Capitolo 13

66 5 0
                                    

«Quindi mi stai dicendo che questo... "Coso" ti permette di essere Chat Noir?»
Oramai Spencer non era nemmeno convinta che quella fosse la realtà e pensava di essere in un sogno è quello che Adrien le aveva presentato come Plagg non migliorava di certo quella assai precaria situazione; alla fine si lasciò sfuggire un sospiro prima di grattarsi la nuca ed arricciare perplessa il naso.
Era strano per lei ed era anche tentata dal non pensare a nulla di tutto quello, magari rimanendo con Adrien e lasciando perdere il resto; sorrise lievemente al ragazzo, prima di muoversi fino al divano e sedersi su di esso, per poi scuotere la testa.
«Ci sto mettendo tutta la buona volontà del mondo ma davvero; la trovò una cosa oltre che ridicola, impossibile.»
«Ridicola? Puah! Un giorno ti pentirai di queste tue parole!» rispose piccato il piccolo Kwami, prima di recuperare del Camembert e mangiarlo con gusto.
«Ora capisco perché hai quel persistente odore di calzini sporchi...» sospirò per osservare il piccolo divorare letteralmente quel formaggio.
«Ti prego, non infierire! Intanto, vado a fare una doccia veloce per togliermi parte di questo odore» lui si avvicinò per lasciarle un bacio a stampo che venne ricambiato.
Quando il biondo entrò in bagno, lei si guardò attorno curiosa, prima di decidersi ad alzarsi e girovagare per la stanza, come alla ricerca di qualcosa che nemmeno lei sapeva identificare; scaffale per scaffale girovagò per l'intera stanza, fin quando non vide una foto incorniciata.
Sorrise quando inquadrò da lontano Adrien e lo osservò per interminabili secondi ma quando il suo sguardo si spostò sugli altri presenti nella foto, i suoi genitori, notò un uomo alto accanto a Gabriel Agreste; il sorriso scomparve ed alla mente riaffiorarono numerosi ricordi, ricordi che aveva fatto di tutto per ricacciare nella parte più oscura e profonda della sua testolina.

Il battito del suo cuore accelerò rapidamente e cercò di mantenere il più possibile la calma, respirando lentamente, eppure l'agitazione e l'angoscia si stavano lentamente impadronendo di lei; si ripeté che non poteva essere possibile, che quello era un incubo e chiuse gli occhi come nel tentativo di risvegliarsi, ma quando li riaprì, era ancora nella stanza di Adrien Agreste. Strinse le mani in due pugni, portando la testa all'indietro prima di tornare con gli occhi su quell'uomo dai capelli castano chiaro e dalla folta barba, lo stesso uomo che le aveva rovinato la vita e che sembrava fosse lì per ripetere lo stesso; non vedeva l'ora che il biondo uscisse dal bagno, così da porgli la maggior parte delle domande che le frullavano in testa.

Quando sentì la porta del bagno aprirsi si voltò di scatto verso di lui, che con un ampio sorriso la salutò; notò l'espressione seria su quel viso angelico e ciò lo portò a chiedersi cosa era cambiato da quando era entrato in bagno per farsi una doccia.

«Tutto bene, Spencer?» chiese quasi intimidito da cotanta serietà; lei rimase in silenzio, osservando una fotografia posta su una delle mensole dove teneva alcune console e sorrise lievemente «Lei è mia madre, ma penso tu te ne sia accorta, poi c'è mio padre» «Chi è quell'uomo?» notò una nota gelida nella sua voce e capì che qualcosa non andava; seguì il suo sguardo, puntato sulla figura accanto a suo padre.

«E' mio zio, Godefroy Quintilien Joyeux; è un carissimo amico di mio padre ma è sempre stato parte della famiglia. Qualche volta potrei fartelo conoscere.»

«Lo conosco già; è lui che ha sparato a mia madre.» sgranò gli occhi a quelle parole, guardando intensamente quell'uomo sempre sorridente che mai aveva visto arrabbiato; era per lui il padre che Gabriel non era dalla morte di mia madre. Non riusciva a credere che avesse fatto una cosa del genere, per di più davanti ad una Spencer bambina.

«Cosa...?» sussurrò incredulo, guardandola e quando i suoi occhi, colpi di rabbia e tristezza, incrociarono quelli di lei; ardevano come tizzoni ardenti e la postura rigida che aveva assunto la mostravano in tutta la sua determinazione.

Sciogli i tuoi capelli, principessa|Chat NoirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora