Spencer camminò lentamente verso l'auto, salendo velocemente ed aspettando che il ragazzo facesse lo stesso; nessuno dei due sapeva che dire, cosa fare o come comportarsi in una situazione del genere.
Lui era sicurissimo che lei avesse capito ma intanto lei si chiedeva se avesse capito bene; calò un silenzio imbarazzante che non si interruppe nemmeno quando arrivarono a scuola.
Parcheggiata l'auto, camminò a passo svelto verso l'entrata, seguita da uno stranamente triste Adrien; Nino gli andò incontro appena lo vide e subito capì che qualcosa nel suo amico non andava.
«Tutto bene, Adrien? Sembri molto triste...» chiese preoccupato, poggiandogli una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione «Sentiti libero di parlare di tutto»
L'altro gli sorrise lievemente, prima di ritornare sui suoi passi, col cuore letteralmente a terra; sarebbe cambiato qualcosa con Spencer? Sperava di no, anche perché non si trattava di una semplice cottarella e ci teneva particolarmente a lei.
Entrò in aula, seguito da altri studenti e dopo un po' entrò anche Marinette, la ragazza follemente innamorata di Adrien Agreste.
Era insieme ad Alya quando notò la tristezza che stava attanagliando l'animo del suo amato e subito attirò la sua attenzione.
«Come mai Adrien è così giù di corda? Non mi è mai capitato di vedere un broncio simile su di lui»
«Avanti, Marinette; perché non glielo chiedi?»
«Non so se è una buona-» l'amica la spinse letteralmente, facendola arrivare al banco del ragazzo che spostò il suo sguardo su di lei; sorrise imbarazzata e lui le regalò un sorriso triste.
«Qualcosa non va, Adrien?» chiese tra il curioso ed il preoccupato, senza spostare gli occhi dalla sua figura.
«È normale essere così sfortunati in amore?» chiese a bruciapelo, facendo sussultare Marinette che si sentì quasi tirata in causa.
«Che intendi?» balbettò indecisa sul se volete una risposta o meno.
«Amo una ragazza, ma credo non solo di averla delusa, ma anche di non piacerle» disse con un filo di voce.
Nino, che era accanto al suo amico, sospirò e gli mise una mano sulla spalla, cercando di punzecchiarlo.
«Oh! Il nostro Adrien e le sue pene d'amore~ Ma cosa ti assicura che non ricambi? Prova ad essere diretto con lei.» affermò con un ampio sorriso, prima di inarcare le sopracciglia senza abbandonare quell'espressione «Chi è la fortunata?»
Il biondo arrossì di colpo, prima di nascondere il suo viso tra le braccia incrociate sul proprio banco, mugugnando un "lasciatemi stare".
Marinette stava male nel vederlo così triste e si allontanò con un sospiro, andando a sedersi al proprio posto, affiancando Alya che si era spostata; la seconda la fissò con rimprovero ma lei si limitò a fare spallucce.
Le lezioni si susseguirono rapidamente, fin quando non arrivò l'ora di inglese; Laurentis era più seria e nervosa del solito, tanto da incutere timone a Marinette stessa.
Notò il biondo davanti a se, intento ad osservare la castana che stava sfogliando alcuni fogli; che fosse innamorato della loro professoressa?
La ragazza sussultò quando l'adulta cominciò a parlare; avevano pochissimi anni di differenza e quelle lezioni nemmeno erano severe, anzi.
Spencer intanto pensò che sarebbe stata una buona idea lasciar perdere tutto; aveva parlato con il preside ed era tornata a Villa Agreste per parlare con il padre del biondo.
Nessuno dei due parve contento di quello ma cosa poteva fare la ragazza? Con che coraggio avrebbe potuto insegnare senza alcuna certificazione e con un troppo intenso interesse per uno dei suoi "studenti"?
Certo, si era voltato a quel nomignolo ma la cosa che la lasciava interdetta era in particolare il comportamento del giovane, che le parve non poco strano; sospirò e con calma squadrò l'intera aula, appurando della presenza di tutti gli studenti.
«Oggi sarà il mio secondo ed ultimo giorno di lezione con voi; è stato un piacere avervi incontrati ma non penso di poter continuare ad insegnare» disse seria, suscitando un lieve scalpore in tutti, mentre Chloé sorrideva vittoriosa; la ragazza decise di non darle questa soddisfazione «Purtroppo mi si sono accavallati molti impegni e preferirei evitarne almeno in parte; sentitevi liberi di ripetere una qualche materia, magari parlare a voce modica e nel caso in cui servisse a qualcuno, potrò dare qualche ripetizione di inglese se necessario. Come ho già detto, un favore ad amici, quindi saranno completamente gratuite; grazie per l'attenzione»
Con quelle parole, la ragazza lasciò a passo lento l'aula, dirigendosi verso gli armadietti degli studenti, mettendosi seduta su una delle panche per chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dai propri pensieri.
Intanto nell'aula di Adrien si sentiva un fitto vociare e gli studenti si chiedevano di continuo per quale motivo avesse preso quella decisione; il ragazzo invece non riusciva ad abbandonare il pensiero che forse era lui la causa di tutto e che doveva in qualche modo rimediare.
Avrebbe voluto lasciarla in pace per non infastidirla ma in quel momento l'Akuma pronta per lei non aiutava affatto, anzi; si alzò ed uscì dall'aula con un «Devo andare in bagno.»
Velocemente cercò la ragazza per le possibili aule e stanza, addirittura nei bagni; dopo un po' entrò per raggiungere il suo armadietto e prendere un quaderno nuovo.
Aprì la porta ed i suoi occhi verdi incrociarono quelli della ragazza che aveva la testa poggiata contro il muro accanto al quale era seduta, incurante del possibile sporco a terra; si fissarono per interminabili secondi prima che lui si decidesse ad entrare e raggiungere il suo armadietto.
Prese il quaderno e tornò accanto alla porta, deviando per raggiungere la ragazza, abbandonando l'oggetto sulla panca; lei non fiatò e lui fece lo stesso, infatti si limitò a sedersi accanto a lei, indeciso sul da farsi.
«Dovresti essere in classe, Agreste» sussurrò seria lei, prima di far illuminare lo schermo del cellulare per controllare l'ora e ad Adrien non passò inosservata la foto che aveva come blocco schermo, che lo fece sorridere sornione; non l'aveva tolta.
«Perché?» chiese con un filo di voce, socchiudendo gli occhi «Perché mi hai preso in giro tutto il tempo, ragazzino?»
«Che intendi? Io non ti ho mai presa in giro; Spencer, io sono davvero innamorato di te e non come Chat Noir soltanto. Come Adrien, Chat Noir, il ragazzino del supermercato o tutto quello che vuoi; ho preferito venire da te piuttosto che rimanere con Ladybug e non per interesse personale» arrossì vistosamente a quelle parole, portandosi una mano tra i capelli per scompigliarseli, facendo ridacchiare l'altra.
«Tuo padre mi ucciderà; ti rendi conto di questo?» chiese, poggiando la schiena contro l'armadietto così da voltarsi completamente verso di lui e guardarlo negli occhi.
«A me interessa più sapere che non si avvicineranno altri ragazzi che di mio padre» disse serio, sorridendo leggermente.
«Io non sono quel tipo di persona che pensi tu, Agreste.» lei lo guardò serio, prendendo la pistola e passandola al ragazzo che l'osservò dapprima confuso e subito dopo la prese ta le mani.
Ammetteva si trattasse di una bella arma, probabilmente elaborata da qualcuno in quanto a design e notò un nome in particolare sull'impugnatura che gli fece sgranare gli occhi: "Viso D'Angelo".
D'un tratto rivide le varie immagini trovate su internet e gli articoli, poi spostò lo sguardo sulla proprietaria che aveva chiuso gli occhi, immersa nei suoi pensieri; che volesse farglielo capire? O era solo per mostrargli l'arma? Non aveva la minima idea di come comportarsi è tutto quel susseguirsi di avvenimenti non aveva fatto se non mandarlo ancor più in confusione.
«Hai mai sentito quel nome? "Viso D'Angelo", intendo» disse a voce bassa, aprendo gli occhi ed osservandolo; il biondo sgranò i propri, riuscendo a vedere uno sguardo perfettamente uguale a quello della ragazza con la maschera da Hockey.
«Si...»
«Quindi ti renderai conto che io non potrei nemmeno avvicinarmi ad una persona del tuo calibro, vero?»
Stava forse cercando di allontanarlo?
«Mi stai forse dicendo che quel che è stato è stato?» sbottò nervoso, lanciandole letteralmente l'arma, ed alzandosi in piedi.
Lei fece lo stesso, prendendo al volo la pistola ed assottigliando gli occhi, nervosa.
«Ti sto dicendo che non sono una buona compagnia per te.» rispose, imitandolo ed avvicinando il viso al suo, senza perdere il cipiglio arrabbiato che aveva assunto pochi attimi prima.
«Quindi Chat Noir ti va bene ma Adrien Agreste no, anche se sono la stessa persona. D'accordo, esci dalla mia vita; sei come tutti gli altri.»
A quelle parole la castana sgranò gli occhi e solo dopo il ragazzo si rese conto delle proprie parole; vide una lacrima solitaria scorrerle lungo la guancia e pochi attimi dopo uno schiaffo gli colpì la guancia destra.
«Sei uno schifoso bugiardo. Non voglio più vedere la tua faccia nè quella di Chat Noir. Addio, Agreste e vivi felice la tua vita senza di me.»
A passo svelto si voltò, facendo oscillare i lunghi capelli e lasciando il ragazzo solo in quella stanza, con occhi sgranati e le lacrime che lentamente inondavano il suo viso; Plagg uscì dal suo nascondiglio per osservare la porta chiudersi e poco dopo guardare il suo padrone.
Sentiva rabbia, tristezza, angoscia e disperazione; perché aveva detto quelle cose se l'amava? Perché lei aveva reso difficile quella situazione, decidendo per entrambi? E perché invece di correrle dietro era lì a terra, piegato sulle ginocchia a piangere?
Papillon avvertiva quelle forti emozioni negative e non sapeva come comportarsi; voleva un altro cattivo ma di certo non avrebbe usato suo figlio per scopi del genere, eppure un altro cuore sofferente girava per le strade di Parigi, quello della guardia del corpo di suo figlio.
Eppure quei sentimenti non erano abbastanza forti e li percepiva lievemente; prima o poi qualcuno avrebbe peggiorato la situazione, facendola esplodere.
Intanto, Spencer era arrivata a casa sua e dopo aver chiuso la porta d'ingresso osservò la foto sulla schermata di blocco del telefono, notando ben sei chiamate dal biondino; le ignorò, digitando il numero di suo padre e portando il cellulare all'orecchio.
«Ciao Penny! Come stai?» la risposta dall'altra parte del telefono non ci impiegò molto ad arrivare e Spencer non riuscì a trattenere le lacrime, prima di tirare su col naso e stringere gli occhi.
«Voglio tornare a casa, Papà; non mi piace questo lavoro e nemmeno Parigi. Le persone sono orribili e trovo più confortevole la mia cella...»
«Pene d'amore, piccola?» chiese con un lieve sospiro il signor Laurentis che ridacchiò appena prima di continuare «Piccola, è normale star male a causa delle persone, altrimenti non avresti un cuore ed è quello che ho temuto fino ad ora; non voglio che perdi la tua personalità e soprattutto devi essere forte in questa vita. Nessuno deve buttarti giù.»
«Papà, la situazione è molto complicata...»
«Non esiste cosa che non abbia rimedio, Penny; sei sempre stata e sei tutt'ora una donna forte, esattamente come tua madre. Ma hai la stessa stoffa per affrontare la vita?»
Spencer sgranò gli occhi a quelle parole e sorrise lievemente, asciugandosi le lacrime e voltandosi verso la porta, più decisa che mai.
«E tu hai la stoffa per tenere testa a tua figlia, papà?»
L'altro rise di gusto, prima di sussurrarle un dolce "ti voglio bene" che subito venne ricambiato; la giovane chiuse la chiamata ed osservò la porta d'ingresso pensando che forse non era poi così forte.Adrien era uscito prima da scuola e lentamente si stava dirigendo verso l'uscita, quando vide davanti a se Spencer, la fonte di tutti i suoi problemi; teneva lo sguardo fisso su di lui, una postura rigida e le braccia incrociate al petto.
Si avvicinò e fece per sorpassarla quando lei gli mise una mano attorno ad un braccio per bloccarlo e guardarlo negli occhi al suo voltarsi.
«Io e te dobbiamo parlare, Agreste.»
L'altro stava per ribattere quando notò un sorrisetto sul viso della sua interlocutrice, al che inarcò un sopracciglio; che aveva in mente quella ragazza tanto scapestrata quanto strana? Non che lui si reputasse normale ed in un momento come quello non era sicuro di reggere un'altra discussione, con Spencer Laurentis, tra l'altro.
«Non abbiamo parlato poco fa?» rispose acidamente, pontando lo sguardo a terra, sentendo le lacrime riaffiorare nuovamente agli angoli degli occhi.
Un istante dopo si ritrovò le labbra di lei a premere delicatamente sulle sue e sgranò gli occhi sorpreso; quando si allontanò lei aveva un sorrisetto vittorioso sul viso e subito non perde tempo, trascinandolo verso la propria auto.
Dove aveva intenzione di portarlo?Angolino autore
Gente! Non so quando aggiornerò, ma non so se tutti i giorni; mi sono portata molto avanti con i capitoli ed ho deciso che mi dedicherò ad un'altra storia a tema Miraculous, completamente diversa da questa (non farò spoiler) ringrazio coloro che mi seguono, spero di non deludere le vostre aspettative
See ya!
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Sciogli i tuoi capelli, principessa|Chat Noir
FanfictionSpencer Laurentis; pietosa la sua conoscenza del francese ed ancor più la sua indole calma e pacata. Ogni occasione era buona per mettersi nei guai e complicarsi la vita ma grazie al padre, le viene imposto un freno a questa sua vita disastrata; una...