〚Ƈαριтσℓσ 21〛

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***«Jungkook è fortunato ad avere una persona come te al suo fianco... ti prego, non abbandonarlo mai»
«Non lo abbandonerò mai, mai più» rispose Taehyung tra un singhiozzo e l'altro.***

Erano passati circa due mesi da quando Jeon Jungkook lottava per sopravvivere, collegato a dei macchinari che lo aiutassero nella sua impresa.

Kim Taehyung andava giornalmente a trovarlo e passava intere notti lì, anche se non poteva sentirlo, il maggiore gli raccontava sempre ciò che gli succedeva durante la giornata, dei buffi pazienti che aiutava, e tante altre cose, tra cui la rottura con Jiu, a detta di Taehyung era diventata troppo possessiva nei suoi confronti, e non voleva che trascorresse così tanto tempo in ospedale, senza di lei.

La nonna Jeon invece, andava anche lei a trovare sempre il nipote, si, ma con l'età che avanzava non le era facile sforzarsi troppo, ed è così che Taehyung si offrì di rimanere anche la notte vicino al corpo minuto e privo di forze di Jungkook.

I dottori ripetevano sempre che le sue condizioni stavano migliorando pian piano, fino ad arrivare a quella mattina.

Taehyung come di suo solito, dormiva sulla sediolina blu di plastica, affianco al letto d'ospedale.
Aveva la testa appoggiata all'estremità dello scomodo materasso, mentre la mano stretta a quella del minore.

Il maggiore d'improvviso si sentì accarezzare il dorso della mano, e con ancora la vista offuscata per il sonno, alzò la testa frastornato, guardando poi chi lo stesse toccando.

Sgranò gli occhi, quando si accorse che quel tocco fragile non erano altre che le falangi del minore, che lo stavano sfiorando.

Iniziò a piangere, ma questa volta furono lacrime di gioia, perché finalmente la persona più cara a lui in quel periodo, stava dando segni di vita.
Si alzò di scatto, facendo cadere la sediolina che lo aveva ospitato per quei -lunghissimi- giorni.

Pigiò l'interruttore rosso che vi era accanto al letto, per richiamare dei dottori, che ben presto si presentarono in stanza, quest'ultimi posarono l'esile corpo di Jungkook su una barella, che portarono dritto in una sala a Taehyung sconosciuta.

Lo psicologo ancora non poteva crederci, e con le lacrime agli occhi, decise di chiamare la signora Jeon, per avvertirla dell'accaduto.

«Pronto?» rispose con un tono calmo l'anziana.
«Sono Taehyung... Jungkook si è svegliato» disse il nocciola con un sorriso stampato in volto, con le lacrime che gli si appoggiavano sulle grosse occhiaie simili a dei solchi, sotto gli occhi.
Esattamente, Taehyung non riuscì a chiudere occhio per più di due ore a notte, oltre la posizione scomoda che l'ospedale gli concedeva per dormire, vi erano anche la preoccupazione e i sensi di colpa, che lo divoravano dall'interno, ma in quel momento poco importava il sonno, dopotutto Jungkook si era svegliato, e ben presto avrebbe potuto abbracciarlo.

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Le ore passarono più lentamente del solito, e la nonna Jeon era arrivata nella struttura ospedaliera ed insieme a Taehyung, attendevano nella stanza che aveva ospitato il minore.

D'un tratto, in quella stanza grigia e buia fece il suo ingresso un dottore, con una sedia a rotelle, affiancata da una lunga asta, dove nel punto più alto vi era attaccata una busta di plastica, contenente una flebo.

Però ad attirare l'attenzione dei due fu Jungkook, seduto sopra la sedia, che sorrise ad entrambi debolmente.
La nonna e Taehyung si avvicinarono, stringendolo in un forte abbraccio.

«Mi sei mancato piccolo.. non ti lascerò andare mai più» sussurrò Tae all'orecchio del minore, lasciando un piccolo ed innocente bacio all'altezza del lobo.

Le cose, forse, si sarebbero sistemate.

sᴀᴠᴇ ᴍᴇ ғʀᴏᴍ ᴍʏsᴇʟғ ❦ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora