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6. "Amnesia" - 5 Seconds of Summer





ZAYN's POV

Il vento mi provocava brividi lungo il corpo e il rumore della mia moto faceva da sottofondo a quelle strade deserte che stavo attraversando, svoltai a destra e mi immisi in una strada sterrata fino a salire su una collinetta su cui sorgeva una palestra abbandonata.

L'unica cosa che mi rimaneva di mia madre e anche l'unica cosa che mi aveva lasciato dal testamento.

Se volesse solo farmi affogare nella merda o aiutarmi, io non l'ho mai capito.

Erano passate due ore e mezzo dalla forte litigata tra me ed Elenah ed io stavo vagando senza meta, pieno di pensieri, perché in realtà aveva ragione: non avevo nessuno da cui rifugiarmi.

Mi tolsi il casco e scesi dalla moto e arrivato all'entrata secondaria, spinsi il portone arrugginito e molto vecchio della palestra entrando nel piccolo corridoio che portava alla stanza principale.

Tirai giù la leva bianca con fare automatico e tutte le luci si accesero una dopo l'altra.

Girai intorno al ring e mi diressi nel minuscolo appartamento che avevo creato per vivere.

Una minuscola cucina con un tavolino che poteva ospitare al massimo due persone, una camera dal letto con un letto arrugginito e un materasso con le molle rotte.

Un piccolo comodino lo affiancava con una piccola lampada rimediata da qualche parte, o meglio, rubata da qualche parte.

Ed infine il bagno, la stanza più grande poiché quello della palestra, con tre docce con rispettivi lavandini e specchi.

Mi sciacquai la faccia e mi guardai allo specchio incurvando la schiena ed alzando solo il capo.

I miei occhi erano perennemente neri, contornati da lividi e occhiaie. Piccoli taglietti e cicatrici erano sparsi per tutta la faccia.

"Meriti di stare da solo" quella frase mi risuonava in testa da quando ero salito in sella alla mia moto.

La sua espressione esprimeva tutto il dolore che la inghiottiva pian piano, quella forza che la rendeva unica ma, che la rendeva anche così rotta, così piena di cicatrici.

Non so perché ma, mi sentivo agitato e preoccupato per lei fin da quando l'ho lasciata là sul vialetto di casa.

Cercavo sempre di attaccare prima che gli altri si avventassero su di me, prima che mi facessi male buttandomi in situazioni pericolose.

L'avevo imparato a mie spese, perdendo tutto.

Quando perdi tutto; tutto quello che hai, e sai che aspetto ha il famoso "fondo" da cui devi solo risalire, di cui tutti parlano, sai che devi giocare le tue carte bene, per evitare che tutti ti si ritorga contro.

Tornai a pensare alla moretta che da un mese a questa parte mi aveva occupato il cervello a cui io facevo solo del male, per evitare che lei lo facesse a me.

Che stupido

Ho continuato a difendermi pur avendo avuto prova che le sue intenzioni erano l'opposto di quello che pensavo di tutti.

La mia boccaccia doveva comunque fare del male, a tutti, ecco perché mi ritrovavo in quella situazione.

Mi aveva fatto pena e non pensavo che quelle parole velenose e piene di rabbia la riducessero in quel modo.

Continuai a guardarmi allo specchio e scagliai un pugno sul muro su cui era attaccato –Merda! Perché deve essere tutto così complicato!- gridai alla stanza vuota.

"Look at me" |Zayn Malik|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora