decina di tavoli.
Di cui però solo due sono occupati, in ognuno sono seduti tre uomini.
A uno dei due tavoli noto che c'è l'altro ragazzo con cui ho parlato ieri.

"Signor Petrov l'ho trovata mentre stava provando a scappare"

Lo informa quello stronzo della guardia.

"Ah, si? Scelta sbagliata piccola"

Si avvicinò di nuovo al mio orecchio.

"Sei finita nella tana del lupo
ormai non si scappa"

Le parole non riuscivano a lasciare la mia bocca.
Ma le mie lacrime avrebbero volentieri abbandonato i miei occhi ormai lucidi.
Dopo qualche secondo si allontanò da me.

"Aleksandr, portala via.
Sai cosa fare"

Aleksandr al comando del fratello si alza, senza degnarlo di uno sguardo, mi mette un braccio intorno alle spalle e mi accompagna fuori.

Quando stiamo per uscire dalla sala pronuncia uno:

"stronzo"

abbastanza forte da farsi sentire da tutti i presenti.
Prima che qualcuno possa ribattere chiude la porta e continuiamo a camminare.

TUTTO IN UN ISTANTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora