Capitolo 3

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Spencer stava sparecchiando, quando Chat Noir arrivò alla sua abitazione; la intravedeva dalla finestra della cucina, stando appollaiato al ramo di un albero del suo giardino.
Era strano vederla in un ambiente chiamato casa; ancora più strano vederla mentre sollevava le braccia al cielo per stiracchiarsi, lasciando che la maglietta che indossava si sollevasse a quel movimento, mostrando parte della pelle liscia e pallida.
Sorrise leggermente, immaginando come sarebbe stato bello morderla, così da lasciarci un vistoso segno rosso e poco dopo sgranò gli occhi, arrossendo al pensiero e scuotendo con foga il capo; che diamine gli veniva da pensare?!
Quando riportò la sua attenzione alla finestra notò che la giovane era sparita, così aspettò alcuni secondi prima di notare una luce accendersi in lontananza; era dall'altra parte della casa e Chat non perse tempo ad attraversare il giardino di corsa.
Rimase deluso nel constatare che non c'erano alberi ma fiori e piante varie; non si diede per vinto e sfruttò il proprio bastone per raggiungere il piano superiore. Non c'erano molti appigli, anzi; non c'era nemmeno un balcone e per sua fortuna la ragazza non era in stanza e la finestra aperta.
Entrò senza tanti complimenti, intanto si sentiva lo scroscio dell'acqua della doccia; sorrise lievemente, prima di guardarsi attorno e notare la stanza ricca di mobili ma dotata di pochi oggetti.
La valigia sul pavimento attirò la sua attenzione; si era forse trasferita da poco? O magari stava partendo? Qualcosa in lui sperava che si fosse soltanto trasferita da poco.
In in lontananza, sulla scrivania che stava di fronte al bagno della stanza c'era il portafoglio; se fosse riuscito a prenderlo avrebbe potuto leggere informazioni sui documenti.
La porta del bagno era aperta, quindi troppo rischioso; avrebbe non solo potuto spaventare la ragazza e passare per il pervertito di turno, ma anche passare per un ladro.
Avrebbe infangato il nome di Chat Noir e la propria persona; avrebbe infangato ciò che avrebbe potuto pensare la castana di lui.
Scosse la testa con foga, sgranando gli occhi quando si rese conto che l'acqua non scorreva più; si guardò attorno e corse silenziosamente verso la cabina armadio, entrando al suo interno e chiudendo le ante.
Non c'era fessura per osservare all'esterno, così lasciò un lieve spiraglio per guardare; vide la ragazza in accappatoio uscire dal bagno e dirigersi verso la finestra per chiudere prima quella e poi le tende.
Frugò nel comò vicino, prendendo un pigiama leggero e l'intimo; il gatto deglutì a fatica quando sciolse il laccio dandogli le spalle ma lei si mise prima gli slip e solo dopo sfilò l'accappatoio, lanciandolo sul letto.
Un lieve sospiro lasciò le sue labbra quando la vide indossare il pigiama, senza badare al reggiseno; dormiva senza?
Molto interessante...
Pensò il biondo; la vide avvicinarsi a passo lento alla scrivania, osservando ciò che vi era sopra; Chat Noir notò i fascicoli che la ragazza aveva tra le mani, curioso come non mai.
Lei, al di fuori delle aspettative della piccola spia, non andò a dormire ma, dopo aver posato l'accappatoio in bagno, si mise alla scrivania, studiando qualcosa.
Spencer non sapeva che pensare; si era scervellata tutto il tempo cercando un modo per reperire informazioni sui due supereroi ma non ne veniva a capo.
Voleva lasciar perdere tutto ma poi la sua testardaggine ebbe la meglio; improvvisamente, sentì uno strano cigolio.
Si guardò le spalle, notando la cabina armadio semichiusa; eppure ricordava di averla lasciata completamente aperta...
Assottigliò gli occhi, prima di tornare a concentrarsi sugli appunti per alcuni secondi; poco dopo si alzò per sistemare il tutto in un cassetto della scrivania e dopo aver chiuso a chiave, spense la luce, lanciando l'oggettino sul letto.
Era sicura di aver sentito qualcosa; lasciò la stanza, andando a passo svelto verso il bagno, recuperando la pistola che aveva lasciato lì.
Non l'avrebbe mai lasciata in stanza; ritornò quel lieve cigolio e lentamente, senza farsi sentire, si sporse lievemente, notando una figura scura nella stanza.
Poteva rischiare al buio e sparare alla cieca, rischiando di morire, o poteva correre verso la luce; scelse la seconda opzione, accendendo la luce e puntando l'arma contro quello che si rivelò essere Chat Noir; il micio la osservò con occhi sgranati, pensando che o era lui ad essere stupido o quella ragazza troppo in gamba a mettere le persone nel sacco.
Non sapeva che dire e boccheggiò per alcuni secondi mentre Spencer sembrava non essere intenzionata ad abbassare l'arma; assottigliò gli occhi e sorrise lievemente pensando che i suoi sensi non si erano addormentati in prigione.
«Cosa vuoi?» sbottò nervosa, avvicinandosi lentamente al felino, prima di arrivare a puntargli la pistola così vicino da sfiorargli il naso.
«Ti posso assicurare che non voglio farti del male» un lieve sorriso di scuse comparve sul suo viso, facendo solo assottigliare ulteriormente gli occhi verdi della ragazza.
Voleva morire in quel momento; era davvero stato stupido da parte sua sottovalutarla a tal punto.
Lei rimase in silenzio ad osservarlo, prima che cercasse nuovamente di parlare; non riuscì a spiccicare parola, balbettando lievemente e senza risultato. Il pensiero gli disse che non sarebbe potuto andare peggio di così, ma poi si ricordò di un piccolo dettaglio della ragazza, in parte grazie al pigiama che lasciava intravedere qualcosina; di tutta risposta la ragazza notò verso cosa erano indirizzati i suoi occhioni verdi.
Roteò gli occhi ed avvicinò il viso a quello del ragazzo, portandogli un dito al petto, facendolo arrossire di colpo.
«Sei un pervertito. Dovrei spararti, sai?»
«N-Non è come sembra, te l'assicuro!» balbettò l'altro, portandosi una mano al viso per coprire gli occhi, prima di deglutire a fatica «Sono finito qui per caso e non sapevo che fare»
La ragazza gli afferrò il polso della mano con cui si stava comprendo la visuale; la allontanò di colpo, prima di sfiorare con un dito il suo mento, esattamente come aveva fatto nella limousine.
Gli si mozzò il fiato in gola e notando una simile rigidità in lui, non riuscì a non sorridere; si allontanò, mettendosi seduta a gambe incrociate sul letto, tenendo la pistola sul comodino.
Quando i suoi occhi ritornarono ad incrociare quelli del ragazzo, puntellò il gomito sulla gamba, poggiandovi il mento; stava ancora cercando di capire perché Chat Noir fosse lì.
Che sapesse dei fascicoli? Lentamente recuperò la chiave, sistemandoseli al collo grazie alla catenella che non poco prima aveva sistemato; doveva stare lontano da certe cose o davvero non avrebbe esitato a sparargli.
«Allora, che vuoi?» chiese lei, osservandolo, così da far scorrere lo sguardo su tutto il suo corpo.
Il micio, di tutta risposta, si avvicinò lentamente a lei, salendo sul letto e gattonando fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo viso; lei rimase in silenzio, curiosa di vedere fin dove si sarebbe spinto.
Un sorrisetto andò ad illuminare il suo visetto e pochi istanti dopo portò il naso a strofinare contro quello di lei, senza distogliere lo sguardo dal suo; fece per unire le loro labbra ma la mano della ragazza lo ostacolò, facendole mostrare un sorrisetto divertito.
Probabilmente sarebbe scoppiata a ridere, lo avrebbe preso in giro o magari avrebbe potuto fare qualsiasi altra cosa a discapito del biondino; incrociò le braccia al petto e non disse nulla, semplicemente lo osservò, mettendolo in soggezione come mai nessuno aveva fatto fino ad allora.
Che aveva quella ragazza di così speciale da travolgerlo a tal punto? Provava un misto di emozioni e non riusciva a spiegarsi come facesse; fino a poche ore prima la costante verso cui si orientava il suo pensiero era Ladybug, ma lei?
La ragazza del supermercato.
Sembrava anche non sopportare Adrien; allora perché era lì, con il rischio di mettere a repentaglio la propria identità?
Improvvisamente sentì un lieve suono continuo provenire dal proprio Miraculous, al che sgranò gli occhi e li puntò in quelli della ragazza, che si voltò, osservando la porta.
«Vedi di sparire dalla mia vista, ragazzino; voglio dormire»
Sorrise a sua volta alle sue parole e le scoccò un lieve bacio sulla guancia; si avvicinò alla finestra e la aprì, prima di lanciare l'ultimo sguardo alla fonte dei suoi tanti problemi momentanei.
«Bonnenuit, Cherie»
«Bonnenuit, chat avec des bottes»
E dopo quel rapido saluto, Chat Noir scappò letteralmente, aiutandosi col bastone e riuscì ad arrivare abbastanza lontano, prima di ritrasformarsi.
«Sei fuori di testa!» lo rimproverò subito Plagg «Che avresti fatto se ti avesse scoperto?! E che pensavi di fare?!»
Adrien si voltò quanto bastava per osservare dall'ombra la villetta della ragazza, mordendosi il labbro inferiore; non conosceva il suo nome e non era nemmeno scritto sul citofono, ma ignorava quel dettaglio.
Aveva passato del tempo con lei e quel suo carattere tutto pepe lo amava; fino a poche ore prima era sicurissimo dei sentimenti che provava per Ladybug eppure ora sentiva solo indifferenza emotiva bei suoi confronti.
Pensò a come sarebbe stato bello incontrare nuovamente la giovine; sospirando ed osservando il cielo stellato di Parigi, tornò a casa, con mille pensieri in testa.
Spencer intanto ancora non capiva cosa avesse condotto quel gatto nero a casa sua; come era inoltre riuscita a mantenere la calma?
Quasi la irritavano alcuni dei suoi atteggiamenti, eppure avevano un che di sensuale e sbarazzino; ci sarebbe stato da divertirsi.
Sbadigliò leggermente; la stanchezza si faceva sentire non poco, così decise di cercare di addormentarsi e quando chiuse gli occhi scivolò dritta tra le braccia di Morfeo.

«Sono esattamente tre ore che sono qui ad aspettare per avete un'auto, signorina. Se è così che trattate i clienti, mi chiedo come facciate ad averne ancora!» Spencer sentiva la rabbia scorrerle nelle vene e la ragazza dell'ingresso di certo non l'aiutava.
Voleva tanto metterle le mani al collo e strangolarla ma l'ultima cosa che voleva era ulteriori impicci; stava per parlare nuovamente quando un uomo vestito con giacca e cravatta, preparato di tutto punto la affiancò.
La ragazza spostò lo sguardo sull'uomo con gli occhiali, prima di notare il repentino cambio d'atteggiamento della sua interlocutrice.
«Signor Agrestè! Che piacere averla qui. In cosa posso esserle utile?»
A quelle parole Spencer sgranò gli occhi e schiuse lievemente le labbra, prima di estrarre il distintivo dalla tasca e mostrarlo alla donna che sgranò a sua volta gli occhi.
«Vada a farsi fottere con l'intero centro. Io vado altrove a cercare un'auto.»
Senza ulteriori indugi si voltò bruscamente, allontanandosi a passo svelto e dirigendosi verso l'uscita, quando l'uomo che in precedenza era entrato attirò la sua attenzione.
«Agente, potrei rubarle un momento?»
La castana di voltò appena, osservando la figura molto più alta di lei avvicinarsi a passo lento ed una volta abbastanza vicino le porse una mano.
«Piacere di conoscerla, sono Gabriel Agreste» la fanciulla osservò con un'espressione indecifrabile la mano, prima di stringerla a sua volta, osservando gli occhi profondi lui «Magari è una domanda un po' fuori contesto e che forse nemmeno dovrei rivolgere a lei; la guardia del corpo di mio figlio attualmente ha deciso di lasciarci per qualche mese a causa di motivi personali e sto cercando una persona qualificata per rivestirne quel ruolo. Sarebbe maleducato chiedervi se rientra nelle vostre capacità?»
Un lieve sorrisetto comparve sulle labbra di Spencer, che scrollò con nonchalance le spalle, prima di mostrargli il distintivo «Questo è un giocattolino e non sta ad indicare di cosa sono capace o meno; sarei qui per una vacanza in realtà ma qualcosa per occupare il tempo mi servirebbe. Odio stare senza far nulla.»
A quelle parole il suo interlocutore sorrise soddisfatto, annuendo e porgendole un biglietto da visita; forse non avrebbe dovuto accettare quell'incarico, ma in fondo non gli sarebbe dispiaciuta un'entrata extra.
«Mi sconsiglia di prendere un'auto qui?» chiese curioso il signor Agreste, osservando la ragazza dall'alto in basso a causa della differenza di altezza.
«Preferirei andare a Ginevra a piedi piuttosto che prendere un'auto qui.»
«Mi fido del suo giudizio; venga, le faccio conoscere mio figlio»
Gabriel lasciò l'edificio a passo lento e Spencer si avviò per fare lo stesso, non prima di voltarsi e mostrare il medio alla poverina il cui fegato stava rodendo non poco; uscita fuori la sua attenzione cadde sulla grande Limousine bianca che gli ricordò il biondino del supermercato.
Ignorò la cosa, anche perché non era di certo l'unica limousine esistente; l'autista aprì prontamente lo sportello e l'uomo salì solo dopo aver indicato la successiva meta all'altro.
Indecisa sul da farsi, attese un invito da parte del signore prima di entrare; si sedette di fronte a lui, quindi accanto a quello che doveva essere suo figlio.
Quasi sbiancò quando riconobbe gli occhi verdi del ragazzo che aveva incontrato il giorno prima e che si era divertita a stuzzicare.
Ha un gran senso dell'umorismo la vita, vero?

Angolo Pizza Gratis
Si, ogni volta avrà un nome diverso
Mi so pian piano appassionando a scrivere questa storia e mi sto portando davvero molto avanti con i capitoli; purtroppo se aspetto rischio di perdere concentrazione e che cada nel blocco dello scrittore, quindi scriverò di continuo e non saprei.
Forse pubblicherò ogni giorno, visto il ritmo che sto seguendo; grazie per la vostra attenzione, fagiolini<3

Sciogli i tuoi capelli, principessa|Chat NoirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora