Celia

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Tutte le traduzioni le troverete alla fine del capitolo! ^^


Françoise si raggomitolò sul divano, guardando le fiamme della stufa illuminare di arancione il pavimento bianco sotto di lui; lei alzò la sciarpa di lana fin sopra il naso, nascondendo il rossore sul naso raffreddato. Lo aveva capito anche lui, ed era entrato nella sua vita da neanche ventiquattro ore. Maledizione. Sentì a mala pena la chiave nella toppa della porta d'ingresso tanto era presa da quelle fiamme e dai loro colori caldi e avvolgenti. Avvertì un brivido lungo la schiena, ma non si voltò subito, non voleva vedere nessuno.

«Hey... »

Paul strinse le spalle mordendosi un po' il labbro inferiore, si inginocchiò davanti a lei accarezzandole poi la guancia. Le sorrise dolcemente, spostando alcune ciocche di capelli dietro l'orecchio.

«Cosa vuoi Paul? »

Chiese con voce roca, strozzata dal pianto.

«Volevo vedere come stavi e... volevo chiederti perdono »

«Ancora? »

Chiese la ragazza con gli occhi umidi, stringendo la sciarpa al collo nervosa.

«Lo so... ma mi conosci! Io... ci tengo a te, lo sai... Ho visto come ti guardava ieri sera e mi ha dato fastidio, ho sentito il bisogno di sentirti mia, di sentirti solamente mia.... »

«Paul... ti prego... voglio stare da sola... Forse è meglio che tu vada via, ci vediamo domani... »

«Ma io... »

«Ti prego, vattene... »

Paul sospirò, si alzò da terra e si avviò alla porta, dando poi un ultimo sguardo alla fidanzata. Allontanò di fretta la mano dalla maniglia e si avvicinò di nuovo a lei, sedendosi al suo fianco e passando il braccio sulle spalle di lei, facendola così avvicinare a lui. Lei provò ad allontanarsi da lui, spingendolo lontano da sé ma lui rafforzò la presa intorno le spalle. Un brivido di paura le percorse tutto il corpo, perché doveva essere così ? Si stese sul divano e se la trascinò sopra, accarezzandole dolcemente la schiena e i capelli biondi. Lei continuò a dimenarsi per qualche istante ma si lasciò andare poco a poco alle sue carezze, poggiando infine il capo sul suo petto, ascoltando il battito del suo cuore. Alzò di nuovo il capo, guardandolo negli occhi, e si mise a sedere sul suo ventre, togliendo lentamente la sciarpa che le avvolgeva il collo mostrandogli così i lividi. Lui non disse nulla, si limitò solo ad accarezzare il collo di lei con il dorso della mano.

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André rientrò nel palazzo dopo un'ora, prima di entrare nel suo appartamento diede un occhiata a quello di lei, spinto da un'improvvisa voglia di entrare e starle vicino, di confortarla e di poter cancellare quello che quel mostro aveva osato farle. Si risistemò gli occhiali sul naso, entrando poi a casa sua. Si svestì velocemente della giacca e della sciarpa, andò nella sua camera e si buttò sul letto, poggiando il braccio sugli occhi cercando di eliminare l'immagine del collo marchiato della sua vicina.

«Maledizione... »

Sentì il telefono vibrare nella tasca dei pantaloni e rispose, senza vedere chi fosse.

«Pronto? »

«Andrés? »

Si mise a sedere di scatto, quella voce...

«Celia... »

Gli fece uno strano effetto sentire di nuovo la sua voce, quella voce così delicata e così dolce che l'aveva accompagnato in quei ultimi quattro anni in Spagna. Aveva ancora il suo numero? L'aveva rintracciato tramite chi? Era passato un mese dalla sua partenza e solo sua madre sapeva di tutto ciò, e l'università ovviamente. Cosa diavolo voleva ora?

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