6. Un vortice di piacere

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Sono passati due giorni da quella cosa con Gallagher e sono due giorni che sono recluso in casa. Mi sono dato malato a lavoro e mi sono stati concessi tre giorni di riposo. Non sarò pagato ma almeno non dovrò rivedere per un po' di tempo quel ragazzino.

Non posso crederci, mi sono fatto succhiare il cazzo da un maschio. E mi è anche piaciuto!

Da quando è successo non riesco a pensare ad altro. Me ne sto coricato sul divano a ripensare agli occhi verdi di Gallagher che mi guardavano mentre era inginocchiato di fronte a me. Cazzo, era una visione paradisiaca!

Il succhiotto che mi ha fatto sul collo mi fa ancora male, mi ha marchiato per bene quello stronzo. Che poi perché cazzo l'ha fatto? 

Sì che gli avevo chiesto di dirmi com'è scopare con un uomo, e questo è già sbagliato di suo, ma lui ha esagerato mostrandomelo. Io non gli ho mai detto che volevo portarmelo a letto oppure che volevo un pompino da lui, che cazzo gli era passato per la testa? 

Come posso dopodomani tornare a lavoro e guardarlo in faccia, sapendo quello che mi ha fatto con la sua bocca. Come potrò ascoltarlo durante le visite se l'unica cosa a cui penso è quanto sia bravo in quello che fa e come posso anche solo parlare con Fiona dopo ciò che ho fatto con il suo fratellino. Come se non bastasse è anche più piccolo di me, menomale che non è minorenne. Non vorrei ritornare in carcere per questa cazzata. 

Devo anche ammettere che è bravo, è sexy e che mi è piaciuto però è innaturale. Si sa che gli uomini sono fatti per stare con le donne. Insomma la natura vuole questo, o no? 

Chi sono io per dire che la natura si sbaglia? Se le cose funzionano così è per un motivo ben preciso e io devo rispettarlo, anche se non sono sicuro di quale sia. 

Ho bisogno di una birra, urgentemente. Non me ne fotte un cazzo dell'importanza dell'essere sobrio in questo momento, adesso ho solo bisogno di alcool nelle mie vene. Mi alzo dal divano, infilo un paio di pantaloni e una maglietta a caso ed esco di casa. 

L'aria fredda mi colpisce appena metto i piedi fuori dal portone di casa e devo ammettere che è una sensazione stupenda. Sono rimasto in casa per 48 ore di fila e respirare aria pulita, se così si può definire, mi aiuta, anche se di poco, a stare meglio. Decido quindi di arrivare al bar a piedi, anche se è stramaledettamente lontano, per poter godere di questo venticello rinfrescante per un altro po'. 




Nel frattempo Ian Gallagher continuava a chiedersi dove cazzo fosse finito il suo dottore. Fiona gli aveva detto più di una volta che Mickey era malato e che sarebbe tornato venerdì, ma lui sapeva la verità. Lui sapeva cos'era successo quel lunedì pomeriggio e sapeva perfettamente che Mickey non stava male fisicamente. Forse aveva esagerato con lui, forse avrebbe dovuto ignorare la sua richiesta e ritornare dentro, come sarebbe stato opportuno fare. Ma c'era e c'è ancora qualcosa che lo attira verso quel ragazzo. Ian non sa cosa sia, se attrazione fisica o dei veri e propri sentimenti, ma non riesce a smettere di pensare a Mickey. E anche se sa che quello che ha fatto è sbagliato non riesce a pentirsene, perché tutti e due lo volevano, entrambi si desideravano. 

All'inizio pensava che il dottor Milkovich fosse buono con lui perché era nella sua natura, qualcosa che faceva con tutti i suoi pazienti, invece con il passare dei giorni si rese sempre più conto che non era così. Si ripeteva che lo faceva per il rispetto che prova nei confronti di sua sorella Fiona ma non poteva essere nemmeno quello perché vedeva che la sopportava a malapena, anche se non lo dava a vedere. E poi quando lunedì pomeriggio gli fece quella richiesta capì, capì che anche lui provava quella strana attrazione. 

You're not insane | Gallavich |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora