Chat Noir portò la sua cara coccinella in una camera d'albergo, adagiandolo sul letto ed osservandola silenziosamente; era in quello stato a causa sua e lo stesso valeva per Spencer.
Non voleva prenderla in giro ma anzi, era davvero interessato a lei e pian piano se ne stava rendendo conto; gli dispiaceva vedere Ladybug in quella situazione eppure, per quanto si preoccupasse, il suo pensiero lo rimandava a ciò che aveva fatto a Spencer, a Vendicator e come riavere la sua Cherie.
Un lieve sospiro lasciò le sue labbra e prima che potesse scappare dalla finestra, lanciò un'ultima occhiata a Ladybug, promettendosi che le avrebbe salvate entrambe.
Vendicator era invece seduta comodamente ad un bar per sorseggiare una tazza di camomilla; nonostante stonasse con quella figura e con il suo essere la adorava particolarmente.
Stava leggermente dondolando la gamba che aveva accavallato all'altra con la tazza alle labbra quando il micio nero entrò nel locale, fermandosi davanti a lei ed osservarla.
Dopo aver sorseggiato, la ragazza posò la tazza sul tavolino ed il ragazzo poté notare del rossetto sul bordo; doveva ammettere che quel trucco le donava particolarmente e metteva in risalto le labbra che tanto bramava.
Si riscosse da quei pensieri esattamente quando l'altra, stufa di quella situazione di silenzio, prese parola.
«Cosa vuoi, Micetto? Non hai qualche cassonetto dove rovistare?» non lo degnò neppure di uno sguardo, intenta a girare con il cucchiaino il contenuto della tazza.
Chat deglutì a fatica e prese un grosso respiro, prima di avvicinarsi e sedersi al tavolo di fronte alla ragazza; accanto a lei c'era il fidato Thompson e Chat sapeva quanto era pericoloso.
Qualcosa in lui gli diceva di fidarsi di lei, di fidarsi in quella che in realtà era Spencer, una Spencer particolarmente delusa da lui; desiderava con tutto se stesso riparare al danno ma intanto all'altra non dava che fastidio quel rapporto.
«Non ho tempo da perdere; ho Parigi da terrorizzare»
«Cherie, volevo dirti che mi dispiace»
Lei sollevò lo sguardo quanto bastava per scroccargli una gelida occhiata ed il felino notò una strana ombra in quegli occhi che un tempo erano puri; sospirò per l'ennesima volta prima di farsi coraggio.
«Lo so che le scuse sono superflue ed inutili ma davvero; tu mi piaci e mi sei piaciuta sin dal primo momento. Se fino a ieri non sapevo chi scegliere tra te e Ladybug oggi so con certezza chi è la donna che voglio al mio fianco.»
Se avesse potuto provare una qualche emozione, in quel momento la felicità e l'imbarazzo sarebbero stati padroni di lei ma non stavolta; si comportò freddamente, senza smuoversi affatto a quelle parole.
«Cherie, so che non ci conosciamo da molto ed io volevo davvero accettare di uscire con te ed anzi, stesso io avrei voluto invitarti ma la situazione sarebbe stata complicata. Non lo dico per cercare di manipolarti, sono cose che penso davvero»
«Sai, Micetto; forse ciò mi avrebbe potuto interessare prima, ma ora ho alte priorità. Non mi interessa di te e tantomeno dei tuoi sentimenti; non ho intenzione di avere a che fare con persone che temono anche di mostrare il proprio volto.»
Vendicator si altò con eleganza dalla sedia, recuperando il Thompson e facendo per lasciare il locale quando il micio prese delicatamente la sua mano guantata.
«Se è così allora potremmo vederci a casa tua alle otto per una cena e mi mostrerò a te per chi sono davvero. Ti prego; concedimi questa opportunità»
Lei scostò la mano senza farsi problemi e si allontanò, lasciando quel micio nero con la sua tristezza; voleva davvero rimediare a quel danno e sarebbe davvero andato a casa sua per cercare di rimediare e sperò con tutto se stesso che lei gliel'avrebbe permesso.
Vendicator era per le strade di Parigi, con esattezza aveva seminato il panico e "statue di carne lungo Avenue De Friedland; dopo non molto arrivò a L'Arc De Triomphe.
Era soddisfatta del suo operato e Papillon lo stesso, ma oramai aveva deciso di far soffrire anche quel micio impertinente che non meritava di essere amato; ghignò soddisfatta, una volta presa la sua decisione.
A passo lento camminò verso quella che era casa sua, col cappotto mosso dalla lieve brezza serale; intanto Adrien aveva appena finito di sistemare tutti.
Il tavolino del salotto era stato portato in un angolo è quello della cucina spostato nel salotto stesso; si era portato da casa uni stereo dove poter mettere il cellulare e riprodurre della musica magari sperando anche di ballare.
Il tavolo era già colmo di stoviglie, in più un candelabro con cinque candele accese; era quasi ora, così si trasformò in Chat Noir, prendendo tra le mani il grande mazzo di rose rosse che si era fatto preparare.
Il ragazzo aveva come la sensazione che la ragazza non sarebbe andata, eppure aveva deciso di aspettarla, nel corridoio che portava alla porta d'ingresso; passò circa mezz'ora ed i suoi occhi divennero lucidi mentre una lacrima solitaria solcò la guancia destra, arrivando alle labbra che si stava torturando con i denti.
Da che aveva le rose sollevate al petto erano strette in un'unica mano, abbandonata lungo il fianco; sospirò e sorrise amaramente pensando che se l'era meritato.
Arrabbiata com'era Spencer non poteva di certo pensare che andasse davvero da lui; un lieve singhiozzo gli si smorzò in gola nell'esatto istante in cui la porta d'ingresso venne aperta, mostrando la folta chioma castana su cui regnava un cappello di feltro nero.
I suoi occhi verdi si spalancarono lentamente ed il suo cuore si riempì di gioia pura; la ragazza sistemò la giacca ed il cappello sull'attaccapanni e la sua fidata arma venne poggiata sul mobile del corridoio con estrema delicatezza.
Quando si voltò verso il felino riuscì appena ad intravedere gli occhi verdi per cui andava pazza lucidi e con le lacrime agli occhi che subito gli saltò al collo, cingendole i fianchi ed abbracciandola con foga; lei non sapeva come comportarsi, così ricambiò tristemente l'abbraccio, pensando che aveva sbagliato ad andare.
Era stata la peggiore mezz'ora della sua vita, indecisa su come comportarsi nei di quel ragazzo; non si era comportato bene con lei eppure qualcosa l'aveva spinta ad andare.
Quando si allontanò, il micio le porte le rose rosse che accettò con un lieve sorriso; lentamente la accompagnò nel salotto e la fece sedere, prima di andare in cucina così da portare al tavolo le varie pietanze che aveva fatto preparare.
«Sono contento tu sia venuta, Spencer...» sussurrò, tenendo lo sguardo fisso sul suo viso dai tratti a parer suo angelici.
Lei arricciò in naso ed interruppe il tratto che stava percorrendo la forchetta per portare quel pezzetto di carne alle sue labbra; sospirò appena, pulendosi le labbra con un tovagliolo ed osservandolo seria.
«Non so nemmeno perché sono qui; dovrei essere altrove o comunque lontana da te.»
«Sono serio quando dico che voglio conoscerti davvero, Cherie. Pensavo che il mio cuore appartenesse alla coccinella ma mi sono reso conto che sono più preoccupato per quello che Papillon ha fatto a te che per quello che tu hai fatto a lei.»
Non sapeva come prenderla e decise di dare poca importanza alle sue parole; d'un tratto, Chat si alzò dal tavolo, mettendo un lento prima di inchinarsi per invitare la ragazza a ballare.
Non era una buona idea secondo Vendicator e quasi non schiaffeggiò il gattaccio quando la trascinò letteralmente tra le sue braccia; rinunciò a dimenarsi, decisamente troppo stanca fisicamente e moralmente per farlo, così portò le braccia al suo collo e l'altro le mani sui suoi fianchi.
Continuarono così per interminabili e piacevoli minuti; Chat Noir era felicissimo che lei gli avesse concesso quel momento e la rabbia della partner andava via via scemando.
Verso la fine del lento, il gattino poggiò le labbra sulle sue, in un casto bacio ed una volta allontanato, sospirò e la guardò negli occhi serio.
«Promettimi che non mi odierai»
«Come?» chiese senza evitare di mostrare la sua confusione.
«Promettimelo, Cherie»
Laurentis annuì leggermente e quando vide il suo gatto avvicinare le dita al suo Miraculous sgranò gli occhi; avvertì la risata di Papillon e prima che il biondo commettesse quel fatale errore, portò le mani sulle sue guance, attirandolo a se in un bacio a stampo che successivamente diventò più passionale.
Bastò quello per distrarre il ragazzo dal suo intento, che subito ne approfittò per stringere le mani sui suoi fianchi, attirandola a se e facendo aderire i loro corpi; non perde tempo e subito si avventò sul suo collo, mordendolo con estrema forza tanto da far sussultare la giovane tra le sue braccia.
Morse con più forza prima di leccare e succhiare la pelle candida di lei, spingendola contro la parete vuota poco distante; la tenne bloccata lì e si allontanò quanto bastava per far scorrere lo sguardo sul suo corpo.
Il seno rinchiuso da numerosi strati di vestiti, le gambe completamente coperte e il viso della ragazza che gli aveva fatto perdere la testa con un filo di trucco; la cosa che più gli faceva ribollire il sangue nelle vene era quel rossetto rosso che le donava particolarmente.
Spencer si sentiva inerme a causa sua e non riusciva a spiegare il motivo; era inoltre con la schiena contro il muro ed il corpo dell'altro a premere contro il suo.
La tentazione di mettergli le mani addosso era tanta ma doveva resistere; riusciva a ragionare ben poco con il ragazzo che invece le stava martoriando la pelle del collo.
Portò le mani sul suo petto, intenzionata a spingerlo via ma Chat afferrò i polsi con una mano, sollevandoglieli sopra la testa e tenendoli al muro; mosse appena le braccia nel tentativo di liberarsi le sue labbra vennero nuovamente violate dal giovane il quale lasciò che la propria lingua danzasse eroticamente con quella della castana mentre con la mano libera continuava a stringerle un fianco.
Quando furono entrambi senza fiato il bacio si interruppe ed i loro occhi, verde nel verde, si incrociarono per interminabili secondi e poco dopo la fanciulla sgranò gli occhi, osservando quel ghigno malizioso completamente rossa in viso mentre la mano curiosa le palpava con foga il sedere.
«Togli immediatamente quella mano.» gli intimò con fare deciso, riprendendo a strattonare i polsi.
Chat, di tutta risposta, avvicinò le labbra al suo orecchio mordicchiandone il lobo e succhiandolo appena mentre spingeva il proprio basso ventre contro quello della ragazza, ponendo a contatto le loro intimità coperte; lei boccheggiò appena e sospirò nel sentire il micio farle letteralmente le fusa.
La lussuria era leggibile negli occhi di entrambi e Chat era estremamente sicuro di ciò che stava per fare; voleva che quella ragazza fosse sua e soltanto sua, così come la voleva nella sua vita.
Le liberò i polsi per portare anche l'altra mano sulla natica libera e sollevarla, costringendola a mettere le gambe attorno alla sua vita; le leccò sensualmente le labbra e sorrise nel poter constatare che le sue barriere stavano lentamente crollando.
«Tu sei mia» sussurrò al suo orecchio, prima di sentire le braccia di lei stringerlo a se, facendo sentire il seno contro il suo petto.
A passo lento andò nel corridoio e prese la Thompson si Vendicator che rimase in silenzio, con le labbra intente a baciare dolcemente il collo di quel ragazzo; la portò al piano superiore e la fece cadere sul letto, per poi posare l'arma a terra, accanto al comodino. Salì a sua volta sul letto, gattonando verso la castana fino a ritrovarsi su di lei; le baciò il collo e lentamente scivolò verso il seno coperto, portandovi le mani per sfilarle il gilet.
Nell'esatto momento in cui iniziò a sbottonare la camicia, il suo Miraculous cominciò a suonare, suscitando in lui frustrazione; si sollevò leggermente, lasciandole un bacio a stampo e deglutendo a fatica.
Aveva preso la sua decisione, ossia mostrarsi a lei come Adrien; stava per parlare quando l'altra gli sorrise appena, mordendogli con foga il labbro inferiore e sporgendosi verso il suo orecchio.
«Vai; non voglio che tu sia costretto a rivelarmi questo solo per farti perdonare.
Se dovessi farlo, dovrà essere spontanea volontà» detto quello la ragazza si voltò di lato, chiudendo gli occhi e lasciando abbastanza sorpreso il biondo.
Certo che quella ragazza era davvero strana; eppure ne era innamorato.
Si alzò e corse nella cabina armadio della ragazza pochi secondi prima che tornasse Adrien; si poggiò con la schiena ad una delle pareti, sospirando e scompigliandosi i capelli.
Voleva davvero tanto passare quella notte con lei.Angolo dei lamacorni
Ringrazio il mio Mieli che ha reso la mia Spencer un disegno divino❤️
Grazie a voi che mi seguite❤️
Spero che pian piano il pubblico crescerà perché in quel caso potrei pensare di scrivere un'altra storia su Miraculous, una volta terminata questa.
AVVERTENZA! Nel prossimo capitolo ci saranno scene esplicite, se non sono di vostro gradimento siete pregati di non leggere.E niente; grazie per lo splendido disegno❤️
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Sciogli i tuoi capelli, principessa|Chat Noir
FanfictionSpencer Laurentis; pietosa la sua conoscenza del francese ed ancor più la sua indole calma e pacata. Ogni occasione era buona per mettersi nei guai e complicarsi la vita ma grazie al padre, le viene imposto un freno a questa sua vita disastrata; una...