capitolo 12

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Judy’s pov:

19.45

La madre di Brooklyn ci aveva chiamati la mattina a me e a Louis, per avvisarci che si era ripresa dal coma.

“Louis!” Ululai dalla mia stanza, quella casa era sempre molto vuota, gli unici individui che ci stavano eravamo io e quel coglione di mio fratello.

“Che c’è?” Arrivò davanti alla porta.

“Vieni un po’ qua.” Gli feci spazio sul letto con un sorrisino.

“Che stai pensando?” Mi domandò venendo vicino a me, sapeva già che avevo in mente qualcosa.

“Tu sei ancora innamorato di Brooklyn, vero?” Lo guardai con un sopracciglio alzato.

“Arriva al punto Juds.” Il suo amatissimo soprannome.

“Avrei in mente un piano per far lasciare quei due, e farla essere tua.” Mi leccai le labbra rimuginando nuovamente sul piano che avevo a mente.

Lui mi guardò tirando su le sopracciglia. “E quale sarebbe?”

“Beh prima di tutto io devo riacquistare la sua fiducia, e quando l’avrò fatto organizzeremo qualcosa, tipo incontro a quattro, una specie, in un locale possibilmente, io terrò impegnato Zayn e tu ti darai da fare con lei. Io le voglio un bene incredibile, lo faccio per voi due, Zayn non se la merita. E forse neanche tu, ma un pochino meglio di lui sei.” Lo informai aspettando la sua risposta.

“Penso che sia un buon piano, e quando vorresti andare a risolvere con lei? Non penso che verrà a scuola per qualche giorno..” Rispose vago.

“Probabilmente ora vado da lei, chiamo Zayn e gli chiedo se è ancora in ospedale, farò un po’ la lecca culo disperata, ed è fatta.” Ridacchiai in modo molto malefico.

“Beh dimmi quando e dove.” Si alzò ed uscì dalla stanza.

Il mio piano aveva inizio.

Afferrai il telefono e composi il numero dal quale mi chiamò Zayn.

“Pronto?” Rispose.

“Zayn, sono la tua odiata Judy, dov’è Brooklyn?” Domandai cercando di trattenere le risatine.

“Che te ne importa?” Disse riluttante.

“Cavolo Zayn, è la mia migliore amica, voglio andarla a trovare, per favore.” Finsi una voce triste e quasi singhiozzante.

“E’ a casa sua.” Pronunciò secco.

“Grazie, ci sentiamo presto..” Continuai con la stessa voce.

“Si, ciao.” E riattaccò. L’odio che provavamo l’uno per l’altra era sempre più evidente.

Il mio volto assunse un’espressione maligna, afferrai la borsa, ci buttai dentro il telefono e corsi velocemente alla porta di casa. “Lou io vado da lei!” Urlai ed uscii.

***

Suonai al campanello, e aspettai che Ireland o sua madre venisse ad aprirmi.

E infatti. Ireland spalancò la porta e mi squadrò, come se non mi avesse mai vista, neanche con lei avevo un buonissimo rapporto, ci conoscevamo poco e non ci sopportavamo molto. “Ciao, che ci fai qui?” Mi domandò.

“Sono venuta a trovare Brooklyn, posso entrare?”

La vidi sospirare. “Veloce, e non farla agitare, ce l’ha ancora con te.”

“Va bene, va bene, mi basta vederla.” Stesso tono sofferente che usai con Zayn.

Si scostò dalla porta in silenzio permettendomi di entrare. “E’ in camera sua.” Mi informò.

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