Era una situazione assai complicata quella in cui si era cacciata il ragazzo e Spencer non riusciva a fare a meno di sorridere sorniona; un po' se lo meritava, ma di certo non lo avrebbe lasciato lì ancora per molto.
L'uomo col passamontagna la osservò per alcuni secondi, come se volesse capire come facesse a mantenere una simile compostezza in un momento del genere; ignorò subito la cosa, premendo ulteriormente l'arma contro il ragazzo, guardando la cassiera.
«Devi mettere tutto il contenuto in uno zaino e darmelo, altrimenti lui muore.» Minacce, un ostaggio; lo reputava un dilettante, anche perché aveva assistito a rapine a mano armata migliori di quelle.
«Oppure potresti calmare i bollenti spiriti e lasciarci tornare a casa, me in particolare, visto che vorrei dormire.» spostò il peso su una gamba, portando la mano sinistra sul corrispettivo fianco, avvicinando l'altra al corpo estraneo dietro di se.
L'uomo la osservò con una strana espressione, tra lo stupito ed il corrucciato; come poteva essere così avventata quella ragazzina? Gli balenò una idea simpatica in mente e spostò l'arma dal ragazzo alla ragazza; ebbe giusto il tempo di compiere questo movimento che lei gli puntò a sua volta una pistola alla testa.
Si era fatto fregare.
«Spostati» disse fredda, sollevando il mento e tenendo lo sguardo fisso sulla figura di fronte a lei, mentre Adrien si spostò, raggiungendo il suo amico Nino.
Fuori di testa, folle, pazza; si stava maledicendo da sola per essersi cacciata in quel brutto guaio.
Fosse capitata una cosa del genere in California o a Los Angeles non avrebbe avuto problemi in quanto chiunque conosceva suo padre e nessuno avrebbe osato nemmeno porgerle un fiore; in quel momento, se avesse potuto, avrebbe incenerito il rapinatore con lo sguardo, ma doveva accontentarsi dell'arma a sua disposizione.
«Non mi spaventa piantarti un proiettile in testa.» sbottò nervoso, senza ovattare o nascondere completamente la rabbia ed un lieve timore.
«Non resta che vedere chi è più veloce.» un sorrisetto beffardo si fece largo su quel visetto angelico, tenendo fede al soprannome che si era conquistata.
Si era scavata la fossa da sola, bloccandosi in quella posizione, pur sapendo che prima o poi l'altro avrebbe reagito; doveva immediatamente escogitare qualcosa.
Il biondo era decisamente irrequieto, preso dalla situazione e preoccupato; non poteva fare nulla a causa delle telecamere e sperò con tutto se stesso nell'arrivo di Ladybug.
Stava viaggiando con la mente tra i suoi pensieri quando Spencer piegò il polso dell'uomo che aveva deciso di premere il grilletto, colpendo lo scaffale alle spalle della giovane la quale era riuscita miracolosamente ad evitarlo; la pistola che aveva nella mano cadde a terra e venne prontamente allontanata con un calcio dalle scarpe di tela nere di lei.
L'altro oppose resistenza e con colpo deciso, gli portò il braccio dietro la schiena, facendo urlare dal dolore l'altro; probabilmente doveva avergli rotto o slogato qualcosa.
Non batteva ciglio, come se nulla di tutto quello che stava accadendo la sfiorasse; sospirò come a voler smorzare la tensione e l'adrenalina che le scorrevano nelle vene; non voleva agire in quel modo, sapeva quanto fosse sbagliato, ma ha preferito farlo piuttosto che rimanerci secca a causa di un proiettile nel posto sbagliato.
Mentre il criminale continuava a contorcersi, la pazienza della castana andava via via scemando, fino a raggiungere il limite; con forza lo colpì con le nocche in pieno viso, con così tanta forza che perse i sensi.
Si stupì anche lei, in quanto non aveva chissà quanta forza in corpo, ma come si suol dire, quando messi all'angolo anche i topi mordono.
Fu una questione di minuti che vide in lontananza alcuni agenti della polizia; lei gli andò incontro, dando le spalle ad Adrien e parlando di qualcosa; egli la vide estrarre qualcosa da una tasca dei pantaloni e mostrarla, prima di annuire lievemente e tornare accanto al suo carrello.
La situazione era strana per tutti i presenti; Adrien in particolare si stava chiedendo chi fosse quella ragazza, perché non l'aveva mai notata in precedenza? L'ultima domanda gli parve stupida, anche perché Parigi è una grandissima città ed era impossibile conoscere tutti.
Lei si sentiva strana, come se quel mondo non le appartenesse poi tanto; aveva picchiato un uomo, ferendolo anche ma gli era bastato mostrare il distintivo dell'FBI e chiedere di mantenere il silenzio su di esso per impedire strani comportamenti degli agenti.
Arricciò pensierosa il naso, prima di recuperare la pistola dell'uomo, porgendole all'agente più vicino a lei; intanto risistemò la propria arma dove era posta in precedenza.
Ignorò con difficoltà gli sguardi dei presenti; non era mai stata un tipo amante delle attenzioni, ma in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri.
Aveva salvato la vita di un ragazzino; lei, Spencer Laurentis.
La stessa persona che poco tempo prima era in prigione a scontare una pena, seppur ingiusta almeno in parte; evitò di rifletterci troppo, frugando nello zainetto prima di estrarre il proprio portafoglio ed in quell'attimo incrociò lo sguardo del biondino.
Quegli occhi verdi le ricordavano quelli di un gatto nero che da bambina l'aveva accompagnata; amava quel colore come amava i gatti.
Passò un po' prima che la signora anziana prendesse la busta della spesa, liberando la cassa per Adrien e Nino; Spencer intanto non si rese conto degli sguardi curiosi dei due ragazzi, anche perché stava riflettendo su come portare tutta la spesa in auto.
Quando toccò a lei, sistemò velocemente nelle buste la spesa ma i due ragazzi erano ancora lì, con la loro; non era casa sua e già la sua situazione non era delle migliori, l'ultima cosa che voleva era attirare ulteriormente l'attenzione.
Una volta pagato con carta e posato il portafoglio nello zaino, prese quante più buste poteva con una mano, ma prima che potesse prendere le altre, una mano la anticipò, seguita dall'altra; spostò lo sguardo per vedere a chi appartenessero e notò i due ragazzini di prima, quello con gli occhiali ed il biondo.
Che volevano?
«Posso farcela da sola, grazie» disse ferma, regalando loro un sorriso che di inquietante aveva non poco; Nino sussultò ma Adrien, di tutta risposta, tolse le buste dalla cassa, prima di proferir parola.
«Io invece credo che possiamo accompagnarla alla sua auto»
«Oh! È un vero peccato che non ne abbia una qui» roteò gli occhi, prima di battere leggermente il piede a terra, innervosita da quel piccolo impiccione «Non fatemi perdere tempo, sono di fretta e credo di averne perso fin troppo»
«Le do un passaggio io» il ragazzo sorride lievemente, quasi come vittorioso, intanto la sua interlocutrice inarcò un sopracciglio, squadrandolo da capo a piedi; lui guidava? E quanti anni aveva?
«Oh, non l'accompagnerò io; non ho ancora la patente e mio padre non mi lascerebbe di certo prendere l'auto.»
Aveva quasi diciotto anni? O li aveva compiuti? Forse ne aveva di meno? Osservò per alcuni secondi quello che aveva denominato più volte ragazzino, prima di roteare gli occhi ed annuire; un sorriso luminoso comparve sul viso di lui e Nino, che fecero strada, mentre lei li seguiva con calma ed una lieve distanza.
Forse aveva più di quanto non gli aveva dato osservando il suo viso; ma non si crucciò ulteriormente anche perché non sarebbe stata una variabile della sua vita.
Seguì i due all'esterno, dove li attendeva una limousine bianca; come se nulla fosse il biondo aprì la portiera, chinandosi lievemente ed invitando con eleganza la ragazza ad entrare.
Lei scosse la testa, indicando prima il ragazzo con gli occhiali con un cenno «Scordatelo, entro per ultima»
Una lieve risatina sfuggì alle labbra di lui; una volta salito Nino, prese posto anche lui è solo dopo un po', salì anche lei; poggiò le buste che aveva a terra, prima di scoccare un'occhiata al biondo di fronte a se, che parve imbronciassi notando che non aveva scelto di sedersi accanto a lui.
«Papino non si arrabbierà per le buste e per aver dato un passaggio ad una sconosciuta del supermercato?» chiese, poggiando la schiena al sedile; era molto comodo e l'interno di quella vettura lussuosa come poche ne aveva visto.
«Se mi dici il tuo nome, non sarai una sconosciuta» ammiccò lui, intanto Nino roteò gli occhi, cercando di spostare altrove la sua attenzione.
«Credo che "Ragazza Del Supermercato" vada più che bene» disse con un sorrisetto beffardo, prima di osservare la tappezzeria di fronte a lei.
«Ti piace?» fu una domanda spontanea e quasi speranzosa del ragazzo, per cui l'altra non perde tempo nel dare una risposta.
«Decisamente no; preferisco le Rover» e quella frase fece trattenere a stento una risata di Nino.
Stava evitando in ogni modo di comportarsi gentilmente o anche concedere una lieve soddisfazione al suo amico, che non esitò a scroccargli un'occhiataccia; sorrise anche la ragazza a quella scena, prima di passare l'indirizzo all'autista che partì come se nulla fosse.
Che fosse normale vedere ragazze in quell'auto? Non poteva saperlo e nemmeno voleva.
Il viaggio passò tra le chiacchiere dei due ragazzi, mentre lei si limitata a mugugnare e borbottare qualche parolina ma nulla di più; una volta intravista in lontananza la propria villetta si spostò, sedendosi pericolosamente vicino al biondo, che parve sorpreso da quel gesto e sul suo viso comparve un lieve rossore.
«A mai più rivederci, ragazzino del supermercato» sussurrò con fare sensuale ad un palmo dal sul viso, sfiorandogli con un dito il mento, prima di scostarsi bruscamente e salutare sorridente l'altro.
Prese le buste della spesa, aprendo con le chiavi il cancello e posandole al suo interno; Nino alle aveva gentilmente portato le altre, al che ringraziò allegra, notando il biondo in auto, a fissare il vuoto.
Che stesse ancora pensando a ciò che aveva fatto; ridacchiò divertita, osservando Nino salire sulla Limousine poco prima che partisse.
Con calma entrò in casa, seguendo lo stesso percorso più volte così da portare all'interno tutte le buste.
Era stata una giornata abbastanza movimentata ed ancora non era finita; sistemò ogni suo singolo acquisto in cucina, in bagno, nei ripostigli, in base all'utilizzo di ogni singola cosa.
Lasciò sul tavolo solo una confezione di lasagna precotta e delle stoviglie di plastica; avrebbe dovuto comprare anche quelle ma non avendo un'auto a disposizione per trasportare senza distruggere nulla il tutto, si doveva accontentare dei monouso.
Mise nel microonde la porzione di lasagne, togliendo la plastica e lasciando unicamente il vassoio idoneo al riscaldamento a microonde; intanto la sua mente vagò tra mille pensieri, mentre si lavava le mani, osservando la confezione girare seguendo il movimento del piattino.Erano le dieci di sera e Nino era andato via da un po'; aveva passato l'intera serata in sua compagnia a guardare film, mangiare schifezze eppure la sua mente lo riportava a quella ragazza.
Il suo lieve tocco sotto il mento che sembrava sentire ancora, i lunghi capelli, il suo modo di fare scaltro e quasi minaccioso nei confronti di tutti, addirittura la sua voce; non riusciva a togliersela dalla testa.
Colpo di fulmine? Impossibile.
Continuava a ripetersi «È impossibile.»
Si lasciò cadere sulla sedia della scrivania, accendendo i tanti schermi che mostrarono foto e sfondi di Ladybug; era lei l'oggetto dei suoi pensieri, non quella ragazza del centro commerciale che lo aveva mandato con un paio di paroline ed un lieve gesto fuori di testa.
Si schiaffeggiò lievemente la guancia, prima di sospirare e spegnere nuovamente gli schermi; pur osservando la ragazza in tuta rossa e nera, la sua mente aveva quel chiodo castano dagli occhietti verdi fisso in testa.
«Perché ci pensi tanto? Nè l'una nè l'altra ti considerano; dovresti trovare un altro passatempo» fu Plagg ad interrompere quel silenzio, mentre guardava felice il suo formaggio preferito.
«Magari qualcun altro susciterà interesse in lei» un lieve sorrisetto comparve sulle sue labbra e prima che il piccolo Kwami potesse contestare, si ritrovò a seguire il volere di Chat Noir.Angolo di colei che ancora non ha deciso con che frequenza aggiornare
Esattamente; probabilmente non ci saranno giorni stabiliti ma una volta terminato il capitolo lo pubblicherò e spero di mantenere il ritmo di ora, così da non interrompere o rallentare il tutto per troppo tempo; grazie per aver seguito fin qui ed al prossimo capitolo~
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Sciogli i tuoi capelli, principessa|Chat Noir
FanfictionSpencer Laurentis; pietosa la sua conoscenza del francese ed ancor più la sua indole calma e pacata. Ogni occasione era buona per mettersi nei guai e complicarsi la vita ma grazie al padre, le viene imposto un freno a questa sua vita disastrata; una...