Capitolo 6

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Spencer osservò quella classe confusionaria, prima di portare le unghie alla lavagna posta dietro la cattedra; partì da un punto alto, facendole scorrere lentamente verso il basso così da emettere un assai fastidioso suono stridente.
Tutti i ragazzi si voltarono verso di lei, al che sorrise e si spostò davanti alla cattedra, poggiandosi lievemente ad essa; non sapeva come sarebbe andata ma sicuramente non avrebbe abbandonato i suoi modi di fare rudi.
«Buongiorno a tutti; da oggi, per quanto possa dispiacervi, sono la vostra insegnante di inglese. Vi assicuro che nemmeno io gioisco per questo, quindi vediamo di trovare un punto di pacifica convivenza.»
Improvvisamente una ragazza dalla coda alta, bionda ed eccessivamente truccata scoppiò a ridere, intanto la castana spostò gli occhi su di lei; aveva appena cominciato eppure la odiava.
«Ci credo che sia un'insegnante, visti i vestiti che sembrano essere di seconda mano» scosse la testa fiera di quello che aveva detto, intanto Sabrina era indecisa sul se ridere o meno.
Notò Adrien richiamarla ma ignorò la cosa; Spencer cercò di mantenere la calma, sospirando prima di sorriderle ampiamente.
Si guardò lievemente attorno, prima di riportare lo sguardo su Chloè, senza abbandonare il sorriso «Questa è un'aula di scuola, giusto? Perché le oche dovrebbero essere in una fattoria o in un agriturismo; hai sbagliato tu oppure ho sbagliato io?»
Quella frase suscitò le risate dell'intera classe ma la bionda non prese bene la cosa; non trattenne un urletto isterico, correndo fuori dall'aula con il cellulare tra le mani, probabilmente per chiamare qualcuno.
Spencer, sorrise soddisfatta, prima di riportare la sua attenzione sul resto dell'aula, squadrando i vari ragazzi, viso per viso.
«Vorrei una risposta sincera; si può notare quanto la mia pronuncia del francese faccia pena e non lo nego, quindi vorrei lo stesso da voi. Sono originaria di Los Angeles quindi, essendo mia lingua madre capirò subito la verità; ma è diverso che sentirlo da voi. Come siamo messi?»
Tutti rimasero in silenzio, fissandosi per alcuni secondi tra di loro e pochi istanti dopo notò una ragazza dai capelli biondi molto corti e dai grandi occhi azzurri alzarsi in piedi, molto imbarazzata; Spencer si sedette sulla cattedra, sorridendo con fare incoraggiante ed annuendo piano.
«Dì pure il tuo nome, così elimineremo la formalità; non abbiamo molti anni di differenza quindi preferirei si creasse più un rapporto di amicizia con tutti voi. Ma ciò non significa che regalerò voti o sarò meno rigida.»
«Mi chiamo Rose; sono brava a tradurre e comprendere lo scritto, ma ho una pessima pronuncia e non sono brava a tradurre dal francese all'inglese» Spencer annuì lievemente, prima di mordersi il labbro inferiore e pensare rapidamente; aveva zero esperienza nel campo di insegnamento ma doveva comunque fare il suo lavoro.
«Direi si lavorare sulla pronuncia e sulla lettura, così da sfruttare i tuoi punti di forza che sarebbero la comprensione e la traduzione del testo in lingua; ti prometto che imparerai a parlare l'inglese alla perfezione»
Lentamente anche un ragazzo dal ciuffo biondo si alzò, presentandosi col nome di Kim e mostrando le sue grosse difficoltà ad approcciarsi alla materia; ci sarebbe stato abbastanza lavoro da fare, ad eccezione che di tre studenti: Adrien, ovviamente, Alya e Sabrina; intanto della bionda pazza non vi era traccia.
L'ora passò velocemente con le varie presentazioni e chiacchiere di ogni genere; quando suonò la campanella si alzò e lasciò l'aula, ma esattamente sull'uscio si trovò davanti un uomo grosso ed alto con la fascia da sindaco francese davanti.
La classe si ammutolì improvvisamente ed Spencer osservò apatica l'uomo, per poi osservare sua figlia e ritornare su di lui.
«Lei dev'essere la signorina Laurentis; mia figlia mi ha raccontato ciò che è successo in aula e»
Con un gesto della mano lo interruppe, prima di schiarirsi la gola e guardarlo seria «È un piacere per me parlare con lei, sindaco di Parigi ma purtroppo padre di questa maleducata ed irrispettosa ragazza; mi duole dirle che al suo prossimo comportamento fuori dagli schemi non esiterò a farle avere una sospensione. Durante il periodo di immatricolazione dove "suppongo lei sappia" si viene puniti per molto meno; insubordinazione, irriverenza e parlare senza essere interpellati possono farti perdere reputazione, posto e talvolta molto altro. Se lei tollera codesti comportamenti mi duole dirle che per me non è così.»
Finito di esporre i suoi pensieri, osservò la bocca lievemente aperta del sindaco, ma quel momento di silenzio e pace venne interrotto dalla stridula voce di Chloè che lo chiamò a gran voce.
«Lei ha detto che dovrei essere in una fattoria! Mi ha dato dell'oca!»
«Se non lo sei, smettila di comportarti da tale.»
Sbottò la castana, scoccandole un'occhiata gelida e facendo lo stesso col genitore.
«Volevo dirle che mi dispiace se mia figlia ha assunto certi comportamenti nei suoi confronti; le prometto che non accadrà più.»
«Ma papà-!»
«Basta Chloè, sai benissimo quanto ci tenga alla disciplina.» l'uomo le scoccò una strana occhiata ed lei scrollò le spalle, andando via senza ulteriori indugi.
Marinette intanto era indecisa su cosa pensare; la nuova professoressa d'inglese era molto strana a parer suo, fuori dagli schemi e soprattutto rigida su molte cose.
Aveva notato come il suo Adrien era rimasto tutto il tempo incantato, ascoltando ogni sua singola parola come mai aveva fatto con altri professori; provava quasi invidia ma accantonò l'idea che potesse essere interessato a lei subito, pensando che in realtà semplicemente gli piaceva la materia.
Alya interruppe il flusso di pensieri della mora, che subito la osservò confusa, non avendo capito la domanda postale dall'altra.
«Ti ho chiesto che ne pensi della professoressa Laurentis, Marinette... possibile che non mi presti mia attenzione?» ripeté con un sospiro la ragazza, quando Nino si voltò verso di loro con un ampio sorriso sul viso.
«Indovinate chi porta una pistola con se?» «Wow... Molto divertente, Nino» rispose con un misto di ironia e sarcarmo Alya, ma quando Adrien si voltò osservando il compagno di banco come se volesse linciarlo, scoppiò a ridere.
«Esattamente la professoressa di inglese; secondo me è un agente segreto in missione... Io e Adrien l'abbiamo incontrata al supermercato ed ha steso un ladro! Certo, gli ha spezzato un braccio, ma è stato formidabile!»
Adrien si schiaffeggiò lievemente il viso, prima di notare la curiosità di Marinette e Alya riguardo quella situazione; perché il suo amico doveva essere così chiacchierone?
Quel lunghissimo discorso continuò fino alla fine delle lezioni e quando Adrien uscì dall'aula, si ritrovò faccia a faccia con Spencer, a pochissimi centimetri di distanza dal suo viso e dalle sue labbra; andò subito in confusione, non sapendo che fare ed intanto il suo cervello andò in tilt.
Con la sua freddezza, la castana lo superò, dirigendosi verso Kim che era pochi passi più indietro; Agreste rimase lì, in compagnia di Nino ad osservare la scena.
«Kim, ho apprezzato la tua sincerità in aula, per questo sei libero di chiedermi qualsiasi tipo di ripetizioni, gratuitamente; purtroppo comprendo che sia difficile approcciarsi a questa lingua ma è la più parlata e sarebbe un buon punteggio sul curriculum» disse seria, al che il ragazzo sorrise, lievemente imbarazzato.
«Non vorrei arrecare alcun disturbo... riuscirò a cavarmela» risposte tristemente l'altro, quasi come se si fosse arreso all'idea che non avrebbe mai imparato a padroneggiare l'inglese.
«Nessun disturbo; puoi scegliere di venire a casa mia o studiare qui a scuola, in base alle tue comodità. Nel caso tu sia interessato sai dove trovarmi»
Così come era venuta, andò via, passando accanto ad Adrien e comportandosi come se non lo conoscesse; con che diritto poi aveva invitato Kim a casa sua?
Certo, erano delle ripetizioni ed era casa sua... Ma con quale diritto?!
Il cuore del biondo perse un battito quando si rese conto di quei pensieri; gelosia pura.
Voleva strangolare Kim e rinchiudere in casa sua Spencer; e c'era Ladybug in tutto questo, che non riusciva a collocare da nessuna parte.
Perché la sua vita doveva essere così confusa?
«Ehy amico, sicuro di star bene? Continui a fissare la professoressa come se la stessi mangiando con gli occhi. Ti piace?» il compagno ammiccò maliziosamente, con uno strano sorriso; non riuscì a fare a meno di arrossire e si scompigliò i capelli, facendo scoppiare a ridere l'altro.
«Non lo so... C'è lei... La ragazza del supermercato e Ladybug... Non so che pensare, Nino.»
«Prova ad avere a che fare con entrambe e cerca in qualche modo quella che ti fa battere il cuore di più»
«Ascolterò il tuo consiglio, Nino; grazie davvero»
I due arrivarono all'uscita da scuola e subito notarono una Rover Nera dai vetri oscurati davanti l'ingresso; era rimasta ad aspettarlo.
Adrien salutò l'amico, correndo verso il sedile del passeggero col cuore in gola ed entrando in auto in tutta fretta.
Spencer lo osservò con un sopracciglio inarcato, prima di accendere l'auto e partire; rimasero in silenzio per circa cinque minuti e fu il biondo a rompere il ghiaccio.
«Allora, che ne pensi della tua nuova classe?» di tutta risposta, ricevette un verso di disapprovazione e comprese al volo che l'argomento era tutt'altro che ben accetto.
Passarono altri minuti interminabili così, fin quando non fu lei a parlare.
«Conosci Chat Noir?» il ragazzo sgranò gli occhi a quelle parole, balbettando appena prima di riuscire a ricomporsi; Spencer aveva davvero chiesto di Chat Noir?
Che fosse interessata al micione? Sperò con tutto se stesso che fosse così.
«Si; il supereroe che salva Parigi! È forte, non è vero?»
«Abbastanza. Ammetto che è molto... Interessante» un lieve sorrisetto comparve sulle labbra della ragazza che si morse il labbro inferiore dopo averle inumidite appena.
Il biondino accanto a lei, d'altro canto, deglutì a fatica, rosso in viso, e si voltò di colpo a guardare fuori dal finestrino, balbettando in tutta risposta un "Ah, davvero?"
Dopo non molto tempo arrivarono ad un grande negozio di mobili; Spencer pargheggiò rapidamente, prima di scendere dall'auto seguita dal compagno di disavventure.
«Sicuro di non voler tornare a casa?» chiese indecisa sul se portarlo con se o meno.
«Ti prego, non vorrei tornare in quella prigione che mio padre chiama "casa".» rispose repentino lui, suscitando una risata divertita ad entrambi.
Lentamente entrarono nel negozio, girando tra i vari mobili; doveva ammettere che la ragazza aveva buon gusto e la cosa non poteva che fargli piacere.
Spencer si era allontanata per parlare con un addetto della sua lunga lista di mobili da portarle a casa, quando Adrien vide un mappamondo stile antico, molto grande; passò delicatamente le dita sulla superficie, pigiando erroneamente un bottone che fece spostare con un meccanismo la metà superiore di quella sfera, mostrando l'interno cavo.
Un ampio sorriso fece capolino ed un'espressione furbetta lo portò a spostare il globo grazie alle rotelline verso una cassa, dove pagò subito, prima di sospirare ed osservare l'interno del negozio.
Aveva dimenticato un minuscolo dettaglio; non poteva avvertire Spencer e non aveva nemmeno il suo numero.
Sospirò rassegnato all'idea che la giovane gli dedicasse una ramanzina e stava già recitando le sue preghiere quando si ritrovò a pochi centimetri dal viso quello della castana, che ridacchiò appena nel notare un lieve rossore e scosse la testa.
«Allora, Fortunello. Vogliamo portare a casa il tuo mappamondo o rimaniamo qui tutto il tempo? I mobili me li porteranno domani a casa, quindi chiedo a vostra signoria una mano, sempre che non vi si rovinino le unghie.»
Improvvisamente ricordò dell'esperienza con Reflekta e scosse la testa, guardando la ragazza esasperato «Non è divertente»
L'altra rise di gusto e quella risata incantò Adrien; così pura, libera da ogni inibizione, incondizionata e cristallina. Aveva definitivamente perso la testa per quella ragazza.
I due portarono il mappamondo in auto, presi a parlare tra di loro e non accorgendosi che, in lontananza, qualcun altro li stava osservando nella limousine bianca; l'uomo non sapeva cosa pensare di quella ragazza e tantomeno gli piaceva come lo sguardo di quel ragazzino fosse rapito da lei.
Osservò ancora una volta i documenti sul suo tablet, sfogliando alcune pagine finì a tornare ancora una volta su quella foto; i lunghi capelli castani, quei particolari occhi verdi ed un sorriso che avrebbe fatto raggelare il sangue nelle vene anche al peggior serial killer.
Viso D'Angelo indossava una divisa molto larga di colore arancione ed i polsi erano tenuti uniti da catene e manette, mentre alle caviglie aveva due pesi, uno per ogni piede. Il numero 63279 era diventato il suo numero preferito.

Angolo delle principesse Fatate
A PARTE CHE HO ANSIA ADDOSSO.
Io non dovevo aggiornare sabato o domenica ma qualcuno mi ha letteralmente costretta a scrivere pur di avere un continuo, quindi eccolo qui; occasionalmente potrei pubblicare, ma non mi sento di definirlo un giorno definitivo (che brutta ripetizione)
Grazie a coloro che mi seguono❤️

Sciogli i tuoi capelli, principessa|Chat NoirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora