***Una volta avuto l'indirizzo, presi la camicia tolta precedentemente e mi incamminai a passo svelto verso la mia macchina.***
Erano circa le 20, anche se a causa del mal tempo sembrava molto più tardi. Guidai fino all'indirizzo che mi disse l'anziana a telefono, fortunatamente, non era molto lontano dal mio appartamento.
Arrivato davanti al vialetto di casa, parcheggiai la macchina e mi diressi verso quello che era l'ingresso di casa Jeon.
Bussai al campanello, e nell'attesa portai le mani davanti alla bocca, soffiando al loro interno, cercando di trarne del calore; faceva un freddo cane.
La porta si spalancò «D-Dottor Kim» balbettò la donna, spostandosi di lato per farmi entrare nella casa.
«È al piano di sopra» si affrettò a ricordarmi per quale motivo ero arrivato fin lì; Jungkook.
Salii le scale a passo svelto, ritrovandomi davanti a questa porta chiusa.[Jungkook's pov]
Avevo lo sguardo fisso su quella foto, come ogni sera, passavo ore e ore a osservare la cosa più bella che mi avesse dato la vita, per poi strapparmela via nel giro di pochi minuti, la mia famiglia.
«Perché non ci facciamo una foto? per ricordare al meglio questa giornata» esclamò entusiasta mia madre, che ultimamente voleva apparire 'giovane', iniziando ad usare i social network, cosa che a me non apparteneva, odiavo i social e tutte le persone che ne facevano parte.
Nel frattempo, mia sorella e i miei genitori si misero in posa per scattare una foto, ed io, come sempre, mi nascosi nell'angolo del sedile, sperando di non essere notato.
Cosa inutile perché mia sorella se ne accorse, e con un braccio mi circondò le spalle, avvicinandomi all'inquadratura «dai Kookie sorridi!» fece il labbruccio mia sorella, stringendomi la guancia, ed accennai un sorriso.
«Questa la metto su Instagram» ridacchia mia madre, facendo ridere tutti noi.«Peccato che quella foto tu non sia mai riuscita a postarla su Instagram, eh?» ridacchiai con il cuore a pezzi, mentre una lacrima si fece spazio lungo la mia guancia, seguita poi da molte altre.
Sussultai quando qualcuno iniziò a bussare alla porta della mia cameretta. «Nonna che c'è?» alzai la voce per farmi sentire, asciugandomi velocemente le lacrime con la manica della felpa che indossavo, però dall'altra parte della porta, non ci fu nessuna risposta.
'Questa è l'età che si fa sentire' pensai.
«Nonnaa» alzai ancora di più la voce, quasi strozzandomi.Silenzio, che durò poco, perché cominciarono a bussare, di nuovo.
Imprecai sottovoce, poi mi decisi ad aprirla, magari le era successo qualcosa.
«Nonna dim-» sbiancai alla vista del mio psicologo, lì, sulla soglia della porta di camera mia.
«E tu che ci fai qui?» gli chiesi, alzando un sopracciglio, con fare interrogativo.
«Emh.. sorpresa?» se la rise lui, seguito da me, forse non era poi così male.
«Comunque- si schiarì la voce- tua nonna mi ha chiamato, dicendomi che eri chiuso in camera da troppo tempo, e ho deciso di mia spontanea volontà di venire qui, per farti compagnia» a quelle parole abbassai la testa, gli facevo veramente pena, ma come biasimarlo, anche io provavo pena per me stesso.
Annuii semplicemente, tornando sul mio letto. Mi si avvicinò, chiedendomi se potesse sedersi sul mio letto, mh si.
«Loro sono..» prese la foto che avevo lasciato precedentemente sul letto, iniziando a osservarla attentamente «Sì» risposi, secco.Percepivo la sua voglia di farmi domande, o semplicemente parlare, lo si poteva dedurre dagli sguardi che mi lanciava di tanto in tanto.
«di solito come passi il tempo libero?» e sfortunatamente, si decise a chiedermi qualcosa, rompendo il magico silenzio che vi si era creato poco prima.
«io emh..umh.. disegno» arrossii leggermente alle mie stesse parole, ma perché cazzo glie l'avevo detto? adesso sicuramente mi avrebbe chiesto di vede- «posso vederli?» ecco, appunto.Mi alzai lentamente dal letto prendendo il mio block notes che avevo riposto sotto la scrivania, tornai nuovamente al mio posto, e glie lo porsi.
Iniziò a sfogliare i disegni, e dalle sue espressioni, sembravano piacergli. Sorrisi soddisfatto.
A nessuno avevo mai fatto vedere i miei disegni, nemmeno a Jimin e la mia famiglia, ritenevo fosse una cosa intima e personale, era il mio modo di sfogarmi, ogni disegno racconta un aneddoto della mia vita, bello o brutto che sia, anche se la maggior parte non erano proprio disegni allegri, ecco.
«Wow» lo sentii esclamare semplicemente, chiudendo poi il mio blocchetto. «sei un talento, ti faccio i miei complimenti» posò i suoi occhi nei miei, regalandomi un sorriso sincero.Si ricreò quel silenzio imbarazzante, e mi venne un'idea per la testa, mi alzai dal letto, posizionandomi di fronte al televisore che era attaccata al muro, presi due joystick.
Taehyu- il dottor Kim aveva gli occhi puntati su di me per tutto il tempo, cercando di capire cosa stessi facendo «ti va una partita?» gli chiesi, quasi incredulo di me stesso.---
scusate per l'attesa, ma come ho scritto nella mia bio, io in realtà aggiorno lentamente perché sono una tartaruga in incognito 🐢🐢
I purple uuuu💜💜💜
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sᴀᴠᴇ ᴍᴇ ғʀᴏᴍ ᴍʏsᴇʟғ ❦ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏ
Fanfiction«Tu sei Jeon Jungkook, dico bene?» annuii. «Io sono Kim Taehyung- mi porse la mano, che strinsi- e sono l'assistente del dottor Lee, ha affidato a me il tuo caso.» Dove Jeon Jungkook non ha una vita facile, e per volere di sua nonna, va dallo psico...