8. E i g h t

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8. "Angels & Demons" - Jxdn




La moto sfrecciava borbottando nelle strade vuote, le mie braccia stringevano ancora più forte il busto di Zayn di quello che già non facevo.

I miei capelli uscivano dal casco nero che avevo calcato un testa e dalla spalla del moro riuscivo a sentire il suo profumo di vaniglia.

Svoltò due volte a destra e una volta a sinistra per poi immettersi un una stradina sterrata che si dirigeva su una piccola collinetta dove sorgeva una piccola palestra che dall'esterno sembrava abbandonata.

Mi aiutò a scendere e mi tolse il casco facendoci ritrovare a due centimetri.

Mi sorrise, fece un passo indietro e mi porse una mano –Vieni?- era stanco ma, aveva una faccia serena.

Annuii e gliela strinsi; i sassolini grigi scricchiolavano sotto le mie Converse ad ogni passo che facevo.

Girammo intorno all'edificio: la tintura esterna era gialla chiaro, e da parecchi punti era stata raschiata dagli agenti atmosferici facendo rimanere solo dei pezzi grigi del cemento.

Aveva un tetto con un parapetto di mattoncini rossi, le porte arrugginite e rotte, molte chiuse da lucchetti enormi e catene anch'esse arrugginite.

Zayn mi lasciò la mano solo per infilare la chiave nell'unica porta che non sembrava disastrata, quella che supponevo fosse del retro.

Aprì la porta e aspettò che lo oltrepassassi per poi guardarsi con sospetto alle spalle e richiuderla furtivamente.

Avanzò un po' nel buio chiaramente conoscendo bene il posto e con un cigolio metallico tirò giù una vecchia leva bianca al muro.

Tutte le luci si accesero e mostrarono quello che racchiudeva all'interno la palestra.

Ero ancora con le spalle alla porta quando Zayn mi prese in giro –Puoi anche chiuderla la bocca adesso- una mezza fossetta gli si formò al lato della bocca.

Avanzai un poco: un enorme ring, vecchio e poco usato sorgeva al centro della stanza, vari attrezzi poggiati su dei tavoli erano ai suoi piedi, sulla destra si scorgeva, dal grande vetro, un piccolo studio rinnovato da poco, una scrivania bianca faceva angolo con una lampada e un computer sopra di essa. C'erano delle librerie piene di libri e quaderni, una bacheca di foto e una foto di Zayn e quelli che presupponevo fossero la madre ed i fratelli.

Il mio sguardo si rifletteva sul vetro e il volto di Zayn mi guardava calmo.

Avanzai piano su quel pavimento di mattoni rossi e girai intorno al ring per scoprire di più.

Altri attrezzi erano appesi sui muri e altri tavoli erano sparsi in giro.

Le finestre erano grandi ma molto sporche, mi voltai verso di lui che continuava ad osservarmi –Vivi qua?- chiesi.

Lui sorrise ancora e mi prese la mano, girò ancora dietro il ring e si bloccò davanti ad una porta nera che sembrava nuova, come lo studio, rispetto al resto dell'edificio.

-No io...- si bloccò per spingere la porta –Vivo qua- mi spinse dentro.

Mi ritrovai un mini appartamento davanti.

La cucina era completamente bianca, piccola ma, aveva tutto: frigo, forno, microonde, bollitore, televisore.

Al di là c'era un minuscolo tavolino nero per massimo due persone con dei fiori e un fermacarte simile a quello che avevo io sulla scrivania.

"Look at me" |Zayn Malik|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora