Francia!
Chi l'avrebbe mai detto; sarebbe dovuta andare a Parigi, la città dell'amore.
Stava letteralmente piangendo e maledicendo se stessa per aver accettato quel maledettissimo lavoro, lasciando la sua confortevole cella di prigione; avrebbe preferito tornare lì e morire di fame a causa del pessimo cibo servito piuttosto passare un minuto di più in quel chiassoso aereo porto.
"Quando si comincia?" Aveva chiesto.
Tempo due ore e già era in partenza per la sua "missione importantissima e segretissima."
Suo padre l'avrebbe pagata cara, quella decisione; si che l'avrebbe pagata.
Osservò con attenzione una delle guardie del Gate, arricciando il naso e pensando che magari poteva picchiarlo così da farsi sbattere nuovamente al fresco, ma subito dopo pensò che magari non era una così buona idea.
Non voleva deludere suo padre.
Dopo i vari controlli venne scortata da due agenti sull'aereo diretto a Parigi; fortunatamente doveva viaggiare in prima classe e lontana dai bambini, quindi tirò un sospiro di sollievo prima di mettersi a sedere al suo posto ed osservare fuori dal finestrino.
Gli agenti che l'avevano accolta le avevano parlato di Ladybug e Chat Noir, due eroi che ripristinavano spesso l'ordine nella famosa capitale, con approvazione da parte degli agenti in divisa e dei cittadini; nessuno però sapeva chi si nascondeva dietro quelle sue maschere, una completamente nera e l'altra rossa a pois neri.
Cosa c'entrava lei in tutto quello?
Nulla; semplicemente doveva scoprire chi erano i due eroi, così da mettere al corrente l'FBI; non sapeva altro a riguardo.
Quando l'aereo decollò e l'Hostess illustrava le varie precauzioni, decise che appena superato quel momento di panico iniziale, dovuto al suo terrore per quelle macchine infernali, avrebbe trascorso il viaggio dormendo beata, svegliandosi solo per mangiare qualcosa.~•~•~•~•~•~•~•~•( ͡° ͜ʖ ͡°)~•~•~•~•~•~•~
Dopo ore di viaggio, la castana di svegliò, ma mancava ancora mezz'ora prima che l'aereo atterrasse; quasi andò nel panico ma cercò di calmarsi quanto prima, prestando particolare attenzione al cibo per smorzare l'ansia.
Fu l'esperienza peggiore della sua vita ed una volta a terra, corse a passo spedito per recuperare i suoi bagagli, contenta di essere arrivata a destinazione viva.
Odiava gli aerei; si era ripromessa, dopo l'ultima vacanza di famiglia, che non avrebbe più viaggiato con essi ma la fortuna volle accompagnarla anche in quell'occasione.
Lasciò l'aeroporto in pochi minuti, salendo sul taxi pronto ad aspettarla da non sapeva bene quanto tempo; passò le indicazioni all'autista, osservando la mappa di Parigi sul suo cellulare grazie ad un'applicazione.
Notò con enorme gioia che di fronte a quella che sarebbe stata di lì a poco la sua casa c'era una panetteria; probabilmente il cibo era una delle poche cose che apprezzavo, seppur non completamente, dei francesi.
Arrivati alla villetta, ringraziò e pagò, lasciando all'autista il resto, cosa che gradì particolarmente; recuperò di fretta i bagagli e varcò la soglia, richiudendosi la porta d'ingresso dietro.
L'ambiente era molto luminoso ed ampio, cosa che mai si sarebbe aspettata; i mobili pulitissimi e neppure un granello di polvere era presente.
Gironzolò alla ricerca della cucina, inquadrando il salone, un bagno al pian terreno e le scale che portavano al piano superiore; lasciò lì accanto la valigia più grande, dirigendosi in cucina con il bagaglio a mano e recuperando delle carte e dei fascicoli al suo interno, poggiandoli sul tavolo.
Come avrebbe dovuto scoprire le loro identità? Aveva pochissime informazioni ed uno stupido blog su cui fare affidamento; era forse un modo per farle capire che se la sarebbe dovuta cavare da sola?
«Andate a farvi fottere.» biascicò nervosa, aprendo il frigo e non stupendosi di trovarlo vuoto, o quasi; recuperò il bigliettino posto su uno dei ripiani e lessi "La casa è stata completamente pulita, da cima a fondo, frigo, armadi e soffitta compresi; crediamo nelle tue capacità ed attendiamo tue notizie. Ps. Non chiamare troppo spesso (le chiamate internazionali costano troppo).
Davvero un modo curioso per camuffare un "non chiamare troppo spesso o desterai sospetti".
Scosse lievemente la testa e riprese a passarsi tra le mani i documenti di cui disponeva prima di sbuffare e riporli nell'apposita cartellina; era inutile lavorare su documenti simili che contenevano quasi nulla di utile.
Recuperò le sue cose prima di ritornare in corridoio, per prendere la valigia e dirigersi al piano superiore; lo esplorò lentamente, notando tre camere da letto, un ripostiglio ed un bagno.
Notò che una delle stanze comprendeva anche un bagno; scelse così quella e dopo aver appurato della pulizia dell'armadio, cominciò a sistemare tutto ciò che si era riuscita a portare dietro.
Non era molto, quindi comprese che avrebbe dovuto comprare nuovi vestiti o non avrebbe vissuto a lungo, per farla tragica.
La stanza era meravigliosa; letto a due piazze, testiera in legno di mogano puro, al lato destro, più vicino alla porta, un comodino del medesimo materiale, al lato destro un grandissimo comò che raggiungeva l'angolo della stanza.
La finestra era caratterizzata dalla presenza di un davanzale interno così spazioso da fungere quasi da divanetto, tanto da permettere ad una persona non troppo alta di stendersi; tra la porta del bagno e quella che dava sul corridoio vi era una grandissima scrivania.
La terza porta presente in stanza portava all'immensa cabina armadio dove aveva precedentemente sistemato i vestiti e le scarpe che era riuscita a portare con se; il resto delle pareti erano occupate da meravigliose ed altissime librerie in legno.
Purtroppo non si era portata molto, quindi era il caso di personalizzarla a tal punto da renderla "casa".
Si stiracchiò assonnata, prima di sbadigliare e guardare l'ora; erano esattamente e quattro del pomeriggio.
Avrebbe tanto voluto riposare ma non potevo permettermelo, anzi; era il momento di riempire l'enorme frigo della cucina ed i vari scaffali, o sarebbe morta di fame nel giro di poche ore.
Il bagaglio a mano era un semplice zainetto abbastanza spazioso e resistente, così sistemò l'essenziale per un'uscita, prima di serrare le finestre di ogni singola stanza e la porta sul retro che dava sul giardino; terminato questo piccolo passaggio, decise di fare una doccia veloce e cambiarmi.
Ci mise quasi un'ora a causa del tempo perso per asciugare i lunghi capelli, ma si ritenne abbastanza soddisfatta; lasciò la casa, chiudendo anche l'ingresso principale ed il cancello dietro di se, prima di riporre le chiavi nello zaino.
Avrebbe dovuto provvedere con il noleggiare un'auto...
Scacciò quel pensiero, regolando le mappe del cellulare e dirigendosi verso quello che doveva essere un centro commerciale ricco di negozi di ogni genere.
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Sciogli i tuoi capelli, principessa|Chat Noir
FanfictionSpencer Laurentis; pietosa la sua conoscenza del francese ed ancor più la sua indole calma e pacata. Ogni occasione era buona per mettersi nei guai e complicarsi la vita ma grazie al padre, le viene imposto un freno a questa sua vita disastrata; una...