16. S i x t e e n

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16. "Sixteen" - Ellie Goulding 







Il cielo si era fatto limpido e di un celeste intenso, i miei occhi erano diventati fessure sottili per la luce.

Sospirai e scossi la testa non sapendo nemmeno che cosa fare.

Avevo deciso di fare un passo indietro e di tornare a quella ragazzina depressa che si nascondeva da tutti i problemi del mondo.

Ma davvero io ero così? 

Io chi ero veramente? 

Forse ancora non lo sapevo, forse per essere felice dovevo essere una persona diversa da quella che ero?

Questo pensiero mi faceva rabbrividire, non volevo diventare qualcuno che non fossi, soprattutto perché alcune mie qualità non le avrei mai cambiate con nessun altro.

Alzai lo sguardo notando il lontananza la mia casa color ocra che si stagliava intorno alle altri dai colori tenui.

Aumentai il passo volendo solo nascondermi sotto le coperte e sperare che tutto quello che mi succedeva intorno finisse là.

Arrivai finalmente a casa e mi fiondai in camera mia, ma una voce alquanto familiare mi fece bloccare sulle scale.

Mi voltai e trovai un moretto riccio seduto con le gambe incrociate sulla grande poltrona al centro del salotto.

-Che ci fai qua? E soprattutto chi sei?- la sua faccia mi ricordava qualcosa ma, non ero sicura di chi esso fosse.

-Strano che non ti ricordi- fece una breve pausa -Sono Bradley- sorrise ma il suo sguardo cupo non scomparì dal suo volto.

-Bradley?- dopo tutto quello che mi era successo non riuscivo proprio a fare mente locale.

-L'amico di Connor- disse solo.

-Bradley- mi irrigidii e la piccola rissa scatenata in mensa di pochi giorni fa mi ritornò in mente. Feci un passo indietro. –Che vuoi?-

-Sono venuto per darti delle dritte per stasera, tua madre mi ha fatto entrare- ghignò –Signora deliziosa sai?-

Lo guardai con attenzione, il suo viso spigoloso era cupo ma non spaventoso, non era pericoloso e glielo si leggeva sul viso che ci provava, ma c'erano tutti i segnali che mi facevano capire che era qua solo perché ce lo avevano mandato.

Sbuffai, dopo tutto quello che mi era successo la sera prima non avevo intenzione di aiutare il ragazzo che aveva dato il via a tutto –Non voglio venire-

-Non te lo consiglio- si raddrizzò sulla poltrona –Sai che potremmo farti fuori in tutti i modi possibili vero?-

-Perché io?- spostai il peso sull'altra gamba dondolando un poco –Non ho nulla di speciale se non che mi caccio nei guai più spesso del solito e non voglio avere a che fare con nessun dei vostri loschi traffici, qualsiasi cosa sia- alzai le braccia ma, le feci ricadere subito lungo i fianchi.

Bradley si alzò lentamente senza staccarmi gli occhi di dosso e fece un passo in avanti, avvicinandosi a me -Non sono loschi traffici- ringhiò.

-Stai calmo- dissi piano, facendo un passo indietro, quasi urtando il tavolino dietro di me.

-Io sono calmo- lo sguardo su di me non si placava anche se si intravedeva che fosse tutta una recita.

-Parla- sbuffai dandogli le spalle e dirigendomi verso la cucina –Che cosa dovrei fare esattamente? A parte lavorare per voi senza fare domande?- lo guardai oltre la spalla senza voltarmi.

"Look at me" |Zayn Malik|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora