15. La nuova arrivata

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Il ritorno in clinica non è stato dei migliori. Io ho dovuto dare un sacco di spiegazione per la mia assenza durante tutto il pomeriggio, rischiando quasi di essere licenziato, mentre ad Ian è andata forse anche peggio. Lo hanno costretto ad un altra settimana qui dentro. 

Sto seriamente iniziando a pensare che lo faccia apposta. Che si metta nei guai per poter rimanere, altrimenti è inspiegabile. So  che non gli piace essere controllato eppure fa di tutto per restare... stupido io che lo assecondo. 

Forse ha paura di ritornare nel mondo reale dopo che tutti hanno scoperto la sua malattia, o che una volta fuori tutto sarà più vero...  devo scoprirlo alla prossima seduta.

Per il momento però devo pensare a me, al mio lavoro. Ultimamente lo sto trascurando parecchio a causa di Ian, e non va affatto bene. Non so cosa ci sia di preciso tra di noi ma non può infrapporsi al mio lavoro. Menomale che non volevo mischiare le due cose... 

Sono sempre stato bravo a separare il lavoro dalla vita privata, soprattutto perché la mia vita privata non è mai stata granché, ma adesso è inevitabile. Sono in clinica e mi ritrovo dovunque Ian e poi torno a casa e mi ritrovo a pensare a lui, non è salutare. 

Ogni volta che lo vedo ho voglia di scaraventarlo al muro e scopare, sta diventando un'ossessione. Ho bisogno di un hobby o diventerò pazzo un giorno di questi. 

in questo momento dovrei essere nel mio ufficio a sistemare dei documenti e invece mi ritrovo nella saletta a prendere un caffè mentre ripenso a Ian. 

Oggi è stranamente calmo, non è affatto un buon segno. I pazienti sono tutti tranquilli e non ho sentito nessun infermiere lamentarsi per i turni... 

"Dottor Milkovich, è arrivata la sua nuova paziente"

Entra nella stanza un'infermiera che non avevo mai visto prima e mi accoglie con un gran sorriso. Irritante. 

"La sta aspettando nella sala comune" continua e poi se ne va, ancora con quel sorriso fastidioso stampato in faccia. 

Finisco con calma il mio caffè, tanto non c'è fretta. 

Fiona mi aveva accennato qualcosa su una nuova arrivata ma non ricordo assolutamente nulla di quello che mi ha detto. Me lo stava raccontando mentre i miei superiori decidevano cosa fare con Ian, e sinceramente non me ne fregava un cazzo di ascoltare Fiona. 

Ecco di nuovo Ian. Basta. 

Metto la tazza nel lavandino e mi rimetto il camice. Lo odio ma devo essere professionale, almeno quando mi presento. Sistemo il cartellino con il mio nome e la mia foto, foto dove sembro un drogato in astinenza, ed esco fuori dalla stanza. Il bello di questa clinica è che tutte le stanze sono collegate e ci vuole poco ad andare da una parte all'altra. 

Mi guardo in giro per trovare la ragazza nuova ma vedo soltanto le solite facce. Dopo qualche secondo distinguo una testa rossa tra la massa. 

Ian sta parlando, o discutendo animatamente, con il tizio che dorme nella sua stanza e che annusa i suoi panni sporchi. Pagherei milioni per potermi godere quella conversazione ma purtroppo devo lavorare. Noto Ian fare una faccia disgustata per poi voltarsi dall'altro lato, chissà cos'è successo. Quando si gira mi vede e mi sorride. 

Per un secondo mi dimentico che siamo nella clinica e gli sorrido di rimando e mi incammino verso di lui. Non faccio più caso a ciò che mi circonda e per poco non mi rompo la testa sbattendo contro quella di qualcuno 

"Guarda dove cazzo cammini" dico acido mentre con la mano destra mi massaggio la fronte

Lancio uno sguardo a Ian e noto che sta trattenendo a stento una risata. Stronzo.

You're not insane | Gallavich |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora