Capitolo 4

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Il sorriso sul viso di Spencer divenne d'un tratto rigido e senza distogliere gli occhi verdi da quelli dell'altro, arricciò il naso.
«Qualcosa non va?» il signor Agreste attirò la loro attenzione, al che la ragazza dapprima lo guardò seria e pochi istanti dopo si alzò per sedersi accanto all'uomo.
«Preferirei morire piuttosto che passare altro tempo con vostro figlio»
Adrien si strozzò con l'aria ed iniziò a tossicchiare nervoso, intanto l'adulto sorride divertito, prima di scuotere lievemente la testa «Si tira indietro, agente?»
«Giammai.» repentina fu la risposta della castana, che osservò nervosa il suo interlocutore, prima di scoccare un'occhiataccia al signorino Agreste.
«Spero riusciate a trovare un punto di comune accordo; buona pacifica convivenza. Agente, appena può mi porta il suo curriculum vitae; si consideri assunta. Ha una settimana di prova, dopodiché sarà ufficialmente la guarda del corpo di mio figlio» con questo Gabriel uscì dalla limousine, entrando nella concessionaria che aveva indicato all'autista.
«Non ho ben capito... quindi adesso saremo sempre insieme?» chiese con uno strano sorrisetto il biondino, non poco contento di quella piacevole novità.
«Non esagerare» sbottò di tutta risposta la giovane, recuperando il proprio zaino ed afferrando il polso del ragazzo, trascinandolo fuori dalla Limousine.
«Che vuoi fare?» chiese curioso, intanto Spencer camminò a passo svelto nella concessionaria, prima di intravedere da lontano una meravigliosa Rover rossa.
«Dovevo comprare un'auto e non tornerò a casa senza aver concluso.»
Intravide Agreste senior parlare con un uomo, intanto una giovane si avvicinò ai due, attirando la loro attenzione.
«Cosa posso fare per questa splendida coppietta?»
«Oh no; lui è suo figlio» disse indicando Agreste «Sono qui per un'auto per me; vorrei una Rover non a chilometro zero»
Velocemente prese il cellulare mostrando l'auto che aveva deciso di prendere; l'altra sorrise e le indicò con un gesto della mano una stanza circondata da vetrate con una scrivania e delle sedie.
«È partito un camion stamattina e ne sta trasportando una ventina; una di queste è nera ma essendo multiaccessoriata viene qualcosina in più.»
«Non è un problema; mi dica cosa devo firmare»
Velocemente condusse me ed il giovane nella stanza, facendomi firmare non pochi fogli e passarle i vari documenti di riconoscimento; d'un tratto sbuffò contrariata, prima di rivolgere ai giovani un sorriso si scuse.
«Mi serve una copia dei documenti; devo allontanarmi per farle siccome la stampante sembra essere fuori uso; mi dispiace»
Detto ciò si allontanò con eleganza ed il signor Agreste entrò in stanza per osservare prima suo figlio e poi la ragazza «Devo scappare a causa di una riunione urgente; l'auto di Adrien dovrebbe arrivare tra un mese circa; entro questo lasso di tempo lavora sull'esame teorico e pratico, altrimenti la rimando indietro.» subito spostò lo sguardo sulla giovane, salutandola con un cenno del capo «Potrebbe riaccompagnarlo a casa, agente? Sempre che non sia una scocciatura percorrere la strada a piedi; posso fidarmi di lei?»
Spencer inarcò un sopracciglio, portando una mano a ravvivarti i capelli prima di sorridere divertita «Se così non fosse, sarei qui?»
Detto questo l'uomo andò via così come era arrivato; la castana spostò lo sguardo sul ragazzo che parve avere un'espressione nostalgica.
Non trattenne un lieve sospiro e si decise ad instaurare questo "rapporto di pacifica convivenza", anche perché non voleva farsi chiamare agente.
«Spencer»
«Come?» chiese l'altro confuso, osservando la ragazza.
«Mi chiamo Spencer Laurentis; piacere di conoscerti, Adrien Agreste»
L'altro sorrise lievemente, prima di ridacchiare appena nel notare quella leggera gentilezza, marcata da acidità e nervosismo; quel carattere lo ispirava e non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
«Quindi ora sei la mia guardia del corpo? E se cercassi tu di uccidermi?» chiese il biondo, divertito da quella situazione.
«In quel caso la prigione mi accoglierà volentieri»
Intanto la signora tornò con le varie copie, sorridendo e scusandosi per il ritardo; ci misero una mezz'ora prima di riuscire a completare tutto e lasciare la concessionaria.
Spencer si guardò attorno, prima di osservare Adrien e scrollare le spalle «Si torna a casa?»
«Non che l'idea mi ecciti così tanto» borbottò di tutta risposta, suscitando uno sbuffo da parte della giovane, che si incamminò per le strade di Parigi, seguita dall'altro.
«Dove andiamo?»
«Ho sentito parlare di un negozio a L'Île de la cité; dolci, biscotti di ogni genere. Non mi dispiacerebbe provarne» a quelle parole una lieve luce si accese nel cuore di Adrien, che sorrise.
«Sei nuova qui?»
Di tutta risposta, annuì lievemente, guardandosi attorno alla ricerca della strada; da piccola era stata lì con tutta la famiglia ed i ricordi, nonostante il tempo trascorso, erano ancora vividi nella sua mente. Eppure voleva ritornare in quel negozio dove la madre fece scorte di ogni genere, rendendo felice la sua bambina.
Il cuore perde un battito a quel pensiero ma cercò di non darlo a vedere, arricciando il naso alla domanda del biondo; perché era così curioso?
«Mi sono trasferita ieri» risposte semplicemente.
Non riuscì a non notare il sorriso ampio del ragazzo, che la osservò con occhi sognanti «Da dove vieni? Sei originaria di Parigi? Perché sei qui? Quanto pensi di restare?»
Laurentis sgranò gli occhi a quelle domande sparate a raffica dal curioso ragazzino e dopo averlo osservato lievemente sconvolta, ritornò ad osservare la strada.
«Sono nata a Los Angeles ed ho vissuto lì» evitò di citare il suo annetto trascorso in California, anche perché odiava raccontare troppo di se; decise di accontentare momentaneamente il ragazzo, continuando a rispondere vaga «Non so quanto rimarrò qui; sicuramente un annetto ma tutto dipende dal lavoro»
Sarebbe stato un lunghissimo pomeriggio e quel piccolo esserino che le ronzava attorno le stava troppo appiccicato per i propri gusti; perché aveva accettato quel lavoro?

Sciogli i tuoi capelli, principessa|Chat NoirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora